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Il Vertice delle Americhe
verso il fallimento
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Lunedi 7 Novembre 2005 - 13:22
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Cristiano Tinazzi
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Come preannunciato nei giorni
scorsi l’accordo sull’Alca è sfumato ancora prima della sua discussione. Un duro
affondo per chi, come gli Stati Uniti, aveva pensato di portare a casa la firma
del trattato. Ora si mettono le mani avanti e si cerca di parare le falle di un
vertice che va in salita e che, per come stanno andando le cose, è destinato al
fallimento, subissato, oltre che dalle incomprensioni verificatesi nella
discussione del trattato sul libero commercio, anche dall’imponente
contromanifestazione capeggiata da Maradona e Ugo Chávez.
L’area di libero commercio americana (Alca) non è “la questione più importante”
del Quarto vertice delle Americhe, ha detto il segretario generale dell’Oea
(Organizzazione degli stati americani) José Miguel Insulza al quotidiano
brasiliano ‘O Globo’, cercando di minimizzare le divergenze sorte. “L’Alca
dipende da una serie di decisioni che debbono essere adottate da ciascun Paese,
ha detto Insulza. “Non è qui che i Paesi decideranno le misure di politica dei
sussidi agricoli. L’Alca - ha sottolineato l’ex ministro degli Esteri cileno -
non è l’argomento più importante del vertice”. Insulza mente sapendo di mentire:
la firma del trattato sull’Alca era uno degli argomenti principali, se non il
più importante di questo vertice.
Bush intanto si è incontrato prima dell’inizio del vertice con il presidente
argentino Nestor Kirchner. A conclusione dell’incontro, durato poco meno di
un’ora, Bush ha lodato i passi in avanti di Buenos Aires in materia economica e
ha prospettato che nelle negoziazioni tra Argentina e Fondo Monetario
Internazionale “le regole non siano cambiate” a tutela degli i investitori. Gli
Stati Uniti, ha ricordato Bush, “hanno aiutato l’Argentina all’inizio e ora
credo che il Paese si possa difendere davanti al FMI con una mano molto ferma”.
Il governo argentino ondeggia tra posizioni vicine al peronismo ‘puro’, sociale,
e quelle legate al dialogo con il FMI, dettate da una ferrea logica liberista.
Sono poi sorte grosse incomprensioni tra il presidente argentino e il suo
omologo messicano Vincente Fox. Fox aveva infatti proposto che l’area di libero
commercio delle Americhe fosse ristretta solo ai 29 Paesi che la appoggiano,
lasciando fuori le nazioni che si oppongono (tra le quali il Venezuela).
Kirchner ha poi sospeso, per il momento, l’incontro bilaterale con Fox.
Fuori è tutta un’altra festa: decine di migliaia di persone (si parla di
trentamila) hanno infatti partecipato alla manifestazione anti-bush di Buenos
Aires, ma in tutto il Paese sono centinaia le manifestazioni di protesta contro
la presenza del presidente americano nel Paese: manifestazioni sono state
infatti organizzate a Buenos Aires e in altre 200 città argentine. Un gruppo di
piqueteros ha tentato di forzare il blocco della polizia davanti alla sede della
rappresentanza diplomatica americana, ma è stato respinto; gli aderenti alla
‘Centrale dei Lavoratori Argentini’ (CTA) sono in sciopero e negli ospedali
mantengono i servizi minimi di pronto soccorso e urgenza. Ed è partito pure il
treno antimperialista di Maradona, che è stato salutato alla sua partenza da
Buenos Aires, da centinaia di persone: “Per me è un orgoglio - ha dichiarato
Maradona prima di partire - poter essere in questo treno per ripudiare questa
spazzatura umana che è Bush”. Maradona ha anche chiarito che lui e i
manifestanti del treno vanno a Mar del Plata “per la dignità. Non andiamo per la
violenza - ha spiegato - ma per difendere quello che è nostro”. Maradona
indossava anche una maglietta con la scritta Stop-Bush. Alla manifestazione di
Mar del Plata partecipano associazioni antimperialiste, indigene del Sudamerica,
sindacali e di difesa dei diritti umani (come le Madres di Plaza de Mayo). Il
presidente Chávez, la voce di dissenso presente all’interno del vertice e
portavoce delle richieste delle decine di migliaia di persone del controvertice,
è arrivato nello stadio di Mar del Plata. Per rimarcare la sua posizione di
outsider, Chávez non ha voluto alloggiare all’interno della fascia di sicurezza
preposta dai servizi di sorveglianza per impedire l’accesso dei manifestanti.
“L’Alca è morto e noi andiamo a sotterrarlo”, ha detto ai giornalisti. Il
presidente del Venezuela poi, davanti alla folla radunatasi allo stadio
‘Mundialito’ ha urlato: “Tra le tante cose che ognuno di noi deve portarsi
dietro c’è una pala, perchè qui a Mar de la Plata c’è la tomba dell’Alca... ALCA,
ALCA, al carajo (a quel paese...Ndr). Chi lo ha sotterrato? I popoli
dell’America”. Subito dopo queste parole si è levata un’ovazione dallo stadio.
Chávez aveva anche detto nei giorni scorsi che non escludeva di interrompere
Bush durante il suo discorso al Vertice. Il presidente americano, in risposta,
ha promesso di essere “educato” qualora dovesse incrociare il suo omologo
venezuelano. “Sarò educato. E’ quello che gli americani vogliono che il loro
presidente faccia”. Da un bambino educato non si potrebbe chiedere di meglio. |