"Una bomba maledetta ha

ucciso mio figlio"

ha detto Giustino di Celmo

 

1.6 “Una bomba maledetta, ha tolto la vita di mio figlio Fabio e il governo degli Stati Uniti ha oggi, nelle sue mani, la possibilità di fare giustizia o lasciare impunito questo crimine”.

 

Sono parole di Giustino Di Celmo, imprenditore italiano il cui figlio più piccolo, Fabio, è morto il 4 settembre 1997, vittima dell’esplosione di una bomba il cui mandante è il terrorista Luis Posada Carriles.


“Lui era nel bar dell’Hotel Copacabana, insieme ad una coppia di amici italiani. Una scheggia della bomba gli ha tagliato l’aorta. Fabio si è dissanguato in un minuto, il tempo che bastò per spegnere la sua vita”, ha riferito Di Celmo.


La sua evocazione è stata fatta davanti a decine di personalità che stanno arrivando in questa capitale per partecipare nell’Incontro Internazionale “Contro il terrorismo, per la verità e la giustizia”, che si farà in questa capitale tra giovedì e sabato prossimo.

La riunione ha avuto luogo nella sede dell’Istituto Cubano dell’Amicizia con i Popoli. Il dramma di Giustino è stato condiviso dagli altri che hanno sofferto sulla propria carne il flagello del terrorismo.


Così una delle Madri di Piazza di Maggio, argentina, figlia di italiani e sposata con un italiano. “Quando è scomparso mio figlio, sono stata al consolato italiano a Buenos Aires, però non hanno fatto niente, lo stesso che è successo al padre di Fabio Di Celmo”, ha detto.


Dopo ha parlato Manuel Guerriero, un cileno che a sei anni ha perso suo padre e i suoi zii per colpa della dittatura di Pinochet. Erano i tempi dell’Operazione Condor, che ha ferito migliaia di famiglie in America Latina.


“Il terrorismo ha voluto congelare i rivoluzionari, le persone progressiste, per questo uccisero i nostri famigliari”, ha aggiunto.
 

Il domenicano Roberto Santana sottolineava sulla necessità di vincere la battaglia mediatica sul terrorismo, “perché la verità si apri il cammino e, con lei, si possa arrivare alla giustizia”

 

 

 

 

 

Viene condecorato il padre

di una vittima del terrorismo

 

L’Avana 9 maggio

 

La Medaglia dell’Amicizia è stata conferita all’italiano Giustino di Celmo, un uomo convinto del fatto che la più grande dignità risieda nel lottare per un mondo di giustizia e pace.

 

Sergio Corrieri, presidente dell’Istituto Cubano di Amicizia coi Popoli (ICAP), ha collocato la condecorazione sul petto di questo incondizionato amico di Cuba, padre del giovane Fabio Di Celmo, morto nel settembre 1997 nell’attentato terroristico all’Hotel Copacabana, nella capitale.

 

"Dedico questa Medaglia alle 3.478 vittime del terrorismo contro Cuba, a quelle delle Torri Gemelle a New York ed a quelle dei bombardamenti nordamericani in Iraq, Kosovo e nei luoghi dove dicono di lanciare bombe "intelligenti", ha affermato Giustino ricevendo il premio.

 

"Di Celmo ha compiuto azioni per divulgare le conquiste della Rivoluzione cubana e denunciare coloro i quali promuovono azioni terroristiche contro l’Isola", ha detto il vicepresidente dell’ICAP Ricardo Rodríguez nella cerimonia di consegna della Medaglia effettuata nella sede di questa istituzione.

 

Riassumendo la storia di solidarietà militante e la condizione umana del condecorato, Rodríguez ha messo in risalto che la Seconda Guerra Mondiale lo ha formato come uomo di sinistra e lo ha convinto che non esiste cosa più degna che lottare per un mondo di giustizia e pace.

 

Si è anche pronunciato a favore della liberazione dei Cinque Eroi cubani prigionieri politici negli Stati Uniti dal 1998, per aver cercato di evitare atti terroristici contro il loro paese ed il loro popolo, organizzati ed eseguiti dalla mafia anticubana, che conta sull’appoggio dell'Amministrazione USA.(AIN)