- Erasmo Magoulas:
Voglio cominciare questa intervista facendo riferimento alle parole
dall'Apostolo: "Conosco il mostro perché vissi nelle sue viscere". Tu da
45 anni vivi negli Stati Uniti, ma sei nato a Cuba. Molti possono avere
un'idea stereotipata della comunità cubana che vive in Florida.
Raccontami la tua relazione con Cuba e quella che tanti altri tuoi
compatrioti vogliono intavolare con l'Isola.
- Andrés Gómez:
Miami, specificamente, che è la città dove io vivo, è una città di oltre 2 milioni di abitanti e in
merito alla sua comunità cubana, questa è cambiata notevolmente negli
ultimi 25 anni. Per questo motivo oggi si può parlare di un vero
stereotipo e distorsione della verità quando si parla della nostra
comunità come un blocco omogeneo controrivoluzionario.
- In base al censimento del 2000, qui siamo in oltre
700mila cubani, 2 terzi dei quali nati a Cuba e di questi la metà è
arrivata a Miami dal 1980 ad oggi. Io lo feci con la mia famiglia nel
1960. Appartengo a quella ondata di cubani usciti all'inizio dal
processo rivoluzionario, la cui maggioranza apparteneva alla classe
governativa.
- Quelli venuti dagli anni 80 in poi hanno un'altra
estrazione sociale e hanno un altro vissuto. Pertanto la percezione di
questi segmenti della comunità cubana di Miami è diversa a causa dei
cambiamenti di Cuba, perché quelli venuti dall'80 in poi hanno anche i
loro familiari a Cuba e i motivi per cui sono emigrati sono i motivi di
qualunque emigrante di un paese povero verso uno ricco, ossia ragioni di
natura materiale.
- Questo segmento migratorio ha il desiderio di
relazionarsi col suo paese di origine, che è il desiderio di
relazionarsi normalmente con la sua famiglia, come qualunque altro
emigrato. Questa situazione non è la stessa per il settore
dell'emigrazione degli anni 60, perché sono venuti con la loro famiglia
ed i pochi che sono potuti rimanere a Cuba, oggi non esistono più.
- Pertanto è una Miami molto differente da quella che
tanta gente percepisce. Questa percezione distorta è stata indotta, per
molti anni, dal governo degli Stati Uniti nelle sue differenti
amministrazioni e dai cubani che dominano politicamente questa città e
questa comunità, che sono i cubani dell'estrema destra che sono stai
intimamente legati alle amministrazioni degli Stati Uniti e specialmente
a quest'ultima.
- L'intenzione è quella di proiettare l'immagine di una
comunità omogenea politicamente ed ideologicamente parlando, una
comunità ultra-conservatrice ed una comunità che appoggia le politiche
statunitensi di blocco e di altre aggressioni a Cuba.
- Se davvero fosse così, questa amministrazione non
avrebbe dovuto imporre le restrizioni sui viaggi che attualmente sono in
vigore per i cubani residenti negli Stati Uniti. Queste restrizioni
impediscono ai cubani di viaggiare a Cuba, eccetto una volta ogni tre
anni e solo nel caso di avere familiari di primo grado. Con tutte queste
restrizioni, nell'ultimo anno 120mila cubani residenti negli Stati Uniti
hanno viaggiato a Cuba.
- Ma anche in questa comunità vivono terroristi di
origine cubana. Gli amici, i capi ed i subalterni di Posada Carriles.
Qui hanno vissuto e vivono e qui agiscono impunemente e hanno colpito di
per sé il comportamento politico e sociale di questa comunità. Il
terrorismo non è solo ammazzare gente o minacciare di ammazzare gente o
mettere bombe. Il terrorismo è anche la minaccia latente di utilizzare
la violenza contro tutta una comunità e questo è quello che è successo a
Miami. Qui la maggioranza della gente ha paura di esprimersi
pubblicamente.
- Non è che questa sia una comunità di idee
rivoluzionarie, ma non è neanche una comunità di estrema destra, una
comunità fascista nella sua maggioranza. L'imposizione di questa volontà
mediante l'uso della violenza e della paura della violenza, ha
conformato anche questa comunità.
