In realtà quella che oggi
chiamiamo controrivoluzione
cubana, è morto alla
nascita.
Gli Stati Uniti, come hanno
sempre fatto, fecero fallire
ogni possibilità che la
controrivoluzione, che a
partire dal 1959 si
organizzava, potesse
raggiungere un minimo grado
di legittimità. [1]
La contras può anche essere
legittima nella misura in
cui si proietti e sia
teorizzata sul fondamento
reale dell'esistenza di
classi rimosse dal potere,
che lottano per reinsediarsi di nuovo in
questo.
È che i processi
rivoluzionari, anche
legittimi, molto più perché
si sostengono sul progresso,
possono regredire, essere
sconfitti, rovesciati e
persino suicidarsi (come
purtroppo avvenuto nel caso
della Rivoluzione
Grenadina).
La rivoluzione può essere
reversibile, indicando così
che non esistono, in realtà,
condizioni per il trionfo
definitivo.
Ma la chiamata
controrivoluzione cubana
attuale non è legittima, né
lo sarà mai.
In primo luogo, perché
coloro che hanno cercato di
organizzarla, non avevano
alcun fondamento storico, ma
solo interessi personali.
E per ragioni puramente
personali si può
assassinare, armare
sommosse, corrompere
processi, ma mai creare vere
e proprie organizzazioni,
piattaforme di lotta, né
articolare movimenti
politici di contestazione
del potere della rivoluzione
e articolare una piattaforma
politica coerente, una
strategia, un discorso, a
meno che
che la stessa rivoluzione si
delegittimi.
Ma i problemi della
illegittimità della
cosiddetta controrivoluzione
cubana attuale sono iniziati
molto tempo prima del 1959.
Vediamo cosa intendiamo
dire.
La Rivoluzione cubana nel
1959 ha sconfitto una
dittatura sanguinaria,
quella di Fulgencio Batista,
che ha rappresentato
l'ultimo anello del potere
di una controrivoluzione che
aveva trionfato tra il 1898
e il 1902, guidata dagli USA
e assecondata dalle forze
annessioniste e plattiste
che anche avevano
formato parte, alcune di
loro, dello stesso movimento
indipendentista contro la
Spagna.
La rivoluzione allora, era
la martiana, che cercava una
repubblica "con tutti e per
il bene di tutti", che fu
temporaneamente sconfitta da
una classe che a poco a poco
cominciò a penetrare i
poteri civili e militari
della lotta per
l'indipendenza, inviò i suoi
rappresentanti
a combattere contro la
Spagna, per non rimanere
emarginata e infine si alleò
con gli Stati Uniti per
portare avanti il suo
progetto di repubblica, che
non era martiana, ma bensì
alleata degli Stati Uniti;
quella del protettorato
primo e neocolonia poi.
Non voglio dire
che alcuni membri di questa
stessa borghesia non fossero
in disaccordo con quello che
stava accadendo nella
Repubblica sorta dal 1902,
ma non furono in grado di
evitarlo, né fecero grande
opposizione, ma che
approfittarono di essa.
Solo le masse popolari
organizzate e leader
illuminati, veri patrioti,
mantennero viva la fiamma
della lotta per la vera
indipendenza.
Esistevano certamente due
progetti in lotta; il
martiano, che combatteva per
l'indipendenza contro la
Spagna, ma osservava con
preoccupazione i desideri
degli Stati Uniti
sull'isola, in modo che
cercava di adempire al
duplice scopo di una Cuba
libera dalla Spagna
ma anche indipendente dagli
Stati Uniti.
L'altro progetto era quello
di coloro che combatterono
contro la Spagna per
ottenere l'indipendenza da
questa, ma non avevano
fiducia che Cuba potesse
darsi una repubblica
indipendente, senza la
tutela degli Stati Uniti.
In parte anche, perché molti
di loro temevano il peso che
le masse e gli espropriati
avevano dentro le forze che
combattevano contro la
Spagna nella fase finale
della guerra d'indipendenza
del periodo 1895-1898.
La
parte più potente della
borghesia cubana, come classe,
non fu mai indipendentista e molto meno
rivoluzionaria, era troppo
dipendente dalla Spagna o
dagli Stati Uniti, in quest'ultimo
caso.
Per cui quest'ultima tornò
a prendere il comando dell'azione
controrivoluzionaria, a
partire dalla
rivoluzione del 1959, prima
ancora, per aiutare i
fuggiaschi a causa
della rivoluzione, a
reinstallarsi al potere.
