Bolivia: la polemica

sui medici cubani
 

Chi si prende cura dei poveri?
 

Resumen Latinoamericano    

31 maggio 2006

 

 

 

Da circa tre settimane, centinaia di cittadini di classe media e popolare esprimono quotidianamente nelle principali emittenti locali il loro appoggio e la loro gratitudine ai circa cinquecento medici cubani che offrono cure mediche gratuite nelle campagne e nelle città della Bolivia.


La presenza dei medici di Cuba è molto criticata dall'Ambasciata degli Stati Uniti, che temono che possano diventare attivisti politici, e sempre più criticata dall'ordine professionale che raggruppa i medici boliviani, cosa che ha dato fastidio ai settori popolari che traggono beneficio dall'assistenza medica gratuita al punto da motivare addirittura delle proteste sociali.


Ad esempio, lo scorso mercoledì un nutrito corteo di sindacati e organizzazioni dei lavoratori, riuniti intorno alla Central Obrera del Dipartimento di Santa Cruz, è sceso in piazza per manifestare il proprio appoggio al lavoro dei cubani e per condannare l'Ambasciata nordamericana che continua a fare pressione sul governo di Evo Morales per abbreviare la presenza dei medici inviati da Fidel Castro. Il corteo è arrivato fino alle porte dell'Ordine dei Medici di Santa Cruz con manifestazioni critiche verso i professionisti boliviani che mancano di solidarietà e di sensibilità sociale.


Uno dei dirigenti della Central Obrera di Santa Cruz ha detto che questa mobilitazione di solidarietà verso i lavoratori chiedeva anche ai medici boliviani di operare senza egoismi e di lasciare lavorare i colleghi cubani che stanno facendo un lavoro altruista nel paese. I medici cubani, da circa tre mesi, stanno effettuando una campagna di chirurgia gratuita per la gente senza risorse, che in Bolivia è molta e molto povera.


L'aiuto medico cubano è stato fin dal principio rifiutato dall'Ambasciata degli Stati Uniti che ha mostrato chiaramente il suo fastidio per la permanenza indefinita sul territorio nazionale di mezzo migliaio di medici cubani, chiedendone l'immediato ritiro, cosa che il presidente Evo Morales non ha accettato.


"I 591 medici cubani arrivati in Bolivia il 25 febbraio per curare le centinaia di vittime delle inondazioni di fiumi e stagni causate dalle forti piogge, resteranno nel paese fino a quando il presidente Morales non disporrà altrimenti", ha dichiarato qualche mese fa la Ministra della Salute e dello Sport Nila Heredia, rispondendo alle pressioni nordamericane che però sono continuate ed aumentate con l'attivazione di altri Ordini professionali per il ritiro dei cubani.


Uno di questi ordini, la Federazione Dipartimentale di professionisti di La Paz che sostiene di raggruppare 16 ordini professionali, ha chiesto domenica scorsa il ritiro dei professionisti cubani e venezuelani che partecipano alle campagne per le cure mediche e contro l'analfabetismo, due mali molto acuti in Bolivia.


"Consideriamo ingiusto permettere un'entrata massiccia di professionisti stranieri (venezuelani e cubani) per prestare servizi che possono essere svolti da professionisti boliviani. Questo fatto significa ignorare la capacità dei professionisti nazionali e rappresenta un attentato ad un diritto umano: il diritto al lavoro riconosciuto dalla nostra Costituzione Politica di Stato", denuncia il documento di questo Ordine che rappresenta tutti coloro che hanno fatto della loro professione uno strumento esclusivo di lucro, senza che importi loro la sorte e ancor meno la salute dei boliviani più umili e poveri.


"I medici boliviani che protestano per la presenza dei cubani sono capaci di lasciar morire la gente. Sono interessati unicamente al denaro, non hanno mai curato i poveri, soprattutto in campagna", ha risposo Gonzalo Martiînez, uno dei tanti ascoltatori della Radio Panamericana di La Paz, che come tanti ha preso parte a favore dei cubani.


Un altro ascoltatore, Francisco Mamani, non può tacere e assicura che molta gente che non conosce l'area rurale valuta in modo sbagliato il lavoro realizzato dai medici cubani. "Per prima cosa bisogna tenere in conto che gli abitanti delle aree rurali sono persone di scarse risorse e tutto il bene che stanno facendo questi signori professionisti medici cubani a tutta questa gente che ha bisogno di uno specialista. Peggio per i medici boliviani che, invece di parlare e diffamare dovrebbero organizzarsi e fare un lavoro sociale in tutto il territorio nazionale", ha detto.


Secondo le statistiche ufficiali rese pubbliche da ECONOTICIASBOLIVIA, in 90 giorni di permanenza in Bolivia i medici cubani hanno prestato cure a più di 450.000 pazienti e hanno salvato la vita a più di 810. Solo nei tre centri oftalmologici che stanno funzionando nelle tre principali città della Bolivia come Cochabamba, Santa Cruz e LaPaz, più di 7.300 pazienti sono stati operati e hanno recuperato la vista con l'Operazione Miracolo. Contando anche i boliviani operati all'Avana, la cifra arriva a 9.005 pazienti. A Cuba studiano oggi 4.502 studenti boliviani con borse di studio su un totale di 25.000 studenti latinoamericani che si trovano in quel paese.


