DA CALATAYUD A MONTANER
J.G.ALLARD - speciale per Granma Internacional-22 luglio
Venti minuti dopo la mezzanotte, il 4 aprile del 1972, una forte esplosione distrusse gli uffici della Delegazione Commerciale di Cuba in Canada, che si trovava al 12º piano d’un edificio situato in Boulevard Metropolitano al numero 3737, a Montreal, proprio a lato d’una delle principali autostrade della città.
Io che ero capo della cronaca d’un giovane quotidiano tabloid "Le Journal de Montréal" che oggi è il quotidiano più importante della città stavo lavorando in quel momento.
La confusione era enorme e potevo sentire le trasmissioni radio della polizia e dei pompieri - che stavo vigilando – che reclamavano più uomini, mentre i giornalisti circondavano la zona del sinistro.
I poliziotti apparentemente ignoravano che una rappresentazione diplomatica occupava tutto il 12º piano dell’edificio commerciale e che l’esplosione poteva essere un’azione di terrorismo.
Mentre salivano le scale – gli ascensori erano bloccati - incontrarono i diplomatici cubani armati di mitragliatrici a mano che, sapendo benissimo quello che era successo, si stavano preparando ad affrontare qualsiasi attaccante armato.
Nel gruppo c’era una donna con un bambino in braccio, mentre un uomo giaceva a terra con una gamba sfracellata.
Quel giovane cubano era Sergio Pérez Castillo, di 25 anni, padre del bambino e stava chiedendo aiuto.
I poliziotti non capivano una parola di quel che si stava dicendo e invece di offrire aiuto cominciarono a lanciare ordini, creando una pericolosa situazione con i cubani che si sentivano minacciati e indicavano chiaramente che non avrebbero autorizzato un’ intrusione non tempestiva nei propri uffici che erano territorio diplomatico.
Quando i diplomatici cubani, dopo un lungo scambio, permisero l’accesso agli ufficiali della polizia, cominciò di nuovo una discussione e i poliziotti, detective e tutti gli altri che erano giunti decisero immediatamente di arrestare e ammanettare tutti, in franca violazione di tutte le regole che proteggono le attività del corpo diplomatico.
Il confronto durò più di due ore prima che Pérez, pallido e già incosciente, venisse trasportato con un’ambulanza all’ospedale Maisonneuve, ma era troppo tardi. Il giovane cubano morì un’ora dopo senza riprendere conoscenza.
Sergio Pérez era nato il 27 ottobre del 1946, nella ex provincia di Oriente ed era un ragazzo quando si sommò al Movimento, con tanto fervore da entrare a far parte della giovane diplomazia rivoluzionaria in breve tempo.
Lo stesso giorno Fidel Castro, parlando durante il 2º Congresso dell’Unione dei Giovani Comunisti, condannò fortemente l’attacco terrorista di Montreal e pose in risalto Sergio Pérez come esempio di coraggio rivoluzionario.
Intanto gli investigatori in Canada avevano trovato la pistola che Pérez teneva in mano quando scoperse la bomba, la cui esplosione gli costò la vita: sull’impugnatura c’era inciso il nome Sergio.
Il giovane cubano aveva tutte le ragioni di stare all’erta. Due volte negli ultimi giorni l’ambasciata cubana a Ottowa, nella capitale, era stata oggetto di attacchi terroristi, come si seppe più tardi, organizzati da gruppi terroristi autonomi orientati dalla CIA.
LA RECE DELLA BACARDI RIVENDICA
Nei giorni successivi la rappresentazione cubana nell’esilio, RECE, finanziata dalla Bacardì, si dichiarò responsabile dell’attacco, dalla Florida del sud. Uno dei leader del RECE, capo del direttorio rivoluzionario cubano, DRC, era Antonio "Tony" Calatayud, uno dei numerosi "esperti in demolizione, formati dalla CIA a Fort Benning.
Il 10 di marzo del 1973, il Diario de las Américas, libello della mafia terrorista di Miami, annunciò che il DRC aveva offerto una conferenza stampa il giorno prima, negli uffici della Brigata 2506, i veterani dell’invasione sconfitta a Playa Girón - con la partecipazione di importanti rappresentanti di vari settori cubani, per ribadire lo slogan "Riconciliazione nazionale o guerra rivoluzionaria".
