Discorso dell’Ecc.mo Sig. Felipe Pérez Roque, Ministro degli Esteri della REPUBBLICA DI CUBA, nella sessione speciale per il 60º anniversario dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Agricoltura e l’Alimentazione
Eccellenze,
Voglio ringraziarvi, in nome della Repubblica di Cuba, dell’opportunità di partecipare a quest’importante celebrazione e ci tengo anche ad esprimere il nostro sincero riconoscimento all’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Agricoltura e l’Alimentazione, il cui 60º anniversario commemoriamo oggi.
Dalla sua costituzione, nel 1945, la FAO non ha rinunciato ai propri impegni di promuovere la sicurezza alimentaria per tutti e la cooperazione internazionale per risolvere gli urgenti problemi dell’agricoltura e dell’alimentazione, al tempo stesso che offre e coordina l’assistenza internazionale d’incalcolabile valore per lo sviluppo agricolo del Terzo Mondo.
Se oggi la situazione dell’agricoltura e dell’alimentazione in parte importante del pianeta, nella quale vivono miliardi di persone, continua ad essere critica, non dobbiamo attribuire la colpa alla FAO, bensì all’ingiusto ordine internazionale che è stato imposto al mondo, con la sua scia d’egoismo, indifferenza, mancanza di sensibilità, brama di dominazione e di ricchezze anche ai danni della salute e della vita di intere popolazioni, e alle enormi distorsioni che esistono e si moltiplicano nell’ambito del commercio agricola.
Il mondo ha risorse e potenziale tecnologico e umano per ridurre drammaticamente la fame, come hanno convenuto i leader mondiali al Vertice Mondiale dell’Alimentazione nel 1996.
Tuttavia, quasi 10 anni dopo, più di 852 milioni di persone al mondo soffrono la fame, tra cui 300 milioni di bambini; circa 2 miliardi di persone hanno deficienze croniche nutrizionali; ogni 4 secondi una persona muore di fame, la maggior parte sono bambini minore di cinque anni; e quasi la terza parte dei bambini del Terzo Mondo soffrono ritardo nella crescita e hanno altezza e peso inferiori a quelli normali a causa della denutrizione.
Cresce la disuguaglianza. Mentre nei paesi sviluppati meno del 5% dei bambini minori di cinque anni soffre di malnutrizione, nelle nazioni sottosviluppate la proporzione si eleva al 50%. La stessa FAO ha calcolato che un bambino in un paese industrializzato consumerà durante tutta la sua vita ciò che consumano 50 bambini in un paese del Terzo Mondo.
Ma questa situazione alimentaria è solo parte di un panorama più amplio e drammatico, in cui l’abisso tra ricchi e poveri raggiunge dimensioni vergognose.
Nel 1960, l’entrata media dei 20 paesi più ricchi del pianeta era di 37 volte superiore a quella dei 20 paesi più poveri. Oggi è di 74 volte maggiore. Ora, l’1% più ricco della popolazione mondiale riceve tante entrate quante il 57% più povero.
Questa drammatica situazione contrasta con le allucinanti cifre che il mondo spende ogni anno in armamenti, più di un trilione di dollari, la metà di essi soltanto negli Stati Uniti.
Con le risorse che oggi sono destinate ad armamenti si potrebbe alimentare per un anno gli 852 milioni di persone che al mondo patiscono la fame o si potrebbe fornire medicamenti antiretrovirali durante 40 anni ai 30 milioni di persone affette dall’epidemia HIV/AIDS.
Il Vertice del Millennio, la cui valutazione è stata un assoluto fallimento poche settimane fa a New York, ha approvato tiepide e insufficienti mete di sviluppo, tra cui la riduzione alla metà del numero di affamati al mondo per il 2015.
Secondo calcoli della FAO, se si mantenessero i ritmi odierni, la suddetta meta solo si compierebbe nell’anno 2150 e persino allora resterebbero più di 400 milioni di affamati sulla faccia della Terra.
