25/05/2005
SUI COLLEGAMENTI DELLA CASA BIANCA COL TERRORISMO Bush (padre)
N. L. COTAYO 25 maggio 2005
Il 16 agosto 1989 l'allora presidente degli Stati Uniti George Bush (padre), incorse in una contraddizione che più tardi sembrò esigere da lui un chiarimento rispetto alla sua condotta sul terrorismo, che mai fu dato.
Da una parte reclamò un miglioramento nella situazione dei diritti umani a Cuba e, dall'altro, favorì la candidatura al Congresso di una donna che difendeva un gangster che perfino la CIA e il Dipartimento della Giustizia nordamericano consideravano un pericoloso terrorista.
"Mi piacerebbe vedere un giorno relazioni migliorate, normalizzate con Cuba. Ma questo non potrà avvenire e non avverrà fino a quando Castro continuerà a violare i diritti umani della sua stessa gente", disse.
Queste parole vennero pronunciate dal presidente durante un'iniziativa per la raccolta di fondi per Ileana Ross-Lehtinen, che avrebbe partecipato 13 giorni più tardi ad un'elezione per occupare un posto vacante nella Camera dei Rappresentanti.
Il sostegno del Presidente alla Lehtinen, dimostrato in varie occasioni, venne sottolineato dal fatto che suo figlio Jeb, oggi Governatore della Florida, guidava la campagna elettorale della candidata.
Un dispaccio dell'agenzia britannica 'Reuter', fece notare che la signora Ross-Lehtinen era una delle figure di Miami che difendevano con veemenza il terrorista Orlando Bosch Ávila, minacciato d'espulsione dalle autorità del paese.
Il 12 agosto, l'AP aveva reso nota l'esistenza di una lettera inviata dal detenuto al direttore dell'Immigrazione e Naturalizzazione di Miami, Perry Rivkind, nella quale cercò di giustificare il crimine di Barbados.
Bosch, uno dei principali autori di quella strage, scrisse nella sua lettera a Rivkind che "il fatto che siano morte persone innocenti, anche se molto deplorevole, è dovuto alla dura realtà delle leggi ipotetiche della guerra".
Quel sostegno di Bush (padre) alla Ross-Lehtinen, la più accesa nel difendere Bosch, fa tornare alla mente un altro caso nel quale il presidente si relazionò in un certo qual modo con un altro terrorista: Luis Posada Carriles, fuggiasco della giustizia venezuelana ed anche lui coinvolto con il sabotaggio di Barbados.
A metà settembre del 1988, il noto agente della CIA Félix Rodríguez, di origine cubana, ammise di fronte alla stampa di Washington di essersi fatto carico, nel 1985, di nascondere Posada Carriles dopo che, attraverso un'operazione ben preparata, venne fatto fuggire da un carcere venezuelano.
Un consigliere militare statunitense catturato in Nicaragua, Eugene Hasenfus, aveva precedentemente dichiarato che Posada Carriles si trovava in El Salvador e faceva parte di una rete della CIA che riforniva i gruppi antisandinisti e rese noto che il suo protettore - Félix Rodríguez - aveva stretti legami con l'ufficio dell'allora vicepresidente George Bush (padre).
Il consigliere di quest'ultimo per le Questioni di Sicurezza Nazionale, Donald Gregg, disse in quei giorni alla stampa: "Non credo che il Vicepresidente fosse a conoscenza che Posada Carriles stava lavorando con Félix, quindi perchè dovremmo chiedere un'indagine?"
Appena un mese dopo, a metà ottobre dello stesso anno, l'allora candidato presidenziale repubblicano George Bush fece nuovamente riferimento al campo dei terroristi di origine cubana.
Successe durante il secondo ed ultimo confronto televisivo con il suo rivale democratico, Michael Daukakis, quando Bush disse che Armando Valladares era uno degli "eroi" che ispiravano gli USA.
Valladares, come dimostrato dal suo fascicolo dell'epoca, fece parte della polizia del tiranno Fulgencio Batista e, dopo il trionfo della Rivoluzione nel 1959, fu ampiamente coinvolto in azioni terroristiche, cosa riportata ampiamente dalla stampa.
Nonostante i pesantissimi precedenti, questo sordido personaggio venne nominato ambasciatore di Washington presso la Commissione sui Diritti Umani dell'ONU e Bush padre gli tributò i più solenni omaggi.
Oltre a questo, come puntualizzato all'inizio, il presidente partecipò alla raccolta di fondi per la Ross-Lehtinen, il cui eroe era allora un terrorista rifiutato dalle stesse autorità nordamericane.
Mettendo insieme tutto quanto, la percezione di George Bush (padre) rispetto al terrorismo risulta assai compromettente, dal momento che era il capo della CIA quando venne commesso il crimine di Barbados, organizzato da uomini di questa agenzia spionistica. |
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