Secondo il giornale la riunione fu aperta da Juan Felipe Pérez de la Cruz che annunciò che Calatayud, segretario generale del DRC avrebbe letto un importante documento, che avrebbero poi distribuito a Cuba e nell’esilio.
Il dato interessante era che i nomi di Pérez de la Cruz e Calatayud apparivano tra le informazioni giunte all’Avana come quelli dei terroristi responsabili dell’attentato di Montreal.
Altre informazioni segnalarono poi che i due uomini, con Antonio Veciana, un noto agente della CIA e cospiratore terrorista, erano in contatto diretto con Carlos Alberto Montaner, un uomo della CIA a Madrid e con tutto quello che aveva a che vedere con la violenza cubano americana.
Effettivamente nel luglio del 1973, seguendo gli orientamenti della CIA, Montaner stava aiutando Juan Felipe de la Cruz ad entrare in Spagna e attraversare segretamente la frontiera con la Francia, per ripetere a Parigi quel che aveva fatto a Montreal.
Per realizzare il suo compito Montaner disponeva di tutti i vincoli necessari con la polizia segreta di Francisco Franco, i cui operativi più agguerriti erano formati a Fort Bragg, negli USA.
Gli esplosivi apparvero e De la Cruz andò a Parigi con chiare istruzioni.
Il 3 agosto del 1973, quest’uomo giovane, ispirato da Calatayud, decise di affittare una stanza in un piccolo albergo del municipio di Avrainville, vicino a Evry, alla periferia di Parigi.
L’uomo cominciò ad assemblare la bomba che voleva porre il giorno dopo nell’ambasciata cubana, nel cuore della capitale, ma la bomba scoppiò e il corpo del terrorista fu letteralmente fatto a pezzi per la potenza dell’esplosione.
Alcuni giorni dopo i suoi resti furono sepolti nel cimitero di Woodlawn, nella Pequeña Habana di Miami, con la presenza di Calatayud e altri individui vincolati alla CIA.
Calatayud non fu mai interrogato dall' FBI o dalla Royal Canadian Mounted Police, la controparte canadese, a proposito del crimine di Montreal.
Non fu nemmeno interrogato dalla Polizia Federale statunitense a proposito dell’insieme delle sue attività criminali, beneficiandosi dell’ impunità concessa ai collaboratori della CIA.
Il terrorista, nel corso degli anni, partecipò attivamente ad altre azioni promosse dai suoi amici Orlando Bosh e Posada Carriles, sostenendoli pubblicamente tutte le volte che fu necessario.
Tutta Miami sapeva che aveva partecipato direttamente a un complotto per assassinare il Presidente cubano durante una visita in Messico negli anni ’80, con l’aiuto di un terrorista cubano residente permanente in Messico, Manuel Camargo.
Negli anni ’90, Calatayud fu capo delle informazione della stazione radio WQBA, la Cubanísima, conosciuta per la violenza dell’estremismo dei suoi giornalisti.
Il FBI si interessò alle sue attività come padrone d’una farmacia e il 24 gennaio del 2002 Clatayud fu arrestato per una frode di 290.000 dollari fatta alla Medicaid della Florida.
Il negoziante fu liberato rapidamente grazie alla compiacenza di un giudice, José Rodríguez, di Miami-Dade, che ridusse drasticamente la sua cauzione, segnalando i suoi vincoli con la comunità. Inoltre egli incontrò poi i titolari, quando fu l’organizzatore principale, il primo agosto, di una marcia in appoggio ai golpisti contro Chávez, in Venezuela.
Carlos Alberto Montaner continua a vivere con tutto il comfort che la CIA a Madrid gli dispensa e utilizza una colonna del Miami Herald, che accresce in maniera spettacolare una fama che in altro modo non raggiungerebbe alcun livello nella scala Otto Reich, della propaganda anticubana.
In Spagna come negli Stati Uniti nessuno lo ha mai interrogato sulle sue attività a sostegno del terrorismo. |
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