A
Renè Gonzalez, uno dei Cinque eroi antiterroristi cubani
incarcerati negli Stati Uniti da più di 13 anni, lo
scrittore brasiliano Fernando Morais dedica il primo
capitolo del suo libro “Gli ultimi soldati della Guerra
Fredda”.
Nel suo libro presentato in Brasile il 23 agosto
scorso, Morais racconta sul lavoro realizzato dai Cinque
eroi nella loro lotta contro il terrorismo per inserirsi
nei gruppi estremisti stabiliti in Florida, negli Stati
Uniti, con lo scopo di informare Cuba sulle azioni
violente di questi gruppi indirizzate contro l’isola dei
Caraibi.
Morais rivela che Cuba ha bisogno di proteggersi dalle
azioni terroriste di questi gruppi. Lui svolge il suo
lavoro prendendo come fonti documenti ufficiali, oltre a
40 interviste che ha realizzato durante due anni di
ricerca. Una di queste interviste è stata fatta allo
stesso Renè, l’unico tra i Cinque, che ha intervistato
tramite la posta elettronica.
Renè è libero
dopo aver compiuto la sua condanna, però la giudice del
caso ha rifiutato la mozione che gli avrebbe permesso di
ritornare a Cuba e dovrà rimanere tre anni in più nel
territorio nordamericano, cosa che metterà a rischio la
sua integrità fisica per essere, questo territorio, il
rifugio dei gruppi estremisti anticubani.
Nel capitolo intitolato “Veterano della guerra in
Angola” Morais racconta che Renè Gonzalez è nato a
Chicago, negli Stati Uniti, nel 1956, dall’unione di suo
padre, Candido con sua madre Irma Sehwerert, nipote di
tedeschi e figlia di cubani emigrati, unione della quale
è anche frutto Roberto, nato anche a Chicago, nel 1958.
Nel 1961 la famiglia ritorna a Cuba e nel 1983 Renè
conosce Olga, tre anni più giovane di lui. Allora René
aveva 27 anni ed era già un veterano della guerra di
Angola ed era stato decorato dal governo cubano con la
medaglia di combattente internazionalista. Morais indica
e aggiunge che questo non era qualcosa di eccezionale a
Cuba perché a quell’epoca mezzo milione di cittadini
dell’isola avevano già compiuto una missione del genere
in diverse parti del mondo.
Lo scrittore brasiliano indica che Renè, poi, rubò un
aereo dalla base dove lavorava e che ha abbandonato Cuba
l’8 dicembre 1990 per atterrare a Miami, dove è stato
accolto come un eroe e dove ha dovuto svolgere le più
diverse azioni per mantenersi, fino a quando è riuscito
ad inserirsi nell’organizzazione
“Hermanos al Rescate”.
Racconta che l’associazione essendo stata creata da Josè
Basulto, un agente della CIA degli Stati Uniti e
contando con una bella flotta di aeronavi, Hermanos al
Rescate, è diventata una delle associazioni che ha fatto
più provocazioni a Cuba e che in diverse occasioni ha
violentato lo spazio aereo cubano con l’obiettivo di
lanciare della pubblicità contro il governo e perfino
delle medaglie con l’immagine della madonna Caridad Del
Cobre, patrona dell’isola dei Caraibi.
Dopo guadagnarsi la fiducia di Basulto, Renè ha
partecipato in numerosi voli illegali sulla capitale
cubana, in compagnia del capo di Hermanos al Rescate o
insieme a giornalisti di diversi canali televisivi di
Miami, i cui articoli costituivano uno stimolo perché
nuovi avventurieri si facessero coraggio per
attraversare lo stretto della Florida non solo in cerca
di una nuova vita, ma disposti a inserirsi in questi
gruppi d’aggressione contro Cuba.
Durante la presentazione in Brasilia del libro “Gli
ultimi soldati della Guerra Fredda” il 15 settembre
scorso, Morais si è rifiutato di considerare un’azione
di spionaggio, quella di Renè e del resto del gruppo di
cubani che si sono inseriti in questi gruppi estremisti
di Miami, con lo scopo di informare anticipatamente
sugli atti terroristi che preparavano contro l’isola.
Ha anche ricordato che in marzo scorso era a Cuba quando
l’ex presidente statunitense James Carter ha offerto una
conferenza stampa nella quale ha affermato che
l’incarcerazione dei Cinque cubani non ha nessun senso.
Ha aggiunto che appena sarebbe arrivato a Washington,
avrebbe chiesto al presidente Barack Obama di indultare
i Cinque cubani perché sono stati vittime di un errore
giudiziale.
Per Morais le eccessive condanne ed il processo
giudiziale contro i Cinque ha costituito una crudeltà
giuridica. Adesso, ha sottolineato, speriamo che Obama
ponga fine a questa ingiustizia e li indulti se
realmente vuole uscire dalla presidenza avendo fatto una
bella figura.
Lo scrittore brasiliano ha considerato inoltre che Obama
oggi ha anche la possibilità di mettere fine a
quell’altra crudeltà che è il bloqueo economico contro
Cuba, che dura da più di mezzo secolo.
*corrispondente di Prensa Latina in Brasile