"Sì, sa molto"
ha detto il suo avvocato
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J.GUY ALLARD – 8 settembre 2005
Affermando che il suo cliente Luis Posada Carriles non desiderava continuare a testimoniare per "evitare di pregiudicare temi sensibili di sicurezza degli Stati Uniti e di altri paesi", l’avvocato Matthew J. Archambeault ha confermato che il terrorista internazionale dovrà testimoniare nel nuovo processo ai Cinque cubani detenuti per essersi infiltrati in organizzazioni terroristiche, ha commentato l’analista nordamericano A. Shaw.
Shaw, commentatore del sito web Vheadline -www.vheadline.com- noto per la franchezza del suo linguaggio, ha sollecitato Posada a rivelare tutto quel che sa.
"Posada, comodamente, ha utilizzato la rinuncia alla sua richiesta di asilo per ricordare al mondo che è a conoscenza di informazioni così ‘sensibili’ che potrebbe mettere gli USA in una situazione difficile. Questo già lo sapevamo. O almeno lo sospettavamo. Ma grazie, Luis Posada, per averlo confermato", ha scritto Shaw con ironia.
In quello che ha ritenuto un vero ricatto al Governo nordamericano, l’avvocato di Miami Matthew Archambeault ha detto in una conferenza stampa che Posada "sa molto e se parlasse potrebbe pregiudicare l’FBI, la CIA e il Governo in generale".
Posada "ha trovato ingegnosamente un’opportunità per incrementare l’interesse verso la sua persona come testimone nel processo dei Cinque", ha continuato Shaw, segnalando che ad El Paso, Posada ha rinunciato alla sua richiesta di asilo per la seconda volta. Già lo aveva fatto a Miami settimane prima.
Il commentatore ha invitato il terrorista a "trovare un’opportunità" per dare altre indicazioni sulla natura o sul carattere di questa "sensibilità".
"Un’altra volta, Luis", ha concluso Shaw rivolgendosi a Posada. "Stiamo osservando! Stiamo ascoltando!"
Vari commentatori si sono stupiti dello scandaloso ricatto fatto da Posada e dai suoi avvocati durante quella rocambolesca udienza del Tribunale d’Immigrazione svoltasi nel centro di detenzione d’Immigrazione di El Paso (Texas) davanti al giudice William L. Abbott.
"QUEST’UOMO SAREBBE STATO ELIMINATO SE..."
per Wim Dankbaar, l’esperto olandese dell’assassinio di Kennedy, il vincolo di Posada con il crimine del presidente Kennedy a Dallas è quello che preoccupa di più l’Amministrazione nordamericana.
"Posada sta facendo adesso apertamente quello che ho detto all’inizio: ricattare l’Amministrazione Bush per ottenere protezione", ha commentato a GI l’autore di uno dei siti web meglio documentati sul tema (jfkmurdersolved.com). "L’informazione più ‘sensibile’ dev’essere il fatto che era presente in Dealey Plaza, che sa tutto sull’assassinio di Kennedy e sul ruolo di Bush padre nella faccenda".
"Quest’uomo sarebbe stato eliminato come Lee Harvey Oswald se non disponesse di qualche prova reale nascosta da pubblicare in caso di morte", ha affermato.
LA CIA "INVIAVA ESPLOSIVI E DETONATORI"
Nel corso degli anni Posada si è vantato dei suoi crimini in varie occasioni. Le sue affermazioni sono certamente degne di venire ripetute davanti ad una giuria.
Nella sua autobiografia I sentieri del Guerriero, Posada ha spiegato come negli anni ’60 "i nostri amici nordamericani ci allenarono e addestrarono nell’utilizzo e nel maneggio di armi, esplosivi e tecniche incendiarie. (...) La CIA inviava esplosivi C3, portamina a tempo, miccia, cordone detonante, detonatori e tutto quanto necessario per atti di sabotaggio".
In un altro capitolo, Posada ha aggiunto con una sorprendente franchezza: "Anni prima, la lodata neutralità del paese non veniva violata quando ci allenavamo per invadere Cuba. Nemmeno quando la CIA introduceva commandos e sabotatori a Cuba, portando armi e esplosivi per le sue azioni".