Cercando con ogni mezzo di
far apparire l'attività
controrivoluzionaria interna
come una
guerre civile. Delegittimando
così le forze
della rivoluzione.
Questione questa che
coincideva con i tentativi
degli Stati Uniti
di recuperare Cuba e
con gli interessi della
borghesia sfollata, che
sempre si era conformata a
fare la seconda al potere
USA sull'isola [2]
Perciò quelli che oggi chiamiamo
"controrivoluzionari cubani"
non sono neanche questo.
Ma solo semplici mercenari al
servizio di una potenza
straniera, armati,
addestrati, istruiti e
finanziati dagli Stati Uniti
per cercare di rovesciare
dal potere il governo
rivoluzionario a Cuba, e
quindi recuperare i loro
beni e privilegi, che è solo ciò che
gli interessa.
Così il patriottismo di
quest'ultimi, si inserisce
nella tasca più piccola di
qualsiasi indumento.
Quindi non ha una propria
piattaforma politica, né
discorso che
convinca nessuno, né
morale, prestigio, né veri
leader.
Sono solo un gruppo
di corsari al servizio degli
Stati Uniti, gli stessi
che per soldi vanno in America
Centrale, Africa o che
contrattano mercenari disoccupati per
venire a porre bombe in alberghi
turistici a Cuba.
Fuori dalla piattaforma
che gli offre la politica degli
Stati Uniti contro Cuba, ma
soprattutto, al margine del
denaro che ricevono, non
sono nulla, non esiste nulla più
in là della loro
nostalgia per ritornare alla
Cuba degli anni cinquanta.
In sintesi, questi che oggi
chiamiamo controrivoluzionari, sono
eredi della
controrivoluzione che
trionfò a Cuba a partire dal 1898, a
guida USA e assecondata dai settori annessionisti
della borghesia creola, i
riformisti, alleati della
borghesia imperialista USA e
dei
settori politici che, negli Stati
Uniti, desideravano per Cuba un
protettorato, o una
neo-colonia e non una repubblica
indipendente.
Tuttavia, anche se il
progetto martiano non
trionfò allora, lo stesso
diede contributi, che furono cruciali
per il proseguimento della
lotta per la vera indipendenza.
Perché José Martí guidò
una terza guerra,
organizzate e sostenuta
dalle masse, in
modo che questa risulta fondativa per l'identità
nazionale cubana, la cultura
politica indipendentista e
per
seminare i semi dell'antimperialismo, impedendo
così l'annessione dell'isola
agli Stati Uniti.
[3]
Così, la dialettica
rivoluzione -
controrivoluzione non è
nulla di nuovo nella storia di Cuba.
La controrivoluzione
già trionfò a
Cuba per diversi anni; e
sempre sotto la stessa guida
(USA) sostenuta dalle stesse
forze politiche: i plattisti, riformisti e
gli
annessionisti di sempre.
I cubani sull'isola non
richiedono allora sapere che
succederebbe a Cuba se
trionfasse una
controrivoluzione, lo sanno.
Poiché lo hanno già vissuto.
Di conseguenza, tutta la reazione
del popolo cubano
davanti agli attuali
tentativi degli Stati Uniti
di riprendere il controllo
dell'isola, si svolge su un
solo
sfondo, di cui tutti i cubani
sull'isola conoscono come
gli Stati Uniti amministrerebbero
una
controrivoluzione vittoriosa
a
Cuba.
Da questa storia sinteticamente raccontata
provengono le ragioni
della condiscendenza del
potere esecutivo USA
con la mafia criminale, che
ha guidato la
controrivoluzione contro
Cuba.
Il governo degli Stati Uniti
non stava negoziando con un
nemico, nel caso Elian
Gonzalez, ma con il suo
storico alleato strategico,
che gli era sfuggito di mano.
E' che risulta necessario sapere bene
che la mafia anticubana di
Miami, non é solo un pezzo tattico-funzionale
della politica
statunitense nei confronti
di Cuba.
E' molto di più.
E' parte di una strategia globale
di un progetto politico contro Cuba
a ben lungo termine.
Anche quando questa mafia, dovesse
veder limitato il suo
profilo di partecipazione in
una prima fase per riconquistare Cuba,
tuttavia non si potrebbe
prescindere da lei
nella fase successiva.
