GUANTANAMO
Torturato in vari paesi per ordine degli USA
Londra, 2 agosto. - Un britannico di origine etiope, accusato di appartenere ad Al Qaeda, afferma di essere stato vittima di torture in Pakistan, Marocco e Afghanistan, delle quali indica come responsabili gli USA, ha reso noto EFE.
The Guardian ha reso noto martedì che per due anni e mezzo le autorità statunitensi hanno spostato il ventiseienne Benyam Mohammed da una prigione all’altra di quei paesi, prima di inviarlo nel settembre scorso nella base di Guantánamo – illegalmente occupata da Washington – dov’è tuttora detenuto.
Nella dichiarazione che ha consegnato al suo avvocato, Mohammed assicura di essere stato torturato nelle carceri dei tre paesi citati dopo essere stato interrogato da presunti funzionari dei servizi segreti degli USA e della GB.
Segnala The Guardian che la sua descrizione di un centro di detenzione prossimo a Rabat sembra coincidere con il centro di torture di Temara, identificato in un resoconto recente di un’organizzazione per i diritti umani.
Il quotidiano britannico ha ottenuto documenti di volo che indicano che aviogetti della CIA sono entrati in Marocco il 22 luglio 2002 e sono usciti dallo stesso paese il 22 gennaio 2004, esattamente le stesse date nelle quali Mohammed dice di essere stato nel paese nordafricano
Secondo Clive Stafford, avvocato del britannico, "si tratta della pura e semplice esternalizzazione della tortura. Gli USA sanno che torturare è malvagio ed incaricano altri di compiere il lavoro sporco".
Mohammed è stato detenuto a Karachi, dove sarebbe stato fatto salire su un aereo diretto a Zurigo (Svizzera) momento in cui, stando al suo avvocato, è entrato in un sistema carcerario parallelo composto da centri di detenzione e tortura non registrati ai quali non ha accesso il Comitato Internazionale della Croce Rossa.
Con le mani legate e tappi negli orecchi, Mohammed è stato trasferito in Marocco in un aereo, a quanto pare statunitense.
In un carcere vicino a Rabat, è stato sottoposto, secondo un testimone, a torture nelle quali sono stati utilizzati scalpelli per fargli incisioni sul petto e ai genitali.
Dopo 18 mesi di torture, durante i quali ha firmato una dichiarazione sulla sua intenzione di far scoppiare una bomba sporca, è stato spostato in Afghanistan, scortato da soldati statunitensi che hanno fotografato le sue ferite e poi l’hanno portato nella prigione della base di Guantánamo.