Bizze e minacce

 
• Isolati gli Stati Uniti nella Conferenza Generale dell’UNESCO

• Quando non hanno approvato la Convenzione sulle Differenze Culturali

 

P.DE LA HOZ- 26 ottobre 2005

"Chi non è con me è contro di me!" Questa regola manichea che l’erede di Nerone ha gridato ai quattro venti dalla Casa Bianca, ha raggiunto anche gli scanni parigini dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la cultura e la scienza, UNESCO.

 

La Convenzione sulle Differenze Culturali è stata approvata in maniera schiacciante da 148 nazioni. Solo gli Stati Uniti non l’hanno approvata, assieme al fedele alleato Israele. Quest’ultimo non per pagare i favori del padrino, ma per quello che nel suo stesso territorio ha sapore palestinese, molto molesto per la sensibilità sionista.

 

Gli USA hanno fatto "l’umano e il divino" per cercare di sabotare la Convenzione...

 

Hanno cercato di posporre la discussione sino alla Conferenza Generale del 2007, hanno cercato d’introdurre 28 emendamenti al suo articolato, hanno istruito la segretaria all’educazione, Margaret Spelling, che ha pronunciato nella riunione generale un discorso felliniano al miele ed hanno inviato lettere firmate dall’ineffabile Condoleezza Rice ai ministri degli esteri di un mondo e mezzo, chiedendo che si unissero al loro voto negativo e lasciando comprendere che gli Stati Uniti potrebbero nuovamente abbandonare la UNESCO.

 

Che cos’è che non piace agli Stati Uniti di questo documento così nobile, più propositivo che – per ora – pratico, più orientato verso quel che sarà che quel che disgraziatamente è il mondo ai nostri giorni? A prima vista è una presa di posizione tra il mercato e la cultura.

 

La Convenzione propugna un trattamento differenziato per le produzioni culturali in maniera che non siano regolabili come semplici merci e consegna agli Stati il diritto sovrano di promuovere e proteggere i propri beni culturali, materiali e intangibili con tutte le misure che considerano opportune. L’articolo 20 stabilisce che le disposizioni della Convenzione si considerano, interpretando o applicando gli altri trattati e contraendo altri obblighi internazionali.

 

Per gli Stati Uniti questo è un attentato alla liberalizzazione dei mercati, un concetto che ha diffuso on una fierezza fondamentalista.

 

Washington sostiene che se gli Stati prendono in seria considerazione la Convenzione, creerà ostacoli e inonderà il pianeta di icone uniformi e dozzinali di cultura di massa "Made in USA".

 

Una filosofa spagnola, Maria José Fariña, ha descritto con somma precisione il reale significato del detto mercato libero per la cultura, la globalizzazione culturale, che nega il diritto di ogni cultura di essere se stessa, svilupparsi con i suoi tempi e i suoi propri spazi.

 

Si tratta del frutto d’un ideologia neoliberale che esclude ed è totalizzante, si tratta d’un nuovo tipo d’imperialismo culturale esercitato soprattutto dal settore privato globale che rappresenta inoltre l’antitesi del pacifismo in materia di relazioni internazionali, perchè di frequente provoca squilibri sociali e disuguaglianza economica in una spoliazione culturale.

 

Il problema è nel fondo: gli Stati Uniti non possono accettare l’idea che il mondo sia diverso da come loro hanno determinato; la diversità non esiste nel loro linguaggio e nemmeno nei loro metodi.

 

E così si arrabbiano perchè non sono più i comunisti o i marxisti che difendono la voce "degli altri". Questo fu il pretesto per lasciare la UNESCO nel 1984 e rientrare 19 anni dopo. Molesta loro moltissimo che la rappresentante di Sri Lanka, Chadrika Bandaranaike Kumaratanga, abbia detto a Parigi che: "Non possiamo permettere che una sola visione, un solo insieme d’idee, un solo progetto inglobi tutto il mondo, perchè sarebbe tremendamente e pericolosamente asfissiante."

 

Si arrabbiano perchè Francia, Canada e Brasile hanno alzato la voce e perchè persino la Gran Bretagna, con Timothy Craddock, il suo rappresentante presso l'UNESCO, abbia definito il documento come "un testo chiaro, ben bilanciato e che risponde ai principi del Diritto Internazionale e a quelli umani fondamentali."