Quest’aberrante situazione può essere risolta soltanto per la via della cooperazione internazionale, le cui risorse, oltre ad essere insufficienti e ridursi in termini reali, sono sottoposte a condizionamenti discriminatori e, in occasioni offensivi. Nel 2004, i paesi del Nord hanno destinato soltanto lo 0,23% del loro PIL all’Assistenza Ufficiale allo Sviluppo e il più potente di tutti destina soltanto lo 0,11% del proprio PIL.
Se i paesi industrializzati adempissero il loro impegno che risale a 35 anni fa, aumenterebbero il loro Aiuto Ufficiale allo Sviluppo a circa 170 milioni di dollari. Secondo la FAO, per adempiere la meta approvata durante il Vertice del Millennio sarebbero necessari investimenti pubblici pari a 24 miliardi di dollari all’anno.
In ogni modo, l’incremento dell’aiuto non basterebbe se si mantengono i sussidi alle produzioni agricole nei paesi industrializzati, che oggi raggiungono la cifra di 300 miliardi di dollari ogni anno, e rovinano le economie di molti paesi del Terzo Mondo.
Non ci sarà soluzione, mentre gli effetti del debito estero continueranno a colpire le società sottosviluppate. Non ci sarà soluzione se si manterranno le condizioni che nel 2004 costrinsero i paesi del Terzo Mondo a pagare come servizio del debito ben cinque volte ciò che ricevettero come Aiuto Ufficiale allo Sviluppo.
Non si risolverà nemmeno il problema, anzi diventerà più grave, se l’ambiente del pianeta continuerà a rovinarsi, con le inevitabili conseguenze che provoca e provocherà alla produzione di alimenti e all’agricoltura in generale, soprattutto nel Terzo Mondo.
Un trilione di dollari è sprecato ogni anno in pubblicità commerciale, mentre viene stimolato il consumismo sfrenato e irrazionale, irraggiungibile per tre quarti della popolazione del pianeta, e insostenibile di fronte all’inesorabile esaurimento delle risorse naturali.
Queste pratiche consumistiche del Nord opulento e sprecone distruggono progressivamente il nostro ambiente, avvelenano le acque, inquinano i mari, provocano la deforestazione, distruggono la diversità biologica e sottopongono il nostro pianeta al pericolo di perire per gli eccessi della specie umana.
Signor Presidente,
Cuba, un paese piccolo e povero, che è stato sottomesso durante 45 anni al blocco più brutale e spietato che abbia mai sofferto alcuna nazione, si sforza di assicurare al proprio popolo i diritti che la FAO difende.
La percentuale di bambini minori di cinque anni con peso insufficiente moderato e severo rispetto all’età è solo del 2%, cifra tra le più basse del Terzo Mondo, secondo il Rapporto di Sviluppo Umano 2004 del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo. Il tasso di mortalità infantile di 5,8 su ogni mille nati vivi nel 2004 e la prospettiva di vita di 77 anni ci dimostra che seguiamo il cammino corretto.
Signor Presidente,
Per finire, voglio anche riconoscere l’eccellente lavoro svolto dal Direttore Generale, l’ecc.mo sig. Jacques Diouf, chi con impegno personale, talento e dedizione ha portato l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Agricoltura e l’Alimentazione a un nuovo stadio di sviluppo e a una cabale comprensione dei problemi che affronta il mondo, delle loro cause e conseguenze.
Grazie
Intervento del Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela Hugo Chávez Frías, in occasione della celebrazione del 60 anniversario dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura
Roma - lunedì 17 ottobre 25
Signor Direttore Generale e amico,
signori capi di stato e di Governo,
eccellenze
voglio iniziare il mio intervento ricordando, già Lula lo ha ricordato nelle sue
straordinarie parole, Josué de Castro, un eminente brasiliano che ha presieduto
la FAO dal 1951 al 1955, estraggo da questo libro senza eguali e non ancora
superato che si chiama “Geografia della fame”, del 1946, alcune parole che
sembrano essere state scritte ieri sera perché la realtà che descrivono è quella
del Brasile, ma è anche la realtà di qualsiasi parse del sud, lo scrisse per il
mondo del Sud e anche per il mondo del Nord, per riflettere e per agire.
