Cuba partecipa alla
Conferenza Mondiale contro
le bombe atomiche
Hiroshima, 7 agosto. – Una delegazione cubana, presieduta dal vicepresidente dell’Istituto Cubano d’Amicizia con i Popoli (ICAP), Basilio Gutiérrez, ha partecipato alla Conferenza Mondiale 2005 contro le Bombe Atomiche e all’Idrogeno, coordinata dall’organizzazione pacifista Gensuikyo, che si è svolta dal 2 all’8 agosto nella città di Hiroshima. L’evento è continuato a Nagasaki in occasione della commemorazione del 60° anniversario del bombardamento atomico contro queste due città.
Alla conferenza partecipano più di 10.000 cittadini giapponesi legati al movimento pacifista, nonché quasi 300 stranieri provenienti da 30 paesi, che riflettono, si scambiano opinioni e progettano azioni in funzione della causa dell’eliminazione totale delle armi nucleari.
Nell’Incontro Internazionale della riunione, celebrato tra il 2 ed il 4 agosto, il capo della delegazione cubana, intervenendo nella sessione plenaria, ha richiamato l’attenzione sul carattere criminale e terroristico dei bombardamenti atomici contro Hiroshima e Nagasaki compiuti dal Governo USA. Ha anche lanciato un appello all’unità delle forze progressiste e amanti della pace di tutto il mondo contro la minaccia dell’uso dell’arma nucleare, la guerra, il terrorismo e le doppie morali nella politica internazionale, mettendo in guardia sulla necessità di assicurare lo sviluppo dei popoli del Terzo Mondo per garantire la pace e la stabilità internazionali.
Gutiérrez ha co-presieduto la cerimonia inaugurale della Conferenza Mondiale tenutasi il 4 agosto, durante la quale sono intervenuti i rappresentanti di organizzazioni pacifiste giapponesi, di altri paesi asiatici, statunitensi ed europee.
Un elemento importante in questa riunione è stata la testimonianza delle vittime sopravvissute da questo massacro, conosciute in Giappone come hibakusha, che hanno spiegato ai partecipanti le tragiche conseguenze fisiche e psicologiche che, come risultato dei bombardamenti atomici, hanno sofferto assieme ai loro familiari. Erano presenti anche vittime degli esperimenti nucleari provenienti da altri paesi, come le Filippine e le Isole Marshall.
Nell’ambito dell’Incontro si sono svolti numerosi seminari, i cui partecipanti hanno coinciso nell’identificare il pericolo rappresentato per la pace nel mondo dall’aggressiva e irresponsabile politica estera dell’Amministrazione USA del presidente Bush. In uno di questi seminari, dedicato al dialogo tra i governi e le organizzazioni non governative per quanto riguarda il tema del disarmo nucleare, ha partecipato come relatore l’incaricato d’Affari ad Interim dell’Ambasciata di Cuba a Tokyo, Herminio López, il quale ha spiegato ai presenti le posizioni del nostro paese rispetto al disarmo e la non proliferazione nucleare.
SILENZIO, UN’ALTRA BOMBA MORTALE
A 60 anni dagli avvenimenti di Hiroshima e Nagasaki Hajime Yoshikawa, vicepresidente del Comitato Centrale della Lega della Gioventù Socialista del Giappone e delegato del suo paese al XVI Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti, valuta l’importanza di discutere il tema nell’appuntamento di Caracas: "E’ importante rivolgere un appello a tutti i giovani del mondo, soprattutto in questi momenti nei quali proliferano le armi nucleari, per combattere assieme la corsa agli armamenti e le guerre".
Hajime, economista trentasettenne, rappresenta assieme ad altri 34 delegati la sua organizzazione nel XVI Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti.
"L’esplosione delle bombe nucleari nelle città di Hiroshima e Nagasaki", opina, "non è una questione del passato. Le conseguenze delle radiazioni continuano a danneggiare la salute fisica e mentale di molti discendenti delle vittime dirette di quel terribile attacco statunitense avvenuto alla fine della Seconda Guerra Mondiale".
"Fatti come questi", sottolinea, "non dovrebbero ripetersi mai più; tuttavia oggi numerose persone del mio paese preferiscono non parlarne e nelle scuole si evita di trattare il problema".
"Il silenzio può essere causato non solo dalle posizioni ufficiali ma anche dal timore esistente all’interno delle famiglie, perchè la cosa è molto delicata: le ricerche scientifiche non hanno ancora chiarito tutti gli aspetti riguardanti le possibili sequele e tra i sopravvissuti delle radiazioni nucleari molti nascondono che ne furono vittime perchè non vogliono che i loro figli e nipoti presenti e futuri, i quali potrebbero essere condannati a malattie mortali, lo vengano a sapere".
"I cittadini appartenenti alla terza e quarta generazione hanno creato gruppi per scambiare opinioni ed informazioni sui loro casi, ma queste associazioni non sono molte", ha spiegato Hajime.
"Per aver vissuto quest’amara esperienza, noi giapponesi che andiamo al Festival dobbiamo svolgere un ruolo importante nelle discussioni che lì si svolgeranno contro la guerra e lo sviluppo delle armi nucleari. Per questa ragione fa parte come invitata del nostro gruppo una delle persone vittime di Hiroshima: un uomo di 73 anni, Yasuhiko Takeda, che vive tuttora in questa città e potrà raccontare le sue esperienze ai giovani degli altri paesi.
Quasi tutti i delegati al Festival organizzati dalla Lega della Gioventù Socialista del Giappone sono lavoratori e da qui nasce il loro interesse ad assistere ai dibattiti sull’impiego. "La disoccupazione", riferisce Hajime, costituisce un grave problema per i giovani giapponesi in età lavorativa; il suo indice raggiunge il 10%, mentre la percentuale generale nazionale è di un 5%".
"Le compagnie", aggiunge, "non solo rifiutano di assumere i novizi, ma quando questi conseguono un lavoro è quasi sempre a tempo parziale, con bassi salari e senza i benefici della sicurezza sociale. Chi viene impiegato a queste condizioni guadagna quasi una terza parte del salario degli assunti a tempo indeterminato.
"Attualmente nel mio paese il movimento operaio non ha la forza dei decenni passati e per questo sarà per noi molto interessante conoscere l’esperienza di coloro i quali, in altre parti del mondo, stanno lottando per le rivendicazioni dei lavoratori".
Per Hajime Yoshikawa l’appuntamento a Caracas costituirà il suo terzo Festival. Fu delegato agli incontri svoltisi a Pyongyang e a L’Avana, dei quali conserva grati ricordi.
Anche se sui grandi media giapponesi l’incontro in terra boliviana continua a non fare notizia, "ci aiuterà", assicura, "a rafforzare la fiducia nel fatto che siamo sempre di più ad essere impegnati nella lotta per ottenere un mondo migliore". (María Julia Mayoral)