La famiglia Bush, la mafia cubana

e l’omicidio di Kennedy

 

R.Taladrid - L.Barredo 16.1.06

 

 


Nel 1959, un giovane ufficiale e imprenditore del Texas ricevette il suggerimento di cooperare al finanziamento dei nascenti gruppi nemici di Fidel Castro che la CIA aveva deciso di creare, ma solo nel 1960 gli venne assegnata una missione specifica e aperta: garantire la sicurezza nel processo di reclutamenti dei cubani che avrebbero formato la Brigata degli invasori, un punto chiave nella grande operazione della CIA per distruggere la Rivoluzione.

Il texano della CIA simpatizzò rapidamente con i cubani che gli vennero assegnati per la sua nuova missione.

 

Il sistema di lavoro, anche se intenso, era semplice. Félix Rodríguez Mendigutía, "El Gato", proponeva un candidato, poi lo si controllava sia nell’Agenzia che tra i gruppi di Miami e finalmente il texano dava l’approvazione.

 

In quell’epoca Felix Rodríguez conosceva diversi cubani, come Jorge Mas Canosa, poi dirigente di varie organizzazioni contro rivoluzionarie e presidente della Fondazione Nazionale cubano americana, e aveva verificato la sua lealtà alla "causa" e agli americani.

 

Per quello lo propose tra i primi candidati. Jorge Lincoln superò l’esame positivamente e in un incontro che si svolse a Miami, al quale il texano, come gli piaceva fare, diede tutta la formalità possibile, Jorge Mas Canosa divenne ufficialmente un agente dell’Agenzia Centrale d’Intelligenza degli Stati Uniti.

 

Jorge Mas non sapeva come ringraziare Felix per quel che aveva fatto per lui e da quel momento gli fu sempre grato e obbedì ad ogni richiesta.

 

Jorge Mas però non immaginava che quel reclutamento avrebbe marcato la sua vita per sempre.

 

L’importanza derivava dal fatto che quell’ufficiale texano che aveva effettuato il suo processo di reclutamento non era altri che George Herbert Walker Bush, lo stesso che più tardi, tra il 1989 e il 1992 sarebbe stato il 41º presidente degli Stati Uniti.

 

Diverse fonti coincidono su quanto esposto. L’investigatore privato della California, Paul Kangas, ha pubblicato nella rivista The Realist, nel 1990, un lavoro che raccoglie parte delle investigazioni nelle quali afferma: "Un nuovo documento reso pubblico dal FBI colloca Bush come collaboratore dell’allora famoso agente della CIA Felix Rodríguez nel reclutamento degli esiliati cubani d’estrema destra, per organizzare l’invasione di Cuba".

 

Il dottor Carl Jensen del Sonoma State College, nel suo lavoro: "Relazione su un progetto censurato" dice "... Ci sono record negli espedienti di Rodríguez e di altri coinvolti nell’invasione della Baia dei Porci (Playa Girón), che espongono il ruolo di Bush. La verità è che Bush era un alto ufficiale della CIA prima di lavorare con Felix Rodríguez all’invasione di Cuba".

 

Il californiano Kangas è più preciso e dice:

"Andando da Huston a Miami settimanalmente, Bush con Felix Rodríguez, tra il 1960 e il 1961, reclutò i cubani a Miami per l’invasione".

 

La rivista The Nation, a sua volta, riferisce nel numero 13 dell’agosto del 1988 che esiste un memorandum al proposito, indirizzato al capo del FBI, J. Edward Hoover e datato novembre del 1963, nel quale si legge: Mister George Bush della CIA. Anche Common Cause, il 4 marzo del 1990 affermava che la CIA pose il milionario e agente George Bush a reclutare gli esiliati cubani per l’esercito invasore della CIA.

 

Bush stava lavorando con un altro grande petroliere del Texas, Jack Crichton, che lo aiutava a organizzare l’invasione.

