UNA BREVE STORIA DELLA
CONTRORIVOLUZIONE
CUBANA
di Michael Moore -
19/01/2005
Quante volte ci siamo
chiesti come ha fatto Fidel Castro per restare tanto tempo al potere? Nessuno –
eccetto il re di Giordania – è rimasto al governo per un periodo così lungo di
tempo. Quest’uomo è sopravvissuto a otto presidenti statunitensi, dieci giochi
olimpici ed al ritorno della cometa di Halley. Senza tener conto di quanto fa
per destituirlo il governo degli Stati Uniti. Ha più vite che i ritorni di Cher.
Non si può affatto dire che i nostri leaders non si siano sforzati di
destituirlo, anzi! Da quando Castro ha liberato il suo paese dal corrotto regime
di Fulgencio Batista (appoggiato dagli Stati Uniti e dalla Mafia) Washington ha
provato una svariata quantità di metodi per destituirlo. Tentati omicidi (pagati
con i soldi dei contribuenti), invasioni, blocchi economici, embarghi, minacce
di distruzione nucleare, atti tesi a creare instabilità interna, guerra
biologica (la CIA lanciò germi di febbre porcina africana sul paese nel 1971,
obbligando i cubani ad uccidere 500 mila maiali).
E – ciò che sempre mi è parso strano – c’è pure una base navale statunitense
sull’isola di Cuba! Provate ad immaginare se dopo aver sconfitto i britannici
nella nostra guerra d' indipendenza, gli avessimo lasciato mantenere un migliaio
di soldati ed un pugno di corazzate nella baia di New York. Incredibile! Il
presidente Kennedy che eseguì il piano già preparato dal suo predecessore
Eisenhower per invadere Cuba alla Baia dei Porci, ordinò alla CIA di uccidere
Castro, tentandole tutte, a cominciare da una penna avvelenata per finire con un
sigaro esplosivo. (Non ho ottenuto informazioni da Maxwell Smart [noto comico
americano n.d.t.]; è tutto scritto nell’informativa del Comitato Church in
congresso del 1975).
Naturalmente tutto questo non ha funzionato, Castro è divenuto più forte e gli
Stati Uniti si sono coperti di vergogna. Cuba era vista come il paese che ci
sfuggiva di mano. Cominciò ad essere una molestia per noi. Abbiamo nelle nostre
tasche ogni nazione di questo emisfero eccetto questi “maledetti cubani”. Non va
bene. Come quando tutta la famiglia va a cena fuori e la pecora nera, il piccolo
Billy, non si mette quieto sulla sedia e non fa come gli viene detto. Tutti nel
ristorante guardano i genitori e si chiedono che tipo di educazione stanno dando
al bambino. La peggiore umiliazione è che loro appaiono come genitori incapaci
di educare il ragazzino. Quindi cominciano a picchiare il piccolo Billy il quale
si dimentica di terminare la sua cena.
Così idioti noi appariamo al resto del mondo. Come fossimo diventati pazzi per
questa piccola isola a 90 miglia dalle nostre coste. Eppure non ci sentiamo di
fronte ad una minaccia reale per l’umanità, come potrebbe essere stato il
governo cinese! Ci parlavano di una banda di assassini ed ora vogliono metterci
nella stessa stanza. Washington ha speso 23 anni a metterci contro i cinesi ed
ora, velocemente, in un giorno ci sono diventati amici! Sembra che i
Repubblicani e i propri compari industriali non stanno realmente contro i
dittatori comunisti, ma solo contro quelli che vanno in Cina a far soldi. E
questo è stato, naturalmente, l’errore di Castro: una volta preso il potere ha
nazionalizzato tutte le aziende americane e scacciato la mafia dall’Avana. È
stato come se si fosse seduto sulla faglia di Sant’Andrea, perché l’ira dello
zio Sam cascò dura su di lui e non lo ha lasciato in pace per più di 37 anni.