Dati e cifre che sono eloquenti in un paese dissanguato dalla mortalità infantile, la denutrizione e il secolare abbandono da parte dello Stato. In Bolivia muoiono ogni anno 15.000 bambini per cause facilmente prevenibili e curabili e tre gestanti muoiono ogni giorno per le stesse ragioni. Motivi sufficienti perché coloro che non hanno mai ricevuto cure mediche gratuite ripudino la pressione dell'Ambasciata degli Stati Uniti e la meschinità di molti medici boliviani.


Dalla città di Sucre, Juan Echalar non ha dubbi:" la gente che non vuole l'aiuto dei medici cubani, è gente negativa. I grandi industriali che sfruttano il lavoro dei boliviani, è gente negativa. Gente che vuol far tacere la voce del popolo boliviano, è gente negativa".
A Santa Cruz, Maria Silva parla e denuncia il fatto che i medici boliviani trattano male, sono scortesi e discriminano i pazienti."Io penso che questi signori che trattano in questo modo i poveri e discriminano gli umili, non troveranno nessun lavoro".


Carmen Rios, di La Paz non può che ringraziare i medici cubani per le operazioni che stanno effettuando in tutto il paese senza nessun interesse…


"Durante i governi precedenti non sono mai state fatte operazioni gratuite, mi sembra che tutto questo (le critiche contro i cubani) sia un fatto politico che serve a sconcertare il popolo. Io vorrei dire ai medici boliviani di pensarci prima di fare un danno alla gente, perché loro non prestano mai un servizio disinteressato; se uno ha i soldi, lo curano bene e se non ha soldi lo trattano come un cane" si è lamentata.


Un altro cittadino di La Paz, Antonio Pérez è indignato verso coloro che criticano i medici cubani e coloro che sono venuti ad alfabetizzare. "Non mi sembra bello che ci si opponga a che la gente impari a leggere e a scrivere, a vedere la luce. Lo stesso per i medici cubani che vengono a curare la gente e a salvare vite umane. Perché si oppongono a questo?".


Il viceministro della Sanità, Juan Alberto Nogales, ripete che i medici boliviani stanno distorcendo l'aiuto del governo cubano, mettendo in discussione la loro presenza nel paese. Ha sostenuto che i professionisti cubani stanno svolgendo un programma a beneficio della società boliviana, soprattutto nelle zone rurali. "La presenza dei medici cubani non rappresenta nessun pericolo per lo stato boliviano", ha assicurato.


Anche in vari comuni del tropico di Cochabamba, in molti villaggi dell'altipiano e in altri poveri di Santa Cruz vi sono critiche, ma per altre ragioni. In quei luoghi, dove la povertà è forte e la gente si cura bevendo la propria urina, vorrebbero più medici cubani, più alfabetizzatori, più benedizioni.
Ma le pressioni dell'Ambasciata e degli Ordini dei medici aumentano sempre più, e qualche membro del governo di Evo Morales sembra tirarsi indietro. "La permanenza o meno dei medici cubani nel nostro paese dipenderà dai rapporti che invieranno le Sedi (Servizi dipartimentali della Salute)", annuncia ora la ministra della Sanità, Nila Heredia. "I comuni pagano le spese di vitto e alloggio secondo le proprie possibilità, le brigate sono presenti solo in aree rurali e non nelle città, non esistono viatici," informa e assicura "che la valutazione che faranno le Sedi sarà determinante per decidere se i medici resteranno, dove resteranno e per quanto tempo", ha spiegato.


Ma la meschinità e la miseria umana non hanno limiti. Il presidente dell'Ordine dei Medici della Bolivia, Fernando Arandia, insiste sulla necessità di una commissione che verifichi l'autenticità dei titoli dei medici professionisti di Cuba.


"Quello che non va è che sono venuti 600 medici da Cuba nelle nostre province, in posti che dovrebbero essere occupati da medici boliviani, senza sottostare alle norme dell'esercizio legale della professione, spendendo risorse economiche del paese e creando insoddisfazione nei 2.500 che si laureano ogni anno nel paese. Quello che critichiamo sono i medici cubani nelle province, non gli oftalmologi che sono degli specialisti", dice.


Gli risponde il ministro dell'Istruzione di Cuba, Luis Ignacio Gomez Gutierrez, con una dichiarazione all'Agenzia Boliviana di Informazione in cui afferma che i medici cubani in missione in Bolivia hanno terminato i sei anni di studio e i due anni di specializzazione e che non ricevono nessun beneficio economico dal paese al quale offrono i loro servigi a titolo gratuito.


"Questi professionisti ricevono tutte le assicurazioni sociali e lavorative a Cuba, ricevono il loro salario come se stessero lavorando a Cuba. In questo consiste l' aiuto solidale, come paese ci priviamo di un servizio, ma mantenendo la responsabilità del pagamento, per questa ragione i nostri specialisti non tolgono il posto o lo stipendio a nessuno specialista boliviano".


Nelle strade la polemica continua. I settori popolari e le classi medie sono grati per la solidarietà cubana, gli altri, che non hanno bisogno del medico gratis per il corpo -ma forse servirebbe per le loro anime- continuano a mettere in discussione gli inviati di Castro.


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Traduzione perlumanita.it di Alessandra Riccio