24 giugno 2005 - Rebelion

Una Miami di sinistra e solidale con la rivoluzione cubana


Intervista ad Andrés Gómez, Cofondatore della Rivista Areito ed Areito Digital e della Brigata di Solidarietà Antonio Maceo

Erasmo Magoulas


 

 


 

In base al censimento del 2000, qui siamo in oltre 700mila cubani, 2 terzi dei quali nati a Cuba e di questi la metà è arrivata a Miami dal 1980 ad oggi. [...] Quelli venuti dagli anni 80 in poi hanno un'altra estrazione sociale e hanno un altro vissuto [...] hanno anche i loro familiari a Cuba e i motivi per cui sono emigrati sono i motivi di qualunque emigrante di un paese povero verso uno ricco, ossia ragioni di natura materiale.
 



 

Erasmo Magoulas: Voglio cominciare questa intervista facendo riferimento alle parole dall'Apostolo: "Conosco il mostro perché vissi nelle sue viscere". Tu da 45 anni vivi negli Stati Uniti, ma sei nato a Cuba. Molti possono avere un'idea stereotipata della comunità cubana che vive in Florida. Raccontami la tua relazione con Cuba e quella che tanti altri tuoi compatrioti vogliono intavolare con l'Isola.

 

Andrés Gómez: Miami, specificamente, che è la città dove io vivo, è una città di oltre 2 milioni di abitanti e in merito alla sua comunità cubana, questa è cambiata notevolmente negli ultimi 25 anni. Per questo motivo oggi si può parlare di un vero stereotipo e distorsione della verità quando si parla della nostra comunità come un blocco omogeneo controrivoluzionario.
In base al censimento del 2000, qui siamo in oltre 700mila cubani, 2 terzi dei quali nati a Cuba e di questi la metà è arrivata a Miami dal 1980 ad oggi. Io lo feci con la mia famiglia nel 1960. Appartengo a quella ondata di cubani usciti all'inizio dal processo rivoluzionario, la cui maggioranza apparteneva alla classe governativa.
Quelli venuti dagli anni 80 in poi hanno un'altra estrazione sociale e hanno un altro vissuto. Pertanto la percezione di questi segmenti della comunità cubana di Miami è diversa a causa dei cambiamenti di Cuba, perché quelli venuti dall'80 in poi hanno anche i loro familiari a Cuba e i motivi per cui sono emigrati sono i motivi di qualunque emigrante di un paese povero verso uno ricco, ossia ragioni di natura materiale.
Questo segmento migratorio ha il desiderio di relazionarsi col suo paese di origine, che è il desiderio di relazionarsi normalmente con la sua famiglia, come qualunque altro emigrato. Questa situazione non è la stessa per il settore dell'emigrazione degli anni 60, perché sono venuti con la loro famiglia ed i pochi che sono potuti rimanere a Cuba, oggi non esistono più.
Pertanto è una Miami molto differente da quella che tanta gente percepisce. Questa percezione distorta è stata indotta, per molti anni, dal governo degli Stati Uniti nelle sue differenti amministrazioni e dai cubani che dominano politicamente questa città e questa comunità, che sono i cubani dell'estrema destra che sono stai intimamente legati alle amministrazioni degli Stati Uniti e specialmente a quest'ultima.
L'intenzione è quella di proiettare l'immagine di una comunità omogenea politicamente ed ideologicamente parlando, una comunità ultra-conservatrice ed una comunità che appoggia le politiche statunitensi di blocco e di altre aggressioni a Cuba.
Se davvero fosse così, questa amministrazione non avrebbe dovuto imporre le restrizioni sui viaggi che attualmente sono in vigore per i cubani residenti negli Stati Uniti. Queste restrizioni impediscono ai cubani di viaggiare a Cuba, eccetto una volta ogni tre anni e solo nel caso di avere familiari di primo grado. Con tutte queste restrizioni, nell'ultimo anno 120mila cubani residenti negli Stati Uniti hanno viaggiato a Cuba.
Ma anche in questa comunità vivono terroristi di origine cubana. Gli amici, i capi ed i subalterni di Posada Carriles. Qui hanno vissuto e vivono e qui agiscono impunemente e hanno colpito di per sé il comportamento politico e sociale di questa comunità. Il terrorismo non è solo ammazzare gente o minacciare di ammazzare gente o mettere bombe. Il terrorismo è anche la minaccia latente di utilizzare la violenza contro tutta una comunità e questo è quello che è successo a Miami. Qui la maggioranza della gente ha paura di esprimersi pubblicamente.
Non è che questa sia una comunità di idee rivoluzionarie, ma non è neanche una comunità di estrema destra, una comunità fascista nella sua maggioranza. L'imposizione di questa volontà mediante l'uso della violenza e della paura della violenza, ha conformato anche questa comunità.