IN HONDURAS CONFERMO’ LA CONNESSIONE BUSH-DROGA
Il 7 febbraio 1992 quando venne interrogato da due agenti dell’FBI nel locale numero 426 dell’Ambasciata nordamericana a Tegucigalpa, Posada consegnò un’altra importante confessione.
Rivelò vari elementi nuovi sulla sua partecipazione e su quella del suo complice Félix Rodríguez Mendigutía all’enorme operazione di traffico di droghe e di armi che aveva realizzato su ordine del colonnello Oliver North e dell’Amministrazione Reagan-Bush.
In questo documento di 31 pagine declassificato dall’FBI, Posada raccontò agli investigatori che Rodríguez telefonava costantemente a Donald Gregg, dell’ufficio del vicepresidente George Bush padre.
Ha detto di essere stato al corrente di questo fatto per la semplice ragione che lui personalmente saldava il conto del telefono!
George Bush padre non solo ha sempre negato il vincolo del suo ufficio con quelle operazioni criminali. Ha anche decorato Rodríguez Mendigutía, il cui silenzio presso una Commissione d’indagine lo ha salvato.
Lo scandalo coinvolse Oliver North, Donald Gregg, John Poindexter, Elliott Abrams, Otto Reich, Richard Armitage, John Negroponte, Mitch Daniels e altri complici di George Bush nella guerra imperiale contro il Nicaragua. Vari di loro fanno parte o hanno fatto parte dell’Amministrazione di George W. Bush...
"SE LI POSSO AIUTARE, LO FACCIO"
Nelle sue confessioni al New York Times, fatte nel 1998, Posada raccontò alla giornalista Ann Louise Bardach come ricevette aiuto finanziario da Jorge Mas Canosa, l’agente della CIA incaricato da Bush padre di creare la Fondazione Nazionale Cubano-Americana, e da Feliciano Foyo, il tesoriere del gruppo, così come da Alberto Hernandez, che sostituì Mas come presidente della giunta direttiva della FNCA.
La FNCA creò allora una "commissione di sicurezza" o "ala militare", incaricata di preparare ed eseguire azioni terroristiche e che fu successivamente presieduta da individui come Alberto Hernández, Luis Zúñiga Rey, Horacio García, Roberto Martín Pérez e Francisco José Hernández, oggi tutti quanti tra gli "amici" miamensi del presidente Bush. A queste attività partecipavano attivamente i terroristi Guillermo e Ignacio Novo Sampoll, così come lo stesso Posada.
Grazie a questo appoggio logistico e finanziario della FNCA e alla tolleranza dell’FBI, dove Posada ha rivelato di avere almeno due "amici" tra gli investigatori del terrorismo cubano americano, e con l’appoggio della CIA, poté organizzare la sua campagna di terrore del 1997 contro attrezzature turistiche cubane.
"Come potete vedere, a me non disturbano né la CIA né l’FBI e io mi mantengo neutrale con loro. Se li posso aiutare, lo faccio", disse Posada alla giornalista.
Anche se la Bardach si trovava nella sala dell’udienza di El Paso, la Procura non ha valutato che fosse essenziale la sua testimonianza.
Al terrorista che esige adesso la protezione dell’Accordo Internazionale di Protezione contro la Tortura, e fu membro della CIA che lo addestrò in esplosivi e armi, secondo quanto ha detto nell’udienza, gli resta da descrivere con maggiori dettagli la sua partecipazione alle operazioni sporche di repressione della guerriglia in Centroamerica, agli ordini della CIA.
E come torturò e assassinò varie persone quando fu Capo delle Operazioni della Direzione dei Servizi Segreti e Protezione (DISIP) del Venezuela, la polizia di sicurezza di questo paese, dove lo avevano piazzato, insieme al suo socio Joaquín Chaffardet, proprio i servizi segreti degli USA.
Cedendo al ricatto, l’alta gerarchia della Procura Federale ha ordinato alla sua disorientata rappresentante di El Paso, Jeanne Gariett Jackson, di accettare il ritiro della richiesta di asilo presentata da Posada, il che ha messo fine alla sua testimonianza minacciosa.
Tuttavia, al presuntuoso terrorista si potrebbe offrire una nuova opportunità di riprendere il racconto delle sue avventure sporche davanti al giudice e alla giuria del nuovo processo ai Cinque.