I deputati cubani hanno chiesto ai

 

Parlamenti del mondo di opporsi al

 

blocco yankee

 

M.J. MAYORAL - 18 ottobre 2005

 

 

Tre commissioni permanenti dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare hanno appena approvato una dichiarazione nella quale sollecitano i Parlamenti e i colleghi di tutto il mondo a esigere dal Governo degli USA la sospensione immediata e incondizionata del blocco economico, commerciale e finanziario contro il nostro paese e dell’applicazione delle sanzioni concepite nel cosiddetto Piano per l’Assistenza a una Cuba Libera.

 

Il testo, elaborato dalle commissioni Esteri, questioni Economiche e affari Costituzionali e Giuridici, è stato il punto d’arrivo di un’Udienza Pubblica svoltasi ieri (lunedì) nell’Hotel Nacional della capitale, con la partecipazione di Ricardo Alarcón ed Ernesto Suárez,  rispettivamente presidente e segretario del massimo organo del potere statale nell’Isola.

 

Nel documento i membri dell’Assemblea ricordano che le amministrazioni statunitensi che si sono succedute hanno ignorato il crescente reclamo della comunità mondiale, espresso tramite il voto di 179 paesi nelle Nazioni Unite, così come in numerosi forum regionali e internazionali. Tale posizione, aggiungono, contraddice quelle di differenti settori della società statunitense e del suo Congresso, che ha approvato un numero significativo di emendamenti a favore della flessibilizzazione del blocco.

 

I deputati sollecitano tra l’altro i loro colleghi di altre nazioni a promuovere, in incontri parlamentari regionali e internazionali, le denunce al blocco e al cosiddetto Piano Bush; ad approvare leggi nei loro paesi per far fronte alla natura extraterritoriale delle misure della Casa Bianca e ad esigere dai loro rispettivi Governi l’applicazione effettiva di dette legislazioni, opposte alla politica genocida di Washington.

 

FARINA DELLO STESSO SACCO

 

Anche se il Piano approvato nel 2004 dall’attuale presidente USA col proposito manifesto di “porre fine rapidamente al regime cubano”, si presenta come una creazione dell’Amministrazione Bush, il documento precisa sin dalla sua introduzione che è stato strettamente concepito come parte dell’applicazione della Legge Helms-Burton.

 

Ricardo Alarcón ha ricordato che con la menzionata legge del 1996 tutte le misure anticubane degli USA sono state codificate. Quindi nessuna Amministrazione in quel paese le potrebbe abrogare senza l’approvazione delle due Camere del Congresso. Il Piano è soltanto la continuità portata al dettaglio.

 

In sintonia con Noam Chomsky, la persona che negli USA si è dedicata più di qualsiasi altra a chiarire l’odierna funzione della lotta per la verità, Alarcón ha opinato che nel nostro caso il primo passo dev’essere quello di penetrare la cortina fumogena dell’inganno e della distorsione per far capire la verità. Da ciò risulta l’importanza di aumentare la conoscenza dei piani imperialisti miranti alla distruzione, con la forza, della nazione cubana, che è l’essenza della legge Helms-Burton e del Piano Bush.

 

Entrambi sono in fase d’esecuzione e non meri propositi. “Una prova di questo è che il coordinatore della transizione e della stabilizzazione a Cuba, un rappresentante del Governo USA, è già in funzione con la missione di intensificare il blocco e la sovversione”, ha segnalato Alarcón.

 

“La manipolazione della verità e la distorsione dei termini sono stati sempre una costante nella guerra della grande potenza contro la Rivoluzione”, ha sottolineato Alarcón, che è anche membro del Burò Politico. “E’ il caso”, ha detto, “del concetto di extraterritorialità. Molti lo utilizzano soltanto per far riferimento alle misure di Washington che pregiudicano paesi terzi. Ma la guerra economica, finanziaria, commerciale contro Cuba è extraterritoriale sin dal suo inizio perché il nostro paese non fa parte del territorio USA, né è sottoposto all’occupazione di questa grande potenza, che non ha nessun diritto a decidere su Cuba né a pretendere che le leggi nordamericane si applichino qui”.

 

Secondo Osvaldo Martínez, presidente della Commissione sulle questioni Economiche dell’Assemblea e direttore del Centro delle Ricerche sull’Economia Mondiale, un’adeguata comprensione delle misure economiche comprese nella Helms-Burton e nel menzionato Piano Bush deve tener presente che queste sono state progettate in un quadro generale di distruzione della nazione cubana, di perdita totale della sua sovranità. “Per il loro contenuto”, ha indicato Martínez, “sono una copia meccanica delle politiche di aggiustamento neoliberista applicate in America Latina e nel resto del mondo, unito alle presunte esperienze che la Casa Bianca ha acquistato dalla caduta del socialismo nell’antica Unione Sovietica e nell’Europa dell’Est.

 

Tra le altre cose si pretende di compiere qui un rapido processo di privatizzazione totale, di restituzione delle proprietà agli antichi padroni sfruttatori; di spogliare i cubani perfino delle loro case, eliminare la Banca Centrale, collocare nelle mani degli USA il controllo della nostra strategia nazionale di sviluppo, del budget dello Stato e del debito estero, ristrutturare il settore pubblico utilizzando il programma di governabilità della Banca Mondiale (che ha fatto fallire non poche nazioni) e cambiare le leggi del Ministero del Lavoro per istituire la flessibilità del mercato del lavoro. “In parole povere si tratta di ridurre innumerevoli cittadini alla disoccupazione o all’occupazione precaria, senza nessun tipo di tutela legale” ha aggiunto Martínez.

 

“Nessuna sfera della vita dei cubani sfugge all’attacco”, ha avvertito il professore universitario José Luis Toledo, preside della Facoltà di Diritto dell’Università dell’Avana e presidente della Commissione Affari Costituzionali e Giuridici del Parlamento, che ha esposto dettagliatamente come Washington pretende di smantellare il sistema istituzionale dell’Isola. La prima ad essere abrogata sarebbe la Costituzione della Repubblica. “Adesso”, ha sostenuto, “vogliono andare più in là che nel 1901, quando venne imposto a Cuba l’Emendamento Platt come condizione per la cessazione dell’occupazione yankee. In questo momento si propongono di distruggere la Carta Magna tramite legislazioni ad interim e ordini esecutivi del Governo degli Stati Uniti.

 

Gli USA propongono di processare gli ex funzionari e membri del Governo cubano, del Partito, delle forze di sicurezza, delle organizzazioni di massa, gli altri cittadini sostenitori del Governo e membri dei Comitati di Difesa della Rivoluzione. “Per portare a termine tutto quanto detto è prevista la creazione di una forza di polizia il cui addestramento tecnico e la cui direzione sarebbero nelle mani del Dipartimento di Stato degli USA”, ha ricordato Toledo.

 

Allo scambio hanno partecipato altri deputati e invitati, che hanno sottolineato l’importanza di continuare la discussione su queste tematiche a Cuba e all’estero.