 

Dopo l’approvazione della Convenzione, che entrerà in vigore dopo che 30 paesi la ratificheranno, il Dipartimento di Stato degli USA ha emesso una comunicazione nella quale sostiene che "Gli Stati Uniti sono molto delusi" e annunciano misure unilaterali per garantire le loro maligne idee sulla differenza culturale... queste idee ovviamente non le rivela, le lascia nascoste dietro i ricatti e le minacce, in tipico stile gringo.

 

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MINISTRO ESTERI AVANA CRITICA USA:

 “VOGLIONO CULTURA E PENSIERO UNICI”
 

 


12/10/2005 - Il governo dell’Avana ha deciso di sostenere il progetto di

Cuba è stata eletta nel
Comitato Mondiale del Patrimonio


F. VASCÓS

L’inclusione di Cuba nel Comitato del Patrimonio mondiale dell’UNESCO in qualità di membro, rappresenta un riconoscimento dello straordinario impegno delle autorità e istituzioni dell’Isola nella preservazione e promozione dell’eredità culturale.

Questo gruppo selezionato ha l’incarico di confezionare la lista dei monumenti e dei luoghi d’interesse per la comunità internazionale, che compongono il Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Quest’elezione riveste una particolare importanza per il nostro paese, poichè si sono presentati 29 candidati per eleggere 11 posti vacanti dei 21 che compongono il Comitato. La peculiarità di questa votazione consiste nell’essere una votazione aperta, generale e segreta e non scaturisce dalle candidature negoziate tra le regioni alle quali appartengono gli Stati candidati.

Ciò significa che Cuba gode del sostegno non solo della regione latinoamericana e caraibica, ma di un favore mondiale.

Anche il Perù è stato eletto nel comitato che per quattro anni deciderà su un tema di vitale rilevanza per la memoria storica e culturale delle nostre società.

 accordo internazionale sulla diversità culturale intesa come “strumento importante quando qualcuno pretende di imporre al mondo la cultura e il pensiero unici”. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Felipe Pérez Roque a nome del governo di Cuba, nell’ambito della XXXII Conferenza generale dell’UNESCO, attaccando al contempo gli Stati Uniti, considerati artefici di questo pensiero unico oltre che responsabili di “un mondo in cui vengono applicati blocchi genocidi che colpiscono popoli interi, come quello degli USA contro Cuba negli ultimi 45 anni”.

 

In questo mondo, ha sostenuto Pérez Roque, 2,6 miliardi di persone vivono con meno di due dollari al giorno, ci sono 800 milioni di analfabeti e ogni anno muoiono 11 milioni di bambini per malattie facilmente prevenibili o curabili.

 

“La crescente disuguaglianza sul pianeta – ha aggiunto il ministro – è il prodotto dell’ingiusto ordine economico, sociale e politico in cui predomina un consumismo che nulla ha a che vedere con l’educazione e la cultura e colpisce le risorse naturali”.
 

Proprio in quanto artefici di questo mondo, ha concluso Pérez Roque, gli Stati Uniti “si sono opposti al progetto di patto internazionale sulla diversità culturale in quanto, attraverso il blocco e le aggressioni, puntano alla cultura e al pensiero unici”.
[MISNA]

 

 

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Presentati all’UNESCO i successi

 del metodo "Io sì posso"

 

F.V. GONZALEZ - Parigi 9 ottobre 2005

 

 

Il ministro venezuelano dell’Educazione e dello Sport Aristobulo Isturiz, ha esposto nella 33ª Conferenza Generale dell’UNESCO i risultati dell’alfabetizzazione nel suo paese tramite il metodo cubano "Io sì posso".

 

Isturiz ha spiegato ai presenti le caratteristiche di questo metodo scientifico e pedagogico elaborato a Cuba per eliminare l’analfabetismo in breve tempo e ha informato che grazie alla sua applicazione hanno imparato a leggere e scrivere più di 1,4 milioni di venezuelani in soli 2 anni.

 

Come risultato di questo piano, il Venezuela è in procinto di dichiararsi Territorio Libero dall’Analfabetismo, ha annunciato il ministro ringraziando per il contributo di Cuba a questa vittoria e soprattutto dei più di 130.000 volontari venezuelani che hanno agevolato il compito visitando, ha detto, "i più reconditi luoghi della geografia del paese per garantire che tutte le persone analfabete potessero ricevere l’attesa istruzione".