Cito Josué de Castro:”La fame è l'espressione -più oscura e tragica- del
sottosviluppo economico, una espressione che scomparirà con esso, e il
pauperismo generale che determina. I poteri pubblici devono condizionare lo
sviluppo e orientarlo verso obiettivi ben definiti, il primo dei quali deve
essere l'emancipazione alimentaria della popolazione, deve anche dirigere la
nostra economia anteponendo a tutto il benestare sociale della collettività”.
Fine della citazione.
Approfitto della citazione di Josué de Castro e della ispirazione che ci muove
per complimentarmi con il compagno presidente Luiz Inácio Lula de Silva e con il
popolo del Brasile per questa meritata medaglia, il premio per il suo lavoro che
trascende Brasile e ci riguarda tutti nell'America del Sud, nell'america Latina
e nel Caribe. Ricordo, Lula, il tuo discorso del primo gennaio, era l'anno 2003,
a Brasilia, hai detto che saresti stato felice il giorno in cui tutti i
brasiliani potessero fare colazione, pranzare e cenare: so che ce la farai e so
che ce la faremo; ci costi quel che ci costi.
Sotto la egida della globalizzazione neo-liberale, del colonialismo globale,
cresce solamente lo sviluppo economico e ciò determina la nostra incapacità di
risolvere il problema della fame, solo rompendo questa logica di dominazione
potremo trovare questa musica di Josué de Castro.
In verità questo è un problema politico, senza l'intervento dei poteri pubblici,
della politica, sarebbe poco meno che impossibile. L'emancipazione alimentaria e
il benestare sociale collettivo dipendono dalla nostra capacità di definire una
via propria, radicalmente diversa.
Dal Venezuela diciamo a questo modello economico oggi dominante nel mondo,
inserito nel modello imperante, che è praticamente impossibile raggiungere
questa meta, certamente è un grande problema politico, signor Direttore
Generale, eccellenze e amici.
Il cammino percorso della FAO in questi 60 anni è stato difficile e scandaloso e
la valorizzazione che oggi possiamo fare è molto distante dell'obiettivo
originale: espandere l'economia mondiale e liberare l'umanità dalla fame. Mi
raccontava Jaques Diouf alla mia domanda di quale fosse il presupposto della
FAO, e si noti come sia un assunto politico, di decisione politica. La FAO, fra
presupposto ordinario e donazioni volontarie, non raggiunge un miliardo di
dollari, nemmeno 900 milioni, mentre i sussidi che i paesi sviluppati danno alla
produzione agricola interna sono oltre i mille milioni al giorno, per farci
un'idea del paragone; si investe di più in un giorno in sussidi di quanto
investa la FAO in un anno.
O per fare un paragono con altre cifre: in America Latina e nei Caraibi, sia per
quest'anno che per il prossimo, abbiamo già pagato il debito estero due volte
rispetto al suo ammontare originario, trasferendo al nord sviluppato cifre nette
che oltrepassano i 170 miliardi di dollari, all'anno; o per presentare un'altra
termine di paragone, a Washington hanno appena annunciato il presupposto di
difesa e di spese militare degli USA, circa 500 miliardi di dollari, che
basterebbero per finanziare la FAO per i prossimi 500 anni.
Solo per farci una idea della grandezza del problema e a ciò a cui si riferiva
con magistrale precisazione il compagno Presidente Lula de Silva, è un problema
politico globale.
Appena un mese commemorando le sei decadi delle Nazioni Unite e analizzando le
modestissime mete che erano state prefisse un lustro prima nell'Incontro del
Millennio, fu duro riconoscere che non si potranno raggiungere nei tempi
previsti; ho detto quindi che l'obiettivo di dimezzare gli oltre 800 milioni di
affamati al mondo entro il 2015 con il ritmo attuale sarebbe possibile fra 200
anni, sempre e quando la specie umana possa sopravvivere alla distruzione che
minaccia il medio ambiente.
