RSF attacca
Cuba a Tunisi
e si pone di
nuovo a lato
della CIA
J.GUY ALLARD - Bruxelles - 23 nov.'05
L’Organizzazione Reporters Senza Frontiere - che per proprio beneficio si
é schierata contro Cuba nella conferenza internazionale sulle comunicazioni di
Tunisi - è stata denunciata a Parigi, per aver negato qualsiasi aiuto a un
giornalista iracheno sequestrato dalla CIA a Baghdad.
Subi
Thoma, dirigente sindacale iracheno, attualmente esiliato in Francia, ha
denunciato in un’intervista a Granma Internacional che RSF ha rifiutato in molte
opportunità di considerare il dossier del sequestrato.
Thoma stava partecipando all’incontro internazionale “ Un asse per la pace”,
organizzato da Red Voltaire.
”Dall’inizio dell’occupazione del mio paese da parte delle truppe degli USA ci
sono state decine di giornalisti iracheni morti, ma nessuno ne parla altri sono
reclusi e torturati ma il caso di Abdul Jabbar al Koubessi è il più
significativo.
Questo patriota iracheno che ha conosciuto l’esilio per 30 anni, per discrepanze
con il precedente governo, è ritornato in Iraq dopo l’occupazione, quando le
nuove autorità avevano affermato di aver “ristabilito la democrazia in Iraq” e
pretendevano che ci fosse spazio per una stampa libera... Ci chiedevano perchè
noi restavamo in esilio se esisteva quella libertà!” ricorda il leader
sindacale.
"Al
Koubeissi aveva creato un quotidiano, Il Grido della nazione, e cominciò a
pubblicare articoli per esigere la partenza delle truppe d’occupazione e la
liberazione definitiva del paese.
Questo però non corrispondeva al concetto di libertà delle truppe di George W.
Bush, sembra, perchè il 4 settembre 2004 la casa del giornalista è stata
circondata da blindati ed elicotteri e centinaia di militari degli USA sono
entrati in casa sua e lo hanno detenuto.
Thoma ha ricordato che il fratello di Al Koubeissi era andato a vedere
immediatamente che cos’era successo dall’ufficiale dell’esercito d’occupazione
responsabile dell’ordine in quella zona di Baghdad e il generale gli aveva
detto: “Le posso assicurare che non siamo noi che lo abbiamo arrestato... così
come lei mi dice, mi descrive un’operazione sicuramente eseguita dalle truppe
di Negroponte!”
Egli
si riferiva a Negroponte,
ambasciatore degli Stati Uniti in Iraq.
Il
rappresentante degli USA in Iraq ed ex ambasciatore alla ONU è famoso per il
ruolo vergognoso che ha svolto in America Centrale, dov’era vincolato a una
lunga serie di casi di atrocità.
La
famiglia di Al Koubeissi vive sempre in Francia dove ci sono i suoi due figli di
15 e 9 anni, che non hanno né notizie né informazioni; non sanno niente del
padre.
Thoma ha formato con vari amici della resistenza irachena un Comitato per la
liberazione del giornalista recluso. A Parigi ora ci sono quindici avvocati che
hanno firmato un documento per chiedere la sua libertà.
“L’organizzazione RSF dell’agente della CIA, Robert Menard non ci ha mai voluto
vedere” ha detto Thoma. “Abbiamo anche scritto sollecitando un incontro e ci
hanno chiesto di preparare un dossier, di ottenere informazioni dal Pentagono,
da Washington... Vi riceveremo, dicevano, ma non abbiamo niente da dirci. Poi
hanno comunicato che la persona che aveva chiesto il dossier se n’era andata e
si doveva ricominciare da capo... Ci ha sorpreso che l’organizzazione che deve
difendere i giornalisti agisca così... un caso significativo in una situazione
fuori dal comune!” ha aggiunto, riferendosi al caso del giornalista francese a
favore del quale RSF aveva invece scatenato una campagna molto forte, che aveva
la caratteristica di demonizzare la resistenza irachena. Noi non avevamo chiesto
di organizzare una manifestazione davanti a Notre Dame o al municipio, nemmeno
di lanciare palloncini o moltiplicare i programmi nei mezzi di comunicazione,
come hanno fatto per questo giornalista francese... Noi avevamo solo chiesto di
domandare alle autorità nordamericane perchè un giornalista era stato rapito
nella sua stessa casa e non poteva ricevere visite della famiglia o di un
avvocato. Il Comitato per la liberazione di Al Koubeissi ha presentato una
relazione sulla situazione del giornalista iracheno recluso anche al Quai d’Orsay,
il ministero degli esteri francesi, ma senza risultatati.
Abbiamo avvisato la Croce Rossa e vari organismi, come la Commissione degli
Scomparsi della ONU, ha scritto al Pentagono e la risposta è stata davvero
breve. Diceva : “ A proposito del signor Al Koubeissi: precisiamo che siamo
presenti in Iraq con una risoluzione della ONU che ci chiede di mantenere
l’ordine e che rispettiamo la convenzione di Ginevra sui prigionieri politici.
Punto. Questo è stata la sola risposta del governo degli Stati Uniti. La Croce
Rossa adesso manda una lettera ogni quattro mesi. Sappiamo che lui è vivo ma il
solo messaggio che ci è arrivato lo ha portato un rappresentante della Croce
Rossa e diceva che si trova detenuto nell’aeroporto dove ci sono le
installazioni carcerarie nordamericane e chiedeva l’intervento di un avvocato
francese poiché era stato rifugiato in Francia e ha un figlio nato lì.
Il
segretario a vita di RSF, Robert Menard ha riconosciuto alcuni mesi fa di
ricevere fondi dal governo nordamericano attraverso il “Centro For a free Cuba”,
dall’agente della CIA Frank Calzon
e dal National Endowment for Democracy.
Non
è la prima volta che Menard viene denunciato per la sua collaborazione con le
autorità statunitensi: nel 2004 la famiglia del
cameraman spagnolo José Couso indicò come RSF aveva truccato la relazione sulla
morte del giovane reporter, morto nell’Hotel Palestina di Baghdad per uno sparo
intenzionale di un carro blindato degli occupanti.
Quando a Tunisi si voleva
difendere la libertà d’informazione, RSF non ha perso l’opportunità d’aiutare
gli Stati Uniti... e un’altra dimostrazione di questo si è vista nello stesso
incontro internazionale, quando RSF ha sostenuto gli USA votando contro la
proposta per la consegna alla ONU del controllo sul funzionamento della rete
delle reti. |