I sindacalisti esigono che l’educazione
venga esclusa dal libero commercio |
Mar del Plata, Argentina, 3 nov. (PL). – I sindacalisti riuniti nel III Summit dei Popoli hanno chiesto ai governi dell’America Latina di escludere l’educazione dai trattati di libero commercio promossi dagli USA.
Il segretario generale della Confederazione dei Lavoratori dell’Educazione della Repubblica Argentina (CTERA), Hugo Yasky, ha manifestato l’opposizione delle centrali internazionali docenti all’utilizzo dell’educazione come risorsa mercantile. "L’educazione non è una merce che debba servire ad arricchire le imprese. Gli allievi non sono prodotti e i lavoratori del settore non sono semplici dispensatori di servizi", ha detto Yasky nella chiusura del Foro Continentale sull’educazione.
Le deliberazioni sono cominciate mercoledì sotto la direzione del presidente dell’Internacionale dell’Educazione, Thulas Nxesi, organizzazione con 30 milioni di affiliati nel mondo. I sindacalisti riuniti hanno lanciato le rivendicazioni di un budget del 7% per la sfera educativa e di 11 anni di scolarità obbligatoria per tutti i bambini del mondo. "Rifiutiamo la massima secondo la quale il successo della maggioranza è sinonimo di mediocrità e sosteniamo che non ci può essere educazione di qualità senza l’eliminazione delle disuguaglianze", ha sottolineato il documento del foro.
In un sentito discorso il sudafricano Nxesi ha sottolineato il ruolo dei movimenti internazionali che resistono alle politiche neoliberiste e lottano per il ristabilimento della pace nel pianeta. Ha chiamato a dire no alla xenofobia e all’odio contro le persone, al militarismo e a tutte le forme di terrorismo che vedono il loro brodo di coltura nella povertà e disperazione.
Tra i partecipanti si sono distinti il leader del sindacato degli insegnanti del Nicaragua José Zepeda, l’ex presidentessa della CTERA Marta Maffei e il segretario generale della Centrale dei Lavoratori di Cuba Pedro Ross, questi due ultimi i più applauditi.
La Maffei ha incoraggiato a impedire l’avanzamento nel continente dell’utilizzo dell’educazione come merce e strumento di condizionamento. "Siamo un paese del Terzo Mondo che non ha oro né petrolio, ma che privilegia l’investimento di soldi nel capitale umano, cioè nell’educazione come unico strumento contro la disuguaglianza e a favore dello sviluppo", ha segnalato Ross.