Di sicuro tutti noi sappiamo che il numero di affamati e di poveri continua a
crescere e nessuno dei qui presenti, per ottimista che sia, potrà assicurare
oggi che l'umanità sopravvivrà a questa tragedia. Voglio approfittare di questo
invito, e vi ringrazio, per insistere in questo tema, la sopravvivenza della
specie umana è in pericolo, non si tratta di teorie scientifiche strappate ai
capelli, stiamo assistendo a effetti nel mondiali disastrosi, allarmanti.
Noam Chomsky poco tempo fa ha scritto un libro nuovo, una nuova tesi brillante-
come tutte secondo me scritte da questo bravo filosofo e intellettuale
statunitense- ed il titolo, solo il titolo riflette il tremendo dilemma,
Egemonia o sopravvivenza. Riscaldamento globale, ditemi se gli uragani che
stanno frustando i Caraibi, uragani diabolici dalla forza di cento, di mille
bombe atomiche, prodotto di cosa?? il riscaldamento delle acque dei Caraibi e
dell'oceano, i mari del nord si stanno sciogliendo, guardiamo le foto in
internet di come l'oceano Artico si sta rompendo in pezzi, blocchi giganteschi
di ghiaccio che per secoli sono rimasti solidi e compatti, il pianeta si sta
riscaldando troppo, nella luna mi sembra che trovarono residui di acqua, di
vapore acqueo, ci sarà stata vita sulla Luna?, ah,no scusate su Marte. Perché
no?, se la mano di Dio è tanto grande. Però magari su Marte hanno seguito le
direttive di qualche Fondo Monetario marziano e terminò la vita su questo
pianeta.
Signori, stiamo uccidendo il pianeta. Il modello di civilizzazione che si vuole
imporre è contrario ala legge di Dio, incluso, e inoltre ci si vuole imporre con
invasione, con minacce, sfiorando la violenza. Io accuso qui l'impero nord
americano di essere la prima minaccia per il mondo e per la sua sopravvivenza.
È una vera minaccia per la vita del pianeta, chiediamo a Dio che ci dia la luce,
la volontà e il coraggio per salvare non solo le nostre vita, ma anche quelle
delle future generazioni, nei secoli a venire.
“ Simile panorama- continuo a leggere- risulta particolarmente lacerante e
inspiegabile quando si sono compiuti progressi scientifici e tecnici, che se
utilizzati in modo razionale e giusto, avrebbero potuto sradicare totalmente la
fame e la povertà, potrebbero impedire che 11 milioni di bambini muoiano ogni
anno a causa di malattie che si possono prevenire e curare. Ancora nel ventesimo
secolo con il progresso tecnologico e scientifico si poteva alfabetizzare gli
876 milioni di persone che oggi non sanno leggere e scrivere, e assicurare
l'insegnamento, almeno basico, ai 114 milioni di bambini che oggi non lo
ricevono.
È un vero schiaffo per il genere umano e la peggior espressione delle barbarie
dell'ordine mondiale attuale che ogni notte 300 milioni di bambini vadano aletto
affamati e ogni 3,6 secondi, secondo le statistiche, qualcuno da qualche parte
muoia perché gli manca un pezzo di pane e che annualmente 6 milioni di bambini
muoiano prima di compiere 5 anni per denutrizione.
Dove vogliono portare i nostri popoli?? a affondare sempre più nello
sfruttamento e nella povertà. L'agricoltura continua ad essere un settore
strategico in quasi tutti i paesi perché da lavoro, da alimenti ed è una fonte
per le divise. Senza dubbio il ritmo di crescita della produzione agricola
mondiale diminuisce sostanzialmente dagli anni 60 e la FAO ci informa che questo
diminuzione continuerà per lo meno fino al 2010, mentre la popolazione non
smette di crescere e nei paesi più poveri riproduciamo la stessa situazione in
scala molto più ampia.
Milioni di famiglie di contadini sono state private della terra, il loro mezzo
fondamentale di produzione, lasciando i produttori agricoli emarginati e senza
speranza e non si stimola la produzione nazionale ne il commercio di prodotti
agricoli. Invece si ha intronizzato il dominio delle multinazionali agro
alimentari, i sussidi alla produzione e commercio nei paesi sottosviluppati,
l'ingiusta distribuzione della terra, i termini di intercambio sfavorevoli e gli
elevati dazi sulle produzioni provenienti dai paesi sottosviluppati...”
