Agenti antiterrorismo

 

Da solo con il nemico

 

 

7 marzo 2012 - Raul Antonio Capote tratto da El Adversario Cubano

 

 

Il 28 maggio 2006 fu realizzato un evento pubblico presso il Parco Schuetzen, New York, organizzato da un gruppo di immigrati cubani, appartenenti a una confraternita che porta il nome "Michael Teurbe Tolon". Fu invitato come oratore principale, alla cerimonia, il congressista Lincoln Diaz Balart, uno dei più rabbiosi nemici della Rivoluzione Cubana, che oltre alla sua responsabilità come oratore principale doveva ricevere una targa riconoscimento, assegnato dalla società in considerazione dei suoi "alti meriti di instancabile combattente per la Libertà e la Democrazia a Cuba".

Gli organizzatori della manifestazione chiesero al Dr. Jose Manuel Collera Vento, di consegnare a Lincoln Diaz Balart la targa di riconoscimento e dire qualche parola di elogio, mettendo in evidenza i meriti patriottici e l'alto lavoro parlamentare dell'ospite d'onore. Collera ebbe un attimo di esitazione, sentiva che lo invadeva un profondo disagio. Gli attraversavano la mente, in pochi secondi, le molte ragioni che avevano i cubani per aborrire il suddetto politico. Diaz Balart, l'uomo che in uno show televisivo "Maria Elvira Confronta", in onda su Canale 22 nel 2005, affermò, senza arrossire, che aveva chiesto all'amministrazione Bush, niente di più e niente di meno, che un blocco navale contro Cuba.

Lincoln Diaz Balart autore, organizzatore o sostegno di ogni atto violento si pianifichi o si effettui contro Cuba. Collegato al terrorismo, alla guerra economica, più di una volta ha espresso il suo desiderio di un'aggressione militare contro l'isola da parte del governo degli Stati Uniti.

Desidera che Cuba abbia un destino simile all'Iraq, con le sue città distrutte e decine di migliaia di civili assassinati, ciò può stare solo nella mente di un senza patria, sempre disposto a mandare alla morte gli altri, in attesa dal suo fresco ufficio, du raccogliere dalla terra intrisa di sangue, i frutti del tradimento.

Questo era l'uomo su cui doveva riflettere Collera. La sua prima intenzione fu quella di rifiutare l'offerta, per due grossi motivi, il primo già é stato detto, il secondo, tale azione poteva creare dubbi e mettere a rischio la vera identità di
Gerardo come combattente rivoluzionario alla luce di coloro che sicuramente misuravano e valutavano le sue azioni e sapevano benissimo che doveva mantenere una condotta di non diretto confronto politico con il governo del suo paese. Collera contemplò i presenti, scrutò la folla e rapidamente un'idea si fece forte nella sua mente e nel suo cuore. Accettò l'incarico con un sorriso malizioso sulle labbra.

Non potevo perdere l'occasione di colpire un nemico tanto "eccezionale". Alcuni dei promotori dell'idea, volevano ingenuamente verificare il suo valore, altri forse volevano comprometterlo, un caro amico voleva dimostrare, a coloro che sempre avevano avuto naso per dubitare circa il suo protagonismo in certi ambienti, che era davvero uno dei loro.

Si apprestò all'azione, si rendeva conto che aveva accettato una lotta su un terreno apparentemente sfavorevole. Ma non esitò e si diresse verso il luogo, indicato dagli organizzatori. Giunto il momento l'arrogante politico prese il suo posto sull'ornato podio del Parco Schuetzen.

Il Maestro di cerimonie fece le presentazioni; tutti i sensi di Collera erano in tensione cercando il punto vulnerabile. Il problema difficile era in quale momento prima dell'epilogo, egli non sapeva come andare a dare il colpo, pensò anche che si fosse lasciato prendere da un entusiasmo passeggero che lo compromettesse, fu allora che il presentatore fece riferimento ad un cubano sull'isola (per distinguerlo da quelli dell'emigrazione), che disse testualmente: "questo cubano dirà ora qui ciò che non può dire a Cuba". Ci fu un applauso come tentandolo alla temeraria sfida.

