02/11/2005

 


Risoluzione del I Forum

 

''Cuba-America Latina. L'alternativa possibile''
                                             

Roma, 31 ottobre-1 novembre 2005




In questo inizio del XXI Secolo, il cuore progressista del mondo sta battendo in America Latina. In questo processo la Rivoluzione Cubana con Fidel Castro e la Rivoluzione Bolivariana con Hugo Chavez rivestono un ruolo preminente e strategico.

Il continente che ha sperimentato così duramente le devastazioni del liberalismo e prima ancora delle dittature militari, oggi sta ridando fiducia, speranza ed esperienza alle forze progressiste in tutto il mondo, inclusa l’Europa dove, nei secoli scorsi, nacquero le idee e le prime sperimentazioni tese ad un cambiamento politico e sociale profondo.

Movimenti indigeni e governi rivoluzionari, movimenti sociali e governi progressisti, stanno costruendo una prospettiva importante per l’America Latina.

Stiamo costruendo una integrazione economica, sociale e politica positiva dando vita all’ALBA come alternativa reale allo scambio disuguale e all’egemonia USA rappresentato dall’ALCA.

Stiamo difendendo la sovranità di ogni paese che si è liberato o che si sta liberando dalla tirannia secolare del Washington Consensus.

Stiamo sperimentando Tele Sur come televisione tesa a ridare dignità, identità, linguaggi comuni e indipendenza ai nostri popoli in alternativa al monopolio USA sulle comunicazioni di massa.

Per questo chiediamo al governo degli Stati Uniti la cessazione immediata del blocco contro Cuba, delle minacce contro il Venezuela, delle ingerenze contro l’Uruguay, la Colombia, il Brasile, l’Argentina, il Nicaragua, la Bolivia, l’Ecuador, Haiti, Salvador.

Stiamo costruendo la possibilità di uno sviluppo fondato sul benessere dei nostri popoli e non sui parametri di crescita imposti dai diktat del FMI e della Banca Mondiale.

Stiamo ampliando la democrazia includendo nelle discussioni e nella vita politica i settori popolari da sempre esclusi dalla rappresentanza e dai diritti sociali fondamentali.

Oggi in America Latina vogliamo contribuire all’evoluzione della civiltà in controtendenza con il carattere regressivo dimostrato dal capitalismo. In questo senso abbiamo cominciato a parlare di Diritti dell’Umanità. Questo passaggio rappresenta una evoluzione rispetto alla vecchia concezione eurocentrista dei Diritti Umani individuali.

Se in nome della democrazia e dei diritti umani si fanno le guerre, si occupa e si bombardano paesi sovrani, si imprigiona senza prove e si tortura, si pianificano attentati e colpi di stato, significa che la concezione corrente dei diritti umani non solo è strumentale ma è ormai inadeguata per un mondo dove i popoli – e non più le vecchie potenze coloniali – diventano i protagonisti dei Diritti dell’Umanità.

Per questo chiediamo lo smantellamento delle basi militari USA dall’Ecuador, dal Paraguay, dalla Colombia, dalla regione amazzonica. Chiediamo l’annullamento del Plan Colombia e del Plan patriota. Chiediamo la fine del terrorismo di stato USA contro Cuba, Venezuela, contro i popoli colombiano, boliviano, ecuadoregno. Chiediamo la liberazione dei Cinque patrioti cubani imprigionati negli USA e l’estradizione del terrorista Posada Carriles in Venezuela. Chiediamo in sostanza il rispetto della sovranità e dell'indipendenza di ogni singolo paese che intende costruire il suo progetto attraverso l'autodeterminazione del suo popolo e non con l'ingerenza e le aggressioni esterne.

Ci siamo riuniti a Roma nel I° Forum Internazionale “Cuba-America Latina: l’alternativa possibile” per discutere e confrontare le esperienze in corso in America Latina con quelle in Europa. L’eurocentrismo ha impedito per troppi anni un confronto leale tra le forze progressiste europee con quelle latinoamericane. Tutto ciò ha portato spesso a incomprensioni, equivoci e talvolta ingerenze che si sono rivelate errate. Oggi è tempo di voltare pagina in queste relazioni. Se il cuore progressista del mondo batte in America Latina è tempo che le forze progressiste europee comincino a guardare con maggiore rispetto ciò che accade nel resto del mondo.

In Italia ed in questo contesto,  il Comitato 28 giugno intende continuare la sua battaglia internazionalista  al fianco di Cuba e di Fidel, del Venezuela e di Chavez per riaffermare che nel XXI° Secolo l'alternativa al liberalismo rimane il socialismo.

Roma, 1 novembre