 

Senza saperlo Jorge Mas era entrato a far parte di qualcosa molto più complessa di quella progettata invasione mercenaria. Il nuovo agente della CIA divenne uno dei partecipanti a quella che si chiamò all’inizio Operazione 40, e che fu il primo piano tra le operazioni segrete generate dalla CIA per distruggere la Rivoluzione cubana e fu concepito nello stesso 1950 su incarico dell’amministrazione del presidente Eisenhower.

 

Nel suo libro Cuba, Cuba la guerra segreta della CIA, il generale di divisione Fabián Escalante Font, ex capo dei servizi segreti di Cuba, spiega quello che accadde al principio del 1960.

 

"Allen Dulles, capo della CIA, presentò, nei giorni seguenti, alla fine del ’59, il memorandum di King, (il colonnello capo della divisione dell’emisfero occidentale della CIA), al Consiglio di Sicurezza Nazionale, nel quale si approvò il suggerimento di formare un gruppo di lavoro nell’Agenzia, che in tempi brevi formulasse soluzioni alternative al problema cubano".

 

Il gruppo, narra Escalante Font, era composto da Tracy Barnes come capo dagli ufficiali Howard Hunt, Frank Bender, Jack Engler e David Attle Phillips, tra gli altri. Tutti avevano una comune caratteristica: avevano partecipato alla caduta del governo di Jacobo Arbenz in Guatemala.

 

Nella prima riunione Barnes parlò lungamente degli obiettivi e spiegò che il vice presidente Richard Nixon era l’ufficiale del "caso cubano" e aveva riunito un importante gruppo di uomini d’affari, guidato da George Bush e Jack Crichton, due petrolieri del Texas, per raccogliere i fondi necessari per l’operazione, racconta il generale Escalante.

 

In un numero della rivista Freedom Magazine, del 1986, il giornalista nordamericano L.F.Proury spiegava che Richard Nixon aveva vecchi e profondi vincoli con la famiglia Bush sin dal 1946, quando Nixon, rispondendo a una petizione di Preston Bush, padre di George, si era presentato, finanziato dal vecchio Bush, come candidato al Congresso degli Stati Uniti.

 

Il gruppo costituito nella CIA, indica Escalante nel suo libro, creò vari gruppi che si dovevano incaricare d’organizzare le operazioni clandestine, azioni di guerra psicologica, esercitare pressioni economiche e diplomatiche per disturbare il governo dell’Isola.

 

A tutto questo si sommava la preparazione di un gruppo elitario di agenti cubani che dopo un addestramento speciale si doveva infiltrare a Cuba per assestare dalla retroguardia il colpo mortale alla Rivoluzione, includendo l’omicidio dei più alti dirigenti.

 

Jorge Mas Canosa fece una buona impressione ai suoi reclutatori e fu assegnato immediatamente alla missione speciale.

 

Mas Canosa si disse: "Adesso sì che le cose diventano importanti!". Era entusiasta.

 

Narra Mabel Dieppa nella rivista Exito, che:

Mas Canosa fu inviato in un accampamento della marina degli Stati Uniti, vicino al fiume Mississippi, dove si addestrò per partecipare all’invasione di Playa Girón (la Baia dei Porci).

 

Jorge Mas era stato inviato in un gruppo speciale e lavorava ai preparativi dell’invasione mercenaria. Il gruppo era composto da 160 uomini di grande fiducia ed era diretto dal traditore e agente della CIA, Higino Díaz Ane (Nino).

 

Il generale Escalante, nel suo libro, scrive: "Questi uomini avevano la missione di attaccare la cittadina di Baracoa nell’estremo orientale dell’Isola, per distrarre le forze rivoluzionarie quando la brigata fosse sbarcata nella Baia dei Porci. Una volta conquistata Baracoa dovevano marciare verso la base navale di Guantánamo e simulando di essere militari cubani, organizzare una provocazione attaccando l’installazione nordamericana per dare la motivazione formale d’intervento al conflitto creato dall’invasione mercenaria".

