Europa: un’altra occasione persa
di Marilisa
Verti
giornalista, direttrice della rivista "El Moncada"
21 Maggio 2005
E’ così: l’Italia e l’Europa
hanno perso un’altra occasione per staccarsi dagli Stati Uniti. Sono cadute
nella trappola che gli USA avevano creato per loro. Mi riferisco alla vicenda
del giornalista italiano Battistini, espulso da Cuba perché esercitava attività
giornalistica con un visto turistico, e ad altri personaggi che volevano andare
a Cuba come turisti per eludere la legge cubana.
I quotidiani italiani hanno
montato un vero e proprio caso politico su una vicenda inesistente. La notizia
non c’era ed è stata creata: un giornalista ha violato la legge ed è stato
rimpatriato, senza abusi o torture. Fine del problema.
La legge è legge, ovunque. Il
suo rispetto implica l’accettazione delle norme, altrimenti si è dei fuorilegge.
A Cuba, nonostante molti in
Italia e in Europa sperassero in arresti, retate, violenze e bagni di sangue,
non è accaduto nulla. I cosiddetti ‘dissidenti’ hanno tenuto il convegno
dimostrando anche la loro vera faccia, grazie al messaggio di Bush: vogliono
diventare una stella in più nella bandiera nordamericana dimenticando le lotte
per l’indipendenza, le parole di Martì, gli attacchi terroristici della mafia
cubano-americana, le figure di Posada Carriles e di altri loschi personaggi
legati alla destra più oltranzista del governo statunitense.
Si è anche visto che
rappresentano solo se stessi. Se l’incontro è stato organizzato da 350
organizzazioni di ‘dissidenti’, come è possibile che al Convegno ne fossero
presenti solo 100? Gli altri erano osservatori, giornalisti, diplomatici. Queste
cifre provengono dallo stesso Corriere della Sera, uno dei principali quotidiani
italiani per cui lavora Battistini. Evidentemente la voglia di scrivere contro
Cuba non fa riflettere la cosiddetta ‘stampa libera’ italiana.
C’è la questione dei visti.
Cuba non è l’unico paese al mondo che richiede un visto giornalistico. Accade
quasi dappertutto, dall’India all’Indonesia, dall’Australia al Brasile, dai
paesi Arabi ad Israele, dai Paesi Africani agli Stati uniti.
Nel regolamento di ingresso
negli Stati Uniti si legge che “il visto non è un diritto, ma una concessione
per l’ingresso nel paese” e che se si entra con un visto e si esercita un’altra
attività si corre il rischio di espulsione. E’ accaduto anche a Robert Menard,
il capo indiscusso di Rsf che, però, si è guardato bene dal denunciare il fatto
all’opinione pubblica. E’ accaduto in Israele, che ha respinto giornalisti e
operatori di pace. Ma tutto questo, per i giornali ‘liberi’ italiani non fa
notizia: gli Stati uniti e i loro alleati non si toccano.
Anche l’Italia respinge gli
ingressi o consegna i visti in ritardo.
L’ultimo caso è proprio di
questi giorni: Il concerto della Banda Municipale di Santiago di Cuba, ultimo
appuntamento della rassegna di 'Crossroads', previsto al Teatro dell'Osservanza
di Imola é stato spostato, per la mancata concessione in tempo utile dei
visti di ingresso in Italia ai 19 componenti della formazione cubana, che
avrebbe dovuto iniziare il tour europeo proprio a Imola con un appuntamento
dedicato a Compay Segundo. Non ho letto sui giornali a lettere cubitali questa
notizia.
In Italia, i giornalisti che
provengono dai Paesi in cui serve il visto per l’ingresso nel paese devono farne
richiesta per tempo al Consolato.
Se non ne sono in possesso
vengono respinti alla frontiera, oppure sistemati nei centri di detenzione per
stranieri (li chiamano centri di accoglienza) e rimpatriati.
Ma anche questo non fa
notizia.
I diktat degli USA, invece,
vengono presi alla lettera e la folla di servitori nei confronti della
superpotenza si fa sempre più prona e disposta a sottomettersi.
Peccato: avevamo sperato in
un’Europa diversa, e non in una colonia statunitense.
Il fatto accaduto in questi
giorni, infatti, dimostra che gli Stati uniti sono riusciti nel loro intento:
indebolire ulteriormente
l’autonomia europea e asservire questo stato ai loro interessi.
Era questo uno degli obiettivi con il Convegno cubano, ed è stato raggiunto.
L’Italia e l’Europa hanno perso un’altra buona occasione di alzare la testa,
dopo che l’avevano già pesantemente piegata a Ginevra, appoggiando la
risoluzione Usa e non sostenendo quella cubana su Guantanamo.
L’Europa è stata una terra
ricca di cultura, di fermenti artistici, di vitalità. Adesso è appiattita su di
una logica che non le appartiene. Dappertutto ci sono i MacDonald, alla faccia
della tradizione gastronomica italiana ed europea; la televisione copia quanto
accade negli USA; l’arte e la cultura sono parole vuote asservite al Dio Denaro.
E’ la rivincita dei coloni che, massacrando gli abitanti autoctoni, hanno dato
vita agli Stati Uniti e ora impongono la via ai loro genitori. Intanto ci si
riempie la bocca di termini come libertà e democrazia, svuotate completamente
dal significato originale.
Siamo alla decadenza e abbiamo
perso un’altra occasione per alzare la testa e comportarci con dignità. Stare
con Cuba significa stare con un’ Europa indipendente.