LA DELEGAZIONE CUBANA HA FESTEGGIATO L’ANNULLAMENTO DEL PROCESSO CONTRO I CINQUE EROI
I 1.500 ragazzi che compongono la delegazione multinazionale di Cuba al XVI Festival della Gioventù e degli Studenti hanno festeggiato durante la mattinata di mercoledì (11/8) la revoca delle sentenze dei Cinque Eroi e l’ordine di celebrare un nuovo processo a questi combattenti antiterroristi. I festeggiamenti della sentenza unanime dei tre magistrati della Corte dell’Undicesimo Circuito degli Appelli di Atlanta non sono ancora terminati qui da quando, martedì attorno a Mezzogiorno, la notizia ha cominciato a correre di bocca in bocca. Sono presenti madri, mogli e figli di questi uomini, che l’impero mantiene in prigione da sette anni, per il "delitto" di aver raccolto informazioni sull’attività dei terroristi che non cessano di aggredire il nostro popolo e gli stessi cittadini statunitensi. "Dopo sette anni, questa è la prima tribuna dove possiamo dire che abbiamo ottenuto qualcosa di buono con la nostra battaglia", ha detto ai presenti Magalys Llort, madre di Fernando González, uno dei Cinque. "Quanto avvenuto", ha sostenuto, "costituisce una prima luminosa tappa verso la verità, poichè il procedimento legale contro di loro è stato molto difficile e si è svolto in un clima di grande ostilità". "Eravamo fiduciosi", ha aggiunto, "che la realtà sarebbe venuta a galla, ma pensavamo anche che il nostro paese viene aggredito da molti anni ed eravamo quindi dubbiosi su quante possibilità esistessero di un verdetto giusto da parte dei magistrati i quali, senza averne la colpa, avrebbero potuto rimanere coinvolti nei pregiudizi creati negli USA contro la Rivoluzione cubana". "Adesso", ha aggiunto, "dobbiamo dare il massimo in questa battaglia per ottenere la liberazione dei Cinque e questo tremendo sforzo sarà necessario anche nelle altri battaglie ingaggiate dalla nostra Rivoluzione". "E’ importante", ha detto ai delegati al Festival, "che le voci dei popoli vengano sentite e si realizzi il mondo migliore per il quale i nostri Cinque figli hanno deciso di lottare, lasciando quasi tutti i loro anni di gioventù nelle carceri degli Stati Uniti", ha concluso Magalys. La festa per celebrare l’importante passo legale era cominciata di primo mattino, con lo stesso spirito di una truppa che si prepara ad una nuova battaglia. Lo hanno confermato gli altri oratori della cerimonia: il pioniere Lázaro Castro, lo studente etiope a Cuba Haymanot Yeye, il giovane statunitense Narciso Ortiz, che sta frequentando la Facoltà di Medicina a L’Avana e Yoerkis Sánchez, di Villa Clara, studente di Comunicazione Sociale che, come d’abitudine, ha fatto il suo intervento in decime cariche di lirismo. Per Narciso Ortiz siamo più vicini a che si faccia giustizia "e ci restituiscano i nostri eroi che lottarono contro il terrorismo". A nome degli studenti della Scuola Latinoamericana di Medicina, del Movimento Pastori per la Pace e del popolo nordamericano, ha comunicato che "saremo al vostro fianco nella lotta fino a quando non toccheranno di nuovo la terra cubana". Hanno partecipato all’incontro anche Fernando Remírez de Estenoz, capo del Dipartimento Rapporti Internazionali del Comitato Centrale del Partito e Orlando Rincones, presidente del Comitato di Solidarietà per la Liberazione dei Cinque in Venezuela. Il luogo dell’iniziativa era inondato da centinaia di bandiere cubane e venezuelane, dalle bandiere delle due organizzazioni studentesche cubane, dell’Organizzazione dei Pionieri ‘José Martí’ e della UJC, il cui primo segretario Julio Martínez si è messo nella prima fila della "truppa". Sulla facciata di uno degli edifici continua ad essere affisso un grande cartello con le figure dei Presidenti Hugo Chávez e Fidel Castro. Vicino alla statua di Simon Bolívar, situata in uno degli estremi del Patio de Armas, è stata eretta la tribuna. Nella base della scultura appare iscritta a lettere dorate un’idea del ‘Libertador’: "Colui che abbandona tutto per essere fedele al suo paese non perde niente e guadagna quanto gli consacra". I Cinque lo hanno dimostrato.