I cubano-americani,
costituiscono per la
politica degli Stati Uniti
qualcosa come la "Cuba
alternativa" [4], con parole
di Luis Ortega, "La patria
portatile", che non ha altro
obiettivo - dopo aver
rovesciato il potere
rivoluzionario a Cuba - che
assicurarsi che Cuba non gli
sfugga ancora
dalle grinfie.
Altrimenti, come
immaginare che dieci
amministrazioni statunitensi,
per oltre cinquanta anni,
hanno investito così tanto
denaro e risorse per cercare
di destabilizzare Cuba e
"clonarla"
dall'altro lato dello
Stretto della Florida?
Questa è stata una strategia
a lungo termine come
quella della "frutta matura"
di J.
Quincy Adams.
Si tratta della variante
mediante la quale Cuba
arriverebbe a essere
finalmente nord americana.
Anche se è nostra opinione
che il vero ruolo che la
politica degli Stati Uniti
ha assegnato ai
cubano-americani nella sua
strategia anti-cubana è
quella di secondi, semplici
amministratori.
Per cui non possono
farsi illusioni al riguardo.
Il resto sono solo
semplici circostanze
congiunturali.
Ecco perché le
amministrazioni non
vogliono né possono
prescindere da loro.
Quindi, al momento,
l'eccessivo interesse
dell'amministrazione Clinton
per convincere i rapitori di
Elian Gonzalez a consegnare
il bambino, senza dover
essere obbligato, il
governo, a usare la
forza.
Si trattava di fare tutto il
possibile per far capire
alla mafia cubano americana, che con la sua
testardaggine, stava
danneggiando qualcosa di più
strategico nelle relazioni tra i gruppi
controrivoluzionari e
l'amministrazione degli
Stati Uniti.
Perciò indugiò tanto l'apparire
della volontà, da parte
dell'amministrazione, di
risolvere il problema del
bambino danneggiando il suo
alleato.
Dandogli un colpo che lo
annullasse come possibile
pezzo della
sua politica nei confronti
di Cuba.
L'amministrazione alla fine
eseguì
la decisione sul bambino,
per quello che
rappresentava, nel bel mezzo
di una opinione pubblica
interna quasi completamente
avversa, continuare ad
attendere e di una opinione
internazionale molto
critica.
Inoltre, poiché la decisione
preliminare del tribunale di
Atlanta, con il bambino
nelle mani della mafia di
Miami, annunciava difficoltà e
maggiori complicazioni per
l'immediato futuro.
Ma la dilatazione del
processo, sia da parte
dell'amministrazione che della mafia,
portava
implicita la speranza che
Juan Miguel Gonzalez cedesse
di fronte alla realtà che se
fosse
rimasto negli Stati Uniti
avrebbe potuto tenere il bambino e
molto di più.
Pensiamo che tutti erano a favore
di tale soluzione, che solo
la fermezza
rivoluzionaria del padre di Elián poteva
scongiurare.
Tutto ciò, era solo un
esempio di come le
amministrazioni USA
hanno utilizzato la mafia
controrivoluzionaria contro
Cuba e continuano ad usarla.
Il grado in cui lo
continuano a fare può
giungere ad essere qualcosa
non solo
prodotto della sua volontà
politica ma anche di come
si svilupperà in futuro il
dibattito della
politica nei confronti di
Cuba.
L'Avana, 12 maggio 2012
[1]
Da prima
del trionfo
rivoluzionario del 1959,
l'allora presidente
Eisenhower faceva tutto
il possibile per evitare
la presa del potere
político da parte delle
forze rivoluzionarie
capeggiate da Fidel.
Poiché ciò fu
impossibile allora le
attività dei piani della
controrivoluzione
fabbricati, organizzati
e finanziati dagli USA
si concentrarono
nell'evitare a tutti i
costi che le forze
rivoluzionarie si
consolidassero al
potere. Tutto ciò ebbe
luogo sempre sotto la
guida delle
amministrazioni USA,
fino ad oggi .
[2]
Para ampliar ver:
Esteban Morales. Cuba-
Estados Unidos: Las
esencias de una
confrontación histórica.
Revista Universidad de
La Habana, No. 260. La
Habana, Cuba,
pp.150-167.
[3]
Credo
che sia importante
chiarire che
l'annessione come era
vista a quell'epoca no
ha ora vigenza.
Allora si trattava che
Cuba arrivasse ad essere
una stella in più nella
costellazione di stelle
della bandiera USA.