Mi diceva un attimo fa il capo di un governo caraibico che la loro produzione di
banane, per il lavoro della gente, gli procurava entrate annuale di circa 120,
150 milioni di dollari fino a pochi anni fa. Adesso, grazie alle decisioni dell'OMC,
meccanismi dell'imperialismo per assicurare il dominio dei potenti come il Fondo
Monetario Internazionale e molte altre istituzioni che bisognerebbe smantellare
e rifare di nuovo se vogliamo salvare molte vite. La OMC prese le sue decisioni
e questo paese ora no riceve più entrate di 120, 150 milioni per le sue banane,
perché non ha a chi venderle, ora riceve 10 milioni di dollari e ciò che è
cresciuto è la fame, la miseria, la povertà e la morte nei paesi del terzo mondo
soprattutto.
“dovuto al protezionismo e ai sussidi all'agricoltura, le nazioni
sottosviluppate perdono ogni anno 24 miliardi di dollari, simultaneamente,
questa stessa politica protezionista applicata al resto dei settori del
commercio mondiale, causa al terzo mondo perdite per un valore di 100 miliardi
di dollari all'anno...” Questo è il sistema economico capitalista, imperialista
ed egemonico. Questo è il sistema che dal Venezuela invochiamo che si smantelli
se veramente vogliamo farla finita con la fame e la miseria. Questa cifra di 100
miliardi di dollari che noi paesi del terzo mondo perdiamo nei sussidi e nella
politica protezionista, è il doppio di quanto si riceva come aiuta ufficiale
allo sviluppo.
L'inquinamento medio ambientale e il cambio climatico, responsabilità storica
dei paesi ricchi, distrugge la natura e diminuisce la capacità produttiva della
terra. Due miliardi di ettari sono stati rovinati dalla erosione, il mondo si
desertifica, ci sono piogge più intense, siccità più lunghe e cicloni più
violenti che erano pochi frequenti 20 anni fa. Senza dubbio il paese del mondo
che più inquina, che con il 5% della popolazione mondiale, consuma il 25%
dell'energia, dedica oltre 450 miliardi di dollari a far guerre e lanciare
missili in qualsiasi buio angolo della terra, fra le altre spese militari, si
nega a firmare il Protocollo di Kyoto, esempio paradossale che ci offre l'auto
dichiarato simbolo dei diritti umani, della democrazia e delle libertà
individuali.
Eccellenze, signor Direttore Generale, in Venezuela c'è una rivoluzione in
corso, la rivoluzione Bolivariana facendo sforzi, un popolo ha ripreso la sua
antica bandiera antimperialista, anti colonialista e il Governo Bolivariano,
spinto da questo popolo ha dedicato grandi risorse e energie per stimolare la
produzione agricola e migliorare la alimentazione della popolazione più povera.
In questo momento, combattendo contro il latifondo, che nemmeno è un segno del
modello capitalista, no, è precedente al capitalismo, è il feudalesimo. In
America Latina c'è ancora il feudalesimo, proprietà di oltre 100 mila ettari in
mano di una persona o di una famiglia e la maggior parte di queste terre oziose,
senza alcun tipo di produzione, mantengono il mondo contadino nella più assoluta
miseria.
Stiamo portando avanti una rivoluzione per ridistribuire la terra fra i
contadini che non hanno e non hanno avuto un ettaro di terra per seminare e
produrre il proprio sostento familiare. Ed abbiamo prese misure serie che non
preciso in questo momento, per trasformare profondamente le strutture, le
ingiuste strutture della dominazione e del colonialismo, il quale, voi sapete,
ha portato il nostro governo a essere inserito nel cosiddetto “Asse de Male”
dagli Stati Uniti.
