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"A proposito dei due pesi e due misure della nostra civile Europa"

 

 

Andrea Genovali presidente di Punto critico

 

E’ assolutamente passata inosservata, alla gran parte della libera stampa italiana, la notizia seconda la quale vi sono stati feriti e arresti, causati dalla polizia marocchina, nel tentativo di reprimere con la forza una manifestazione pacifica a El Aaiun da parte del popolo saharawi, nel Sahara Occidentale, in occasione del 32° anniversario della creazione del Fronte Polisario.

 

La città sarebbe ancora assediata dall’esercito e nessun giornalista o osservatore internazionale vi può entrare, stando alla dichiarazione del rappresentante dei Saharawi in Messico.

 

In ogni caso forti sono le proteste del popolo saharawi contro la violazione dei diritti umani e per esigere la loro indipendenza e autodeterminazione da sempre negata dal governo marocchino che viola sistematicamente le risoluzioni ONU e gli accordi di pace, e che ha la responsabilità delle gravissime condizioni in cui vivono i saharawi nella quasi totale indifferenza di Unione Europea e USA, così attivi, invece, a condannare Cuba solo per aver fatto rispettare le sue leggi di stato sovrano.

 

Cosa tanto grave, quella di Cuba, che è stata formulata una condanna "bipartisan" in cui stanno dentro Margherita, DS, FI, Udc, Verdi e Lega una bella compagnia per dare addosso a Cuba, che è la bestia nera degli americani, ma un punto di riferimento, ancor oggi, dei latinoamericani al punto che l’Internazionale socialista non ha votato mai nessuna condanna contro Cuba, così come vorrebbero i politici italiani, proprio grazie allo stop dei socialisti latinoamericani.

 

Ma tutti tacciono, anche quelli che, con zelante arroganza, hanno dato negli scorsi giorni lezioni di democrazia a Cuba, quelli per intenderci che hanno spiegato cosa Cuba dovrebbe fare per essere considerata una nazione "democratica". Ebbene dove sono questi signori quando ci sono da difendere i diritti umani del popolo saharawi; dov’è la libera stampa quando si tratta di aprire la prima pagina dei loro giornali, o dei loro siti internet, per far conoscere questo ennesimo brutale sopruso a danno del popolo del deserto? Non vorremmo pensare che esistono popoli di serie A e popoli di serie B a seconda delle convenienze e degli interessi americani a cui molto parte dell’Italia è supina.

 

Noi, con coerenza e trasparenza, come nel caso di Cuba, del popolo palestinese e di tutti quei popoli che lottano per la loro indipendenza e sovranità, esprimiamo la nostra piena e incondizionata solidarietà al popolo saharawi e alla loro delegazione in Italia, guidata da Omar Mih, e continueremo a loro fianco a lottare perché finalmente venga riconosciuto a questo popolo il loro diritto inalienabile alla indipendenza e all’autodeterminazione.

 

  

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CONTINUA LA CAMPAGNA DI CRIMINALIZZAZIONE CONTRO CUBA

 

 

Andrea Genovali presidente di Punto critico

 

 

24.5 In questi giorni hanno destato grande impressione i fatti avvenuti a Cuba riguardo l’espulsione dei giornalisti polacchi e italiani. Cerchiamo di ragionarne tenendo presente il quadro complessivo dei fatti.

 

Il primo fatto, senza il quale non si capisce il vero senso delle azioni cubane, è che Cuba è un paese bloccato da un embargo di oltre 40 anni e che vive con l’unica potenza mondiale rimasta a sole poche miglia dal suo territorio e questa potenza è da oltre 40 anni che cerca di distruggerla.

 

Il secondo fatto ci dice che l’ambizioso progetto del primo "Congresso per la democrazia a Cuba" è stato un fallimento e la flebile opposizione interna cubana, che esiste e opera da molti anni nell’isola caraibica, ne esce divisa. Infatti dure critiche vengono rivolte da una parte dell’opposizione a Marta Beatriz Roque per essere stata sostenuta nell’organizzazione di questa manifestazione dai dollari dell’ala dura dell’esilio mafioso cubano di Miami e dai settori più reazionari del Senato americano. E a riprova di questo stretto contatto il centinaio di aderenti a questa manifestazione hanno ringraziato e poi inneggiato al presidente americano Bush per aver loro inviato un messaggio di amicizia e solidarietà.

 

Il terzo ci dice, appunto, che il numero di persone che hanno partecipato, da tutta Cuba, a questo congresso è stato molto inferiore anche alle attese dei promotori che si aspettavano circa 500 persone. Il Corriere della Sera del 21 maggio ci dice che non ci sono state retate, intimidazioni e che la polizia cubana si è mantenuta ben lontana e che quindi chi voleva poteva tranquillamente partecipare.

 

Il quarto fatto è che a Cuba l’opposizione può manifestare e lo stesso Corriere afferma che erano presenti alla manifestazione circa 200 persone, di cui un centinaio di 'dissidenti' e gli altri in qualità di invitati, partecipanti, osservatori, giornalisti.

 

Il quinto fatto, non meno importante e che nessuno però dice è che il visto è previsto anche per l'ingresso negli Usa e se si entra con visto turistico per esercitare attività giornalistica si viene espulsi, come è accaduto a Robert Menard, il capo di Reporteres sans frontieres,solo per fare un esempio.

 

In ogni caso su questo avvenimento i settori più anticubani italiani in cui, purtroppo fanno bella mostra di sé anche la sinistra moderata e rifondazione, hanno colto l’occasione per dire che Cuba viola di diritti umani, dimenticandosi però, soprattutto a sinistra, di dire che Cuba è uno di quegli "stati canaglia" che gli USA vogliono abbattere e che dopo l’Iraq anche l’opzione dell’invasione militare torna ad essere tragicamente una possibilità concreta. Ma soprattutto dimenticano che i diritti umani a Cuba sono tutelati e basta semplicemente guardare le cifre e le statistiche socio-economiche delle Nazioni Unite per capirlo.

 

Una campagna di criminalizzazione, dunque, ben orchestrata e funzionale agli interessi del governo americano che ha reso pubblico un documento di 500 pagine nel quale spiega come si potrà portare la "democrazia americana" a Cuba e con quelle 500 pagine sono stati dispensati anche decine e decine di milioni di dollari per rimpinguare l’opposizione filoamericana dentro Cuba e preparare il terreno politico, attraverso i mass media, in Europa affinché anche l’opzione militare, se del caso, possa trovare dei sostenitori nel Vecchio continente. Una campagna utile anche per indurre l’UE a riattivare le vergognose sanzioni verso Cuba, sospese lo scorso febbraio.

 

Tutto questo giustifica l’espulsione di 5 giornalisti che hanno violato le leggi di Cuba che prevedono nello specifico le stesse misure di quelle ad es. americane e di altri stati europei? Fino a quando Cuba sarà vittima dell’embargo e del tentativo americano di cancellare l’esperienza rivoluzionaria ha il diritto di difendersi e i milioni di cubani che sfilano liberamente a fianco del proprio leader ci dicono che il governo cubano gode del consenso della stragrande maggioranza del popolo. E questo penso sia sufficiente.