RAUL CASTRO AGRICOLTORE, PUBBLICA IL CORRIERE

 

 

di

Marzio Castagnedi

giornalista, autore della trasmissione "Cuba visiòn" di Radio Popolare

giugno  2005

 

 

 

Conserviamo un articolo pubblicato dal Corriere della Sera il 21 maggio, nei giorni caldi coi 150 dissidenti cubani liberamente riuniti nell’ampio e accogliente giardino all’Avana del povero dissidente-capo Bonne, e con le disavventure dei giornalisti italiani col “visto turistico” preso col volo della sera prima. Il più importante quotidiano italiano, tra i tanti articoli, pubblicava anche un pezzo del patriarca degli inviati del Corriere, il glorioso Ettore Mo ricoperto di prestigiosi premi anche di recente. Mo, scriveva di aver dato consigli e descrizioni informative al giovane Battistini (uno degli inviati di riserva che non conosceva nulla dell’Avana, “paracadutato” allo sbaraglio e poi bloccato ed espulso), e raccontava poi  varie osservazioni ed esperienze da lui fatte a Cuba in precedenti viaggi. Un paragrafo, a fine articolo, un dettaglio rivelatore, richiamava in particolare la nostra attenzione. Quello in cui il grande inviato del Corriere afferma quanto segue e che riproponiamo con le rituali virgolette d’obbligo. ”Nella mia prima visita a Cuba (anni ottanta) ho parlato con Raul Castro, il fratello di Fidel, che faceva l’agricoltore. Era molto orgoglioso perché l’isola, tra le tante meraviglie, aveva prodotto anche la mucca più turgida e feconda del mondo: statistiche alla mano, mi assicurava che nessuna altra vacca era in grado di produrre tanto latte. Un primato assoluto.” Questo scriveva l’illustre  Ettore Mo a proposito di Raùl Castro definito “ il “ fratello di Fidel che faceva l’agricoltore e l’allevatore, dunque, parola di Mo e del Corriere. Leggendo e rileggendo questa autentica “testimonianza” di un mostro sacro dell’informazione italiana, non sapevamo se fosse più grande lo sconcerto o l’ilarità, perché quanto affermato da Ettore Mo è semplicemente impossibile. Ecco perché. Raùl Castro è, da sempre, un combattente, un militare. Da molti anni è generale dell’esercito e ministro delle forze armate cubane, e sin da quando aveva 22 anni partecipò a tutte le fasi della lotta della guerriglia e della rivoluzione cubana. Raul fu tra i cento attaccanti della caserma Moncada di Santiago de Cuba nel 1953 e con i pochi superstiti fu condannato a 15 anni di carcere di massima sicurezza nel presidio Modelo alla Isla de Pinos. Dopo 19 mesi fu esiliato in Messico, tornò a Cuba con Fidel e gli altri 80 del “Granma” alla fine del 1956, e a venticinque anni era gia comandante di una colonna guerrigliera sulla Sierra Maestra. Tutta la sua vita, dunque, lo ha portato ad essere generale dell’esercito e ministro delle forze armate. Impossibile chiamarlo agricoltore. Chi invece davvero ha fatto l’agricoltore, l’allevatore, il contadino per tutta la sua lunga vita, perché ha oggi 83 anni, è Ramòn Castro, il fratello maggiore di Fidel e Raùl. Ramòn dunque, e non Raùl, ha sempre lavorato in agricoltura e allevamenti di bestiame. Dunque il super-inviato del Corriere, anni fa, deve aver parlato con Ramòn scambiandolo per Raùl. O il contrario. Forse ha parlato con Raùl pensando che fosse lui “l’agricoltore”. Ma e’ piu plausibile pensare che Mo non sappia nemmeno che esista un Ramòn Castro primogenito dei fratelli. Già, perché scrive :”ho parlato con Raul Castro, il fratello di Fidel, che faceva l’agricoltore”. Quel “il” fratello fa pensare che l’esistenza di Ramòn, il terzo fratello,  sia del tutto ignota. In realtà il  maggiore dei tre fratelli Castro non è molto noto, avendo condotto sempre vita appartata dalla politica e dedicata totalmente alle aziende agricole e di allevamento. Il problema è che il piu importante quotidiano italiano e il suo piu prestigioso inviato dovrebbero saperlo. La questione che qui solleviamo non è, come potrebbe apparire a qualcuno, secondaria e non sostanziale. Invece è proprio uno dei tantissimi esempi e episodi ( piccoli e grandi) di errori, sbagli, inesattezze e distorsioni informative che si pubblicano in quantità industriale sulla stampa italiana e che testimoniano e dimostrano indiscutibilmente quanta ignoranza e mancanza di conoscenza esista oggi su Cuba a tutti i livelli, anche i più professionalmente  rinomati. Ettore Mo gia in un articolo del maggio 2003 aveva scritto sul Corriere di “aver parlato con un cubano proprietario di un centro commerciale”. Il che, ovviamente, come sanno tutti colori che Cuba la conoscono, è impossibile. Non esistono, a Cuba, “privati, proprietari di centri commerciali”. Ettore Mo è un distinto e anziano signore, un famoso giornalista e un glorioso cronista. Dobbiamo pensare anche che sia una persona sincera e onesta. Sì, perché proprio all’inizio dell’articolo del 21 maggio che abbiamo citato, scrive testualmente: “Non sono un esperto di Cuba, vi ho messo piede un paio di volte per soggiorni molto brevi”. Già, appunto, bene, bravo, complimenti per la sincerità. Ma allora, concludiamo noi, se dicono loro stessi di non essere esperti  e di non esserci quasi mai stati, ma perché diavolo ne parlano e ne scrivono tanto di Cuba! E con tale presunta autorità! E su cotanti e potenti mezzi di comunicazione! Ecco il dramma dell’informazione e del giornalismo italiano sui fatti cubani. E’ il dramma della disinformazione, dell’embargo mediatico, dell’esclusione sistematica di coloro che  la storia, le vicende, i personaggi e il popolo cubano li conoscono bene in tutti i dettagli dopo anni e anni di viaggi e di soggiorni lunghi e approfonditi. Cuba è più che mai al centro del mirino, delle critiche e delle minacce. Cuba è al centro dell’attenzione. Cuba è al fuoco delle polemiche e degli attacchi. E dunque andrebbe studiata, osservata e analizzata con grande approfondimento e accortezza. Andrebbe osservata col microscopio giornalistico e informativo. E invece i  giornali italiani grandi e piccoli, Cuba la osservano…col binocolo. ”Raùl Castro, il fratello di Fidel, che faceva l’agricoltore”. Ma per favore!