Cuba ha chiesto alla UE la sponsorizzazione per
proteggere i prigionieri di Guantánamo
la risoluzione contro l’Isola
MIREYA CASTAÑEDA 15 aprile 2005
Cuba ha richiesto all’Unione Europea (UE) di co-sponsorizzare un progetto di risoluzione esigendo un’indagine sulla situazione dei diritti umani nella Base Navale degli Stati Uniti a Guantánamo .
Il ministro Felipe Pérez Roque ha detto di sperare la co-sponsorizzazione dell’UE, come ha fatto con la risoluzione degli USA contro Cuba nella Commissione dei Diritti Umani (CDH). Nella base illegalmente occupata a Guantánamo hanno subito orribili torture cittadini dell’UE che da vari anni guardano prigione senza essere stati sottomessi a un processo e senza assistenza legale.
Il ministro degli Affari Esteri ha affermato che l’approvazione di una risoluzione degli USA contro Cuba a Ginevra è stata possibile grazie alle brutali pressioni esercitate contro i paesi membri della CDH.
In una conferenza stampa, Pérez Roque ha analizzato la votazione e immediatamente dopo ha annunciato che è stato inserito nella Segreteria Generale il progetto intitolato: "La questione dei detenuti nell’area della Base Navale degli Stati Uniti a Guantánamo".
All’inizio del suo intervento di poco più di un’ora, il ministro cubano degli Esteri ha informato che gli USA sono riusciti ad imporre per forza la spuria Risoluzione (21 voti a favore, 17 contro e 15 astensioni) e ha analizzato alcune situazioni relative a quella votazione.
Prima di tutto ha segnalato che gli USA hanno fatto pressione, con successo, sull’Arabia Saudita, un paese che nel 2004 ha votato contro la risoluzione e adesso lo ha fatto a favore. "Si sa" – ha commentato - "che il principe erede verrà ricevuto il prossimo 24 aprile nel ranch del presidente Bush."
L’Ucraina ha anche radicalmente cambiato il suo voto (contro nel 2004 e ora a favore).
"Tutti sanno" – ha detto il Ministro - "che il nuovo presidente ucraino ha viaggiato a Washington di recente e lì si è impegnato scrivendolo, ad appoggiare gli USA nelle sue campagne contro Cuba e Bielorussia."
"Ma è stato nell’Africa" –ha sottolineato Pérez Roque - "dove Washington si è impegnata a fondo approfittando della grave situazione economica e sociale che affrontano i paesi africani. Alcuni hanno ceduto - avevano votato contro nel 2004 – ed hanno cambiato il loro voto per le brutali pressioni e i ricatti imposti. (Burkina Faso, Togo e Swaziland che hanno votato nel 2004 contro adesso si sono astenuti).
Senza menzionare i paesi, il Ministro degli Esteri ha citato alcuni esempi che dimostrano quelle pressioni soprattutto economiche: minacce di chiudere i porti alle importazioni di cotone, ostacoli ai benefici della Legge per accedere al mercato nordamericano con riduzione dei dazi.
"Ma quello che è impressionante" - ha ritenuto il Ministro- "è che 9 paesi africani si sono mantenuti fermi e hanno votato contro. A quel voto si è sommata Eritrea (nel 2004 si era astenuta).
Rispetto all’Asia, ha fatto riferimento al caso del Pakistan, "coinvolto in una complessa situazione geo-strategica" e che dopo 7 anni di voti a favore di Cuba è passato all’astensione.
In una zona si distinguono i voti contro la Risoluzione emessi dalla Cina, l’India e l’Indonesia. "Se si vede il numero di abitanti" – ha detto il Ministro- "la maggior parte della Terra è stata accanto a Cuba".
Continuando la sua riflessione, il Ministro ha sottolineato che a Ginevra è fallita la cosiddetta latino americanizzazione perché nella stessa votazione sono stati apprezzati i cambiamenti che stanno avvenendo nella regione.
"Nessun paese del cono Sud, per la prima volta, ha votato a favore della Risoluzione".
Alle astensioni di Argentina, Brasile, Ecuador e Paraguay, si sono sommati Perú e Repubblica Dominicana, fatto valutato positivamente.
Felipe ha passato in rivista il Centro America con i tradizionali voti a favore di Costa Rica e Honduras e ha manifestato di non poter ignorare che ancora una volta il governo del Messico, con il suo voto a favore della risoluzione, ha optato per il confronto e ha tradito i fraterni e generosi rapporti tra i due popoli.