 

"Un notevole apporto è stato dato anche dalla Forza Armata Nazionale e dagli specialisti che hanno aiutato ad alfabetizzare i ciechi e i sordi", ha segnalato Isturiz.

 

Secondo il ministro, 70.000 membri dei popoli indigeni del Venezuela già possono leggere e scrivere nelle loro lingue native e in spagnolo grazie al metodo "Io sì posso".

 

"Insieme all’abbecedario è stata utilizzata contemporaneamente la tecnologia audiovisiva con 80.000 televisori e video, funzionanti grazie a circa 2.000 impianti elettrici nei luoghi dove ancora non giunge il sistema elettrico nazionale", ha aggiunto.

 

Marcio Barbosa, direttore generale aggiunto dell’UNESCO, ha sottolineato che il ben riuscito sforzo venezuelano contribuisce all’adempimento del programma UNESCO "Educazione per tutti", nell’aspetto della lotta contro l’analfabetismo.

 

Erano presenti alla presentazione Roy Chaderton Matos, ambasciatore del Venezuela in Francia e Rolando Lopez del Amo, ambasciatore di Cuba all’UNESCO.

 

 

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Cuba offre collaborazione per

i programmi dell’UNESCO


 

Il vice ministro cubano di Educazione, Francisco Ferreira, ha offerto la partecipazione di professori del suo paese affinché collaborino nei programmi di alfabetizzazione organizzati dall’UNESCO.


Il funzionario cubano ha fatto la proposta durante la tavola rotonda sull’Educazione per tutti che congrega nella sede dell’Organizzazione dell’ONU per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) a Parigi, alle autorità della materia di circa cinquanta Governi, ha informato la radio locale.


Ferreira ha anticipato la disposizione della sua nazione a collaborare con i paesi fratelli dell’America Latina e dell’Africa con l’invio di insegnanti e senza percepire rimunerazione alcuna a cambiamento.

Ferreira ha riassunto 45 anni di lavoro nell’ambito dell’educazione in Cuba, libera di analfabetismo dal 1961, e si è riferito agli sforzi realizzati per elevare la qualità dell’insegnamento e garantirla in maniera integrale.


"Come disse José Martí, non c'è uguaglianza sociale possibile senza uguaglianza di cultura" ha affermato il vice ministro cubano, che ha giunto che attualmente l’isola è in condizioni di lavorare per raggiungere l’eccellenza.


"Esiste un’eccellente opportunità per compiere la meta dell’educazione universale nel 2015. Questa sfida ci compromette tutti per dare una risposta effettiva".

 

 

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Cuba occupa una

 vicepresidenza all’UNESCO

 

 

Parigi 7 ottobre 2005 – La Conferenza Generale dell’UNESCO, massimo organo di questa agenzia delle Nazioni Unite, conterà nei prossimi anni su quattro vicepresidenti di lingua spagnola, secondo l’accordo raggiunto lunedì tra tutti i suoi membri.

Durante la giornata inaugurale della Conferenza, i 191 paesi membri hanno eletto alle vicepresidenze, tra gli altri, rappresentanti di Cuba, Colombia, Spagna e Repubblica Dominicana.

 

I quattro fanno parte della trentina di vice del presidente di quest’organo direttivo, incarico a ricoprire il quale è stato eletto il rappresentante del sultanato dell’Oman, Musa Bin Jafar Bin Hasan.

 

La XXXI Conferenza Generale dell’UNESCO, secondo un dispaccio della EFE, durerà fino al 23 ottobre. Definirà il bilancio dell’organizzazione, nonchè la discussione e approvazione di vari testi normativi.

 

Chandrika Bandaranaike Kumaratunga, presidentessa dello Sri Lanka, ha subito fatto capire il carattere che promette di avere la Conferenza, pronunciandosi a favore della Convenzione sulla Protezione della Diversità dei Contenuti Culturale e delle Espressioni Artistiche, lanciata dalla Francia e dai paesi di lingua francese e combattuta soprattutto dagli Stati Uniti.

 

"Non possiamo permettere che una visione unica, un’unica serie di idee, un unico progetto inglobi il mondo intero. Un mondo così sarebbe terribile e pericolosamente povero", ha detto.

 

La bozza di progetto della Convenzione, un documento vincolante che vuole sia riconosciuta la specificità della cultura sottraendola alle regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), è già stato firmato da 130 Stati membri nel giugno scorso a Parigi.