E’ assolutamente passata inosservata, alla gran parte della libera stampa italiana, la notizia seconda la quale vi sono stati feriti e arresti, causati dalla polizia marocchina, nel tentativo di reprimere con la forza una manifestazione pacifica a El Aaiun da parte del popolo saharawi, nel Sahara Occidentale, in occasione del 32° anniversario della creazione del Fronte Polisario.
La città sarebbe ancora assediata dall’esercito e nessun giornalista o osservatore internazionale vi può entrare, stando alla dichiarazione del rappresentante dei Saharawi in Messico.
In ogni caso forti sono le proteste del popolo saharawi contro la violazione dei diritti umani e per esigere la loro indipendenza e autodeterminazione da sempre negata dal governo marocchino che viola sistematicamente le risoluzioni ONU e gli accordi di pace, e che ha la responsabilità delle gravissime condizioni in cui vivono i saharawi nella quasi totale indifferenza di Unione Europea e USA, così attivi, invece, a condannare Cuba solo per aver fatto rispettare le sue leggi di stato sovrano.
Cosa tanto grave, quella di Cuba, che è stata formulata una condanna "bipartisan" in cui stanno dentro Margherita, DS, FI, Udc, Verdi e Lega una bella compagnia per dare addosso a Cuba, che è la bestia nera degli americani, ma un punto di riferimento, ancor oggi, dei latinoamericani al punto che l’Internazionale socialista non ha votato mai nessuna condanna contro Cuba, così come vorrebbero i politici italiani, proprio grazie allo stop dei socialisti latinoamericani.
Ma tutti tacciono, anche quelli che, con zelante arroganza, hanno dato negli scorsi giorni lezioni di democrazia a Cuba, quelli per intenderci che hanno spiegato cosa Cuba dovrebbe fare per essere considerata una nazione "democratica". Ebbene dove sono questi signori quando ci sono da difendere i diritti umani del popolo saharawi; dov’è la libera stampa quando si tratta di aprire la prima pagina dei loro giornali, o dei loro siti internet, per far conoscere questo ennesimo brutale sopruso a danno del popolo del deserto? Non vorremmo pensare che esistono popoli di serie A e popoli di serie B a seconda delle convenienze e degli interessi americani a cui molto parte dell’Italia è supina.
Noi, con coerenza e trasparenza, come nel caso di Cuba, del popolo palestinese e di tutti quei popoli che lottano per la loro indipendenza e sovranità, esprimiamo la nostra piena e incondizionata solidarietà al popolo saharawi e alla loro delegazione in Italia, guidata da Omar Mih, e continueremo a loro fianco a lottare perché finalmente venga riconosciuto a questo popolo il loro diritto inalienabile alla indipendenza e all’autodeterminazione.
24.5 In questi giorni hanno destato grande impressione i fatti avvenuti a Cuba riguardo l’espulsione dei giornalisti polacchi e italiani. Cerchiamo di ragionarne tenendo presente il quadro complessivo dei fatti.
Il primo fatto, senza il quale non si capisce il vero senso delle azioni cubane, è che Cuba è un paese bloccato da un embargo di oltre 40 anni e che vive con l’unica potenza mondiale rimasta a sole poche miglia dal suo territorio e questa potenza è da oltre 40 anni che cerca di distruggerla.
Il secondo fatto ci dice che l’ambizioso progetto del primo "Congresso per la democrazia a Cuba" è stato un fallimento e la flebile opposizione interna cubana, che esiste e opera da molti anni nell’isola caraibica, ne esce divisa. Infatti dure critiche vengono rivolte da una parte dell’opposizione a Marta Beatriz Roque per essere stata sostenuta nell’organizzazione di questa manifestazione dai dollari dell’ala dura dell’esilio mafioso cubano di Miami e dai settori più reazionari del Senato americano. E a riprova di questo stretto contatto il centinaio di aderenti a questa manifestazione hanno ringraziato e poi inneggiato al presidente americano Bush per aver loro inviato un messaggio di amicizia e solidarietà.
Il terzo ci dice, appunto, che il numero di persone che hanno partecipato, da tutta Cuba, a questo congresso è stato molto inferiore anche alle attese dei promotori che si aspettavano circa 500 persone. Il Corriere della Sera del 21 maggio ci dice che non ci sono state retate, intimidazioni e che la polizia cubana si è mantenuta ben lontana e che quindi chi voleva poteva tranquillamente partecipare.
Il quarto fatto è che a Cuba l’opposizione può manifestare e lo stesso Corriere afferma che erano presenti alla manifestazione circa 200 persone, di cui un centinaio di 'dissidenti' e gli altri in qualità di invitati, partecipanti, osservatori, giornalisti.
Il quinto fatto, non meno importante e che nessuno però dice è che il visto è previsto anche per l'ingresso negli Usa e se si entra con visto turistico per esercitare attività giornalistica si viene espulsi, come è accaduto a Robert Menard, il capo di Reporteres sans frontieres,solo per fare un esempio.
In ogni caso su questo avvenimento i settori più anticubani italiani in cui, purtroppo fanno bella mostra di sé anche la sinistra moderata e rifondazione, hanno colto l’occasione per dire che Cuba viola di diritti umani, dimenticandosi però, soprattutto a sinistra, di dire che Cuba è uno di quegli "stati canaglia" che gli USA vogliono abbattere e che dopo l’Iraq anche l’opzione dell’invasione militare torna ad essere tragicamente una possibilità concreta. Ma soprattutto dimenticano che i diritti umani a Cuba sono tutelati e basta semplicemente guardare le cifre e le statistiche socio-economiche delle Nazioni Unite per capirlo.
Una campagna di criminalizzazione, dunque, ben orchestrata e funzionale agli interessi del governo americano che ha reso pubblico un documento di 500 pagine nel quale spiega come si potrà portare la "democrazia americana" a Cuba e con quelle 500 pagine sono stati dispensati anche decine e decine di milioni di dollari per rimpinguare l’opposizione filoamericana dentro Cuba e preparare il terreno politico, attraverso i mass media, in Europa affinché anche l’opzione militare, se del caso, possa trovare dei sostenitori nel Vecchio continente. Una campagna utile anche per indurre l’UE a riattivare le vergognose sanzioni verso Cuba, sospese lo scorso febbraio.
Tutto questo giustifica l’espulsione di 5 giornalisti che hanno violato le leggi di Cuba che prevedono nello specifico le stesse misure di quelle ad es. americane e di altri stati europei? Fino a quando Cuba sarà vittima dell’embargo e del tentativo americano di cancellare l’esperienza rivoluzionaria ha il diritto di difendersi e i milioni di cubani che sfilano liberamente a fianco del proprio leader ci dicono che il governo cubano gode del consenso della stragrande maggioranza del popolo. E questo penso sia sufficiente.