Roberto Scafuri
Roma 22 maggio 2005
Onorevole Diliberto, non le pare strano o forse assurdo? "Che cosa?".
Che con il leader del PdCI si
doveva parlare di Ulivo e Prodi, e invece stiamo qui a doverci interrogare
ancora sul comunismo, Cuba e Fidel..."Colpa sua".
Non è colpa di poliziotti che
arrestano nottetempo giornalisti, come nei peggiori regimi? "Alt.
Ho l'impressione che i nostri fraterni amici cubani abbiano compiuto un errore
di valutazione".
Sì, hanno valutato che i giornalisti potessero raccontare quello che dicevano i primi dissidenti ammessi a esprimere critiche... "Bravo. Difatti la vera notizia è quella, che i dissidenti si sono riuniti a Cuba e hanno potuto criticare il governo di Fidel. Un fatto enorme, frutto di un'apertura intelligente... che sarà purtroppo percepito nel modo sbagliato, visto che è rimasto oscurato da un episodio che resta da condannare, diventato notizia".
Quindi errore doppio, per i cubani.
Ma possibile che abbiano ancora paura dei giornalisti? "No, e
difatti un giornalista in buona fede avrebbe potuto raccontare dei dissidenti,
ma anche la straordinaria qualità della vita dei cubani rispetto agli altri
Paesi dell'America latina..."
Ma ci sarà pure il diritto al
dissenso. "Certo, ma prima c'è il diritto alla vita,
all'istruzione, al lavoro. Questi sono diritti civili che spesso non sono
garantiti neppure in alcuni Paesi cosiddetti avanzati, ma a Cuba sì".
Il diritto alla parola non è un
diritto di base? "Prima viene il diritto alla vita, una vita
dignitosa. Quello alla parola è stato garantito ai dissidenti. Ripeto che è
stato molto importante che essi abbiano potuto farlo liberamente, mostrandosi
pure lacerati al loro interno".
Se la mette sulla gerarchia dei
diritti, allora, occorrerebbe cominciare a condannare la pena di morte.
"Difatti io l'ho condannata, pubblicamente, a Cuba. Però non si
possono usare due pesi e due misure, condanniamo anche quella degli Stati
Uniti".
Mi scusi, ma se tutti questi
"piccoli" dettagli non le sfuggono, Cuba può ancora proporsi come modello?
"Guardi, è dall'età dei diciotto anni che ho perduto l'idea di
un modello. Non esiste: non era l'Urss, non la Cina. Esistono tante vie
diverse, verso un socialismo più avanzato. Poi dovrebbe esserle noto che
rifiuto l'idea della esportazione della democrazia".
Perchè, l'internazionalismo
comunista che cos'era? "Un'idea ottocentesca, derivata da
un'idea giacobina. Oggi non si può diffondere democrazia né comunismo con le
armi...".
Allora che cos'è per lei Cuba?
"Cuba è Davide che da cinquant'anni si oppone a Golia, che
giganteggia a solo 90 miglia. Cuba è la nazione che difende orgogliosamente
indipendenza e dignità, contrapponendosi all'idea di un'unica potenza
mondiale. Cuba è una realtà poverissima, riuscita a resistere dopo il crollo
dell'Urss e dopo anni di odioso embargo. Cuba è la capacità di assicurare ai
propri cittadini tutti i servizi essenziali in un quadro di sostanziale
uguaglianza".
Che romantico..."Un
romanticismo che ha a che fare con la politica. Dimostra che ce la si può
fare. Usando la ragione, usando le risorse a vantaggio della poplazione e non
per arricchire i signorotti locali, come avviene negli altri Paesi vicini...
chiunque vada a Cuba senza paraocchi e pregiudizi non respira aria opprimente.
Anzi, vedrà che l'iniziativa privata è largamente accettata in un proliferare
di mille attività. E si può persino criticare Fidel".
Peccato per quel giornalista..."Peccato
davvero".