Nonostante tutto però Castro è sopravvissuto. Solo per queste cose e nonostante
i suoi difetti (repressione politica, discorsi di quattro ore e un tasso di
alfabetizzazione al cento per cento) devo ammirare questo ragazzo. Perché
continuiamo a combatterlo nonostante sia terminata la guerra fredda? La risposta
la ritroviamo tutta dentro una città chiamata Miami. È lì che un pugno di esuli
cubani, pazzi manipolatori, controllano la politica estera degli Stati Uniti
verso questa poco importante isola. Questi cubani, molti dei quali accoliti di
Batista, che hanno vissuto tranquillamente mentre la banda al governo
sottometteva il paese, sembrano non aver chiuso occhio fino a che non hanno
arraffato il loro denaro e se ne sono fuggiti in Florida.
Dal 1960 hanno continuato a contagiarci con le proprie follie. Perché in ogni
incidente o crisi nazionale che il nostro paese ha dovuto sopportare nei tre
decenni passati (l’assassinio di Kennedy, Watergate, il caso Iran-Contras, il
traffico di droga e la lista prosegue…) troviamo sempre gli esuli cubani
presenti e implicati? In primo luogo i rapporti tra Lee Harvey Oswald con i
cubani di New Orleans. Furono gli esuli cubani ad uccidere Kennedy o fu lo
stesso Castro ad ordinare il suo omicidio per vendicarsi del fatto che Kennedy
voleva destituirlo? In entrambe le ipotesi ci sono i cubani a menare il can per
l’aia.
Inoltre, la notte del 17 giugno 1972 tre cubani, Bernard Barker, Eugenio
Martinez e Virgilio Gonzalez (insieme ai nordamericani Frank Sturgis e James
McCord Jr.) furono arrestati negli uffici del presidente del Partito Democratico
nell’affare Watergate. Questa operazione coperta causò le dimissioni di Richard
Nixon ma Barker e Gonzalez sono considerati eroi dalla comunità cubana di Miami.
Martinez, che più tardi fu perdonato da Ronald Reagan, è l’unico a soffrirne
ancora “Io non desideravo essere implicato nella caduta del Presidente degli
Stati Uniti” ha detto, che carino da parte sua!
Quando Oliver North ha avuto bisogno di un gruppo coperto per entrare in armi in
Nicaragua con l’obiettivo di destituire il governo sandinista a chi ha potuto
ricorrere se non ai cubani di Miami? I veterani di Baia dei Porci Ramon Medina e
Rafael Quinterno erano gli uomini chiave nella compagnia aerea che destinava le
armi ai Contras. La guerra dei Contras, appoggiata dagli Stati Uniti, causò la
morte di 30 mila nicaraguensi.
Uno dei premi maggiori che abbiamo ricevuto dal nostro investimento sugli esuli
cubani è stato l’aiuto che ci hanno dato nell’introdurre droghe illegali negli
Stati Uniti, distruggendo famiglie e inquinando quartieri interi delle nostre
città. Già agli inizi degli anni sessanta, una quantità di cubani (che avevano
partecipato all’invasione della Baia dei Porci) cominciò ad ingrossare le fila
del narcotraffico nel nostro paese. La DEA non ebbe nessun appoggio dal governo
federale per infiltrarsi tra gli esuli cubani poiché essi si erano ben
mimetizzati sotto la bandiera di “gruppi per la libertà”. Di fatto non erano
altro che gruppi che facevano massicce operazioni di traffico di droga. Gli
stessi che più tardi misero in piedi il contrabbando di armi verso i Contras del
Nicaragua.
Le organizzazioni terroristiche cubane radicate negli Stati Uniti sono
responsabili della collocazione di più di 200 bombe e di almeno un centinaio di
omicidi dopo il trionfo della rivoluzione di Castro.
Sono tutti occupati ad appoggiarli che io dovrei preoccuparmi e non dovrei
scrivere queste cose. Ma io non mi preoccupo, sono realmente una manica di
cacasotto. Sapete perché dico questo? Perché quando a qualcuno non piace
l’oppressore del suo paese resta lì a combatterlo. E questo può essere fatto sia
attraverso la forza (vedi la Rivoluzione Americana o Francese) sia attraverso
mezzi pacifici (Gandhi in India o Mandela in Sud Africa). Però non si può
mettere la coda tra le gambe e correre, come vorrebbero fare questi cubani.
