KENNEDY, COSPIRAZIONE AD AMBURGO – IIº La connessione cubana è ancora presente a Miami e Dallas
G.Molina 24 gennaio 2006
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Un silenzio improvviso rese maggiore la severità dell’ampio salone dal soffitto altissimo del Capitolio Hil di Washington, quando entrò camminando lentamente dalla grande porta quell’uomo sessantenne, di media statura, impeccabilmente vestito con un completo di cashmire grigio con panciotto, camicia bianca, cravatta a larghe righe diagonali e un cappello dalla tesa piccola.
Santos Trafficante Jr., il padrino di Cosa Nostra nel sudovest della Florida, aveva perso molta di quella sicurezza e sveltezza che mostrava all’Avana vent’anni prima.
Ricordo vivamente quella scena e la ricreo adesso, anche se la maggioranza dei mezzi d’informazione del mondo ha taciuto dopo la trasmissione di quel documentario della TV pubblica tedesca, nonostante le prove sull’omicidio di Kennedy, che si ottennero con investigazioni molto serie del Comitato Speciale del Congresso degli Stati Uniti.
Vale la pena ritornare sul tema, perchè a Miami insistono, com’è naturale, poiché si tratta dell’anello di una catena, di una cospirazione quasi cinquantennale, tanto che un giornale molto serio, almeno nella sua edizione in Internet, come il messicano La Jornada, diretto dell’amica Carmen Lira, ha pubblicato un articolo di Eva Usi che riprende il tema della “Connessione Cubana” al modo di Wilfried Huismann.
In effetti esiste una Connessione Cubana minuziosamente investigata dal Comitato Speciale e riguarda il braccio di Cosa Nostra.
Il Comitato Speciale portò a dichiarare in una sessione a Washington il noto capo mafioso, che non è mai stato condannato.
Il serio viso di Santos Trafficante Jr., infastidito perchè le sue connessioni cubane lo collegavano nuovamente in vista in quell’autunno del 1978, anche se quella volta si trattava di una cosa più pericolosa delle investigazioni del Comitato Chruch del 1974 e del 1975: si trattava di mostrasi alla luce pubblica per il suo reclutamento nella CIA per attentare contro la vita del leader cubano Fidel Castro.
Si trattava di delucidare quindici anni dopo l’omicidio di Kennedy gli evidenti indizi su una cospirazione, perchè non era stato un omicidio “solitario”, con la possibile partecipazione dei membri della mafia italo-nordamericana.
L’arrivo del mafioso aveva provocato una grande impressione tra i giornalisti e gli investigatori che coprivamo l’udienza.
Il vecchio zar del gioco e del traffico di droga dell’Avana era diventato ancora più famoso al suo ritorno nell’impero, ben lontano, dopo il termine nel 1959 delle sue attività di mafia a Cuba, dall’abbandonarle. Egli le rafforzò a Miami e le ampliò in America Latina e nei Caraibi durante gli anni ‘60 e ’70.
Nella sessione precedente a quella nella quale apparve Santos Trafficante, il suo vecchio socio, il milionario José Áleman Jr., figlio di un ex Ministro dell’Educazione a Cuba, famoso per l'abilità con cui sottraeva i fondi dell’erario pubblico, dichiarò che il suo amico Santos in una conversazione privata del settembre del 1962, gli aveva confidato che il Presidente Kennedy sarebbe stato ucciso e che lui se lo ricordò un anno dopo, quando avvenne l’omicidio.
Áleman confermò le sue prime dichiarazioni, ma poi le cambiò e disse nella nuova versione che il Padrino aveva dichiarato che Kennedy sarebbe stato “colpito” e probabilmente si doveva intendere che Kennedy sarebbe stato “schiacciato” da una quantità di voti repubblicani nelle elezioni del 1964, ma non che sarebbe stato assassinato.
Di fronte all’insistenza dei deputati, Áleman disse che temeva per la propria vita e che per questo aveva chiesto la protezione per testimoniare di fronte al Comitato ed effettivamente due sceriffi della polizia federale, seduti dietro a lui, di fronte ai membri del Comitato, guardavano il locale, molto attenti.
