MARTEDÌ 17 MAGGIO 2005 LA PIÙ

GRANDE MARCIA PER CHIEDERE GIUSTIZIA!

 

La prima vittoria della

 Battaglia delle Idee
 

A.N.BETANCOURT 14 maggio 2005

 

Quando il 28 giugno del 2000 giunse il volo charter che riportava a Cuba il piccolo Elian assieme a suo padre, si concretò la vittoria della prima Battaglia delle Idee moltiplicando le ragioni per continuare la lotta contro il blocco, la Legge assassina de Ajuste Cubano, le vergognose Torricelli e Helms Burton e tutte le ostilità che l'impero sferra contro la popolazione cubana.

 

Furono sette mesi di mobilitazione popolare, iniziata con il reclamo giusto di rimpatrio, poche ore dopo la diffusione della notizia del naufragio e del riscatto del piccolo di 5 anni, fatto da suo padre Juan Miguel González.

 

La richiesta era fortemente appoggiata dal Governo e dal popolo di Cuba.

 

Le manifestazioni crebbero sempre più, partendo con un'iniziale protesta organizzata dai membri delle brigate tecniche giovanili, davanti alla Sezione d'interesse degli USA all'Avana. Si giunse poi all'organizzazione di marce e di tribune aperte affollatissime in molti luoghi dell'Isola.

 

Contro l'infamia del sequestro di un bambino e contro le manipolazioni politiche e i dividenti economici per la mafia.

 

Vincere con le idee l'insolito sequestro di Elián aprì una nuova tappa di lotta per la popolazione cubana, una battaglia da sferrare con l'arma più potente, le idee, così come aveva dichiarato il Maestro un secolo prima, quando le circostanze avevano obbligato a guadagnare la guerra con le idee.

 

In quell'occasione insensatamente il nemico non sapeva quello che faceva perchè, come afferma il poeta e saggista Cintio Vitier, con quell'azione ripugnante avevano unito per sempre i cubani.

 

E non solo loro. Tanta crudeltà riuscì ad unire anche il popolo degli Stati Uniti, la cui comunità giunse all'85% a favore del ritorno di Elián con suo padre, in Patria.

 

Fidel lo aveva detto sin dal principio il 6 dicembre visitando la scuola Marcelo Salado di Cardenas, proprio nel giorno del compleanno - 6 anni di Elián. Il Comandante in Capo aveva espresso la propria convinzione che il giorno in cui il popolo nordamericano avesse saputo la verità sulle manipolazioni che circondavano il caso del bambino avrebbe protestato per la nuova ingiustizia.

 

A Seattle, in quei giorni, durante la Conferenza Stati Uniti-Cuba con rappresentanti di 50 stati dell'Unione venne emessa una risoluzione per promuovere una campagna per il ritorno del bambino trattenuto arbitrariamente a Miami. La lotta per il ritorno divenne difficile per l'assurdità della presunta parentela - allora considerata molto stretta, più di quella con il padre o i nonni - e per i capoccia della mafia che volevano appropriarsi del bambino come di un oggetto.

 

Vale la pena chiedersi come aveva potuto un gruppetto così scarso affilare gli artigli e sfidare ancora una volta le autorità e le leggi degli USA?

 

A quegli elementi non importò per niente il trauma sofferto da Elián che aveva perso sua madre in alto mare e aveva passato interminabili ore da solo su un pneumatico prima divenire recuperato. Poi era giunta la separazione dal suo ambiente familiare e sociale.

 

Dopo molte gestioni, nel gennaio del 2001 le nonne Raquel e Mariela andarono negli USA e videro il piccolo per poco tempo. Non era certo previsto il ritorno di Elián. Avere tutte le ragioni del mondo non bastava per fare giustizia in un ambiente ostile e fu necessario aspettare per molti mesi.

 

Il crimine risvegliò la solidarietà di uomini e donne di tutte le età che difendendo Elián difendevano un numero incredibile di bambini che nel mondo vengono strappati dal seno familiare e portati nel paradiso del nord.

 

Fu giugno il mese dell'epilogo di quel doloroso episodio e inizi con una marcia singolare composta da mamme, nonne e donne in generale, davanti alla sezione di interesse degli USA, lungo il Malecón dell'Avana.

 

Pochi giorni dopo furono migliaia di pionieri di tutta la provincia e della capitale. La marcia era aperta dai 967 alunni della scuola di Elián.

 

I più piccoli furono protagonisti e annullarono le frontiere di Cuba nel territorio degli USA. Giunsero i compagni di EliAn e la sua maestra dell'asilo per improvvisare incontri che lo aiutarono molto a reinserirsi una volta liberato, anche se era sempre in attesa della decisione finale della Corte di Atlanta.

 

Elian e suo  padre

JUAN MIGUEL, UNA LEZIONE

 

 

DI PATRIOTTISMO E DI BONTÀ

 

Sono felice di ritornare nella mia patria, furono le sincere parole di Juan Miguel, il padre di Elián, che con infinita dignità sopportò il prolungato sequestro di suo figlio e che ringraziò tutti gli statunitensi che lo avevano appoggiato, così come il suo avvocato Gregory Craig e la Reverendo Joan Brown Campbell, ex direttrice del Consiglio Nazionale delle Chiese degli USA.

 

Quel giovane uomo ha rinunciato a una vera fortuna offerta ripetutamente per disertare. La mafia putrida lo ha guardato come un essere molto strano... Zitto, sicuro, amoroso, Juan Miguel ha dato una lezione di bontà, di principi di etica, proprio là dove mancano. La sua lotta che fu sin dal primo istante anche del popolo, lui l'ha vinta con la Virtù e la Verità.

 

 

LA BATTAGLIA CONTINUA

 

Quella vittoria dell'unità nazionale e della solidarietà nazionale stata solo la prima contro coloro che pretendono di cancellare la nazionalità cubana o di distruggere le sue radici.

 

Le recenti nuove misure disposte dall'amministrazione Bush ci danno la certezza che la nostra battaglia non si concluderà finchè esisterà l'imperialismo, l'odio viscerale contro la Rivoluzione e la pretesa di colonizzare le popolazioni.

 

L'opinione pubblica del mondo e soprattutto degli USA accompagnerà il nostro popolo nella sua lotta contro i mafiosi, i fascisti che dalla nazione più poderosa del pianeta sferrano una guerra e creano un accerchiamento economico con piani di stile Weiler per dividere e isolare le famiglie cubane.

 

La Battaglia delle Idee, assieme al programma diretto all'arricchimento della cultura generale e integrale della popolazione come filosofia indispensabile per allontanarsi felicemente dalle macchine demolitrici di penetrazione culturale che l'impero possiede, l'arma invincibile di fronte ad ogni nuova sfida!