La Casa d’Africa

 

 

dell’Avana

 

A.GRANADOS DUQUE - 25 agosto 2005

 

 

Il Centro Storico dell’Avana Vecchia, dichiarato Monumento Nazionale nell’anno 1978 e Patrimonio dell’Umanità dal 1982, con i suoi quattrocento e più anni di vita è senza dubbio l’insieme monumentale più importante del paese.

 

Il Centro Storico attuale è l’area che comprende la zona della fondazione con il bordo monumentale che la circondava, la muraglia. La superficie totale è di 214 ettari, con 242 isolati che includono circa tremila 514 edifici, tra i quali 900 hanno valore patrimoniale.

 

Con il passare del tempo sono state molte le trasformazioni anche per via dell’attacco costante di molti fattori a detrimento delle costruzioni. Nonostante le molte difficoltà la lotta per preservare e restaurare l’immagine storica dell’Avana Vecchia non si ferma ma, anzi, ogni giorno è maggiore.

 

L’Ufficio dello Storiografo della Città, fondato nell’anno 1938 dal Dott. Emilio Roig de Leuschering che diresse l’attività di riscatto e salvaguarda dell’identità cubana con tutto il suo insieme di etnie e culture, organizzando un gran movimento di rivalutazione dei monumenti, le arti, l’urbanesimo e l’architettura in generale, come elementi integratori della storia, la cultura e la società.

 

Attualmente l’Ufficio dello Storiografo della Città gestisce una struttura che controlla, amministra, proietta ed esegue la maggior parte dei lavori che si sviluppano nel Centro Storico dell’Avana Vecchia. La sua personalità giuridica e la massima autorità gli permettono di promuovere la conservazione e il restauro del patrimonio monumentale attraverso una struttura che si garantisce con l’autofinanziamento e la ristrutturazione fisica e sociale del territorio.

 

L’Ufficio dello Storiografo sviluppa un programma sociale che contempla la nuova costruzione e riparazione delle abitazioni, così come la creazione e ristrutturazione di scuole, cliniche, biblioteche, musei, case per anziani, materno-infantili e per bambini handicappati, l’animazione e riscatto delle tradizioni dei quartieri, dove l’uomo è la ragione più forte della sua esistenza.

 

Come parte del sistema dei musei della Direzione del Patrimonio dell’Ufficio si incontra la Casa d’Africa, costruita nell’anno 1887 come residenza nei piani superiori e magazzino al pianterreno.

 

Il 6 gennaio, giorno dei Re Magi del 1986, fu inaugurata la Casa Museo d’Africa, per offrire a tutti i suoi visitatori la visione d’una vasta collezione etnografica del continente africano.

 

Sono esposti più di due mila pezzi africani, monumentali sculture in legno e piccolissime opere in avorio e tra le grandi ricchezze che contiene il museo ci sono oggetti personali di Don Fernando Ortìz, preziosi elementi di colui del quale si disse: “...tanto profondo e vasto fu il sapere di quest’erudito, che riuscì a portare senza curvarsi il titolo altissimo di Terzo Scopritore di Cuba, dopo il genovese temerario e Humboldt il saggio” (Juan Marinello).

 

La Casa mostra nei salotti del primo piano la stretta relazione creata nel tempo fra il Continente africano e Cuba, illustrando con pezzi originali il processo della schiavitù, e vincolandosi direttamente con le culture chiamate afro-cubane, rappresentate dagli dei di origine Yoruba e Bantù, tra le varie religioni che costituivano il solo vincolo tra gli schiavi africani a Cuba e i suoi antenati nell’Africa natale.

 

Inoltre si offre al visitatore un’idea dell’evoluzione, del sincretismo e la transculturazione di queste religioni sino ad oggi.

 

Al secondo piano si vede una ricca collezione di pezzi africani, che presentano differenti manifestazione artigianali con oggetti d’avorio, maschere, ceste, tessuti e armi.

 

La sala per le conferenze, la biblioteca e l’aula-museo sono occupate dai bambini per tutto l’anno scolastico, servono da aule dove altre al sistema generale di insegnamento si svolgono anche attività culturali come parte educativa del museo.

 

Il terzo e ultimo piano è riservato per esporre di forma interattiva tradizioni e forme di vita dei paesi africani oltre ad alcuni aspetti socio-culturali d’interesse per i visitatori.

 

Il museo promuove manifestazioni e incontri, corsi e conferenze impartiti nella stessa istituzione da noti studiosi e ricercatori dei temi africani o afro cubani.

 

La manifestazione di maggior importanza è il Seminario Scientifico di Antropologia Sociale e Culturale Afro-Americano “Tra cubani” che si realizza annualmente per festeggiare l’anniversario della fondazione della Casa d’Africa. Nel 2005 è stata realizzata la 9ª edizione.

 

Questo Seminario come obiettivo fondamentale vuole rendere omaggio a Don Fernando Ortìz, approfondendo lo studio della sua opera e creando spazi di riflessione dove gli africanisti e gli antropologi, possano esporre le proprie investigazioni sul continente africano e i processi transculturali generati in modo speciale nell’area dei Caraibi. Nell’occasione s’organizzano esposizioni di pittori e scultori.

 

L’incontro nazionale che realizza la Casa d’Africa ricordando la figura indimenticabile di Ernesto CHE Guevara, s’intitola “Dall’Africa a Higuera: Il pensiero vivo del CHE”, realizzato in coordinamento con il “Centro CHE” dell’isola.

 

Nella Casa D’Africa si possono frequentare corsi su differenti aspetti delle culture afro-cubane, con la partecipazione di ricercatori che sono consulenti e collaboratori dell’istituzione, molto esperti in questi temi.