Immaginate se tutti i coloni americani si fossero sistemati in Canada ed
avessero insistito perché fossero i canadesi a cacciare gli inglesi
dall’America. I Sandinisti non avrebbero liberato il paese da Somoza se fossero
stati tutti seduti su una spiaggia in Costarica, a bere margarita o a far soldi.
Mandela se ne stette in carcere non in Libia o a Londra. I cubani ricchi invece
se ne sono venuti a Miami… il 90% di loro sono di pelle chiara mentre la
maggioranza dei cubani (62%) sono neri o meticci. Questi bianchi sapevano di non
poter restare a Cuba perché lì non godevano di nessun appoggio da parte del
popolo. Per cui sono venuti qui, sperando che fossimo noi a combattere la loro
battaglia. E noi, come deficienti, la stiamo combattendo.
Non che questi bambini piagnucoloni dei cubani non abbiano provato ad aiutarsi
da soli. Un rapido sguardo ai loro sforzi e sembra di vedere un vecchio film
comico muto. La Baia dei Porci è il fiasco più noto, c’erano tutti gli elementi
di una gran commedia comica: navi sbagliate, spiaggia sbagliata, senza munizioni
per le armi, nessuno ad attenderli e -infine- furono condannati a morire vagando
per una zona della loro isola completamente sconosciuta (gli autisti delle loro
limousines non erano mai stati, nei vecchi bei tempi, da quelle parti). Un
fiasco così monumentale che il mondo ancora ride mentre i cubani di Miami non
hanno ancora dimenticato né perdonato. Prova a dire “Baia dei Porci” a qualcuno
di loro e li vedrai saltare come se un dentista gli trapanasse il nervo di un
dente.
Si potrebbe pensare che “Baia dei Porci” fosse loro servita come una lezione,
che li facesse desistere con queste attività. Non per questa banda. Dal 1962
diversi gruppi di esuli hanno tentato incursioni per “liberare” la propria
patria. Vediamo le più salienti:
nel 1981, un gruppo di esuli cubani di Miami sbarcò sull’isoletta di
Providenciales, nel Caribe, preparandosi ad invadere Cuba. La loro nave, l’unica
di quattro partite dal Rio Miami (le altre tre furono fatte tornare indietro
dalla Guardia Costiera perché imbarcavano acqua, avevano problemi di motore e
assenza di giubbotti salvavita) andò in secca su una scogliera nei pressi di
Providenciales. Scesi sull’isola senza vitto e senza ripari, i cubani
cominciarono a litigare tra di loro. Chiamarono quindi Miami implorando di
essere ricondotti lì e presto, nel giro di tre settimane, furono rimpatriati in
Florida per via aerea. L’unico che arrivò in acque territoriali cubane, Gerardo
Fuentes, ebbe un attacco di appendicite in mare e fu trasportato dalla Guardia
Costiera alla base di Guantanamo.
Nel 1968 un gruppo di cubani di Miami seppe che una nave polacca era attraccata
al porto e che una delegazione cubana poteva trovarsi a bordo. Come riferito dal
“St Petersburg Times”, gli esuli cubani hanno sparato con un bazooka fatto in
casa ed hanno colpito lo scafo della nave.
Le procurarono un’ammaccatura e il leader del gruppo, Orlando Bosch, fu
arrestato e condannato a 10 anni di prigione, ma fu rimesso in libertà nel 1972.
Bosch spiegò che aveva sperato di causare un grave danno alla nave però si
scusò: ”Era una nave grande”. Bosch era stato già arrestato prima per aver
rimorchiato una torpedine per le strade di Miami nell’ora di punta, un’altra
volta era stato arrestato con 600 minibombe aeree caricate a dinamite nel cofano
della sua cadillac. Nel 1990 l’amministrazione Bush lo fece uscire di prigione,
dove si trovava di nuovo, per scontare una pena per violazione alla libertà
condizionale.