Molto eccitato e impaurito, Áleman alzò la voce per dire: “Io avevo informato le autorità di tutto questo e avevo parlato con dei membri del FBI, dicendo che stavano accadendo cose irregolari con il Presidente Kennedy!”
“Tutto quello che è accaduto io l’ho rivelato al FBI ma poi mi hanno detto di non preoccuparmi, perchè Oswald era un assassino solitario!”
TRAFFICANTE AMMISE IL SUO LAVORO CON LA CIA
L’interrogatorio di Santos Trafficante cominciò con il tema della sua partecipazione ai tentativi di uccidere il leader della Rivoluzione cubana ed egli ammise che era stato reclutato dalla CIA per il complotto.
All’inizio dell’udienza il Don della Florida disse che si sarebbe rimesso al Quinto Emendamento, per non fare dichiarazioni.
Il deputato Richardson Prever, che presiedeva la sessione, per far sì che Stokes facesse le domande, disse che gli si concedeva l’impunità su possibili delitti commessi in quel settore, obbligandolo a testimoniare.
Trafficante affermò che aveva lavorato nel settore del gioco, ma che si era ritirato; dichiarò di aver vissuto all’Avana sino al 1959, quando i casinò erano legali a Cuba.
“Ne avevo tre: il Sans Souci, il Comodoro e il Deuville!”. Poi aggiunse rispondendo a Stokes, che sino al 1958 il governo di Batista prendeva al 50% delle entrate delle slots-machine e di altri giochi.
Il Padrino aggiunse che nell’Accampamento Tiscornia dell’Avana, dove fu internato nel 1959, c’erano alcuni suoi amici come Giuseppe di Giorgi e Jack Lansky, fratello di Meyer. Trafficante non volle precisare quanto denaro rappresentavano i suoi investimenti a Ciba, ma Stokes dichiarò che Ricardo Escartin ,della Sezione d’Interesse di Cuba a Washington, aveva fornito al comitati l’informazione che solamente il Habana Riviera produceva 25 milioni di dollari l’anno. Trafficante replicò che non aveva interessi nel Riviera.
Di fatto non appariva come il padrone di quel casinò. Chi lo gestiva era Meyer Lansky, che figurava come ausiliare di cucina. Rispetto ai tentativi di assassinare Fidel Castro, Trafficante disse che il primo a contattarlo fu, per incarico della CIA, John Roselli, capo influente nel mondo dello spettacolo e che, più tardi fu Sam Gincana, un Don di Chicago.
In quell’epoca, mentre dichiarava al Comitato, Trafficante era il solo superstite dei tre capi mafia reclutati dalla CIA per assassinare il Presidente di Cuba. Trafficante morì anni dopo di morte naturale. Roselli invece aveva continuato a mettersi nei guai con la giustizia, usando la sua collaborazione con la CIA per non andare in carcere. Giancana fu condannato nel 1964, ma meno di due anni dopo, durante l’appello del suo caso, giunse un messaggio direttamente da Washington, inviato dallo stesso segretario di giustizia Katzenbach, che diceva di liberarlo. Uscendo dalla prigione il Don di Chicago andò in Messico, forse per compiere gli ordini dopo la sua liberazione e vi rimase sino al 1974.
Nel 1975 Giancana aveva dichiarato per la prima volta di fronte al Comitato Church e si preparava per altre dichiarazioni davanti al Comitato Speciale del Congresso che investigava l’uccisione di Kennedy, ma non fece a tempo, perchè fu trovato in un lago di sangue nella sua residenza di Oak Park, in Illinois, con uno sparo nella bocca e cinque nel collo. Mesi dopo il cadavere di Roselli apparve in un barile gettato in un fiume.
Trafficante negò d’aver detto che Kennedy sarebbe stato “colpito” e d’aver avuto vincoli con l’assassinio del Presidente.
Quando il capo mafia con quel nome tanto indicativo uscì dalla sala accompagnato dal suo giovane avvocato, noi giornalisti gli corremmo dietro, ma il suo avvocato si incaricò di allontanarci e non disse più nulla.
