Gli USA spendono più soldi per perseguire Cuba

che per combattere il terrorismo


• Il Viceministro cubano degli Esteri ha presentato all’Avana il Resoconto di Cuba sulla Risoluzione 59/11 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite

• Quest’anno la votazione della Risoluzione avverrà l’8 novembre

 



NAVIL G.A. - 28 settembre 2005

 

 

 

Gli Stati Uniti spendono più soldi per perseguire il commercio cubano che per la lotta contro il terrorismo nel loro territorio. Ciò è facilmente dimostrabile con un’analisi delle tendenze del blocco contro l’Isola nell’ultimo anno, durante il quale il Governo nordamericano ha scommesso sull’abbattimento, una volte per tutte, della "Rivoluzione comunista".

 

Nella presentazione del resoconto "Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti contro Cuba", Bruno Rodríguez Padilla, vice ministro degli Esteri di Cuba, ha affermato che "il blocco costituisce un elemento fondamentale del terrorismo di stato che il Governo del paese del Nord continua a portare avanti contro la Maggiore delle Antille".

 

A questo scopo non risparmia sforzi né si fa problemi a violare i diritti costituzionali dei cittadini del suo paese, ai quali nega la possibilità di qualsiasi rapporto con l’Isola. Tutto questo senza menzionare i disastrosi danni che causa all’economia cubana e a quelle di altri paesi, che punisce per tentar di avvicinarsi all’Isola.

 

Per più di 40 anni la politica verso Cuba ha avuto un carattere aggressivo che si è incrementato negli ultimi tempi. Adesso l’Isola presenta nuovamente all’ONU un particolareggiato resoconto sulle conseguenze che ha causato al popolo la recrudescenza delle restrizioni economiche alle quali è sottoposta.

 

"Le misure del blocco includono così tanti elementi e danneggiano così tanti settori dell’economia del nostro paese che risulta impossibile fare un calcolo preciso. Ma, mantenendosi più che prudenti, si potrebbe affermare che le perdite finanziarie per Cuba superano gli 82 miliardi di dollari", ha aggiunto Rodríguez.

 

E’ sufficiente sapere che le misure contro Cuba rendono difficili i rapporti economici con l’estero, costringendo il paese a spostarsi verso mercati molto lontani, con la corrispondente differenza nel prezzo dei prodotti e le alte tasse di trasporto.

 

Le profonde restrizioni che esercitano gli Stati Uniti violano le Norme del Sistema Internazionale del Commercio, dal momento che Cuba perde tutte le facilitazioni di pagamento, dovendo pagare in contanti e in anticipo l’imbarco di merci, cosa che moltiplica il prezzo di due o tre volte.

 

Fuori da Cuba il blocco danneggia sia persone che imprese commerciali, Organizzazioni non Governative e uomini d’affari, per mantenere vincoli commerciali presuntamente "illegali" secondo le leggi Torricelli e Helms-Burton.

 

"Nel 2004, 77 compagnie e istituzioni bancarie di differenti parti del mondo sono state multate dal Governo nordamericano perchè questo ha ritenuto che avessero compiuto azioni contrarie alle leggi del blocco".

 

"Inoltre" – ha aggiunto Rodriguez – "il blocco può essere classificato come un atto di genocidio sulla base degli accordi di Ginevra e del Diritto Internazionale Umanitario, che condannano l’utilizzo di misure dal carattere coercitivo, specialmente in materia di alimenti o medicinali, perfino in tempi di guerra".

 

"Prima dell’aggressione degli Stati Uniti all’Iraq per esempio, la soppressione dei medicinali e degli alimenti non è stata mai inclusa tra le sanzioni contro quel paese", ha aggiunto.

 

Non è giustificato da nessun punto di vista che il blocco sia mantenuto in piedi, dal momento che il panorama internazionale è cambiato e la tendenza mondiale è di avvicinamento all’Isola. Ciò nonostante che i Governi di marcata tendenza militarista cerchino di mantenere isolata Cuba, manipolando gli organismi internazionali, nei quali esercitano pressioni contro le nazioni deboli affinché si uniscano alle loro farse politiche.

 

Le misure repressive riguardano anche i cittadini nordamericani che si recano a Cuba o comprano prodotti d’origine cubana, anche se li consumano fuori dagli Stati Uniti.

 

"Siamo sicuri del fatto che il popolo nordamericano non è indifferente a quel che sta succedendo, giacché oggigiorno le possibilità d’accesso alle informazioni sono maggiori ed in altre occasioni ha dimostrato di essere a conoscenza di situazioni delicate, come durante la guerra del Vietnam ed il sequestro del piccolo Elián Gonzalez", ha aggiunto il vice ministro degli Esteri cubano.

 

"Ma negli USA non c’è democrazia e per questo motivo i nordamericani che conoscono la verità su Cuba sono ignorati da un sistema che mente continuamente. Se il popolo nordamericano potesse veramente dire la sua, in un contesto di legittimità democratica, avrebbe revocato immediatamente un Governo come quello esistente negli USA", ha segnalato Rodríguez.

 

Secondo Cuba la votazione annuale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite rappresenta da dodici anni la principale prova del fatto che il mondo è contrario alle restrizioni economiche. Ogni anno, i voti espressi in questa sede a favore della cessazione del blocco superano quelli della votazione precedente. Nel 2004 sono stati 179 i paesi che hanno votato per la fine del blocco contro l’Isola, il più lungo e crudele della storia dell’umanità.