Si sono rimessi contro di noi, hanno armato colpi di stato, sabotaggi economici,
terrorismo, e poco tempo fa un alto dignitario di una delle correnti religiose
nordamericane e assessore personale del presidente Bush ha invocato il mio
assassinio, perché sarebbe più economico assassinarmi che intraprendere una
guerra contro il Venezuela. Terrorismo aperto, sfacciato davanti al mondo,
invasione dell'Iraq con la storia delle armi di distruzione di massa che non
sono mai esistite in Iraq, massacri contro un popolo, lo diceva Sua Santità
Giovanni Paolo II - che Dio protegga la sua santa gloria - “Una guerra immorale,
ingiusta e illegale, però continuano a bombardare paesi, distruggono città e il
mondo no può evitarlo, non possiamo evitarlo però almeno, credo, non dobbiamo
rimanere in silenzio perché sarebbe come la morte, rimanere in silenzio davanti
all'oltraggio. Bisogna alzare la voce della dignità dei popoli per chiedere
rispetto alla dignità dei popoli, alla sovranità dei popoli, alla pace, alla
giustizia e alla vita. Basta con l'imperialismo. Basta con gli oltraggi dei
potenti contro i deboli, due mila anni fa, o poco più, venne Cristo- e io come
cristiano, cattolico lo invoco in questa città eterna, per annunciare il regno
di Dio che non è altro se non il regno della uguaglianza e della libertà.
Qualche giorno fa anche il sociologo Jean Siegler, nominato dalle Nazioni Unite
Relatore Speciale sui Diritto alla Alimentazione, presentò il suo informe alla
Commissione dei Diritti Umani nel gennaio del 2002 con dati e conclusioni
contundenti come questa che vi leggerò, affinché vediate che nel mondo ci sono
le risorse, lo avete detto voi tutti, per risolvere questo problema, ma,
insisto, è un problema politico.
Ziegler dice “La fame e la malnutrizione condannano ancora milioni di persone al
sottosviluppo e alla morte... questo massacro silenzioso accade in un mondo che
è più ricco che mai e che produce alimenti più che sufficienti per alimentare la
popolazione mondiale. È intollerabile permettere che ogni sette secondi muoia un
bambino di età inferiore ai 10 anni per fame”. (fine della citazione
dell'informe di J. Ziegler)
è un diritto quello della alimentazione, bisogna avere piena coscienza che è una
battaglia per la sopravvivenza della specie umana e della volontà politica che
propizia strumentalizzare il necessario per coronare la nostra battaglia contro
questi mortali flagelli, l'ideale, se si raggiungesse questa coscienza, sarebbe
attaccare il male dalla sua radice, cambiando l'ordine economico internazionale
vigente, il quale, come ho ricordato lo scorso settembre alle Nazioni Unite, fu
adottato 31 anni fa....
Fu approvato per votazione, inoltre nell'Assemblea Generale ciò che fu chiamato
“Nuovo Ordine Economico Mondiale” e che fu successivamente archiviato. Saremmo
avanzati molto in queste tre decadi se il Nuovo Ordine Economico Internazionale
fosse stato attivato e soprattutto si fossero attivati coloro che hanno il poter
in questo mondo per apportare sforzi, volontà e coscienza per cambiare l'ordine
economico dominante. Invece siamo retrocessi.
Non è il caso di essere pessimisti, dobbiamo essere coscienti, non possiamo
allontanarci dalla realtà, dobbiamo riconoscere una realtà per poterla
trasformarla, per superarla; la conoscenza della realtà, al coscienza, diceva
Victor Hugo nei Miserabili, la coscienza è la somma della scienza, della
conoscenza.
Per questo queste cifre delle Nazioni Unite, degli organismi mondiali seri, sono
tanto importanti per darci maggior coscienza. Possiamo salvare il mondo e la
vita?? io credo di si, sono molto ottimista al rispetto, ogni giorno di più,
ogni giorno uno guarda i giovani, non ho nulla contro noi cinquantenni o
sessantenni con i capelli bianchi,no, solo che questa gioventù che oggi uno si
sente che si alza con qualcosa di strano nello sguardo, con qualcosa di nuovo,
ragione aveva Jean Paul Sartre quando diceva che “Solo la gioventù ha la
passione e la purezza necessaria per fare le rivoluzioni” ed io credo che nel
mondo sia necessaria una gran rivoluzione, lo diceva anche il presidente Duarte,
la prima di queste rivoluzioni è la rivoluzione morale, una nuova etica è
necessaria nel mondo, una nuova morale.
