CUBA. LA GUERRA
OCCULTA DEL RUM Hernando Calvo Ospina liberamente tratto da "el Moncada" n 2 luglio 2002 a firma Maria R.Calderoni
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UNA
SPECTRE DI NOME BACARDI'
Gangster
story, potrebbe essere questo il titolo. Ma non si tratta di un romanzo o di un
film del tipo "C'era una volta
in America". Niente fiction, niente invenzione, niente storie immaginarie.
Tutto vero e documentato.
IMPERO
MONDIALE Un colosso internazionale. Nel 1993, l'impero Bacardì acquista l'italiana Martini & Rossi per la favolosa cifra di 1,4 miliardi di $, nasce il formidabile consorzio Bacardì - Martini, con sede nel paradiso fiscale delle Bermude. Nel 1999 il guadagno dichiarato è di "2500 milioni di $ USA". Una specie di piovra, con filiali in Canada, a Jacksonville, a Miami, in Messico, alle Bahamas, Panama, Puerto Rico, Regno Unito, Germania, Italia, Francia, Spagna ed Olanda (che è la sede centrale per l'Europa).
Nata come impresa familiare, fondata a Santiago di Cuba nel 1862 da un catalano e da un francese, è il marchio del rum più venduto del mondo, ma "dal 1960 il Bacardì non contiene nulla che provenga da Cuba". E questo è il primo punto fermo (anch'esso tenuto occulto, segreti del mercato).
Tuttavia la "guerra occulta" della multinazionale ha poco a che vedere con la mera concorrenza commerciale : è la guerra politica, attacco allo Stato cubano, puro "lavoro bagnato" direbbe la CIA, una guerra senza quartiere iniziata 40 anni fa, nel 1960.
Anche il rum, come l'oro e i diamanti e le miniere d'argento conosce sudore e sangue di schiavi.
"A metà del XVII secolo l'impero spagnolo decise che Cuba avrebbe prodotto solamente zucchero. La Spagna voleva "l'oro bianco" e per ottenerlo si sfruttano la fertilità della terra cubana e i corpi degli schiavi africani. La cupidigia della Corona spagnola ebbe fortuna e, nel 1791, Cuba divenne il primo paese al mondo nella produzione ed esportazione di zucchero.
Dietro lo zucchero veniva il rum. Nel 1831, attratti dal miraggio biondo, desiderosi di far fortuna rapidamente, giunsero a Santiago de Cuba i fratelli Bacardì - Mazò, provenienti da Barcellona, e da questa data il liquore che brucia straripa nel mondo.
Il forziere Bacardì s'impingua con la prima guerra mondiale "alle spalle del dissanguamento europeo"; il protezionismo degli anni '20 è tutta manna: fiumi di liquore, pilotati da Al Capone, Santos Trafficante e Meyer Lansky viaggiano sulla famosa "rotta del rum", Giamaica, Cuba, New Orleans; nel'29 galleggia ottimamente anche sulla Grande Crisi.
Nessuno ferma i Bacardì. Addirittura Pepin Bosh, l'uomo che entra far parte del clan sposando la figlia di uno dei maggiori azionisti, diventa ministro del Tesoro di un governo (1948-52) passato alla storia perché " il banditismo politico e la corruzione divennero pratica ufficiale", in una Cuba che è "il primo centro per il traffico di droga, il lavaggio del denaro sporco, il gioco organizzato e la prostituzione di tutta l'Avana".
Poi viene l'inaudito : Fulgencio Batista è costretto ad andarsene (con il beneplacito USA); è il 1 gennaio '59, la guerriglia di castro ha vinto e "gli impresari della Bacardì, che avevano finanziato questa lotta convinti che il solo fine fosse quello di far terminare la dittatura di batista, fecero esporre sulla facciata dell'edificio Bacardì all'Avana un immenso striscione dove si leggeva la semplice frase "Grazie Fidel".
Errore, la Bacardì si era sbagliata di grosso. Perciò è furiosa quando vede che le nazionalizzazione predicate dai guerriglieri non restano sulla carta. Tremendo. Il 6 luglio '60 la nuova legge varata concede pieni poteri per nazionalizzare le imprese cubane e straniere considerate di vitale importanza per l'isola. Soprattutto l'art. 851 della stessa legge fa perdere le staffe agli USA e alla Bacardì: prevede che i proprietari espropriati venissero rimborsati con Buoni della Repubblica, pagabili in 30 anni medianti i proventi derivanti dalla vendita dello zucchero agli USA. "Ciò però non avvenne perché l'America smise di comprare lo zucchero cubano in quello stesso mese di luglio". L'operazione baia dei Porci fallisce, il 2 febbraio 1962, per mano del presidente Kennedy, è già l'embargo.
Nel'64 c'è un piano, il primo della serie, per uccidere Castro, Raul e Che Guevara; si scoprirà che centomila dei centocinquantamila dollari richiesti dai Killer di Cosa Nostra ingaggiati per l'assassinio sono offerti da Bacardì. Poi, sempre in chiave contras, nasce il Fnlc (Fronte Nazionale di liberazione di Cuba), poi la Rappresentanza Cubana in Esilio, infine la Fondazione Nazionale Cubana Americana (Fnca). Quest'ultima, creatura prediletta di Reagan, è anche il braccio armato americano nella lotta antisandinista; e i suoi padrini sono il direttore della CIA William Casey e l'ineffabile signora Kirkpatrick, esponente di primo piano dei circoli maccartisti doc.
ALL'OMBRA DELLA CIA
Neanche a dirlo, tra gli azionisti più generosi della ottima Fnca ci sono i Bacardì, un grande potere nell'ombra. E sempre fiumi di $. Sono infatti numerose le diramazioni della Fnca che si sviluppano tra Miami e New York: tra esse, il Centro di studi strategici dell'Università di Georgetown, l'Heritage Foundation, Freeedom House, una Cattedra Bacardì, un Centro di Studi Cubani, la famosa Radio Martì.
E' pur sempre la lobby Bacardì ad appoggiare la scandalosa "Legge per la Democrazia a Cuba", creata appositamente per rendere l'embargo ancora più esoso; è sempre lei a premere per la famigerata Helms - Burton, che pretende di ricattare gli Stati, europei inclusi, che non rispettano il dicktat USA e "trafficano" con Castro. Quella Helms - Burton (Clinton presidente) che persegue il preciso obbiettivo di provocare "l'effetto della pentola a pressione con la valvola bloccata" all'interno di Cuba.
C'è forse da stupirsi se la Helms - Burton è nota anche come "Progetto Bacardì"?
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