Avana (Reuters) 2 aprile 2005 tratto da www.yahoo.it
La tv di stato cubana ha concesso ad un cardinale cattolico di andare in tv per informare Cuba che Papa Giovanni Paolo II è in gravi condizioni di salute.
"Un grande uomo sta morendo", ha detto il cardinale Jaime Ortega, Arcivescovo dell'Avana, in una dichiarazione di sei minuti in tv ieri.
E' soltanto la seconda volta che il cardinale manda un messaggio ai cubani attraverso la televisione. La prima fu alla vigilia della storia visita del Pontefice a Cuba nel gennaio 1998.
Per la maggior parte dei cubani, l'apparizione del cardinale è stata la prima notizia che hanno avuto sul fatto che il Papa è vicino alla morte, visto che i media controllati dallo Stato non hanno fatto parola del fatto che la sua salute stava peggiorando.
Nell'ultimo bollettino medico di ieri, il Vaticano ha reso noto che le condizioni di Giovanni Paolo II sono peggiorate, con "un quadro clinico di insufficienza cardio-circolatoria e renale".
"Questo è un uomo che ha portato il peso morale del mondo per 26 anni... trasformandosi nel solo riferimento morale per l'umanità negli ultimi anni di guerra e difficoltà", ha detto Ortega.
Il cardinale ha detto che il Papa non ha mai dimenticato i suoi cinque giorni di visita a Cuba, grazie a cui portò maggiore libertà religiosa per i cubani.
Dopo la rivoluzione del 1959 di Fidel Castro, che trasformò Cuba in uno stato ateo, i preti furono espulsi e i cattolici perseguitati. L'ateismo fu ufficialmente eliminato nel 1992 mentre Cuba affondava nella crisi e nell'isolamento dopo il collasso dell'Unione sovietica. Un mese prima della visita papale a Cuba, nel 1997, l'isola ripristinò il Natale come festività.
In una messa all'aria aperta nella piazza della Rivoluzione all'Avana, il Papa spinse Cuba ad aprirsi al mondo e chiese al mondo di accogliere Cuba, e condannò anche le sanzioni USA contro il paese.
"Salutandolo all'aeroporto, il presidente Fidel Castro lo ringraziò per le sue parole, comprese quelle con cui non era d'accordo", ha detto Ortega.
Nel 2003, il Pontefice disse di essere "addolorato" per l'esecuzione di tre cubani che dirottarono un traghetto nel tentativo di lasciare il paese. In una lettera a Castro chiese anche clemenza per i dissidenti in carcere, ma la sua richiesta non ha mai avuto risposta.