- E. M.: In questo spettro ideologico che
esiste a Miami, raccontaci che lavoro hanno compiuto i mezzi alternativi
nella tua città e nello Stato della Florida, come la Rivista Areito, che
non si sono uniti al discorso egemonico degli Stati Uniti contro
l'autodeterminazione e la sovranità del paese cubano. Mi piacerebbe
anche che ci raccontassi del lavoro della Brigata Antonio Maceo.
- A.G.:
La possibilità dei mezzi alternativi di
informazione e comunicazione come Areito ed Areito Digital o i mezzi
radiofonici, come per esempio Radio Miami, che trasmette un'ora e mezza
al giorno da una stazione radio commerciale, o Radio Progreso
Alternativa, sono limitati nella sua capacità per la mancanza di
annunciatori, poiché questi rischiano con i loro annunci di confrontarsi
con i settori più reazionari e di estrema destra della comunità cubana.
In ogni modo questi mezzi fanno un lavoro produttivo per coloro che sono
interessati ad informarsi meglio sulla comunità.
- Rispetto ad Areito e da due anni Areito Digital, ha
un'esistenza di 31 anni e siamo nati nel 1974. Areito ha compiuto un
lavoro straordinario perché per molti anni è stata l'unica pubblicazione
negli Stati Uniti in spagnolo che pubblicava in maniera periodica la
prospettiva di Cuba attraverso la collaborazione di autori cubani
nell'Isola e noi. Questo, io direi, fu il primo colpo che servì a
rompere quell'idea dell'omogeneità ideologica che si pretendeva di
imporre sulla comunità cubana a Miami. La Brigata Antonio Maceo si fonda
come proseguimento di quella nostra volontà di conoscere Cuba. La
Brigata è nata nel 77, eravamo giovani venuti con i nostri genitori nei
primi anni 60.
- In quegli anni non si poteva pensare di andare a
Cuba. Era come pensare di andare su Giove o Marte.
- Il primo proposito fu quello di portare giovani a
Cuba ma man mano che la comunità cubana di Miami cambiava,
fondamentalmente a partire dal 1980, sono cambiati anche i propositi
della Brigata. La Brigata, da organizzazione di solidarietà, come era
all'inizio, diventa un'organizzazione della sinistra cubana
nell'emigrazione cubana degli Stati Uniti.
- Ci consideriamo oggi eredi e prosecutori di quei club
rivoluzionari del XIX secolo e della prima metà del XX che sono
esistiti in città dove l'emigrazione cubana fu importante come New York,
Tampa, Cayo Hueso.
- In questi ultimi 30 anni siamo stati impegnati in
questo lavoro, coincidendo e difendendo l'autodeterminazione del popolo
cubano per il suo progetto rivoluzionario, costruendo inoltre una
comunità di interessi tra l'emigrazione ed il governo Cubano. Questo è
stato capito dal Governo dell'Isola ma non dai quei settori più
recalcitranti della comunità cubana in Florida né dal governo degli
Stati Uniti.
- Continuiamo a lavorare e lottare contro questi
settori che ci vogliono separare, i cubani di qui e quelli di là, per
vedere compiuti i loro interessi spuri.
- Poche ore fa abbiamo organizzato un corteo contro il
terrorismo e per l'estradizione di Posada in Venezuela. Chiediamo che si
chiarisca da dove è entrato Posada negli Stati Uniti e chi lo ha aiutato
ad entrare e per quale motivo le autorità competenti hanno atteso due
mesi per arrestarlo. Questo corteo era formato di 55 automobili che
hanno percorso le principali vie di Miami, dove i partecipanti
esponevano cartelli per l'estradizione di Posada, bandiere cubane e
statunitensi.
- E.M.: Con una chiamata di convocazione
propria di uno statista ed al mio giudizio di un vero profeta del nostro
tempo, Fidel Castro è riuscito a riunire quasi 700 intellettuali di
oltre 60 paesi per discutere sul tema del terrorismo, la verità e la
giustizia. Tu eri a L'Avana i giorni 2, 3 e 4. Che impressione ti sei
fatto di quell'incontro?