Dal Venezuela ci siamo azzardati a invocare un dibattito sul socialismo per il
ventunesimo secolo e che nessuno si spaventi ...spaventiamoci del capitalismo,
credo, no signori?, che il primo gran capitalista è stato Giuda Iscariota che ha
venduto Cristo per poche monete; il capitalista vende il maestro ,vende sua
madre, la patria per la moneta e credo anche che il primo grande socialista è
stato Cristo. “ amatevi gli uni e gli altri”, siamo tutti uguali, il regno
dell'uguaglianza, della giustizia, solo così ci sarà pace, solo nel cammino del
socialismo, un socialismo fresco, nuovo, dinamico, potrà salvare il pianeta, e
di questo ne sono convinto ogni giorno di più.
Proponiamo una volta ancora la fondazione di un Fondo Umanitario Internazionale,
Lula ha avanzato alcune proposte molto interessanti,e Venezuela modestamente si
mette sempre all'ordine per appoggiare tutti questi sforzi, tutti i piani della
FAO, i programmi che nascono nei paesi dell'America Latina, nel Mercosur, ora
che Venezuela è un membro del Mercosur insieme a Brasile, Paraguay, Uruguay e
Argentina, ci uniremo a questi progetti per cooperare nello sviluppo mondiale,
dei popoli del mondo.
Però fate caso, un Fondo Umanitario, che si possa conformare con una percentuale
di debito estero a cui mi riferivo poco prima, il debito lo abbiamo già pagato.
America Latina ha pagato due volte il bedito originale e oggi abbiamo un debito
cinque volte maggiore, è spaventoso, siamo un'altra volta in debito di 800
miliardi di dollari e ogni anno aumentano di 170, non finiremo mai di pagare,
Fidel Castro disse una volta .” È un debito eterno, no estero”.
Lula ha ragione, è un problema politico, io invoco i governanti dei paesi del
Sud, mettiamoci d'accordo con paesi del Sud e in nome di milioni, in nome di chi
muore di fame, esigiamo al mondo che questo si interrompa ora, ma ognuno di noi
vuole pagare separatamente e cercare qualche vantaggio, quando potremmo fare un
club di debitori, per esempio e presentare al mondo non una moratoria da un
giorno all'altro che sicuramente impatterebbe in molti modi l'economia
mondiale,no; pero potremmo stabilire, Lula, un periodo di grazia, fino a quando
paghiamo lo stesso debito?? e soprattutto ora che gli USA, il regno del dollaro
si debilita economicamente, il deficit fiscale degli Stati Uniti è di circa 500
miliardi di dollari ed il deficit economico 600 miliardi, per questo saranno
obbligati ad aumentare le tasse di interesse del dollaro, alzano le tasse e il
nostro debito aumenta, e quello che paghiamo in 10 anni si accumula in un
istante, che cosa tanto demoniaca!!!
Io dico, è un problema politico? Si che è politico, prendiamo decisioni, ci
invadono a tutti??? bene, questo è un altro problema, mettiamoci d'accordo 20,
30 paesi del sud, dei più indebitati, Venezuela alza la mano, ora la facciamo da
soli.
Ricordo quel governo peruviano che prese una decisione, ti ricordi? Un governo
peruviano più di dieci anni fa, decise di pagare solo una percentuale del suo
PIL, non di più, bene, l'intero mondo è caduto su quel povero presidente e fu
demonizzato. Se si seguono i piani del Fondo Monetario ti applaudono da tutte le
parti, se tu,come Mugabe, dirigi un processo per recuperare le terre per il tuo
popolo sei un demonio, ecco Mugabe: lo demonizzano. Saluti a Mugabe e al popolo
dello Zimbabwe, per la sua lotte per la giustizia, i negri hanno gli stessi
diritti dei bianchi per la terra, il lavoro e la vita.
