Una Rivoluzione inarrestabile
J.ORAMAS 23 agosto 2005
Nei primi mesi del 1933 Cuba era un paese sul piede di guerra nonostante la repressione sanguinosa del governo del tiranno Gerardo Machado.
Le manifestazioni, le riunioni di strada note come “tanaganas” si succedevano come gli scioperi degli studenti, frequenti esplosioni di petardi e di altri artefatti si accompagnavano ad attentati contro gli elementi del regime, mentre il movimento sindacale organizzava scioperi tra operai e contadini, soprattutto nel settore dello zucchero, del trasporto urbano e del tabacco assieme alla grande massa di disoccupati in tutta l’Isola.
Machado e il suo staff al potere rispose alla marea rivoluzionaria con una repressione più dura.
La produzione dello zucchero avvenne tra l’uno e l’altro sciopero e le fabbriche erano occupate dagli operai, le strade dei villaggi dei dipendenti erano terreno di manifestazioni di massa e di lotta con i lavoratori che si scontravano con la forza pubblica e non s’interrompevano le manifestazioni dei comitati unitari di sciopero.
Nella provincia di Las Villas d’allora s’organizzarono gruppi di uomini armati. In oriente Antonio Guiteras che stendeva la sua rete in tutta l’Isola e continuava ad affrontare la dittatura, organizzò un piano che prevedeva l’assalto della Caserma Moncada a Santiago di Cuba, famosa anni dopo per un altro attacco su iniziativa di Fidel Castro, il 26 luglio del 1953.
I rivoluzionari si sollevarono a San Luís, cercando rifugio sulle montagne dove stavano preparando un altro attacco, questa volta contro la caserma di Bayamo.
La povertà cominciava anche ad entrare nella residenze delle case e dei palazzetti delle famiglie ex ricche dell’Avana. Cuba era uno dei paesi più danneggiati dalla repressione originata dal crac economico nordamericano del 1929.
La dipendenza da un solo prodotto, lo zucchero e un solo mercato, gli Stati Uniti, al quale si vendeva l’80% della produzione esportabile rese peggiore la sofferenza per la crisi.
Il prezzo dello zucchero scese da 2,18 centesimi di dollaro a libbra, ed era già basso, a 0,52 centesimi e le vendite scesero al oro volta del 50% come conseguenza della crisi degli aumenti delle imposte doganali decretate da Washington.
Accade lo stesso con il tabacco che vide le vendite ridotte d’un terzo rispetto al 1903. Lo sciopero generale organizzato dal Partito Comunista e altre organizzazioni era un avviso che la caldaia cubana stava per esplodere e il presidente degli USA Franklyn Delano Roosevelt, nel 1933, inviò a Cuba il vice segretario per gli affari latino americani, Benjamín Sumner Welles, suo amico personale.
Il nuovo ambasciatore aveva l’istruzione di evitare una rivoluzione ostile agli interessi dell’amministrazione nordamericana.
Nella sua gestione avrebbe permesso a Machado di restare alla presidenza sino al 20 maggio del 1935, data in cui terminava il periodo della sua “elezione personale” del 1928.
I politici tradizionali corsero ad appoggiare il mediatore e il suo operato e accettarono di prendere parte alle operazioni.
Il direttorio studentesco universitario e il Partito Comunista con i seguaci di Guiteras smascherarono l’ingerenza straniera e denunciarono le mete imperialiste che perseguiva e stimolarono la lotta rivoluzionaria.
Il 12 agosto del 1933 Gerardo Machado, respinto dalle azioni di gran parte del popolo cubano, fuggì nelle Bahamas, accompagnato dai suoi collaboratori; il giorno prima l’alto comando dell’esercito, così fedele sino a poco prima, aveva ritirato il suo appoggio al tiranno ordinandogli di abbandonare il paese.
Welles non riuscì a far accettare come presidente il generale machadista Alberto Herrera e venne accettata con vari consensi la designazione di Carlos Manuel de Céspedes, figlio del Padre della Patria e protagonista del primo Grido d’Indipendenza del 10 ottobre del 1868.
L’ambasciatore Welles fece sì che il figlio del degno patriota diventasse un nuovo burattino dell’amministrazione nordamericana, la cui garanzia era rappresentata dalla navi da guerra della Marina USA, ancorate nel porto dell’Avana per intimidire la popolazione ed evitare azioni rivoluzionarie contro l’ordine costituito.
Il governo impopolare durò solo 22 giorni e terminò il 4 settembre del 1933, poichè l’agitazione popolare si estese nelle fila dell’esercito che non poteva restare immune alle nuove idee di lotta, dove i membri si dividevano aderendo a vari gruppi nei partiti dell’opposizione o di destra.