In quel momento vide chiaro il cammino. Salì risoluto sulla tribuna, in piedi davanti al microfono e senza dirigersi alle personalità come richiesto dal protocollo, disse forte e chiaro: "Ora voglio dire qui ciò che posso dire là, perché la libertà è dentro ciascuno di noi, la libertà non dipende dall'ambiente". Contemplò che alcune facce erano dubbiose, quelle al suo angolo esprimevano una certa delusione, si aspettavano un inizio meno conservatore. Fece una breve pausa, la cosa importante era dare il colpo all'uomo alto.

Le grinze della fronte del congressista sembravano suggerire che non aveva perso la sottigliezza. Collera elencò i risultati conseguiti nel lavoro parlamentare da Diaz Balart, disse, il nostro deputato, ha presentato, difeso e fatto approvare dalla Camera dei Rappresentanti una legge relativa agli immigrati centro americani, in realtà una delle molte manovre in tempo di elezioni, anche se questo non lo disse, almeno chiaramente. Fu il primo Congressista di origine ispanica che ha presieduto una Commissione considerata tra le più importanti in questa Camera dei rappresentanti, tutto ciò che fu detto di passaggio, con gesto indifferente, sbrigativamente.

Eretto sul palco, alzò la voce, fino a quel momento tenue, sfumata, per finire, col segnalare che il più importante in lui era essere uno dei poli in un antichissimo confronto tra una grande nazione e una piccola isola, nessun riferimento su chi aveva ragione in questo conflitto tra Davide e Golia, in cui questo signore è al posto di Golia.

Giunto il suo turno, Diaz Balart pronunciò un frenetico discorso contro la Rivoluzione Cubana, senza che mancassero vene ingorgate e colorito rubicondo. Di ritorno al tavolo principale dove Collera evitò di prendere posto, disse a quelli che con lui condividevano lo champagne e olive, "il vostro gallo sa nuotare e conservare le vesti". Nel frattempo, non furono pochi quelli che non capendo quello che era realmente accaduto o fingendo di non averlo capito, congratularono il dottor per il suo coraggio. Collera, tuttavia, si lamentava in silenzio di non aver detto a quel soggetto, da quei microfoni, ciò avrebbe voluto dire con crudezza, perché come disse José Martí: In silenzio doveva essere...
 

 

 

 

