24/05/2005

 


ADDIO A CLAUDE JULIEN


Il giornalismo assediato

 

 

GABRIEL MOLINA 24 maggio 2005

 

 

Claude Julien maestro di giornalismo moderno, che per 18 anni - dal 1973 al 1990 - è stato redattore e direttore del prestigioso mensile Le Monde Diplomatique, è morto il 5 maggio a quasi 80 anni.

 

Il suo successore, Ignacio Ramonet, ne fa un ritratto preciso: "Una personalità eccezionale per il potere delle sue convinzioni, la singolarità del suo talento e lestensione della sua cultura. Claude Julien ha marcato un tratto incancellabile nella storia di Le Monde Diplomatique. Egli ha esercitato uninfluenza decisiva su varie generazioni di giovani giornalisti che hanno ammirato in lui la forza del suo carattere, la fermezza delle sue idee, la qualità dei suoi scritti, la generosità del suo impegno e la passione delle sue lotte a favore di un giornalismo irriverente, per un mondo più giusto, più pacifico, più egalitario e più solidale... È una perdita incolmabile, perchè è lui che ci ha insegnato la strada da percorrere come fondamenta indispensabile in questi tempi, nei quali i mezzi di comunicazione sono venduti..."

 

Ramonet non esagera. Questa fermezza di idee ha accompagnato sempre il suo passaggio nella vita. Non si è mai piegato.

 

Nel 1949 aveva ottenuto una borsa di studio per studiare Scienze Politiche negli USA, nellUniversità Cattolica di Notre Dame, nellIndiana, e lontano dal farsi accecare dallo splendore e il prestigio che la IIª Guerra Mondiale aveva apportato al Nordamerica, lui seppe conoscere le viscere del mostro, come era accaduto al cubano José Martí.

 

La sua opera su questo tema include "La Amerique en Revolution" (1956) e "Le Nouveau Nouveau Monde" (1960) e si completò con "El Imperio Americano" (1968), che lo fece conoscere come uno dei migliori conoscitori del poderoso paese.

 

Nato 80 anni fa, il 17 maggio del 1925, Claude Julien partecipò con la resistenza francese alla lotta contro loccupazione nazista e a 19 anni fondò il giornale "De Pie" legato alla gioventù operaia cattolica.

 

Al suo ritorno dagli Stati Uniti lavorò come giornalista e a 26 anni fu nominato redattore capo di "La depeche" di Tangeri, che era allora sotto il protettorato francese. Ma la sua posizione a favore dellindipendenza del Marocco fece sì che fu rapidamente espulso dimostrando nellepoca una poco comune maturità politica.

 

Di nuovo a Parigi, Hubert Beuve-Méry, fondatore di Le Monde, gli assegnò la responsabilità delle pagine internazionali del quotidiano che mantenne per ben 20 anni.

 

Julien fu uno dei primi ad interessarsi seriamente alla lotta guerrigliera di Cuba, paese che visitò poco prima della fine della tirannia di Batista, per descriverla come "uno dei fatti più importanti che cambierà la situazione geo politica dellAmerica Latina".

 

Nel 1961 scrisse la prima opera, in Francia, su questo processo con il titolo: "La Révolution cubaine".

 

Assieme alle sue doti intellettuali io ho scoperto in lui la semplicità nel modo di fare, la bontà amabile... Leggevo "Le Monde" in Algeria e soprattutto le pagine internazionali poichè le informazioni che Julien offriva erano indispensabili. Ricordo che nel 1964, con lambasciatore Jorge Papito Serguera, io chiesi a Che Guevara quali erano secondo lui i migliori quotidiani del mondo e il Che, senza esitare e con mia sorpresa mi rispose che erano Le Monde e il New York Times. Julien lho conosciuto allAvana. Ci vedemmo nellHotel Habana Riviera dove conversammo lungamente mentre lo accompagnavo verso lappartamento del pittore Portocarrero.

 

Nel 1966 il mio giornale mi mandò in Africa e in Medio Oriente per mandare cronache e impressioni sullambiente prima della Conferenza e Organizzazione Tricontinentale. Io dovevo cominciare dalla Siria dove allora i cubani non avevano relazioni di sorta. Avevo uno scalo di 24 ore a Parigi e così ne approfittai per telefonargli a casa.

 

Julien organizzò un pranzo per il giorno dopo, con lui e Eric Rouleau, il suo specialista della zona africana. Mi fecero un riassunto preciso della situazione nella regione e Rouleau mi offerse anche particolari su vari personaggi chiave.

 

Quegli aiuti mi facilitarono e nacque anche una solida amicizia; nel gennaio del 1973 Jacques Fauvet, che successe al fondatore Hubert Beuve-Méry nella direzione di Le Monde, lo nominò Redattore Capo di Le Monde Diplomatique.

 

Il giornale era indirizzato soprattutto alluniverso delle ambasciate nella linea editoriale del quotidiano.

 

Julien cambiò completamente il mensile e lo rese indipendente dalla redazione del quotidiano, lo impregnò del suo modo di fare e lo fece crescere in influenza e tirata.

 

Ramonet lo riassume così:

 

"Il nostro giornale gli deve, per così dire, tutto quello che costituisce la sua identità, la sua linea editoriale nella quale ci siamo mantenuti fedeli da quando è iniziata, cosi come la sua dottrina giornalistica fatta di esigenze, di immaginazione, di rigore e di precisione, la sua etica di austerità e di modestia, le sue idee principali, il rifiuto di tutti gli egemonismi politici, di ogni dogma economico che rafforzi il potere del denaro e la pretesa di una cultura, sia quella che è, che si voglia imporre al mondo!"

 

Quei successi del mensile fecero sì che la società dei redattori di Le Monde lo elesse, nel 1980, successore di Jacques Fauvet nella direzione del giornale ma prima di cominciare Julien fu vittima di un intrigo che lo impedì.

 

Avvenne così un impasse sino al maggio del 1982, quando Fauvet lo nominò direttore generale di Le Monde Diplomatique.

 

In quel decennio, passando da Parigi, lo andai a vedere e mi raccontò che lintrigo lo aveva organizzato la stampa anglosassone che non gli perdonava i sui criteri su Cuba e altre posizioni politiche, anche se il suo entusiasmo verso il socialismo dei Caraibi si era moderato a partire dal 1968...

 

Il suo spirito mai sottomesso si mantenne in Le Monde Diplomatique, ma disgraziatamente questo non successe con il quotidiano Le Monde e nemmeno con Liberatiòn, dove i responsabili abbracciano le mascalzonate di Robert Menard, come quella delle campagne contro Cuba, finanziate dal National Endowment for Democracy, de la CIA, mentre coprono i crimini del governo di Bush in Iraq, includendo i casi scandalosi come lassassinio del cameraman José Couso a Baghdad.

 

Menard finge di denunciare che nel 2004 sono morti 54 giornalisti.

 

19 sono stati uccisi in Iraq, ma lui non segnala che lesercito degli Stati Uniti è responsabile della maggioranza degli omicidi.

 

Nessuno in Europa richiama lattenzione sul fatto che Reporter Senza Frontiere svolge feroci campagne contro Cuba dove non è mai stato ucciso alcun giornalista...

 

 

Il poderoso cavaliere Don Denaro è il padrone.

 

Claude Julien è lesempio di un giornalismo trasparente. Un giornalismo che oggi è assediato!