La difesa della Rivoluzione Bolivariana è una priorità dei latinoamericani V.DE JESÚS – Inviati speciali –
“La prima priorità oggi nella lotta antimperialista per le forze rivoluzionarie e progressiste dell’America Latina è difendere e preservare la Rivoluzione Bolivariana”, ha affermato il ministro degli Esteri cubano Felipe Pérez Roque durante una conferenza, condita con abbondanti ragionamenti sugli effetti delle politiche imperiali nella regione e sulla strategia per non abbandonare la battaglia contro il Governo USA ed i suoi alleati. Felipe ha insistito sul fatto che il Venezuela costituisce oggi un patrimonio strategico nella lotta contro l’imperialismo, per l’integrazione latinoamericana e nell’impegno per costruire un mondo migliore. “La sua sconfitta significherebbe tornare indietro di 100 anni”, ha detto. “Questo è uno spazio dove abbiamo trionfato ed un trampolino per continuare a dare impulso alla lotta”, ha stimato dopo aver riconosciuto che, mentre affermiamo questo, non ci possiamo esimere dal dire che Cuba ha vissuto per lunghi anni alimentandosi dello spirito dei suoi figli e della solidarietà. Ha commentato che i giovani devono rendersi conto che il Festival è uno strumento utile per rafforzare il sostegno al processo bolivariano ed all’opera di trasformazione portata avanti nella nazione sudamericana. Nel suo intervento, pronunciato di fronte a migliaia di delegati e invitati all’appuntamento giovanile, Pérez Roque ha precisato che la lotta contro l’imperialismo non è nei confronti del popolo nordamericano, anch’esso vittima, ha precisato, “delle crudeli pratiche del suo Governo”. Felipe ha ringraziato per il sostegno ricevuto da questo popolo alle cause dei Cinque cubani prigionieri nelle carceri statunitensi e per il ritorno del piccolo Elián González. Ha puntualizzato che l’America Latina è oggi lo scenario decisivo della lotta contro l’imperialismo a livello mondiale e che la maggiore responsabilità in questa battaglia spetta alla gioventù. E’ necessario smontare ed abbattere un sistema di dominazione instaurato da molti anni al servizio delle minoranze. Ha anche considerato necessario liquidare un gruppo di istituzioni internazionali che sostengono questo potere politico ed economico, sommamente dipendente dagli Stati Uniti. Ha valutato che di fronte a questo consolidato schema di dominazione non dobbiamo piangere ma combattere. Il ministro cubano ha detto che “esistono opportunità e fattori positivi per sfidare questo potere” ed ha menzionato la tradizione rivoluzionaria e le profonde radici sulle quali possiamo basarci. Ha detto anche che l’acuta crisi economica e sociale vissuta dall’America Latina (la peggiore della sua storia) fomenta lo spirito, la coscienza e la ribellione dei popoli. “Esiste l’impegno e la volontà di continuare la lotta”, ha assicurato. E’ quindi possibile e fattibile vincere l’imperialismo, ha insistito. “Non è facile, ma è possibile. Si può se ci adoperiamo tutti in questo senso, se ci uniamo”. Ha aggiunto che, a questo proposito, è vitale la battaglia sul terreno delle idee per difendere il diritto di ogni popolo alla sua libera determinazione e a non stare al gioco imposto da chi pretende la dittatura mondiale. Il ministro degli Esteri cubano ha detto che è il momento di dare impulso all’Alternativa Bolivariana per le Americhe (ALBA) e di fondare un’organizzazione regionale vera e indipendente, come la desideravano Bolívar e Martí. Ha fatto anche riferimento alle disastrose conseguenze del debito estero, pagato sei volte in vent’anni e che senza dubbio ammonta attualmente a più del doppio di quello esistente quattro lustri fa. “Difendere la nostra verità è un tema chiave”, ha affermato Pérez Roque, evocando la considerazione del Presidente Fidel Castro, nella sua riunione con la delegazione che rappresenta il popolo cubano in questo Festival. E’ necessario cercare e divulgare costantemente la nostra verità”, ha indicato. Felipe ha infine precisato che le forze progressiste e rivoluzionarie devono lottare per andare al potere e produrre cambiamenti profondi, ma se per un qualche motivo questo tentativo risultasse infruttuoso, non bisogna mai rinunciare alla lotta. “Di fronte a noi ci sarà sempre l’impegno di mobilitare nuovamente le masse e ricominciare”.
