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Il traduttore si scusa per gli errori

 

Morais rende

onore a Renè

 

 

20.10.11 - Alejandro Gomez* http://pl-it.prensa-latina.cu

 

 

A Renè Gonzalez, uno dei Cinque eroi antiterroristi cubani incarcerati negli Stati Uniti da più di 13 anni, lo scrittore brasiliano Fernando Morais dedica il primo capitolo del suo libro “Gli ultimi soldati della Guerra Fredda”.

 

Nel suo libro presentato in Brasile il 23 agosto scorso, Morais racconta sul lavoro realizzato dai Cinque eroi nella loro lotta contro il terrorismo per inserirsi nei gruppi estremisti stabiliti in Florida, negli Stati Uniti, con lo scopo di informare Cuba sulle azioni violente di questi gruppi indirizzate contro l’isola dei Caraibi.

Morais rivela che Cuba ha bisogno di proteggersi dalle azioni terroriste di questi gruppi. Lui svolge il suo lavoro prendendo come fonti documenti ufficiali, oltre a 40 interviste che ha realizzato durante due anni di ricerca. Una di queste inter
viste è stata fatta allo stesso Renè, l’unico tra i Cinque, che ha intervistato tramite la posta elettronica.

Renè è libero dopo aver compiuto la sua condanna, però la giudice del caso ha rifiutato la mozione che gli avrebbe permesso di ritornare a Cuba e dovrà rimanere tre anni in più nel territorio nordamericano, cosa che metterà a rischio la sua integrità fisica per essere, questo territorio, il rifugio dei gruppi estremisti anticubani.

Nel capitolo intitolato “Veterano della guerra in Angola” Morais racconta che Renè Gonzalez è nato a Chicago, negli Stati Uniti, nel 1956, dall’unione di suo padre, Candido con sua madre Irma Sehwerert, nipote di tedeschi e figlia di cubani emigrati, unione della quale è anche frutto Roberto, nato anche a Chicago, nel 1958.

Nel 1961 la famiglia ritorna a Cuba e nel 1983 Renè conosce Olga, tre anni più giovane di lui. Allora René aveva 27 anni ed era già un veterano della guerra di Angola ed era stato decorato dal governo cubano con la medaglia di combattente internazionalista. Morais indica e aggiunge che questo non era qualcosa di eccezionale a Cuba perché a quell’epoca mezzo milione di cittadini dell’isola avevano già compiuto una missione del genere in diverse parti del mondo.

Lo scrittore brasiliano indica che Renè, poi, rubò un aereo dalla base dove lavorava e che ha abbandonato Cuba l’8 dicembre 1990 per atterrare a Miami, dove è stato accolto come un eroe e dove ha dovuto svolgere le più diverse azioni per mantenersi, fino a quando è riuscito ad inserirsi nell’organizzazione
“Hermanos al Rescate”.

Racconta che l’associazione essendo stata creata da Josè Basulto, un agente della CIA degli Stati Uniti e contando con una bella flotta di aeronavi, Hermanos al Rescate, è diventata una delle associazioni che ha fatto più provocazioni a Cuba e che in diverse occasioni ha violentato lo spazio aereo cubano con l’obiettivo di lanciare della pubblicità contro il governo e perfino delle medaglie con l’immagine della madonna Caridad Del Cobre, patrona dell’isola dei Caraibi.

Dopo guadagnarsi la fiducia di Basulto, Renè ha partecipato in numerosi voli illegali sulla capitale cubana, in compagnia del capo di Hermanos al Rescate o insieme a giornalisti di diversi canali televisivi di Miami, i cui articoli costituivano uno stimolo perché nuovi avventurieri si facessero coraggio per attraversare lo stretto della Florida non solo in cerca di una nuova vita, ma disposti a inserirsi in questi gruppi d’aggressione contro Cuba.

Durante la presentazione in Brasilia del libro “Gli ultimi soldati della Guerra Fredda” il 15 settembre scorso, Morais si è rifiutato di considerare un’azione di spionaggio, quella di Renè e del resto del gruppo di cubani che si sono inseriti in questi gruppi estremisti di Miami, con lo scopo di informare anticipatamente sugli atti terroristi che preparavano contro l’isola.

Ha anche ricordato che in marzo scorso era a Cuba quando l’ex presidente statunitense James Carter ha offerto una conferenza stampa nella quale ha affermato che l’incarcerazione dei Cinque cubani non ha nessun senso.

Ha aggiunto che appena sarebbe arrivato a Washington, avrebbe chiesto al presidente Barack Obama di indultare i Cinque cubani perché sono stati vittime di un errore giudiziale.

Per Morais le eccessive condanne ed il processo giudiziale contro i Cinque ha costituito una crudeltà giuridica. Adesso, ha sottolineato, speriamo che Obama ponga fine a questa ingiustizia e li indulti se realmente vuole uscire dalla presidenza avendo fatto una bella figura.

Lo scrittore brasiliano ha considerato inoltre che Obama oggi ha anche la possibilità di mettere fine a quell’altra crudeltà che è il bloqueo economico contro Cuba, che dura da più di mezzo secolo.

 


*corrispondente di Prensa Latina in Brasile