 

Questo piano era il meccanismo segreto che la CIA e il Pentagono avevano nella manica ed era sconosciuto anche dal presidente Kennedy.

 

Il giorno dell’invasione i 160 super uomini della CIA partirono con una nave verso il loro destino ma, giungendo vicino a Baracca, la paura delle truppe cubane in movimento fece più dell’addestramento speciale. Si limitarono a continuare a navigare a sud dell’Isola, sino a giungere all’estremo occidentale e poi se ne andarono verso Puerto Rico, dove arrivarono nella stessa giornata.

 

A Miami, come in una barzelletta, l’azione fu chiamata "il giro di boa di Cuba".

 

Dopo il fallimento dell’invasione di Playa Girón, nell’aprile del 1961 la CIA recuperò i suoi uomini, confermò la fiducia e assegnò nuove missioni, mantenendo gli obiettivi che avevano originato l’Operazione 40.

 

Nel settimanale Politica la giornalista Natacha Herrera spiegava che:

"Mas Canosa con altri 207 ufficiali andò ad addestrarsi nell’esercito nordamericano a Fort Benning, in Georgia e fu selezionato per seguire un corso speciale di servizi segreti, comunicazioni clandestine e propaganda.

 

Gaeton Fonzi assicura nel suo lungo lavoro pubblicato nel gennaio del 1993, che a Fort Benning i più vicini ed intimi amici di Mas Canosa, con i quali ebbe strette relazioni in complesse operazioni segrete, erano Felix Rodríguez e Luis Posada Carriles.

 

Quest’ultimo sarebbe diventato famoso come responsabile dell’esplosione di un aereo civile della Cubana de Aviación sopra Barbados, nel 1976.

 

"Dopo Fort Benning, diceva l’investigatore nordamericano, ogni passo o azione di Jorge Mas avrebbe avuto legami con la CIA".

 

Proprio per i risultati notevoli ottenuti a Fort Benning la CIA assegnò a Mas Canosa un altra delicata missione: egli si doveva trasferire in una base super segreta situata un poco a sud di Fort Benning, per entrare a far parte del detto "Gruppo di New Orleans".

 

Questo gruppo che prese il nome dal luogo della base, si trovava alla periferia della città ed era composto da veterani, nella maggioranza, della Baia dei Porci e di Fort Benning, anche se c’erano degli agenti di fiducia recentemente giunti dall’Isola, come Antonio Veciana, che era molto vicino a Jorge Mas in quel periodo.

 

La preparazione era sui generis: il gruppo seguiva un corso sull’uso dei mezzi e dei metodi di combattimento dell’esercito cubano.

 

Il contenuto della missione è rivelato dal generale Escalante nel suo libro: "Il piano consisteva di nuovo in un’auto provocazione contro la base yankee di Guantánamo, con l’infiltrazione di un commando di 150 uomini che si stavano addestrando in una base segreta della CIA vicino alla città di New Orleans, nel sud dell’Unione".

 

La missione fu cancellata quando i fatti che originarono la crisi dei missili nell’ottobre del 1962 convinsero gli organizzatori dell’inevitabilità di un intervento militare diretto dell’esercito degli Stati Uniti, senza la necessità di un pretesto.

 

Dopo il nuovo fallimento Mas Canosa era pieno d’ira e d’impotenza e lo riconobbe in un’intervista data allo scrittore nordamericano Pat Jordan.

"I due uomini che odio di più sono Fidel Castro e John F. Kenendy!" dichiarò.

 

Negli Stati Uniti diversi mezzi di stampa hanno segnalato la relazione degli emigrati cubani che lavoravano per la CIA con l’omicidio del presidente Kennedy a Dallas nel 1963.

 

Durante una lunga conversazione all’Avana con l’investigatore Gaeton Fonzi, abbiamo scoperto una storia che vale la pena riferire.