Il debito esterno, quanto potremmo fare se la percentuale di debito lo
dirigessimo a un Fondo Umanitario per agire rapidamente contro la fame, per
produrre alimenti, per distribuirli ...o una tassa speciale sulle transizioni
finanziarie internazionali, di questo si parla già da qualche anno, pero manca
la volontà di imporlo, una quantità risultante dalla riduzione sostanziale delle
spese multimilionarie militari e dirette in modo preciso a progetti; la FAO, mi
diceva Jacques Diouf, ha centinaia di piccoli progetti, per costruire pozzi,
cercare acqua, per sistemi di irrigazione in Africa, in America latina, nei
Caraibi, in Asia; però non ci sono le risorse per portarli a termine, sistemi di
irrigazione, semi certificati, distribuzione delle terre, crediti, macchine
agricole, quanto potremmo raggiungere in un anno!
Se ci concedessero un periodo di grazia del debito esterno, solamente un anno, o
riducessimo a zero le spese militari, se tutto il mondo dicesse “guarda
quest'anno non si produce nessun fucile, nessuna pallottola e tutto quanto era
previsto per il presupposto militare si investe contro la fame”, bene, solamente
dagli Stati Uniti sarebbero 500 miliardi di dollari, quasi, avremmo una quantità
abbastanza grande, amiche e amici, dobbiamo, possiamo e siamo più che obbligati
davanti al nostro popolo a lottare contro questi flagelli della fame, della
povertà e della miseria, lottiamo con tutte le nostre energie per la
sopravvivenza del mondo in cui viviamo e il progresso e il benestare di tutti i
suoi abitanti, di fronte a tutti i mali che abbiamo vissuto e che viviamo, credo
profondamente nella umanità e nella sua capacità per cambiare la rotta, credo
profondamente nella illuminazione di Dio e nella ispirazione di Cristo
Redentore.
Siamo arrivati a Roma con una stupenda luna piena, siamo arrivati da Santiago de
Compostela, da quella città bella e santa dove si trovano i resti del fratello
Giovanni, dell'apostolo, uno dei prediletti di Cristo, è Santiago. Una bella
luna piena su Roma e siamo andati direttamente a Monte Sacro, qui in collina,
dove esattamente 200 anni fa, è giunto un giovane venezuelano, aveva appena 22
anni, ma si era forgiato nel forno della sofferenza fin da bambino, era rimasto
orfano di padre e di madre e poi vedovo a soli 21 anni, era molto ricco, uno dei
più ricchi dell'America spagnola, ma venne in Europa e si riempì degli invii
rivoluzionari della Francia, che lanciò al monda quei tre raggi che oggi
continuano a illuminare la speranza dei popoli: uguaglianza, libertà,
fraternità. E un giorno arrivò a Roma Simón Bolívar, il Liberatore, non solo del
Venezuela, ma di mezzo continente americano, guida della nostra Rivoluzione,
oggi vivo nel cuore e nell'animo del popolo venezuelano, e qua vicino giurò
davanti a Dio, davanti ai suoi genitori, ai suoi amici presenti, al suo maestro,
giurava non dare riposo al suo braccio e alla sua anima fino a rompere le catene
che opprimevano i venezuelani con la volontà del potere imperiale spagnolo di
allora.
Oggi, permettetemi, ispirato in Bolívar, quello del giuramento di 200 anni fa,
che diede la sua vita per la libertà del Venezuela, moriva per le coste
caraibiche colombiane, senza beni materiali, diede tutto, morì come cristo, e
giunse a dirlo: “Gesú Cristo, Don Chisciotte e io: i tre grandi sciocchi della
storia” però ha lasciato un popolo e una strada, ha lasciato una direzione e un
raggio di luce all'orizzonte.
Il popolo bolivariano di Venezuela saluta questa riunione, saluta la FAO e si
compromette con il mondo per cercare le strade della luce, le strade della
speranza e della vita, come lo ha detto Bolívar, a invoco tutti a non dare
riposo alle nostre braccia, alle nostre anime finche non abbiamo salvato il
futuro dell'umanità, viva la vita! Viva la pace!
Molte grazie a tutti.