Questo Festival da impulso alla lotta contro l’imperialismo V.DE JESÚS – inviati speciali –
Hassan Pérez è uno di quei giovani ai quali gli ostacoli non rovinano l’ottimismo. Il dirigente giovanile cubano non rinuncia mai alla speranza del “miglioramento umano”. Con la sua caratteristica fretta, ragiona e precisa i dettagli dei compiti più urgenti. In questi giorni lo si può incontrare in più di uno degli scenari del Festival, che sia assieme ai nostri delegati o che scambi opinioni nel bel mezzo del tumulto dei giovani venuti dal mondo intero in questa nazione per partecipare al XVI Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti. Assume a fondo, più di qualunque altro impegno, il suo spirito antimperialista. Si nota quando parla della portata degli appuntamenti mondiali della gioventù. “Questo è un mondo assetato di cambiamenti. La gente si sente soffocata dalle tante penurie e abusi dovuti al Governo che pretende di essere il padrone del mondo. Non era mai stato così evidente l’abisso tra ricchi e poveri. Questi Festival sono una speranza della lotta contro l’imperialismo”. Insistendo sull’importanza dell’evento, spiega che l’appuntamento ha un’importanza eccezionale per il momento nel quale si realizza e lo scenario dove i giovani del pianeta hanno deciso di riunirsi. “Oggi più che mai è necessario mobilitare la solidarietà con Venezuela, Cuba e tutte le cause popolari del continente. La gioventù mondiale deve conoscere specialmente quel che sta avvenendo nella Patria di Bolívar”. Hassan considera anche che il Festival contribuirà in maniera decisiva al rafforzamento dei movimenti giovanili che compongono la Federazione Mondiale della Gioventù Democratica. “Il discorso pronunciato da Chávez nella cerimonia inaugurale ha descritto in maniera inoppugnabile il ruolo che corrisponde ai giovani nelle grandi sfide che abbiamo davanti, in un mondo prossimo ad una crisi talmente profonda da mettere in pericolo la stessa specie umana. Non ci resta altra alternativa che stare all’avanguardia”. Ammette di serbare buoni ricordi dei due Festival precedenti e che in questa edizione si sta confermando la speranza dei popoli. “Da qui ce ne andremo tutti portando con noi il privilegio di aver potuto apprezzare una Rivoluzione che sta combattendo sul terreno della giustizia e che si apre il passo contro il capriccio criminale dell’Amministrazione Bush”. Ha ribadito che i cubani si sentono soddisfatti per il risultato degli incontri di settore, delle conferenze, riunioni informali e di tutti i tipi di scambio. “Siamo depositari di più di 130 anni di lotta e realizzatori dei sogni di Bolívar, Martí e Fidel”. Questi Festival sono per caso una di quelle utopie che danno impulso alla storia? “Sono questo e anche di più: sono un
canto di speranza e di futuro. Qui i giovani del mondo rinnovano la convinzione
che un altro mondo è non solo possibile, ma anche indispensabile. La gioventù
cubana in particolare moltiplicherà la sua capacità di lotta e tornerà a casa
rafforzata, per continuare a difendere quest’opera. Questo Festival dà impulso
alla lotta contro l’imperialismo e le elite globali che si avvantaggiano della
rapina neocoloniale”.
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