Le sessioni continuavano analizzando le investigazioni e il Comitato giunse alla conclusione che Jack Ruby, che uccise Oswald, aveva effettivamente vincoli con il crimine organizzato e con Trafficante, nonostante la negazione di quest’ultimo.
La conclusione proviene dalle tante prove, dalle telefonate realizzate da Ruby, circa 25–35 fatte in maggio e persino 96 in novembre, la maggioranza dirette a membri della mafia e ai loro associati.
I CONTATTI DI RUBY CON LA MAFIA
Tra giugno e settembre del 1963, Ruby fece sette telefonate interurbane a Lewis J. McWillie, intimo associato di Trafficante e Meyer Lansky. Nel 1959 lo visitò varie volte all’Avana. Mc Willie lavorava nel casinò del Cabaret Tropicana e le autorità rivoluzionarie di Cuba consegnarono i visti d’immigrazione che confermavano le entrate e le uscite dell’assassino di Oswald.
Ruby aveva telefonato anche a Irwin S. Weiner, un vincolo tra la mafia di Chicago e a N. J. Pecora, il secondo di Marcello a New Orleans e a vari dirigenti sindacali corrotti. Il Comitato disponeva di prove anche sul fatto che Ruby dirigeva cabaret a Dallas e faceva da testa di ferro alla mafia di Chicago.
Ruby aveva avuto molti contatti con Lenny Patrick, della mafia di Chicago e principale luogotenente di Gincana. Inoltre era vincolato a David Yaras esecutore della mafia che ammise di averlo conosciuto nel 1964, con David Ferrie di origine cubana, pilota di Marcello, che a sua volta frequentava a New Orleans Lee Owsvald.
Ferrie, che era al soldo della CIA, il Comitato lo rivelò, ebbe relazioni con Oswald nello Squadrone Falcón della pattuglia civile aerea e con un ufficio della mafia di New Orleans in 544 Camp Street, dove operavano gruppi che attuavano contro la Rivoluzione cubana. Come Guy Banister, lo stesso Oswald aveva un ufficio lì registrato, falsamente, come Fair Play con Cuba.
Ferrie era a Dallas il giorno in cui ammazzarono Kennedi e fu arrestato e interrogato sul fatti. Nel 1959, assieme a un disertore dell’esercito cubano, Pedro Luis Díaz, Ferrie aveva partecipato al primo bombardamento degli USA contro l’Avana, pilotando i due un B-25 in un’operazione preparata da Eladio del Valle, un uomo di fiducia di Trafficante come lo era Herminio Díaz.
Yaras e del Valle furono misteriosamente assassinati poco dopo l’uccisione di Kennedy e il capitano Jack Revill, della polizia di Dallas, nella sua dichiarazione davanti al Comitato, disse che Ruby aveva contatti con i mafiosi, ma non era compromesso come membro.
Nell’udienza fu chiarita la mancanza d’attenzione della polizia di Dallas che giunse ad annunciare pubblicamente il trasferimento di Oswald e lasciò andare Jack Ruby, i cui contatti con i mafiosi erano noti. La domanda che sorse fu se Jack Revill era stato processato e se erano stati giudicati alcuni dei poliziotti coinvolti in quei fatti scandalosi.
“No che io sappia”, disse Revill al congressista Edgar e provocò un profondo ed eloquente silenzio.
LA CONNESSIONE BUSH
I giornalisti Lázaro Barredo e Raul Taladrid hanno ricordato pochi giorni fa in Granma i vincoli tra George Bush padre e i capi banda cubani a Miami, cominciando da Felix Rodríguez, che dirigeva assieme al recentemente evaso - allora - dalla prigioni venezuelane, Luis Posada Carriles gli scambi di droga per armi, da consegnare ai Contras del Nicaragua.
Jeb Bush, fratello dell’attuale presidente e governatore della Florida, è stato un elemento essenziale per la certezza dell’uscita dalle prigioni di cubani condannati per crimini terroristi, come si legge nel libro “Cuba confidenziale: amore e vedetta all’Avana e Miami”, scritto dalla giornalista Luise Bardaci, che ha vinto premi per il giornalismo investigativo e che è stata segnalata per i suoi lavori tra Cuba e Miami, su incarico del New York Times e Vanity Fair. Ebbe molta risonanza l’intervista che fece per il NYT a Luis Posada Carriles.