A solas con el enemigo
Por Raúl Antonio Capote

El día 28 de Mayo de 2006 se realizó un acto público en el Schuetzen Park, de New York, organizado por un grupo de emigrados cubanos, pertenecientes a una sociedad fraternal que lleva por nombre “Miguel Teurbe Tolón”. Fue invitado como orador central en dicho acto el Congresista Lincoln Díaz Balart, uno de los más rabiosos enemigos de la Revolución Cubana, quien además de su responsabilidad como orador principal debía recibir una placa de reconocimiento, otorgada por dicha sociedad en consideración a sus “altos merecimientos como incansable luchador por la Libertad y la Democracia en Cuba”
Los organizadores del acto solicitaron al Dr. José Manuel Collera Vento, le entregara a Lincoln Díaz Balart la placa de reconocimiento y pronunciara unas palabras de elogio, destacando los méritos patrióticos y la destacada labor parlamentaria del invitado de honor. Collera tuvo un momento de vacilación, sintió que una profunda desazón le invadía. Por su mente pasaron, en segundos, las muchas razones que tenían los cubanos para aborrecer al susodicho político. Díaz Balart, el hombre que en un programa de TV. “María Elvira Confronta”, transmitido por el Canal 22 en el año 2005, afirmó, sin rubor, que había solicitado a la administración Bush, nada más y nada menos que un bloqueo naval contra Cuba.
Lincoln Díaz Balart autor, organizador o apoyatura de cuanto acto violento se planifica y se lleva a cabo contra Cuba. Vinculado al terrorismo, a la guerra económica, más de una vez ha manifestado su deseo de una agresión militar contra la isla por parte del gobierno de los Estados Unidos.
Desear que Cuba tenga un destino similar al de Irak, con sus ciudades destruidas y decenas de miles de civiles asesinados, sólo puede estar en la mente de un apátrida, siempre dispuesto a enviar a la muerte a los demás, mientras espera, desde su refrigerada oficina, para recoger de la tierra anegada en sangre, los frutos de la traición.
Esa era el hombre al que debía ponderar Collera. Su primero intención fue rechazar el ofrecimiento, por dos razones de peso, le primera ya fue dicha, la segunda, tal acción podía crear dudas y poner en riesgo la verdadera identidad de Gerardo como combatiente revolucionario a la vista de los que seguramente medían y evaluaban sus actos, y sabían muy bien que debía mantener una conducta de no enfrentamiento político directo con el gobierno de su país. Collera contempló a los presentes, pasó la vista por la concurrencia y rápidamente una idea se hizo fuerte en su mente y en su corazón. Aceptó el encargo con una sonrisa pícara en los labios
No podía perder la oportunidad de golpear a tan “destacado” enemigo. Algunos de los promotores de la idea, lo que pretendían ingenuamente era poner a prueba su valor, otros quizás querían comprometerlo, alguien cercano quería demostrarle a los que siempre tuvieron olfato para dudar acerca de su protagonismo en ciertos círculos, que era realmente uno de los suyos.
Se aprestó a la acción, comprendía que había aceptado un combate en terreno aparentemente poco propicio. Pero no dudó y se abrió paso al sitial que le indicaron los organizadores. Llegado el momento el ensoberbecido politiquero ocupó su lugar en la engalanada tribuna del Schuetzen Park.
El Maestro de ceremonias hizo las presentaciones; todos los sentidos de Collera estaban en tensión buscando el punto vulnerable. La cuestión complicada radicaba en que momentos antes del desenlace, él no sabía cómo iba a dar el pretendido golpe; pensó incluso que se había dejado llevar por un entusiasmo pasajero que le comprometía, fue entonces que el presentador hizo referencia a un cubano de la Isla (para diferenciarlo de los de la emigración) que según dijo textualmente: “ese cubano va a decir ahora aquí, lo que no puede decir en Cuba”. Hubo aplausos como tentándole al temerario reto.
En ese momento vio claro el camino. Subió resuelto a la tribuna, de pie ante el micrófono y sin dirigirse a las personalidades como manda el protocolo, dijo alto y claro: “Ahora voy a decir aquí lo mismo que puedo decir allá, porque la libertad está dentro de uno mismo, la libertad no depende del entorno”. Contempló que algunos rostros denotaban dudas, otros, los de su esquina, cierta decepción, esperaban un inicio quizá menos conservador. Hizo una breve pausa, lo importante era darle el golpe al hombre alto.
El fruncido de la frente del congresista hacía suponer que no había pasado por alto la sutiliza. Collera enumeró los logros en la labor parlamentaria de Díaz Balart , dijo, nuestro congresista, presentó, defendió y logró aprobar en la Cámara de Representantes una ley referente a los inmigrantes centroamericanos, en realidad una de tantas maniobras en épocas de elecciones, aunque esto no lo dijo, al menos claramente. Fue el primer Congresista de origen hispano que presidió una Comisión considerada entre las más importantes en dicha Cámara de Representantes, todo eso lo dijo al paso, con gesto indiferente, como restándole importancia.
Erguido en el estrado, alzó la voz, hasta entonces tenue, matizada, para finalizar, al señalar, que lo más destacado en él era ser uno de los polos en una antiquísima confrontación entre una gran nación y una pequeña isla; ninguna referencia sobre quién tiene la razón en ese conflicto entre David y Goliat, en el cual este señor está en el lugar de Goliat. .
Llegado su turno, Díaz Balart pronunció un frenético discurso en contra de la Revolución Cubana, sin que faltaran venas ingurgitadas y tez rubicunda. De regreso a la mesa presidencial en la que Collera disimuladamente evitó ocupar plaza, le dijo a los que con él compartían el champagne y las aceitunas: “el gallito de ustedes sabe nadar y guardar la ropa”. Entre tanto, no fueron pocos los que sin entender lo que realmente había sucedido o fingiendo no haberlo comprendido, felicitaban al Dr por su valentía. Collera, en cambio, se lamentaba en silencio de no haberle dicho a aquel sujeto, por aquellos micrófonos, lo que hubiera querido decir con crudeza, porque como dijo José Martí: En silencio ha tenido que ser…

(Tomado de: El Adversario Cubano)