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Dopo avere lavorato sul lago di Atitlán,il Triangolo Ixil, la
catena
montuosa dei
il Cuchumatanes ed altri luoghi della geografia guatemalteca, un gruppo di
medici cubani ha terminato il suo lavoro con la certezza di vivere
esperienze indimenticabili.
“Per me la cosa più importante fu il lavoro realizzato a Santiago di Atitlán,
una delle zone devastate dalla tormenta Stan, ed il fatto di potere aiutare
tanta gente in quei giorni del disastro” ha dichiarato a Prensa Latina la giovane
Yudelkis Díaz.
I 35 medici lavorarono per un anno nella maggioranza dei dipartimenti
guatemaltechi e si laurearono qui come specialisti in Medicina Generale
Integrale.
Yudelkis racconta che il momento più difficile per lei fu il caso di una donna
che diede alla luce in un autobus e quando arrivò all’ospedale affinché la
curasse, il bebè era già deceduto. “Io piangevo e lei non rovesciava né una
lacrima. Ovviamente sentiva molto dolore, ma non lo seppe esprimere come lo
feci io” ricorda.
La giovane si sente felice di arrivare a questo paese e di consegnare
l'amicizia e l'appoggio a questo popolo e, contemporaneamente, ricevere la
stima e l'amore della sua gente.
Qui ho vissuto esperienze meravigliose, afferma, da parte sua, Yosvany Cordero,
che stava lavorando per 11 mesi nel municipio di Soloma, un posto molto freddo
del Sierra dei Cuchumatanes, a quattromila metri di altezza.
“Pazienti che non erano accorsi mai ad un medico arrivavano e mi dicevano:
medico, con che cosa posso pagarti? Io gli rispondevo con niente e molti non
potevano crederlo”.
“Quindi venivano con una pannocchia di mais, un “elote” come lo chiamano loro,
che era l’unica cosa che avevano da offrirmi. Io credo che questo valga più
che qualunque quantità di denaro del mondo” dice.
Yaíma García, un'altra giovane dottore, ha lavorato nel chiamato Triangolo Ixil,
dove la maggioranza della popolazione è indigena ed è anche una delle zone più
povere e più necessitate di risorse umane.
Lei, come gli altri medici, è disposta a partire verso qualunque parte del
mondo dove sia necessaria la presenza medica. Per Levis Rivero è una gran
soddisfazione contribuire alla diminuzione degli indici di mortalità nelle
zone dove lavorarono.
Nell'anno di permanenza nella terra del Quetzal, questo gruppo di giovani, di
eccezionale rendimento accademico, ha effettuato più di 230 mila visite,
assistito a 880
parti e salvato 2604 vite. Secondo Rivero qualunque esperienza futura non sarà
mai come la prima ed uno va via di qui con la sensazione di aver vissuto di
tutto.
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