 

Fonzi non è un investigatore qualsiasi: ha dedicato buona parte della sua vita a lavorare per vari comitati del Congresso, includendo quello degli incaricati delle investigazioni sulle attività segrete della CIA e l’omicidio del presidente John F. Kennedy.

 

Alcuni anni fa e dopo molti sforzi, Fonzi riuscì ad avere un’intervista privata con Antonio Veciana, lo stesso vecchio compagno di Jorge Mas nel gruppo di New Orleans, quando i due realizzavano missioni per la CIA.

 

Veciana era stato interrogato dal Gran Giurì nelle investigazioni sull’omicidio del presidente Kennedy e, anni dopo, aveva avuto alcune complicazioni vincolate alla droga, ma Veciana affermò a Fonzi che quelle difficoltà erano solo "una trappola" creata da qualcuno.

 

"Io sono al corrente di informazioni molto importanti e me le tengo, perchè sono la mia garanzia di vita!" disse Veciana a Fonzi.

 

Antonio Veciana Blanch era un ragioniere che aveva lavorato per il magnate cubano dello zucchero Julio Lobo. Veciana si oppose subito alla Rivoluzione e nel 1960, all’Avana, fu reclutato dalla CIA.

 

Il primi addestramento lo ricevette nell’Accademia della Lingua Inglese finanziata dall’Ambasciata degli Stati Uniti nella capitale cubana.

 

Nell’ottobre dl 1961, dopo il fallimento di un piano per assassinare con un bazooka l’allora primo ministro Fidel Castro durante una cerimonia nell’ex Palazzo Presidenziale, Veciana scappò da Cuba.

 

Nell’intervista che concesse a Fonzi egli raccontò che una volta giunto a Miami fu atteso da una ufficiale della CIA che usava lo pseudonimo di Maurice Bishop che tra i vari compiti ordinò a Veciana di promuovere la creazione dell’organizzazione Alpha 66.

 

Bishop ebbe molti contatti con Veciana negli anni ‘62 e ‘63 a Dallas.

 

Veciana ricorda che in uno di quegli incontri in un edificio pubblico vide anche Lee Harvey Oswald.

 

Fonzi segnala che come parte dell’operazione che costò la vita al presidente Kennedy, si organizzarono varie azioni di disinformazione: una a Dallas, un’altra a Miami e una terza a Città del Messico.

 

Le disinformazioni avevano l’obiettivo di fabbricare l’immagine di un Oswald rivoluzionario e difensore della Rivoluzione cubana.

 

Fu così che l’ex marine apparve durante atti di solidarietà con Cuba e in maniera molto aggressiva.

 

L’azione di disinformazione principale si effettuò in Messico. Lì Lee Harvey Oswald si presentò all’ambasciata cubana per chiedere un visto d’entrata nell’Isola e tutto fu filmato da una punto di vigilanza che la CIA aveva davanti all’ambasciata cubana, per far sì che tutto fosse documentato.

 

Stando a quel che disse Veciana a Fonzi, in uno dei suoi contatti con Bishop, al principio del 1963, questi sottolineò che Veciana aveva un cugino nei servizi segreti di Cuba che lavorava nell’ambasciata cubana in Messico.

 

Bishop gli disse di convincere il cugino a lavorare per loro, in un’azione molto precisa e che lo avrebbero pagato quel che voleva. Veciana disse a Fonzi che non aveva mai parlato di quel parente a Bishop e che in quell’epoca Bishop lavorava nell’ambasciata degli USA a Città del Messico e che, direttamente, da questa città ebbe contatti con Dallas.

 

La realtà e che Veciana era cugino della moglie dell’allora console cubano a Città del Messico, Guillermo Ruiz e la signora, nei giorni successivi all’omicidio di Kennedy, fu vittima di un tentativo di reclutamento nella stessa città, con il proposito di avere la sua testimonianza, negli Stati Uniti della complicità di Oswald con i servizi segreti cubani.