Lo scontento esistente nell’esercito per la paga molto bassa che era di 24 pesos al mese, il pessimo stato degli accampamenti, le uniformi insufficienti come le scarpe per le truppe e il compimento lento d’una legge del 1923 che dava ai sergenti l’opportunità di poter diventare ufficiali, l’arroganza dei comandanti, il razzismo contro i negri, le ambizioni per occupare posti di comando e il pericolo per molti di restare al di fuori dell’esercito se s’effettuava una prevista depurazione, furono alcune delle cause che provocarono la tormenta del 4 settembre del 1933, nonostante il controllo esercitato dall’amministrazione di Welles che condusse alla destituzione di De Céspedes.
La cospirazione militare la iniziò il Sergente Rodríguez che comandava una compagnia ed era anche il presidente del Club degli Arruolati e che nella mattina del 4 settembre fece un proclama dall’accampamento Columbia.
Il golpe fu incruento e ottenne l’immediata adesione dei sergenti, delle truppe e dei soldati di tutte le guarnigioni dove i più qualificati, anche se caporali o sottufficiali presero il comando auto graduandosi per imporre convenientemente l’ordine. Tutti i capi dell’esercito e della marina furono sospesi dall’incarico provvisoriamente.
Pablo Rodríguez divenuto ufficiale andò a Matanzas per controllare la caserma Goicuria, mentre altri sergenti andarono a Pinar del Río per fare lo stesso in altre caserme.
Fulgencio Batista approfittò che Rodríguez era a Matanzas e avvalendosi dell’astuzia che lo caratterizzava si elesse capo del comando e realizzò una veloce carriera militare diventando generale.
Il golpe del 4 settembre del 1933 produsse un cambiamento non solo nell’esercito e nelle sue strutture tradizionali, ma anche nella situazione politica nazionale.
Il 5 settembre si pubblicò con data dello stesso mese il proclama per il popolo di Cuba firmato da 15 civili e un solo militare, Fulgencio Batista Zaldivar. La sua firma fu la sola che accompagnò con il titolo di “sergente in capo” di tutte le forze armate della Repubblica.
Il documento stipulava la convocazione di un’assemblea costituente e tra l’altro annunciava che il gruppo rivoluzionario di Cuba si era fatto carico del potere come governo provvisorio rivoluzionario.
Il gruppo rivoluzionario accordò di porre in pratica la forma collegiale di governi per cui dispose la creazione della commissione dirigente composta da cinque membri.
Ognuno dei cinque integranti della Pentarchia, come veniva chiamata, assunse la direzione di vari settori dell’amministrazione.
La Pentarchia si disintegrò il 10 settembre dopo una durata di 5 giorni; nei primi momenti uno dei suoi membri Sergio Caribó, giornalista di professione che orientava le segreterie (i ministeri) del governo, la guerra e la marina senza consultare nessun autorizzato si affiancò a Fulgencio Batista che a sua volta si era auto proclamato capo dell’esercito.
Il governo dei cento giorni sorse come un ostacolo imprevisto al conseguimento degli obiettivi della missione di Welles a Cuba, accettato però da alte istanze nordamericane come un male minore.
Quando l’inviato degli USA credeva prossima la realizzazione di tutte sue mete il golpe del 4 settembre del 1933 fece cadere il governo impopolare.
Di fronte alla nuova situazione Washington si dispose ad eliminare immediatamente coloro che volevano frapporsi sul loro cammino, per promuovere un nuovo governo marionetta e materializzare le istruzioni che Welles aveva ricevuto nel maggio del 1933.
La linea nordamericana si tradusse nel non riconoscimento diplomatico dei cento giorni e nell’invio a Cuba d’una poderosa flotta che giunse a contare 29 navi da guerra per fare pressione sul regime, allontanare l’opposizione e rafforzare la posizione di Welles con l’appoggio a tutta la cospirazione di destra e alla gestazione, lo sviluppo e l’esecuzione di una caserma reazionaria con il recentemente nominato “il suo uomo forte a Cuba: Fulgencio Batista”.
Dissolta la Pentarchia il 10 per accordo del gruppo, ossia della Giunta Rivoluzionaria di Columbia, fu nominato il Dott. Ramón Grau San Martin presidente della Repubblica e quello stesso giorno egli prese possesso e designò il suo staff che comprendeva tra gli altri Antonio Guiteras come titolare del Governo.
Guiteras fu promotore di decreti legge rivoluzionari la cui vigenza segnò l’inizio dei cambiamenti nella società cubana e questo preoccupò l’oligarchia di Washington che inviò l’ambasciatore Caffery al posto di Welles.
Il 15 gennaio del 1934 una giunta militare presieduta da Batista comandava la sostituzione di Grau San Martin che era accettata da tutti e si dissolse il governo dei cento giorni.
Per un giorno lo sostituì Carlos Hevia e una settimana dopo il nuovo “uomo forte” degli USA impose il colonnello Carlos Mendieta.
Iniziava una nuove era della dittatura militare imposta da Washington attraverso il sergente che si era impadronito del movimento, il 4 di settembre.
La rivoluzione del ‘33 fu però inarrestabile come ha segnalato Raúl Roa, uno dei suoi protagonisti, ministro degli esteri e della dignità del governo rivoluzionario, e fece divenire realtà tutte le aspirazioni frustrate. |