Ha ricordato che il Senato messicano, le ONGs e l’opinione pubblica hanno chiesto una rettifica al loro governo. "Al popolo messicano, il nostro ringraziamento per il suo appoggio" e ha ritenuto che il popolo non è rappresentato perché "si impongono altri interessi".
"Il governo del Messico" - ha sostenuto Pérez Roque- "ha negoziato il voto contro Cuba per ottenere la Segreteria Generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OEA)".
Il Ministro ha valutato che il governo messicano sta approfondendo il suo isolamento nell’America Latina e si muove in direzione contraria ai venti d’integrazione del continente. "Il Messico passa la frontiera del fiume Grande verso il Nord".
Il caso dell’UE ha consumato un certo tempo nella dichiarazione di Pérez Roque. Le nazioni del Vecchio Continente "con l’inedita finora co-sponsorizzazione in blocco del progetto, si sono piegate ancora una volta alla politica degli USA contro Cuba" in un atteggiamento che egli ha definito codardo e servile, un comportamento ipocrita che dimostra l’incapacità dell’UE di articolare una politica propria verso l’Isola.
Pérez Roque ha fatto un riassunto del dialogo che tra Cuba e l’UE si stava producendo. Ma –ha affermato- "con questo comportamento di co-sponsorizzare il progetto, rinuncia ai propri interessi, si subordina agli USA e sceglie nuovamente la via del confronto invece del dialogo, come vassallo e complice della politica degli USA."
Il ministro degli Esteri ha spiegato che , dopo 6 anni, Washington è stata costretta a presentare nuovamente la Risoluzione da sé, perché nessun paese ha accettato di farlo.
Analizzando la votazione in numeri, Pérez Roque ha avvertito che nella Commissione (integrata da 53 paesi), la maggioranza (32) si è rifiutata di accettare il progetto, manifestandosi contro o astenendosi.
Ha sottolineato inoltre che per riuscire a far sì che altri 20 paesi l’accompagnassero, Washington ha dovuto rinunciare alla condanna a Cuba ed ha dovuto cedere fino a presentare l’attuale testo definito "ingannevole, discriminatorio e di ingerenza", che vuole mantenere un ingiustificato controllo dell’Isola e il tema nella CDH.
"Con franchezza e chiaramente dico che Cuba non riconosce legittimità nella risoluzione né coopererà con essa" perché la ritiene illegittima e quindi è illegittimo il mandato dell’Alta Incaricata e non ammetterà la sua visita.
Per concludere la sua conferenza stampa, Felipe Pérez Roque ha annunciato che questo 14 aprile Cuba ha registrato nella Segreteria Generale della CDH a Ginevra un progetto di risoluzione intitolato Questione dei detenuti nell’area della Base Navale degli Stati Uniti a Guantánamo.
Il testo che cerca di investigare in situ: chiede l’entrata dei relatori sulla Detenzione Arbitraria, quello Speciale sulla Tortura, quello Speciale sul diritto di ogni persona al godimento al più alto livello possibile di salute fisica e mentale e quello speciale sull’indipendenza dei giudici e degli avvocati; chiede la presentazione di un resoconto sui detenuti e che continui la sua considerazione nel 62º periodo di sessioni dell’anno prossimo.
Il Ministro ha aggiunto che Cuba chiede ufficialmente all’UE di co-sponsorizzare e votare a favore di questo testo per essere coerenti con la preoccupazione per i diritti umani in questo tema di portata etica universale.
"Data la gravità della situazione –ha avvertito Pérez Roque- garantiremo in qualsiasi caso di giungere alla votazione del progetto."
Il Ministro cubano ha denunciato che gli USA presentano come motivazione per cambiare il regime di un paese la "liberazione del suo popolo". Ma – ha avvertito- "una cosa sono i voti e l’altra è aggredire Cuba, perché sarebbe un costo che non si può calcolare ".
LA VOTAZIONE PER PAESI DELLA RISOLUZIONE USA-UE
A FAVORE (21): Germania, Arabia Saudita, Armenia, Australia, Canada, Corea del Sud, Costa Rica, USA, Finlandia, Francia, Guatemala, Honduras, Ungheria, Irlanda, Italia, Giappone, Paesi Bassi, Regno Unito, Romania, Ucraina, Messico.
CONTRO (17): Russia, Sudafrica, Sudan, Zimbabwe, Cina, Congo, Cuba, Egitto, Eritrea, Etiopia, Guinea, India, Indonesia, Kenya, Malaysia, Nigeria, Qatar.
ASTENSIONI (15): Argentina, Brasile, Burkina Faso, Buthan, Ecuador, Gabon, Mauritania, Nepal, Pakistan, Perù, Repubblica Dominicana, Sri Lanka, Swaziland, Togo, Paraguay.