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Nei villaggi del
municipio di Klaten si vedono ancora le macerie del terremoto, benché i
suoi abitanti riescano, gradualmente, a costruire, un'altra volta, le loro
case. La cosa certa è che quell'immagine tanto desolante dei primi giorni, in
cui tutto non era più che macerie e distruzione continua, é già parte della
storia.
Durante le giornate lavorative è costante l'andare e venire dal trasporto
pesante, il passo veloce della ferrovia, la valanga di motociclette, la fretta
dei passanti.... Le domeniche, tuttavia, normalmente sono tranquilli, benché
per questi uomini e donne di campagna non abbia importanza l'ora se ci sono
buone coltivazione di tabacco e taglio del riso.
Allora, è domenica. La Brigata Medica Cubana in Java Centrale ha ripartito le
sue forze in piccoli gruppi, per percorrere fino all'ultimo angolo di uno dei
suoi più popolosi municipi, Klaten. La ragione è quella di assistere alle
famiglie in solidale estensione della medicina da campo.
Un gruppo, comandato dal medico generale integrale, Yazmín Rodríguez, si
dirige verso Sidomullo, una cittadina situata ad oltre un'ora dall'ospedale
cubano Ernesto Guevara. Compongono la squadra, anche, la dottoressa Arelis
Dorta, l'infermiera strumentista Zoraida Pairol, gli specialisti in Chirurgia
ed Ortopedia, rispettivamente, Eugenio Sánchez e Carlos Menejías.
La strada da percorrere non può essere più difficile, con cataste di pietre
ammucchiate ai lati unita all'irregolarità del terreno. Tutto ostacola il
trasporto. Nonostante per chi ha vissuto già l'esperienza pachistana, nelle
salite e discese per le cime del Himalaya, come il dottore Menejías, quella di
questa volta era una bicocca.
Durante il tragitto fino ad arrivare al posto scelto per la consultazione, non
mancano le dimostrazioni di gratitudine. Era già corsa la voce che, quella
mattina, i medici cubani erano presenti e c'era chi si preoccupava di
essere tra primi a salutarli.
In sito, i cooperanti cubani incominciarono il loro lavoro. L'ipertensione
arteriosa é classificata come la malattia più frequente negli adulti della
zona, così come le lesioni dermatologiche. Molti degli infanti trattati
presentavano quadri respiratori acuti ed i giovani maschi esibivano ancora
anomalie negli arti, come conseguenza della crudezza del terremoto e dello
sforzo per perdere il meno possibile. Per tutti, ci fu un trattamento concorde
alle loro patologie e la sicurezza di nuovi incontri per seguirne
l'evoluzione.
La gran sorpresa l'ebbe l'infermiera Zoraida perché, ci assicurava, che, nella
sua vita, mai aveva vaccinato, ella sola, in mezza giornata, così tante
persone contro il tetano. Aiutava, così, a rompere uno dei tabù che proprio
gli uomini giavanesi hanno voluto sfidare con la presenza cubana: lasciarsi
immunizzare.
Concluso il lavoro domenicale, il citato gruppo di collaboratori della salute
ritornò all'accampamento. Le espressioni di gratitudine ricevute erano un buon
ringraziamento, da essere condivise col resto delle squadre che, come la sua,
andarono incontro ai pazienti nelle loro case. In questa speciale domenica la
Brigata Medica registrò un'assistenza record: 2700 casi in un giorno.
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