 

Interrogato da Fonzi sull’esistenza di nuovi contatti con Bishop dopo l’uccisione del presidente a Dallas, Veciana disse che nel 1971 aveva ricevuto l’ordine di partire per la Bolivia per lavorare nell’ambasciata nordamericana di quel paese, dove sarebbe apparso come funzionario dell’Agenzia Internazionale di Sviluppo, USAID, e dove avrebbe ricevuto la visita di una persona nota.

 

Fonzi cercò negli archivi della USAID e trovò un modulo per entrare nella USAID a nome di Antonio Veciana, scritto a mano con una scrittura diversa da quella di Veciana e senza firma...

 

La persona nota che lo contattò in Boliva fu proprio Bishop che stava in quel momento nell’ambasciata degli Stati Uniti in Cile.

 

Bishop lo fece entrare immediatamente in un gruppo che stava preparando un attentato contro il Presidente Castro, che avrebbe realizzato una visita nel paese sudamericano.

 

Fonzi dice che vide di nuovo Veciana accompagnato però da uno specialista, con l’obiettivo di realizzare un ritratto parlato di Maurice Bishop, per poter determinare la vera identità di costui. Veciana offerse una descrizione dettagliata e il ritratto fu realizzato.

 

Per settimane Fonzi cercò di identificare il personaggio e una domenica ricevette una telefonata da un senatore repubblicano della Pennsylvania per il quale lavorava in quei giorni e che aveva consultato sul caso.

 

Il senatore gli assicurò che non aveva dubbi sul fatto che l’uomo che usava lo pseudonimo di Maurice Bishop non era altri che David Attle Phillips.

 

Costui era un ufficiale veterano della CIA che era stato all’Avana in visita di lavoro nel 1958 come specialista della guerra psicologica e aveva partecipato alla preparazione dell’Operazione 40 e poi aveva organizzato l’emittente Radio Swam.

 

Phillips nel tempo era diventato il capo divisione dell’emisfero occidentale dell’agenzia.

 

 

Nonostante tutto questo, alla fine del 1993, nel documentario "Caso chiuso?" l’ex capo della sicurezza cubana, il generale Fabián Escalante rivelò una relazione segreta di uno dei suoi agenti, che narrava di una riunione tra Antonio Veciana e David Phillips in un albergo di San Juan di Puerto Rico agli inizi degli anni ’70.

 

"Veciana disse, raccontava l’agente cubano nella sua relazione, che era un agente della CIA e che fu la stessa CIA che uccise il presidente Kennedy e che dietro all’omicidio c’erano alti ufficiali della CIA tra i quali David Phillips, che era l’ufficiale che lo attendeva!"

 

"Veciana non mi ha mai voluto dare dettagli su questa affermazione, ma ho potuto accertarmi personalmente negli ultimi tempi, perchè in un occasione in cui ero in un albergo con Veciana, ascoltai una conversazione di lui con il suo ufficiale David Phillips, mentre Veciana giurava che non avrebbe mai parlato di quel che era successo a Dallas nel 1963".

 

Il generale Escalante assicura che la fonte aveva accesso diretto a Veciana e la sua totale fiducia.

 

"Io credo, ha detto Escalante, che sia un’informazione molto importante perchè nel 1973 Antonio Veciana, quando fu liquidato dalla CIA, cioè quando la CIA lo cancellò dal suo elenco di agenti, gli pagò ben 300.000 dollari!"

 

C’è di più. Stando alle investigazioni dei servizi segreti di Cuba rivelate dal generale Escalante nel documentario citato, vari testimoni nominati nella relazione della Commissione Warren descrivono due cubani, uno nero, che escono dal deposito dei libri di Piazza Daley a Dallas, pochi istanti dopo l’omicidio di Kennedy.