La famiglia Bush ha fatto sue le domande degli esiliati cubani estremisti in cambio d’appoggio finanziario ed elettorale, ha scritto il The Guardian.
Nel 1984 Jeb Bush, allora capo del Partito Repubblicano nella Contea dell Florida cominciò una stretta associazione con Camilo Padreda, un ex ufficiale dei servizi segreti della dittatura batistiana e capo finanziario del Partito, accusato di aver rubato 500 mila dollari assieme a Hernández Cartaya, un altro personaggio di origine cubana, ma le prove non furono mai prese in considerazione dopo che membri della CIA dichiaraono che Cartaya aveva lavorato per loro.
Posteriormente Padreda si dichiarò colpevole del furto di milioni di dollari al Dipartimento di Sviluppo della Casa e l’Urbano. Il fratello più giovane del presidente negli anni ‘80 era tra i protetti del grande corrotto Miguel Recaray, che aveva aiutato la CIA nei suoi tentativi per uccidere Fidel Castro.
Recaray amministrava gli Internacional Medical Centers e assunse Jeb Bush come consulente dei beni reali pagandogli 75.000 dollari.
Il futuro governatore della Florida realizzò un vigoroso lobby di grande successo a favore di Recarey e dei suoi affari nelle amministrazioni di Reagan e Bush padre. Recarey fu accusato per una famosa e gigantesca frode al Medicare, ma scappò dagli USA prima del processo.
Jeb Bush è stato amministratore della campagna politica di Ileana Ros Lethinen, che ottenne la nomina nel Congresso grazie soprattutto alle minacce del marito, il giudice Lethinen, di denunciare l’avversario Raúl Martínez.
Ileana partecipò all’operazione con la ex presidentessa di Panama, Mireya Moscoso, per liberare la banda dei terroristi di Posada Carriles, i cui membri oggi vivono liberamente a Miami e aiutano il loro capoccia.
Il giornalista Jm de Fede ha criticato la Ros Lethinen per la sua difesa di Posada e questo gli è costato il licenziamento dal Miami Herald, pochi mesi fa. Non si deve dimenticare che George Bush padre era intervenuto nella liberazione dalla prigione del terrorista cubano Orlando Bosch.
Come presidente gli concesse la residenza negli USA, a dispetto del Dipartimento di Giustizia della sua stessa amministrazione che aveva definito Bosch “un pericolo terrorista!”
Tra i crimini di Bosh c’è l’organizzazione, assieme a Posada, della crudele esplosione di un aereo cubano civile nel 1976, che proveniva dal Venezuela ed esplose sopra Barbados, nella quale morirono 76 persone. Bosch non si è mai pentito della sua attività, ha dichiarato la Bardaci.
Altri terroristi cubani come Jesse Dionisio Suarez e Virgilio Páz Romero, che nel 1976 uccisero il diplomatico cileno Orlando Letellier a Washington, sono stati liberati dai Bush.
Il governo di George Bush II ha annunciato che in maggio, nonostante tutti gli scandali finanziari e i delitti che minacciano la stabilità del suo governo, o forse proprio per quelli, inizierà nuove azioni per annichilire la Rivoluzione cubana, come chiedono i suoi alleati di Miami.
Il documentario della TV tedesca che casualmente ha coinciso con la visita a Washington delle primo ministro Angel Merkel, fa parte della congiura.
Tatticamente si tratta di una misura che ha il fine di distrarre l’opinione pubblica dal piano per liberare Posada Carriles, poiché l’avvocato del terrorista ha minacciato il Governo USA dicendo che Posada potrebbe parlare degli incarichi di lavoro sporco che gli assegnarono nella Connessione Cubana, e provocare severi danni al governo nordamericano se non lo libereranno.
Questa strategia fa parte dell’operazione d’artiglieria per realizzare l’obiettivo eufemisticamente chiamato “transizione a Cuba”, ovvero, leggasi “Nuova colonizzazione di Cuba!
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