D’accordo con il “Washington Monthly” tra l’estate e gli inizi dell’autunno del
1963, furono lanciate 5 incursioni di commandos contro Cuba con la speranza di
destabilizzare il regime. La rachitica “quinta colonna” in Cuba fu istruita per
sabotare gli interruttori e lasciare accese le lampadine per consumare energia…
Nel 1962, secondo il “San Francisco Chronicle”, l’esule cubano José Basulto, in
una missione che godeva dei favori della CIA, sparò dalla sua lancia veloce un
colpo di cannone da 20mm contro l’Hotel Inca, nella baia dell’Avana, nella
speranza di uccidere Fidel Castro. Il proiettile fallì l’obiettivo e Basulto,
vedendo che sulla sua lancia si spargeva benzina, ripiegò verso la Florida. “Una
delle nostre taniche di plastica di combustibile cominciò a sgocciolare” spiegò
Basulto più tardi “il combustibile si sparse sulla coperta. Non sapevamo cosa
fare”.
Anni dopo Basulto formò gli “Hermanos al Rescate”, un gruppo di esuli che già da
un anno effettuava voli su Cuba ronzando con i suoi aerei sulle città, lanciando
volantini e più in generale cercando di intimidire il governo cubano. Nel
febbraio del 1996 Castro si stancò ed ordinò l’abbattimento di due aerei al
compiersi della 25^ violazione in un anno dello spazio aereo ad opera degli “Hermanos”.
Nonostante gli “Hermanos al Rescate” per volare nello spazio aereo cubano
violassero anche la legge statunitense, l’amministrazione Clinton, vicina alle
sragioni degli esuli, emanò un decreto per rafforzare l’embargo contro Cuba.
Questo embargo produce ancora oggi l’ira del resto del mondo contro noi
americani. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha votato 117 a 4 a favore
della condanna degli Stati Uniti per la sua politica economica violenta nei
confronti di Cuba. Così è in ogni votazione sul tema da quando è stato attuato
l’embargo.
La settimana successiva all’abbattimento dei due aerei, gli esuli sollecitarono
agli Stati Uniti un'azione militare contro Castro. Annunciarono che il sabato
successivo avrebbero fatto salpare una flottiglia di imbarcazioni dalla Florida
fino alla costa cubana per protestare contro l’abbattimento dei due aerei. Clinton decise la messinscena della più grande prova di forza contro Cuba dalla
Crisi dei Missili e inviò uno squadrone di caccia F15, 11 lance della Guardia
Costiera, due incrociatori con missili della Marina, una fregata, due C130, uno
stormo di Choppers, Awaks, e 600 guardia marine per appoggiare la flottiglia.
L’unica cosa che dimenticò di inviare fu un buon rimedio contro il mal di mare,
che, in fin dei conti, era l’unica cosa di cui necessitavano veramente i cubani
di Miami. A sole 40 miglia da Key West, i cubani nei canotti cominciarono ad
avere mal di mare, a vomitare ed a chiedere ai piloti di far tornare indietro
quei maledetti motoscafi e tornarsene a Miami. Mentre il mondo intero stava a
guardare, tornarono indietro con la coda tra le gambe. Appena in porto diedero
una conferenza stampa per spiegare la ritirata. Il portavoce tuttavia era ancora
sotto gli effetti del mal di mare ed era curioso vedere come i giornalisti lo
tenessero a debita distanza temendo uno spruzzo di vomito addosso alla “Linda
Blair nel film l’esorcista”.
“Una terribile tormenta si è alzata in mare” disse il leader della fuga cubana
mentre impallidiva velocemente “Le onde erano alte più di dieci piedi, siamo
stati di fronte alla scelta di tornare o di perdere le nostre imbarcazioni!”
Mentre parlava, però, un genio creativo della CNN mandò in onda immagini aeree
della flottiglia diretta a Cuba. Il sole brillava, il mare era calmo piatto e il
vento soffiava gentile, se proprio soffiava… I cronisti dissero che il maltempo
era giunto dopo che se ne erano andate le telecamere della CNN. Sicuro, era per
le sghignazzate di Fidel che se la stava facendo sotto per le risate…
Michael Moore: regista e scrittore
statunitense, autore di vari documentari tra i quali “Bowling for
Colombine”(premio Oscar) e Fahrenheit 9/11