Nuove denunce sull’internazionalizzazione della tortura
da parte degli USA nelle carceri segrete
Washington, 4 agosto. – Le nuove denunce sull’esistenza di carceri segrete degli USA oltreoceano rafforzano la tesi secondo la quale Washington mantiene all’estero un’ampia rete di centri clandestini di detenzione.
La rivelazione è stata fatta da due cittadini yemeniti, i quali hanno assicurato di essere stati arrestati da agenti nordamericani e reclusi in prigioni sotterranee. Anche se Muhammad Faraj Ahmed Bashmilah e Salah Nasser Salim Ali sono stati detenuti separatamente, hanno raccontato entrambi esperienze molto simili, ha reso noto PL.
Mohammed è stato imprigionato in Giordania nel 2003, mentre Salah assicura di essere stato catturato nello stesso anno in Indonesia e più tardi trasferito in Giordania. I due sono stati sotto custodia di ufficiali statunitensi e denunciano di aver subito torture da parte di agenti dei servizi segreti giordani.
Secondo la loro testimonianza, sono stati legati, appesi e percossi con bastoni nella pianta dei piedi, ricevendo anche minacce di abuso sessuale e scariche elettriche.
Dopo aver vissuto questo calvario, gli yemeniti sono stati trasferiti in un’altra prigione sotterranea in un paese sconosciuto, dove hanno ricevuto maltrattamenti psicologici, tra i quali l’esposizione per 24 ore al giorno a musica dal volume assordante ed a lunghe giornate di interrogatori da parte di individui mascherati.
Non esistendo prove contro di loro, nel 2005 Bashmilah e Ali sono stati inviati nello Yemen, dove sono detenuti, senza che siano ancora state presentate imputazioni per processarli.
Secondo AP, Washington ha negato l’esistenza di queste prigioni segrete con l’argomento di mantenere prigionieri soltanto in Afganistan, Iraq e nel territorio usurpato della base di Guantánamo, a Cuba. Ma nel giugno scorso Manfred Novak, esperto dell’ONU, ha insinuato che alcune zone di detenzione non dichiarate potrebbero comprendere imbarcazioni in acque internazionali ed altri hanno segnalato la base dell’Isola britannica di Diego García nell’Oceano Indiano, come sito dove vengono rinchiusi detenuti dall’"alto valore".
Michael Ratner, del Centro per la Difesa dei Diritti Costituzionali degli USA ha dichiarato che l’esistenza di prigioni sotterranee è conosciuta da diverso tempo.