Ma
potremmo immaginarci
oggi che l'estrema
destra che guida la
politica verso Cuba ci
conceda, secondo loro,
l' "onore" e il
"privilegio" di essere
uno stato in più della
Federazione con tutti i
suoi diritti e doveri?
Dopo l'annessione di cui
si parla non andrà più
in là di far ritornare
nuovamente Cuba
nell'area di influenza
USA.
[4]
Ver: Luís
Ortega, Cubanos en
Miami, Editorial
Ciencias Sociales, La
habana, Cuba, 1988.
LA CONTRARREVOLUCION CUBANA NUNCA HA
EXISTIDO
Dr. Esteban Morales
En realidad lo que hoy llamamos contrarrevolución cubana, murió al
nacer. Estados Unidos, como siempre ha hecho, frustró también toda
posibilidad de que la contrarrevolución, que a partir de 1959 se
organizaba, pudiese lograr ningún grado de legitimidad.[1]
La contrarrevolución también puede ser legítima, en la medida en que
se proyecta y sea teorizada sobre el fundamento real de la
existencia de clases desplazadas del poder, que luchan por
reinstalarse nuevamente en este.
Es que los procesos revolucionarios, también legítimos, mucho más
porque se sustentan en el avance, pueden retroceder, ser derrotados,
revertidos y hasta suicidarse (como lamentablemente ocurrió con la
Revolución Granadina). La revolución puede ser reversible, indicando
así que no existían en realidad condiciones para su triunfo
definitivo.
Pero la llamada contrarrevolución cubana actual, no es legítima, ni
lo será nunca. Primero, porque los que trataron de organizarla, no
tenían fundamentos históricos, sino solo intereses personales. Y por
razones meramente personales se puede asesinar, armar revueltas,
corromper procesos, pero nunca crear verdaderas organizaciones,
plataformas de lucha, ni articular movimientos políticos
contestatarios del poder de la revolución y articular una plataforma
política coherente, una estrategia, un discurso, a menos de que la
propia revolución se deslegitime.
Pero los problemas de la ilegitimidad de la llamada
contrarrevolución cubana actual comenzaron mucho antes de 1959.
Veamos lo que pretendemos decir.
La revolución cubana derrotó en 1959
una dictadura sangrienta, la de Fulgencio Batista, que representó el
último eslabón del poder de una contrarrevolución, que había
triunfado entre 1898 y 1902, liderada por Estados Unidos y secundada
por las fuerzas anexionistas y plattistas que incluso, habían
formado parte, algunas de ellas, del propio movimiento
independentista contra España.
La revolución para entonces, era la martiana, que buscaba una
república “con todos y para el bien de todos” , la cual fue
momentáneamente derrotada por una clase que comenzó paulatinamente a
penetrar los poderes civil y militar de la lucha independentista,
envió sus representantes a combatir contra España, para no quedar al
margen y finalmente se alió con Estados Unidos, para sacar adelante
su proyecto de república, que no era la martiana, sino la aliada de
Estados Unidos, la del protectorado primero y la neocolonia después.
No quiere decir, que algunos miembros de esta misma burguesía no
estuviesen en desacuerdo con lo que ocurría en la república surgida
a partir de 1902, pero no fueron capaces de evitarlo, ni tampoco
hicieron gran oposición, sino que se aprovecharon de ella. Solo las
masas populares organizadas y líderes esclarecidos, patriotas
verdaderos, mantuvieron vivas las llamas de la lucha por la
verdadera independencia.
Existían sin lugar a dudas dos proyectos en pugna; el martiano, que
combatía por la independencia contra España, pero observaba con
preocupación las apetencias de Estados Unidos sobre la Isla, por lo
que pretendía cumplir con el doble propósito de una Cuba libre de
España, pero al mismo tiempo independiente de Estados Unidos.
El otro proyecto, era el de aquellos
que hasta luchaban contra España por lograr la independencia de esta,
pero no confiaban en que Cuba pudiese darse a sí misma una república
independiente, sin la tutela de Estados Unidos. En parte también,
porque muchos de ellos, les temían al peso que las masas populares y
desposeídas tenían dentro de las fuerzas que combatían contra España,
en la etapa final de la contienda independentista del periodo
1895-1898.
