GLOBALIZZAZIONE E PROBLEMI DELLO SVILUPPO
L’ALBA come percorso
Ha detto l’economista cubano Osvaldo Martínez ed ha avvertito che l’ALCA è stata frenata ma non sconfitta
JOAQUÍN RIVERY TUR e JOSÉ A. DE LA OSA 9 febbraio 2005
“L’integrazione dell’America Latina su basi neoliberiste ha fallito, perché è stata concepita solo come commercio, disprezzando i mercati nazionali e senza affrontare le fondamentali problematiche sociali”, ha sottolineato l’economista cubano Osvaldo Martínez ed ha detto che abbiamo di fronte un percorso oscuro che è l’ALCA, il cui significato fondamentale è l’annessione ed una variante luminosa che è l’ALBA (Alternativa Bolivariana per le Americhe).
Dilungandosi sul tema, il Presidente del Comitato Organizzatore dell’Incontro Internazionale degli Economisti sulla Globalizzazione ed i Problemi dello Sviluppo, che si sta svolgendo nel Palazzo delle Convenzioni, ha segnalato che è impossibile l’integrazione in un processo diretto da oligarchie motivate dal profitto e subordinate agli USA.
Gli stati, con le privatizzazioni, sono stati spogliati dal neoliberismo delle funzioni di fiscalizzazione e controllo e, inoltre, è mancata loro una concezione ed una pratica di integrazione energetica in mano ai latinoamericani e non agli stranieri.
“I tentativi di integrazione”, ha affermato, “non si sono basati su una solidale e genuina collaborazione”.
“O l’America Latina porta avanti essa stessa la sua integrazione o diventerà un’appendice del Nord. E qui è dove nasce l’ALBA”, ha detto.
Ha messo in risalto l’accordo tra Cuba e Venezuela, primo passo di questa alternativa in costruzione che apre un percorso possibile ed ha precisato che sono stati compiuti altri passi in questa direzione, citando ‘Telesur’.
Durante la riunione plenaria di martedì Allan Wagner, segretario della Comunità Andina delle Nazioni, è intervenuto sull’Integrazione per lo sviluppo nella globalizzazione, un tema spinoso se si tiene conto che la globalizzazione attuale è neoliberista. Si è concentrato, come era logico, sull’integrazione commerciale del blocco subregionale, nato 35 anni fa, periodo nel quale la sua partecipazione al commercio mondiale è scesa dal 4% all’1%.
Il brasiliano Nildo Uriques ha esposto l’attuale situazione migratoria (che ha definito “dei nuovi schiavi”), la xenofobia crescente nei paesi sviluppati e l’importanza delle rimesse ai luoghi d’origine da parte degli emigrati, che nel 2002 sono state di 93 miliardi di dollari (secondo il FMI), con l’America Latina come regione dal più alto tasso di crescita (12,4%). Questi dati dimostrano che il neoliberismo e la povertà stanno espellendo masse di cittadini verso il cosiddetto Primo Mondo.
Il boliviano Osvaldo Rosales ha enfatizzato che dal suo paese sono emigrate un milione di persone, ma si è anche interrogato su quale destino attenderebbe la nazione dell’Altipiano se Ecuador, Perù e Colombia firmassero un trattato di libero commercio con gli Stati Uniti.
“Consideriamo l’ALBA come il potere esercitato dalle grandi masse”, ha detto Judith Valencia, dell’Università Centrale del Venezuela, per spiegare il nuovo concetto di integrazione proposto dal presidente Hugo Chávez, intervenendo nella conferenza ‘Dalla resistenza alla proposta’.
L’argentino Julio Gambina ha sottolineato che l’unica integrazione portata avanti finora è stata quella subordinata agli Stati Uniti ed al neoliberismo e che l’America Latina ha bisogno di un’integrazione nel socialismo.
José Elías Dutra, dell’ urugayana Università della Repubblica, ha affermato che il nuovo Governo di sinistra che si insedierà prossimamente nel suo paese è portatore di concezioni opposte a quelle neoliberiste dell’Attuale Amministrazione, ma la sua capacità di imporre cambiamenti è limitata, tra l’altro, dai rapporti di forza nel Congresso.
“Inoltre”, ha sottolineato, “nonostante il nuovo Governo si proponga una ristrutturazione economica, dovrà affrontare il pesante fardello del debito pubblico lasciata in eredità al paese dalla squadra del presidente Jorge Battle, allineatissimo con Washington”.
Sono stati questi i principali interventi sul tema dei tentativi
di integrazione latinoamericana e della strategia statunitense. Ha concluso il
professor Jaime Estay, della Benemerita Università di Puebla, con una relazione
sulle strategie annessioniste di Washington con l’ALCA ed i TLC bilaterali.