 

E. M.: In questo spettro ideologico che esiste a Miami, raccontaci che lavoro hanno compiuto i mezzi alternativi nella tua città e nello Stato della Florida, come la Rivista Areito, che non si sono uniti al discorso egemonico degli Stati Uniti contro l'autodeterminazione e la sovranità del paese cubano. Mi piacerebbe anche che ci raccontassi del lavoro della Brigata Antonio Maceo.

A.G.: La possibilità dei mezzi alternativi di informazione e comunicazione come Areito ed Areito Digital o i mezzi radiofonici, come per esempio Radio Miami, che trasmette un'ora e mezza al giorno da una stazione radio commerciale, o Radio Progreso Alternativa, sono limitati nella sua capacità per la mancanza di annunciatori, poiché questi rischiano con i loro annunci di confrontarsi con i settori più reazionari e di estrema destra della comunità cubana. In ogni modo questi mezzi fanno un lavoro produttivo per coloro che sono interessati ad informarsi meglio sulla comunità.
Rispetto ad Areito e da due anni Areito Digital, ha un'esistenza di 31 anni e siamo nati nel 1974. Areito ha compiuto un lavoro straordinario perché per molti anni è stata l'unica pubblicazione negli Stati Uniti in spagnolo che pubblicava in maniera periodica la prospettiva di Cuba attraverso la collaborazione di autori cubani nell'Isola e noi. Questo, io direi, fu il primo colpo che servì a rompere quell'idea dell'omogeneità ideologica che si pretendeva di imporre sulla comunità cubana a Miami. La Brigata Antonio Maceo si fonda come proseguimento di quella nostra volontà di conoscere Cuba. La Brigata è nata nel 77, eravamo giovani venuti con i nostri genitori nei primi anni 60.
In quegli anni non si poteva pensare di andare a Cuba. Era come pensare di andare su Giove o Marte.
Il primo proposito fu quello di portare giovani a Cuba ma man mano che la comunità cubana di Miami cambiava, fondamentalmente a partire dal 1980, sono cambiati anche i propositi della Brigata. La Brigata, da organizzazione di solidarietà, come era all'inizio, diventa un'organizzazione della sinistra cubana nell'emigrazione cubana degli Stati Uniti.
Ci consideriamo oggi eredi e prosecutori di quei club rivoluzionari del XIX secolo e della prima metà del XX che sono esistiti in città dove l'emigrazione cubana fu importante come New York, Tampa, Cayo Hueso.
In questi ultimi 30 anni siamo stati impegnati in questo lavoro, coincidendo e difendendo l'autodeterminazione del popolo cubano per il suo progetto rivoluzionario, costruendo inoltre una comunità di interessi tra l'emigrazione ed il governo Cubano. Questo è stato capito dal Governo dell'Isola ma non dai quei settori più recalcitranti della comunità cubana in Florida né dal governo degli Stati Uniti.
Continuiamo a lavorare e lottare contro questi settori che ci vogliono separare, i cubani di qui e quelli di là, per vedere compiuti i loro interessi spuri.
Poche ore fa abbiamo organizzato un corteo contro il terrorismo e per l'estradizione di Posada in Venezuela. Chiediamo che si chiarisca da dove è entrato Posada negli Stati Uniti e chi lo ha aiutato ad entrare e per quale motivo le autorità competenti hanno atteso due mesi per arrestarlo. Questo corteo era formato di 55 automobili che hanno percorso le principali vie di Miami, dove i partecipanti esponevano cartelli per l'estradizione di Posada, bandiere cubane e statunitensi.