La parte más poderosa de la burguesía cubana, como clase, en
realidad, nunca fue independentista y mucho menos revolucionaria,
era demasiado dependiente de España o de Estados Unidos en último
caso. Por lo cual este ultimo volvió a tomar el mando de la acción
contrarrevolucionaria, a partir del triunfo revolucionario de 1959,
incluso antes, para ayudar a los desplazados por la revolución a
reinstalarse en el poder. Tratando por todos los medios de hacer
aparecer la actividad contrarrevolucionaria interna como una
contienda civil. Deslegitimando así a las fuerzas de la revolución.
Cuestión esta que coincidía con los intentos de Estados Unidos de
recuperar a Cuba y con los intereses de la burguesía desplazada, la
cual siempre se había conformado con hacerle la segunda al poder
norteamericano en la Isla.[2]
Por eso, los que ahora denominamos “contrarrevolucionarios cubanos”,
no son ni siquiera eso. Sino simples mercenarios al servicio de una
potencia extranjera; armados, entrenados, educados y financiados por
Estados Unidos, para tratar de derrocar al poder revolucionario en
Cuba y así recuperar sus bienes y privilegios, que es lo único que
les interesa. Por lo que el patriotismo de estos últimos, cabe en el
bolsillo más pequeño de cualquier prenda de vestir.
Por eso no tienen plataforma política propia, ni discurso que
convenza a nadie, ni moral, prestigio, ni verdaderos líderes. Son
solo un grupo de corsarios al servicio de Estados Unidos, que lo
mismo van por dinero a Centroamérica, que al África o que contratan
mercenarios desempleados para que vengan a poner bombas en los
hoteles turísticos de Cuba. Fuera de la plataforma que les ofrece la
política norteamericana contra Cuba, pero sobre todo, al margen del
dinero que reciben, no son nadie, no existen más allá de su
nostalgia por retornar a la Cuba de los años cincuenta.
En resumen, estos que ahora llamamos contrarrevolucionarios, son
herederos de la contrarrevolución que triunfó en Cuba a partir de
1898, liderada por Estados Unidos y secundada por los sectores
anexionistas de la burguesía criolla, los reformistas, aliados de la
burguesía imperialista norteamericana y de los sectores políticos
que, en los Estados Unidos, deseaban para Cuba un protectorado, o
una neocolonia y no una república independiente.
Sin embargo, aunque el proyecto martiano no triunfó entonces, el
mismo hizo contribuciones, que fueron determinantes para la
continuidad de la lucha por la verdadera independencia. Por cuanto
José Martí lideró una tercera guerra, organizada y apoyada
masivamente, de tal modo que esta resulto fundacional para la
identidad nacional cubana; la cultura política independentista y
para sembrar las semillas del antiimperialismo, evitando así la
anexión de la Isla a Estados Unidos.[3]
Por ello, la dialéctica revolución-contrarrevolución no es nada
nuevo en la historia de Cuba. La contrarrevolución ya triunfó en
Cuba por varios años; y siempre bajo el mismo liderazgo (Estados
Unidos) secundada por las mismas fuerzas políticas: los plattistas,
reformistas y anexionistas de siempre.
Los cubanos de la Isla no necesitan entonces saber que ocurriría en
Cuba si triunfara una contrarrevolución, lo saben. Pues lo vivieron.
Por lo cual, toda la reacción del pueblo cubano ante los intentos de
Estados Unidos ahora por retomar el control de la Isla, se despliega
sobre un solo telón de fondo, de que todos los cubanos de la Isla
conocen como Estados Unidos administraría una contrarrevolución
triunfante en Cuba.
De esta historia sintéticamente contada, provienen las razones de la
condescendencia del ejecutivo norteamericano con la mafia criminal,
que ha liderado la contrarrevolución contra Cuba.
No estaba el gobierno norteamericano negociando con un enemigo, el
caso de Elián González, sino con su histórico aliado estratégico,
que se les había ido de las manos.
Es que resulta necesario conocer bien que, la mafia anticubana de
Miami, no es una simple pieza táctico-funcional de la política
norteamericana hacia Cuba. Es mucho más que eso. Es parte de una
estrategia integral de un proyecto político contra Cuba a bien largo
plazo.
Aun y cuando esta mafia, tuviese que ver limitado su perfil de
participación en una primera etapa por reconquistar a Cuba, de todos
modos no podría prescindirse de ella en la siguiente etapa.
