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Gerardo Hernández ha fiducia
L’Avana, 9 novembre (PL). – Gerardo Hernández, uno dei cinque combattenti contro il terrorismo ingiustamente detenuti negli USA, è disposto a rimanere in prigione il tempo che sarà necessario, sicuro che alla fine la verità si farà strada. Lo ha confermato sua moglie Adriana Pérez, che ha conversato telefonicamente con lui sulla decisione della Corte di Atlanta i cui 12 componenti, riuniti in seduta plenaria, rivedranno su richiesta della Procura Generale la loro precedente sentenza che revoca le condanne al gruppo.
Hernández venne arrestato nel 1998 a Miami insieme a René González, Ramón Labañino, Antonio Guerrero e Fernando González. I Cinque, come sono internazionalmente conosciuti, stavano raccogliendo informazioni sui gruppi terroristici anticubani radicati nel sud della Florida, responsabili di azioni violente indirizzate contro obiettivi situati nell’Isola e all’estero.
Il processo di Miami li ha ingiustamente condannati a severe pene, oscillanti tra i 15 anni e il doppio ergastolo, revocate lo scorso 9 agosto e adesso in attesa di una nuova revisione da parte dei 12 giudici di Atlanta.
Hernández – ha spiegato sua moglie – ha constatato di trovarsi di fronte a una manovra dilatoria della Procura attuata per conto del Governo statunitense, che ha trasformato il caso in un processo politico.
Adriana ha aggiunto che il fatto che adesso 12 giudici possano rivedere nuovamente tutte le irregolarità del processo e confermare il verdetto precedente dei tre magistrati renderà più forte e irrevocabile la decisione. Hernández, condannato a due ergastoli più 15 anni di carcere, ha considerato che, nel caso la decisione sui Cinque sia negativa, sarà evidente il carattere politico della sentenza e questa desterà un maggiore sostegno internazionale alla loro causa. Ha riferito che già esiste il precedente di una sentenza a favore del gruppo, sulla base delle irregolarità del processo svoltosi a Miami e annullarlo significherebbe andare contro la legislazione statunitense.
Per quanto riguarda la Procura, ha segnalato che sta solo tentando una manovra dilatoria per mantenerli più tempo in prigione, perché certamente non ha argomenti per vincere il caso.
Secondo Adriana Pérez, suo marito ha ribadito la sua fiducia nella vittoria e le ha detto che non è il momento di scoraggiarsi, ma di raddoppiare la lotta per la liberazione del gruppo.
Adriana e suo marito non si vedono da 7 anni perché il Dipartimento di Stato si rifiuta di darle il visto per visitare il detenuto, in flagrante violazione dei diritti umani.
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