Alarcón ha accusato gli USA di manovrare
per dar rifugio al terrorista Posada Carriles
24 agosto - Cuba ha accusato martedì gli Stati Uniti di avere una strategia per proteggere il terrorista Luis Posada Carriles, del quale il Venezuela ha chiesto l’estradizione e per non liberare i Cinque cubani, le cui condanne sono state revocate due settimane fa da un tribunale. In una dichiarazione rilasciata alla AFP, il presidente del Parlamento di Cuba Ricardo Alarcón, ha affermato che fa parte di questa manovra l’udienza prevista per il 29 agosto, durante la quale un giudice di El Paso (Texas), dov’è detenuto Posada Carriles, esaminerà gli argomenti a favore e quelli contro l’estradizione. "Cosa hanno fatto gli USA con la richiesta del Venezuela? Evidentemente niente. Avrebbero dovuto inviarlo già da tre mesi di fronte ad un tribunale federale e non davanti ad un cosiddetto giudice dell’Immigrazione. Tutto ciò fa parte di una scandalosa manovra per estradarlo", ha affermato.
Posada Carriles è accusato di essere entrato illegalmente negli USA nel marzo scorso passando dalla frontiera con il Messico ed è stato arrestato il 17 maggio dopo essere riapparso a Miami, aver ritirato una richiesta di asilo politico ed offerto una conferenza stampa clandestina dopo la quale avrebbe ipoteticamente dovuto uscire dal paese.
"Se in questo momento qualcuno avesse nelle sue mani Bin Laden ed invece di fare in modo che comparisse stesse per decidere sul suo visto, non sarebbe un fatto scandaloso?" Ha polemizzato il Presidente del Parlamento.
Alarcón ha considerato che "questo è quello che stanno facendo gli Stati Uniti dallo scorso mese di marzo, da quando cioè quest’uomo si trova sul loro territorio, senza che lo si invii ad essere giudicato per quel che deve essere giudicato: terrorismo".
"Tutto quanto ha a che vedere con la condotta dell’Amministrazione Bush in rapporto a terroristi come Posada Carriles è sospettoso, perchè quel che hanno fatto è stato tirarla per le lunghe sulla questione, confondere le cose e sviare l’attenzione", ha sottolineato.
"In cambio", ha puntualizzato Alarcón, "si rifiutano di liberare i Cinque cubani, a favore dei quali la Corte d’Appello di Atlanta ha revocato il 9 agosto scorso il processo nel quale sono stati condannati nel 2001 a lunghe pene detentive, compreso l’ergastolo, accusati di spionaggio".
Il tribunale di Atlanta ha determinato che i Cinque cubani non sono stati sottoposti ad un processo "giusto ed imparziale" nella città di Miami, dove esiste un "pregiudizio" contro il Governo cubano ed i suoi agenti ed ha ordinato un nuovo processo da svolgersi in un altro luogo.
Martedì "si sono compiute due settimane da quando la Corte d’Appello ha emesso il suo verdetto. Gli Stati Uniti hanno tre settimane di tempo per decidere se presenteranno o meno appello e non hanno detto se lo faranno o meno", ha affermato Alarcón.
"Colui che ritenga che una sentenza giudiziaria gli abbia fatto un torto e pensi di avere ragione, annuncia immediatamente la presentazione dell’appello. Sono passati due terzi del tempo disponibile senza che ciò sia avvenuto", ha detto il Presidente dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare (ANPP).
"Questa è la miglior prova del fatto che essi sanno che dal punto di vista legale la loro è una causa persa e che non hanno ragione. Le parole sono superflue, non sanno che fare e sanno che il loro caso, legalmente parlando, è perso. La loro strategia è stata ritardare, guadagnare tempo", ha commentato.
Nel 1998, quando Ramón Labañino, Gerardo Hernández, Antonio Guerrero, Fernando González e René González vennero arrestati, Cuba ammise che erano suoi agenti, ma segnalò che non stavano compiendo spionaggio contro gli Stati Uniti, ma contro gli anti-cubani considerati terroristi da L’Avana, tra i quali Posada Carriles.
Cuba e Venezuela accusano Posada Carriles, che ha anche la cittadinanza venezuelana, dell’attentato del 1976 contro un aereo cubano in pieno volo, nel quale morirono 73 persone.
Il terrorista evase nel 1985 da un carcere
venezuelano, mentre attendeva che un tribunale superiore ratificasse la sentenza
giudiziaria che lo scagionò dal crimine.