Los cubanos-americanos, constituyen para la política norteamericana
algo así como la "Cuba alternativa",[4] al decir de Luís Ortega, "La
patria portátil", que no tiene sino como objetivo, después de
derrocar el poder revolucionario en Cuba, asegurarse de que esta no
se les vuelva a escapar de las garras.
De lo contrario, ¿cómo imaginar que diez administraciones
norteamericanas, por más de cincuenta años, hayan invertido tanto
dinero y recursos para tratar de desestabilizar a Cuba y “clonarla”
del otro lado del Estrecho de La Florida?
Esa ha sido una estrategia de tan largo plazo, como la de la "fruta
madura " de J. Quincy Adams. Se trata de la variante por medio de la
cual Cuba llegaría a ser finalmente norteamericana.
Aunque es nuestra opinión, que el verdadero papel que la política
norteamericana le tiene asignado a los cubano-americanos en su
estrategia anticubana, es el de segundones, simples administradores.
Por lo que no pueden hacerse ilusiones al respecto. Lo demás son
simples circunstancias coyunturales. Por eso las administraciones no
quieren ni pueden prescindir de ellos.
De aquí, en su momento, el interés desmedido de la administración
Clinton por convencer a los secuestradores de Elián González, de que
entregasen al niño, sin tener que verse el gobierno obligado a
utilizar la fuerza. Se trataba de hacer todo lo posible por darles a
entender a la mafia cubanoamericana, que, con su tozudez, estaban
afectando algo más estratégico en las relaciones entre los grupos
contrarrevolucionarios y la administración norteamericana.
Por eso demoro tanto en aparecer la voluntad por parte de la
administración de solucionar el problema del niño afectando a su
aliado. Dándole un golpe que lo anulase como posible pieza de su
política hacia Cuba.
La administración ejecutó finalmente la decisión sobre el niño, por
lo que ello representaba, en medio de una opinión pública interna
casi totalmente adversa a continuar esperando y de una opinión
internacional muy crítica. También, porque la decisión preliminar
del tribunal de Atlanta, con el niño en manos de la mafia miamense,
auguraba dificultades y complicaciones mayores hacia el futuro
inmediato.
Pero la dilatación del proceso, tanto por parte de la administración
como de la mafia, llevaba implícito la esperanza de que Juan Miguel
González cediese ante la realidad, de que si se quedaba en los
Estados Unidos podría tener al niño y mucho más. Pensamos que todos
eran partidarios de ese tipo de solución, que solo la firmeza
revolucionaria del padre de Elián pudo conjurar.
Por lo que todo ello, no fue más que un ejemplo de que las
administraciones estadounidenses han utilizado a la mafia
contrarrevolucionaria contra Cuba y continuarán utilizándola. El
grado en que lo continúen haciendo puede que llegue a ser algo no
solo producto de su voluntad política, sino también de cómo se
desarrolle hacia el futuro el debate de la política hacia Cuba.
La Habana, Mayo 12 del 2012
[1] Desde antes del triunfo
revolucionario de 1959, ya el entonces presidente Eisenhower hacia
todo lo posible por evitar la toma del poder político por parte de
la fuerzas revolucionaras lideradas por Fidel. Como ello fue
imposible, entonces la actividad de los planes
contrarrevolucionarios fraguados, organizados y financiados desde
Estados Unidos, se concentraron entonces en evitara toda costa que
las fuerzas revolucionarias se consolidaran en el poder. Todo lo
cual tuvo lugar siempre bajo el liderazgo de las administraciones
norteamericanas hasta hoy.
[2] Para ampliar ver: Esteban Morales. Cuba- Estados Unidos: Las
esencias de una confrontación histórica. Revista Universidad de La
Habana, No. 260. La Habana, Cuba, pp.150-167.
[3] Creo que es importante esclarecer, que la anexión, tal y como
era vista en esa época, no tiene ya vigencia. .Se trataba entonces
de que Cuba llegara a ser una estrella más en la constelación de
estrellas de la bandera norteamericana. Pero, ¿ podríamos imaginar
hoy, que la extrema derecha que lidera la política hacia Cuba nos
conceda, según ellos, el” honor” y el “privilegio” de ser un estado
más de la Federación con todos sus derechos y deberes? Luego la
anexión de que se habla, no iría más allá de devolver a Cuba al área
de influencia de Estados Unidos nuevamente.
[4] Ver: Luís Ortega, Cubanos en Miami, Editorial Ciencias Sociales,
La habana, Cuba, 1988.