Il
Tribunale Antimperialista
L’avvocatessa venezuelana-nordamericana Eva Golinger ha considerato che il Tribunale Antimperialista (TA) sarà un momento importante del XVI Festival Mondiale della Gioventù e gli Studenti, per condannare il sistema di dominio. La Golinger ha commentato a Prensa Latina che anche se esistono altri spazi nell’incontro come conferenze e seminari, nel TA si presenteranno denunce, prove, grafici, documenti e testimonianze significative. Anche se gli USA sono uno dei principali istigatori dei problemi che oggi affliggono il mondo, dobbiamo vedere l’imperialismo come un sistema di dominazione contro il quale si deve lottare, ha rimarcato. La Golinger sarà il pubblico ministero principale per questi casi significativi che s’esporranno nel Tribunale, come il lancio delle bombe atomiche sulle città giapponesi di Hiroshima y Nagasaki, nel 1945. L’avvocatessa ha segnalato la denuncia del Vietnam sui danni provocati dall’agente arancia, un defoliante con il quale l’esercito degli USA ha bombardato le selve del paese per dieci anni; questo prodotto provoca seri danni alla composizione genetica umana. La Golinger ha indicato che si esporranno casi recenti come il colpo di stato dell’aprile del 2002 in Venezuela e lo sciopero nel settore del petrolio, tra il dicembre del 2002 e il febbraio del 2003, che causò perdite miliardarie alla nazione sudamericana. Dyxan Fuentes, pubblico ministero assistente ha spiegato che il Poliedro di Caracas e il suo Tribunale verranno composti da 11 personalità. I casi si presenteranno in quattro settori: uno sui blocchi economici, le sanzioni e gli embarghi; un secondo sulla distruzione dell’ambiente; un terzo sulle guerre, le occupazioni e le aggressioni. Il quarto si riferirà allo sfruttamento come causa fondamentale della povertà nel mondo, i processi migratori e modelli neoliberali. Sono temi fondamentali e di
grande importanza nel mondo, che sono stati denunciati in molte opportunità, ma
che esistono sempre, per cui vogliamo che da questo tribunale escano azioni
concrete. Il Silenzio in primo piano H.ROSABAL
"QUANDO LA STAMPA tace, il suo silenzio grida", ascoltai dire diverso tempo fa ad un collega. Se questo è vero, in questo stesso momento la grande stampa internazionale sta "gridando" ai quattro venti a proposito del Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti a Caracas, in Venezuela. Visto che non dicono niente, lo scalpore dev’essere notevole. E’ già un’usanza da tempo. A Cuba si svolsero due di questi festival (1978 e 1997) ed avvenne lo stesso. Migliaia di giovani provenienti da più di un centinaio di paesi riuniti per confrontare idee e proporsi azioni comuni in difesa di pace, amicizia, solidarietà e lotta contro l’imperialismo e nessuno dei "grandi" ha detto niente. In questi casi viene praticata sempre l’omissione, mentre su questi stessi media abbondano, occupando rilevanti spazi, "notizie" di avvenimenti che indicano quanto va male il mondo, tanto male da far sì che giovani coscienti di questo si riuniscano ogni quattro anni in un paese differente per cercare di migliorarlo un po’. Ed è un crimine questo ennesimo silenzio, perchè a molte persone di questo mondo maltrattato sicuramente interessa e può riconfortare sapere che almeno una parte della gioventù dei loro paesi non è così alienata e persa come molte volte si dice, ma è invece pervasa dall’idea di lasciare a figli e nipoti, suoi e degli altri, una Terra quanto meno in pace, con le acque pulite, i boschi verdi e frondosi, l’aria pura e fame e miseria come brutti ma lontani ricordi. Questi festival, rappresentativi, democratici e così pieni di nobili intenzioni, dovrebbero essere riportati come notizia di primo piano e occupare spazi simili a quelli dedicati alle riunioni del G-8 ed alle dichiarazioni e discorsi dei leader delle più grandi e potenti nazioni. Paragonato con questi e pensando alla difesa di valori e concetti come democrazia, libertà e pluralità di pensiero, un Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti può fare altrettanto o più notizia. Questo silenzio, è chiaro, ha
intenzioni che si denunciano da sole, gridando.
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