- A.G.:
Credo che sia stata una riunione
straordinaria, una riunione di un'importanza capitale, in questi momenti
che vive l'umanità. Cuba ha potuto farlo nel giro di pochi giorni,
questo è frutto del potere di convocazione e credibilità che ha Cuba.
Credo che l'Isola ha organizzato tutto in 4 o 5 giorni. Credo che lo
stesso governo cubano sia rimasto sorpreso per la risposta straordinaria
avuta in seguito alla convocazione.
-
Fidel ha potuto distinguere la necessità reale che
esiste in questi momenti di discutere e chiarire questo tema.
-
Partendo del sintomo più recente, che è Posada
Carriles, di questa malattia che ha attraversato molte amministrazioni
Statunitensi compresa questa, si è cercato in maniera particolare di
analizzare in questo incontro la radice stessa di questo cancro.
- La partecipazione degli Stati Uniti nel genocidio dei
paesi dell'America Latina, mediante l'imposizione della sua politica di
Dottrina della Sicurezza Nazionale, in questi ultimi 40 anni, è già
fuori di ogni discussione. Il corollario è stato segnato dall'Operazione
Condor che inizia il suo lavoro di sterminio nel Cono Meridionale
Sudamericano, ma si estende a metà degli anni 80 al resto dei paesi del
Sud e dell'America Centrale. Questi personaggi di origine cubana, come
Posada Carriles ed Orlando Bosch, hanno compiuto la missione di agenti
terroristici agli ordini dell'Impero.
- Nonostante tutto è stato molto più di un'analisi e di
una denuncia. Quello dell'Avana è stato straordinario, per la profondità
con cui è stato trattato, per il livello dei partecipanti e per il
compromesso saldo di questi per la verità e la giustizia.
- E.M.: In merito alla politica della Verità
e della Giustizia sulla quale si basa eticamente e moralmente la
Rivoluzione Cubana, questo incontro avrà un seguito nell'istituzione di
un Osservatorio contro il Terrorismo nell'Emisfero, per creare un
database che elabori l'informazione su questa politica genocida,
elaborare e pubblicare un'Enciclopedia del terrorismo e costituire un
Tribunale Emisferico Contro il Terrorismo ed in Difesa dell'Umanità, per
giudicare quelle figure tanto glorificate dalla CNN, come Henry
Kissinger, George Bush, John Negroponte ed Otto Reich.
- A.G.: Si è cominciato con la decisione di
convocare un tribunale permanente e commissioni di raccolta,
investigazione, tecnica e di informazione. Nelle prossime settimane si
studieranno i modi in cui tutti possono collaborare per far diventare
realtà quello che tu hai menzionato.
- E.M.:
C'è un altro tema, strettamente
legato a questo del terrorismo, ma in questo caso si tratta di 5
combattenti cubani contro il terrorismo che sono stati condannati e
imprigionati negli Stati Uniti da 6 anni.
-
- A.G.:
Da quattro anni, da quando sono stati
processati e prima di essere condannati nel giugno del 2001, siamo stati
molto attivi nello sviluppo di conferenze e tavole rotonde per fare
conoscere il loro caso, anche nei nostri mezzi è stata una notizia che
non ha smesso di essere presente. Noi siamo parte della Direzione
Nazionale del Comitato Pro-libertà dei 5. Stiamo molto vicini alle
famiglie dei 5 eroi. Accompagniamo i parenti dei 5 quando vengono negli
Stati Uniti. Da più di un anno, però, le autorità statunitensi
proibiscono alle autorità consolari cubane di accompagnare i parenti dei
5. Quando è stata comprata una pagina intera nel New York Times, che è
costata oltre 50mila dollari, Miami è stata la città che ha raccolto più
di 11mila dollari, essendo stata la città che ha donato più denaro negli
Stati Uniti per questa causa. Noi scriviamo e realizziamo il maggiore
sforzo possibile affinché la loro causa sia conosciuta e si ottenga la
loro liberazione.
-