 

Informazioni segrete e testimonianze pubbliche (dichiarazioni di Marita Lonrentz, ex agente della CIA a una comitato del Congresso), la sicurezza cubana sapeva che due giorni prima dell’omicidio di Kennedy si trovavano a Dallas. Vari cubana con armi e mirini telescopici e tra loro Eladio del Valle e Herminio Díaz, due assassini mercenari, esperti tiratori legati alla mafia e alla politica di Batista.

 

Le caratteristiche fisiche di Del Valle e di Díaz coincidono con le descrizioni che i vari testimoni fecero alla Commissione Warren dei due cubani visti uscire dall’edificio dopo l’assassinio del presidente degli USA.

 

Colpisce la fine di questi due individui: Eladio del Valle è stato brutalmente ucciso a Miami, proprio quando la procura di New Orleans iniziò le investigazioni sull’assassinio di Kennedy.

 

Del Valle fu squartato e poi fatto a pezzi, letteralmente, con un machete, mentre Herminio Díaz è morto sulle coste dell’Avana nel 1965, in uno scontro con una pattuglia di frontiera, mentre cercava di infiltrarsi nell’Isola con la missione di uccidere l’allora presidente Osvaldo Dorticós e di mitragliare al suo ritorno a Miami l’Hotel Riviera.

 

Díaz nella sua missione doveva infiltrarsi nella capitale cubana da Monte Barreto, a Miramar, dove oggi ci sono vari grandi alberghi, proprio quando per via di un incidente nella base navale di Guantánamo l’esercito cubano era in allarme di combattimento ed erano state rinforzate al massimo la vigilanza aerea e costiera. Agli occhi degli esperti, includendo i servizi segreti cubani, la missione era un autentico suicidio.

 

L’organizzatore finanziario e pianificatore di quella speciale missione non era altri che Jorge Mas Canosa.

 

Ma la storia dei vincoli della CIA con i suoi agenti cubani e con l’omicidio di Kennedy non sono stati studiati solamente da Fonzi.

 

Molti altri investigatori e autori lo hanno fatto e tra questi anche gli studi che hanno realizzato i films nordamericani come "Azione esecutiva" e "JFK", che abbordano questi temi.

 

L’investigatore Paul Kangas in un lavoro pubblicato nella rivista degli USA, The Realist, afferma:

"Tra gli altri membri della CIA che George Bush aveva reclutato per l’invasione di Baia dei Porci c’erano Frank Sturgis, Howard Hunt, Bernard Baker e Rafael Quintero... Il giorno in cui JFK fu ucciso Hunt e alcuni altri del futuro gruppo di Watergate furono fotografati a Dallas, come un gruppo di cubani, uno con un ombrello in alto come segnale, a lato della limousine del presidente Kennedy, proprio quando gli spararono. Hunt e Sturgis spararono a JFK dalla montagnola d’erba e furono fotografati e visti da 15 testimoni".

 

Il 7 maggio del 1990, in un’intervista con il quotidiano San Francisco Chronicle, Frank Sturgis riconobbe:

"La ragione per cui noi rubammo nel Wategate è che (Richard) Nixon era occupato a cercar di fermare l’infiltrazione delle notizie relazionate con le foto sul nostro ruolo nell’omicidio del presidente Kennedy a Dallas".

 

Un altro dei reclutati da Bush per l’invasione di Baia dei Porci, Rafael Quinterno, che faceva parte di questo mondo sotterrano di organizzazioni e piani contro Cuba, ha dichiarato:

"Se io dico una volta quello che so su Dallas e la Baia dei Porci, scoppierebbe il più grande scandalo che ha mai colpito questa nazione sino ad oggi!"

 

Queste sono alcune parti di una delle teorie che esistono su quanto è successo, ma non si sa se un giorno si saprà davvero tutta la verità! Si deciderà Antonio Veciana, l’ex membro del "Gruppo di New Orleans" a rivelare la sua "assicurazione sulla vita" e a far tremare gli Stati Uniti?