 

L’Aula Seminario “José Luciano Franco” è uno spazio permanente a carattere mensile dove eminenti studiosi del tema africano in tutte le sue dimensioni presentano lavori investigativi e relazioni da discutere con tutti gli studiosi che partecipano agli incontri.

 

Il servizio della biblioteca è molto apprezzato perchè vi si trovano i volumi più pregiati di importanti autori e specialisti, come Fernando Ortíz e José Luciano Franco, indispensabili per lo studio di qualsiasi tema di carattere etnologico e antropologico culturale.

 

La Casa si occupa anche di continuare il recupero culturale con il teatro, la musica e la danza, donando vita alle attività culturali, dove i differenti dei del panteon Yoruba si mescolano fra il pubblico e l’impressionante Ireme (un diavoletto) con tutti i suoi attributi realizza le danze.

 

In queste occasioni sono presenti i neri Bantú a partire dei “paleros” esperti nei segreti del monte e le proprietà delle piante.

 

Il compito della Casa d’Africa va al di là, poichè fa parte del progetto sociale sviluppato dell’Ufficio dello Storiografo della Città, che prevede tra le sue principali funzioni il lavoro con i bambini, gli adolescenti e gli anziani.

 

Per questo è stato sviluppato il progetto aula-museo, dove s’incorpora un gruppo di bambini della scuole elementari che fanno dell’immobile la propria scuola e imparano sin da piccoli a valutare, amare e proteggere il patrimonio, a conoscere la storia del continente africano prima del crudele processo della tratta degli schiavi che frenò lo sviluppo naturale delle culture africane considerate oggi “esotiche” e “non integrate” dalle culture occidentali.

 

I bambini giocano a sviluppano capacità, apprendendo tecniche, canti e giochi africani, la confezione delle bambole, la bibliotecologia, la guida nei musei, in un insieme che fa parte d’un progetto chiamato “L’Albero della Parola”, usando elementi del museo, come gli utensili per dimostrare che la cultura africana è tanto o forse più ancestrale del resto delle culture dell’Umanità.

 

Il nome del progetto è formato da due parole di grande importanza in Africa. “Albero” cioè l’elemento della vegetazione indispensabile nella cultura dei popoli africani al sud del Sahara, che serve per sopravvivere, per la costruzione dei principali utensili della vita quotidiana, degli strumenti musicali, delle abitazioni, le imbarcazioni e molte altre cose.

 

Però l’Albero rappresenta anche la millenaria cultura di questo continente che sostiene con le sue radici l’impressionante tronco, dove si ramificano le specialità del sapere. All’ombra dell’Albero gli anziani trasmettono le loro conoscenze e danno consigli ai più giovani, l’ombra degli alberi si trasforma in scenario e laboratorio dei più diversi artigiani. Gli alberi s’utilizzano come materia prima e si rende loro omaggio partendo da una loro utilizzazione razionale.

 

La “Parola” è l’elemento essenziale attraverso il quale l’africano e le altre culture trasmettono di generazione in generazione le proprie conoscenze, le loro scoperte e cultura, giocando un ruolo molto importante nella formazione delle identità che sono giunte da questo continente, così come quella che è stata mantenuta viva nella diaspora dai loro discendenti.

 

La “Tradizione Orale” costituisce nell’Africa il legato degli antenati, la conoscenza del presente e la proiezione di questo presente sul futuro. In ogni villaggio esiste un albero che porta il nome di “Albero delle Parole” e alla sua ombra trascorre la vita della comunità e si trasmettono le conoscenze da “bocca a orecchio” attraverso la parola.

 

I frutti di questo “Albero” arrivarono in America e ne sono emerse le ramificazioni frondose della “Parola”. Non possiamo dimenticare che gli africani schiavi arrivarono nudi, ma conservarono nelle loro menti le proprie conoscenze, i ricordi, le vivenze, le tradizioni. Con le armi dell’amore per i propri ricordi e le loro identità hanno saputo trasmettere tutto questo ai loro discendenti per far sì l’Africa rimanesse viva a Cuba.

 

L’apporto africano, ricco e vitale, è di estrema importanza non solo per la maggior complessità biologica del popolo cubano per la partecipazione di milioni di donne e uomini portati con la forza, ma anche per la ricca trama densa di manifestazioni culturali nel pensiero, la musica, i balli, la letteratura orale, le religioni di provenienza africana, le forme cubane di vivere e d’essere.

 

La conservazione di quest’eredità intangibile, che forma parte dell’identità nazionale di Cuba, è un compito attuale. La globalizzazione della cultura, imponendo modelli esogeni, vuole far indietreggiare quel patrimonio ai limiti del folclore, bello ma non attuale, che non corrisponde a quanto si propone. Per opporsi a questa corrente, l’unica via possibile è la difesa del patrimonio culturale con il suo arricchimento.

 

I contatti attuali fra i popoli d’Africa e Cuba, la visita in quel continente di migliaia di cubani con il lavoro internazionalista e la presenza, da decenni, di giovani africani dei due sessi che studiano nell’Isola, hanno contribuito al rinforzo dei vincoli secolari.

 

A Cuba si considera una necessità prioritaria la maggior divulgazione possibile della storia, la vita e la cultura dei popoli d’Africa di ieri e di oggi, fra i bambini e i giovani cubani, per conoscere meglio le nostre radici e potere interpretare meglio queste culture.

 

 

La tradizione orale continua ad offrire il suo apporto alle nuove generazioni per poter salvare un patrimonio che gronda per il sangue sparso di milioni di uomini e donne africani che lottarono per preservarlo e trasmetterlo. Noi possiamo innaffiarlo con nuovi elementi culturali di quel continente in modo che la saggezza di quell’eredità circoli per le vene culturali delle nuove generazioni.

 

*L’autore è il direttore della Casa d’Africa