 

E.M.: Con una chiamata di convocazione propria di uno statista ed al mio giudizio di un vero profeta del nostro tempo, Fidel Castro è riuscito a riunire quasi 700 intellettuali di oltre 60 paesi per discutere sul tema del terrorismo, la verità e la giustizia. Tu eri a L'Avana i giorni 2, 3 e 4. Che impressione ti sei fatto di quell'incontro?

 

A.G.: Credo che sia stata una riunione straordinaria, una riunione di un'importanza capitale, in questi momenti che vive l'umanità. Cuba ha potuto farlo nel giro di pochi giorni, questo è frutto del potere di convocazione e credibilità che ha Cuba. Credo che l'Isola ha organizzato tutto in 4 o 5 giorni. Credo che lo stesso governo cubano sia rimasto sorpreso per la risposta straordinaria avuta in seguito alla convocazione.
Fidel ha potuto distinguere la necessità reale che esiste in questi momenti di discutere e chiarire questo tema.
Partendo del sintomo più recente, che è Posada Carriles, di questa malattia che ha attraversato molte amministrazioni Statunitensi compresa questa, si è cercato in maniera particolare di analizzare in questo incontro la radice stessa di questo cancro.
La partecipazione degli Stati Uniti nel genocidio dei paesi dell'America Latina, mediante l'imposizione della sua politica di Dottrina della Sicurezza Nazionale, in questi ultimi 40 anni, è già fuori di ogni discussione. Il corollario è stato segnato dall'Operazione Condor che inizia il suo lavoro di sterminio nel Cono Meridionale Sudamericano, ma si estende a metà degli anni 80 al resto dei paesi del Sud e dell'America Centrale. Questi personaggi di origine cubana, come Posada Carriles ed Orlando Bosch, hanno compiuto la missione di agenti terroristici agli ordini dell'Impero.
Nonostante tutto è stato molto più di un'analisi e di una denuncia. Quello dell'Avana è stato straordinario, per la profondità con cui è stato trattato, per il livello dei partecipanti e per il compromesso saldo di questi per la verità e la giustizia.

E.M.: In merito alla politica della Verità e della Giustizia sulla quale si basa eticamente e moralmente la Rivoluzione Cubana, questo incontro avrà un seguito nell'istituzione di un Osservatorio contro il Terrorismo nell'Emisfero, per creare un database che elabori l'informazione su questa politica genocida, elaborare e pubblicare un'Enciclopedia del terrorismo e costituire un Tribunale Emisferico Contro il Terrorismo ed in Difesa dell'Umanità, per giudicare quelle figure tanto glorificate dalla CNN, come Henry Kissinger, George Bush, John Negroponte ed Otto Reich.

 

A.G.: Si è cominciato con la decisione di convocare un tribunale permanente e commissioni di raccolta, investigazione, tecnica e di informazione. Nelle prossime settimane si studieranno i modi in cui tutti possono collaborare per far diventare realtà quello che tu hai menzionato.

 

E.M.: C'è un altro tema, strettamente legato a questo del terrorismo, ma in questo caso si tratta di 5 combattenti cubani contro il terrorismo che sono stati condannati e imprigionati negli Stati Uniti da 6 anni.
 
A.G.: Da quattro anni, da quando sono stati processati e prima di essere condannati nel giugno del 2001, siamo stati molto attivi nello sviluppo di conferenze e tavole rotonde per fare conoscere il loro caso, anche nei nostri mezzi è stata una notizia che non ha smesso di essere presente. Noi siamo parte della Direzione Nazionale del Comitato Pro-libertà dei 5. Stiamo molto vicini alle famiglie dei 5 eroi. Accompagniamo i parenti dei 5 quando vengono negli Stati Uniti. Da più di un anno, però, le autorità statunitensi proibiscono alle autorità consolari cubane di accompagnare i parenti dei 5. Quando è stata comprata una pagina intera nel New York Times, che è costata oltre 50mila dollari, Miami è stata la città che ha raccolto più di 11mila dollari, essendo stata la città che ha donato più denaro negli Stati Uniti per questa causa. Noi scriviamo e realizziamo il maggiore sforzo possibile affinché la loro causa sia conosciuta e si ottenga la loro liberazione.