Un messaggio dei Cinque Eroi chiede

di rompere la congiura del silenzio

 

Ginevra, 23 marzo 2005

 

I Cinque Eroi Cubani prigionieri nelle carceri statunitensi per aver prevenuto e combattuto il terrorismo hanno inviato un messaggio alla Commissione sui Diritti Umani (CDH la sigla in spagnolo), alla quale hanno chiesto di rompere la cappa di silenzio che viene mantenuta sulle loro richieste di giustizia.

Dalle prigioni nordamericane dove stanno scontando lunghe condanne, Gerardo Hernández, Ramón Labańino, Antonio Guerrero, Fernando González e René González si sono rivolti di nuovo alla Commissione, che giŕ lo scorso anno aveva ricevuto le loro denunce.

 

Il messaggio č stato letto da Olga Salanueva, moglie di René, accompagnata da Adriana Pérez, moglie di Gerardo, dallo scanno che ha occupato la Federazione delle Donne Cubane in quanto organizzazione non governativa con status consultivo nella CDH.

 

Le due donne sono intervenute sul tema nove, riguardante le violazioni dei diritti umani nel mondo.

 

Olga e Adriana hanno affermato di aver ricevuto dodici risposte negative dalle autoritŕ statunitensi alle loro richieste di visto d’ingresso negli USA e non hanno quindi potuto incontrarsi con i loro mariti in questi sette anni di detenzione.

 

Olga Salanueva ha detto che nemmeno a sua figlia Ivette, cittadina statunitense, viene permesso di vedere suo padre.

 

Gerardo, Ramón, Antonio, Fernando e René hanno nuovamente denunciato, nel loro messaggio alla CDH, "il crudele accanimento contro i nostri familiari e noi di un Governo che non ci ha perdonato la nostra opera di protezione del popolo cubano dal terrorismo".

 

Nel testo affermano di non essere sorpresi dal silenzio che regna attorno al loro caso, nč dal tentativo dell’Amministrazione USA di elevare un muro di censura attorno alle sue torture in Iraq.

 

Tanto meno meraviglia, sostengono, la politica del far finta di non sentire da parte di chi ha alimentato il "pericolo che la piccola Cuba rappresentava per gli Stati Uniti", allo scopo di far apparire "meritata la ripartizione di quattro condanne a vita piů quasi cento anni tra cinque esseri umani".

 

I Cinque hanno augurato successo alla Commissione nei suoi lavori, ma l’hanno anche esortata a trovare risposte a situazioni come la guerra in Iraq dove, affermano, "i costi umani vengono meticolosamente calcolati soltanto con le perdite degli aggressori".

 

Hanno anche stigmatizzato, tra gli altri temi che preoccupano l’umanitŕ, le violazioni dei diritti del popolo palestinese, che devono essere affrontate affinché "un domani restino esseri umani dei quali difendere i diritti".

 

L’INTERVENTO DI OLGA SALANUEVA

 

A  NOME DELLA FEDERAZIONE DELLE DONNE CUBANE

 

Grazie Signor Presidente.

 

Oggi siamo di nuovo obbligati a stare qui in questa commissione per denunciare le violazioni dei diritti umani che si commettono contro Cinque Cubani che hanno combattuto il terrorismo e che sono detenuti sin dal 1998 negli USA; sia loro che i loro familiari siamo vittime e ostaggi delle ingiustizie del grande impero.

 

Adriana Pérez, sposa di Gerardo Hernández ed io, Olga Salanueva, sposa di René González, abbiamo ricevuto 12 rifiuti di concessione del visto senza argomenti validi e ci hanno impedito di vedere i nostri mariti in questi 7 anni per fare pressioni e piegare la dignitŕ di questi uomini che č la dignitŕ di tutto il nostro popolo cubano. La nostra bambina Ivette, cittadina nordamericana, non ha mai potuto fare una visita a suo padre.

 

Da cinque prigioni nordamericane questi 5 Eroi inviano il loro messaggio alla Commissione e io lo leggerň a continuazione:

 

 

Stimati assistenti:

 

Un anno fa in questo stesso luogo dedicato alla difesa dei diritti umani si ripeteva la denuncia dei maltrattamenti contro i nostri familiari e contro noi stessi da parte di un governo che non ha mai perdonato a coloro che hanno protetto il nostro popolo dalle azioni di terrorismo che questo stesso governo e i suoi accoliti hanno ordito contro Cuba per 46 anni.

 

Mentre questo accadeva in questa stessa aula, questo governo che pretende di svolgere il ruolo di giudice supremo del pianeta, negoziava con imbrogli e successi gli accordi con le transnazionali della disinformazione, per evitare che negli stessi giorni si pubblicassero le vergognose immagini degli abusi commessi nella prigione di Abu Ghraib.

 

Davanti a quelle aberrazioni ci si deve chiedere: cosa c’č di strano nel fatto che le nostre denunce giungano sempre ad orecchie totalmente sorde?

 

In quel momento stavano morendo iracheni innocenti davanti agli occhi indifferenti del mondo; era stato sequestrato con l’abulia totale del mondo intero il presiedente costituzionale di un piccolo paese, inviato in un luogo remoto a migliaia di miglia di distanza nella notte; si continuava a costruire il muro della vergogna che imprigiona tutto un popolo in un ghetto che emula quello di Varsavia.

 

Da quella Sessione ad oggi sono stati massacrati migliaia di innocenti in un’aggressione genocida che non interessa a nessuno raccontare...

 

Mentre il costo umano si calcola meticolosamente solo per i morti dell’aggressore.

 

Che cosa c’č di strano allora se nel regno dello spettacolo giudiziario degli allarmi colorati e della paura, la profusa documentazione del nostro processo, presumibilmente pubblico, che apparentemente doveva bruciare tra le mani, non ha mai provocato in nessuno la curiositŕ di scoprire il presunto pericolo che la piccola Cuba rappresentava per gli Stati Uniti, facendo meritare condanne a quattro ergastoli e quasi 100 anni di prigione per cinque esseri umani?

 

Le nostre denunce continuano a giungere a orecchie sorde perché ci sono veritŕ che non si vogliono sentire, crimini che si teme denunciare e orrori che si vogliono ignorare!

 

L’umanitŕ sembra sottoposta a un tenebroso esperimento! Quante menzogne siamo disposti ad ascoltare e sopportare? Quanta dignitŕ siamo disposti a sacrificare davanti alla minaccia della forza bruta?

 

Che prezzo morale siamo disposti a pagare per compromessi di altra indole?

 

Se ci rassegnassimo a questo stato di cose un giorno i nostri figli potrebbero lamentarsi e chiederci di assumere loro la responsabilitŕ di chiedere queste risposte.

 

Figli di un popolo eroico che non ci pentiremo mai di difendere e che ha sconfitto a colpi morali ogni trucco mai scritto in nessun manuale di conquista, oggi lottiamo senza paura per ottenere queste risposte e vi esortiamo, se aspirate a far sě che domani restino degli umani con diritti da difendere, ad aiutarci, con il cuore, a incontrare queste risposte.

 

Augurando molti successi
Gerardo Hernández Nordelo
Ramón Labańino Salazar
Antonio Guerrero Rodríguez
Fernando González Llort
René González Sehwerert