LETTERA APERTA ALLA STAMPA DEMOCRATICA E LIBERA ITALIANA
PER I SUOI COMPORTAMENTI NEI CONFRONTI DI CUBA
ANDREA GENOVALI -Presidente nazionale dell’Associazione Puntocritico onlus- 18 agosto 2005
Spettabili
Direttori,
vi scrivo con la consapevolezza che anche questa mia lettera finirà nei vostri
cestini e forse neppure avrete la pazienza di leggerLa, ma tant’è credo che
sia ugualmente giusto provarci, perché, mi permetterete, la verità è sempre
rivoluzionaria (anche quando è scomoda, come su Cuba).
Prendo spunto da un ennesimo atto di, credo di poter dire, propaganda politica di bassa qualità, compiuta dal quotidiano La Repubblica. Ma potrei citare anche altri grandi e democratici e pluralisti quotidiani italiani.
La scorsa domenica 14 agosto di nuovo La Repubblica, ha pubblicato due lunghissimi articoli assolutamente di parte e, direi, orgogliosamente di parte. Su Cuba, La Repubblica, e tanti altri illustri giornali, non conoscono minimamente il rispetto della pluralità delle opinioni, che, al contrario, molti di voi sbandierano come la principale attività e il maggior bene da difendere, una sorta di battaglia per una “democrazia preventiva”.
Ma su Cuba, una quella piccola isola del Terzo mondo con appena 11 milioni di persone che rappresenta anche per molti di voi l’incubo ossessivo di cui disfarsi, vengono dette cose che molto spesso sono autentiche menzogne. La poderosa, e a mio avviso pretestuosa, campagna di criminalizzazione di Cuba è impressionante per il vasto spiegamento di mezzi che per me risulta difficile da comprendere se non si volesse, e non è il mio caso vi assicuro, diventare maliziosi e ritenere che i tanti milioni di dollari stanziati pubblicamente dal Dipartimento di Stato americano per una campagna di criminalizzazione contro Cuba in Europa siano arrivati anche in Italia.
Scartata questa ipotesi, resta però, oltre all’incomprensione, la rabbia per veder pubblicate dal maggior quotidiano del Centrosinistra, in questo caso, falsità, strumentalizzazioni e punti di vista che rappresentano l’estremismo controrivoluzionario, molto vicino alle idee delle bande dei cubano-americani di Miami, ma ad esse vengono affidate intere pagine dei quotidiani come se da quei personaggi così ambigui e impresentabili sgorgasse la verità assoluta e incontrovertibile su Cuba.
Addirittura viene definito come un “regalo” a Castro un atto, uno dei rarissimi, di giustizia degli USA nei confronti di Cuba, come quello che ha reso nullo e quindi da rifare il processo farsa contro i 5 cubani condannati a vari ergastoli da un tribunale di Miami (sotto evidente pressione delle logge mafiose di Miami), solo perché hanno sventato attentati contro Cuba da parte dei terroristi cubano-americani (quelli per intenderci sovvenzionati dalla CIA e che hanno ucciso in uno dei tanti attentato in un hotel dell’ Avana l’italiano Fabio Di Celmo).
Tutto ciò con il silenzio, troppo spesso complice, anche di testate giornalistiche della sinistra, con pochissime eccezioni.
E’ evidente che verso Cuba, e verso una reale comprensione dei fatti che lì si verificano, manca una reale pluralità di informazione che permetta a tutti i lettori di farsi una vera opinione. Una mancanza esplicitamente voluta e che serve a creare un clima negativo verso Cuba da parte dell’ opinione pubblica italiana. E per questo, come per le armi batteriologiche in Iraq, la propaganda è fortissima e, come sempre, è la verità, e sono i popoli in carne ed ossa, a farne le spese.
Come lettore de La Repubblica e uomo del centrosinistra voglio porgere le mie più sentite proteste e rimostranze per la faziosità della stampa italiana, in primo luogo a La Repubblica e a certa stampa di sinistra. Una protesta che sono sicuro è condivisa da migliaia e migliaia di lettori ed elettori del centrosinistra che, fortunatamente, molto spesso hanno le conoscenze adeguate per capire le menzogne che ci vengono propinate quasi settimanalmente contro Cuba.
Non chiedo a nessuno di cambiare il proprio punto di vista, chiedo solamente che, come diceva Piero Fassino su La Repubblica del 15 agosto, a proposito dell’avventura bancaria di Unipol: “è compito di un’informazione libera far conoscere. Giusto a patto che una tale attenzione la si applichi ogni giorno anche a ogni società che compia acquisizioni… il che non mi pare avvenga con lo stesso “accanimento” che si applica oggi a Unipol”.
Per Cuba chiediamo lo stesso trattamento che oggi Fassino chiede per l’ Unipol, personalmente lo chiedo a tutti voi e allo stesso Fassino, così superficiale e poco attento riguardo alle cose cubane anche se in compagnia di altri segretari di partito come Bertinotti, per esempio.
Si dia voce, allora, a tutti i punti di vista anche a quelli che, come il mio e come quello di migliaia e migliaia di persone, continuano a difendere a testa alta la storia e le conquiste rivoluzionarie di un paese del Terzo mondo che può competere in molti campi con i paesi occidentali e nel quale non esistono desaparecidos, bambini che muoiono di fame e malattie, gravato da un embargo durissimo di oltre 40 anni da parte dell’unica superpotenza mondiale. Un paese Cuba, e andrebbe detto, dove l’opposizione interna (anche quella che viene pagata da un paese straniero e nemico, come gli USA, per rovesciare il governo cubano), può fare le proprie assemblee e far partecipare giornalisti di tutto il mondo, a patto che questi giornalisti abbiano un regolare visto di ingresso per il lavoro che debbono svolgere, come capita in tutto il mondo, e non ricorrano a trucchetti, tanto ridicoli quanto detestabili, che coprono di ridicolo l’intera stampa italiana.
Non nutro speranza che questa lettera aperta trovi spazio sui nostri quotidiani italiani da voi diretti, ma spero molto più sommessamente e umilmente che la prossima volta che tutti voi pensate di fare un pezzo su Cuba abbiate la coscienza morale e l’onestà intellettuale e politica di dare voce anche ai tanti illustri personaggi del mondo della politica, della cultura, dell’associazionismo, del giornalismo che da decenni lottano a fianco di Cuba per l’affermazione di quel principio di autodeterminazione dei popoli che oggi l’Occidente con le sue immonde “guerre preventive” per l’accaparramento delle risorse petrolifere nel mondo viola impunemente, troppo spesso coperte da un giornalismo “embedded” che umilia i tanti giornalisti che rischiano, ancor oggi, la vita per far conoscere all’ opinione pubblica la vera realtà dei fatti.