Una cubana dirige un ospedale in Pakistan
Juvenal Balan Neyra – 4 gennaio 2006 -
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La dottoressa Bárbara Haliberto Armenteros è una tipica cubana di Holguín che fa onore al suo nome. Dirige l’ospedale da campo di Data nella regione di Mansehra, nel nord del Pakistan, chiamato dal 15 novembre Mariana Grajales.
Quando siamo arrivati all’accampamento, l’abbiamo trovata nell’ambulatorio assistendo un paziente che necessitava cure urgenti. Insieme a lei un gruppo di donne, medici e infermieri, stavano cercando di alleviare un dolore.
Questa mulatta dagli occhi verdi visita in ambulatorio e controlla i lavori della giornata. Nessun dettaglio le sfugge. Di primo mattino, quando ancora il corpo non ha cominciato a riscaldarsi con il caffè e il cioccolato della prima colazione, è già al corrente delle attrezzature elettriche per i nuovi equipaggiamenti di fisioterapia, o sta caricando l’approvvigionamento appena arrivato.
Organizza i lavori della giornata. Orienta le priorità, i gruppi di lavoro che visiteranno i pazienti così come quegli che si incaricheranno dell’autoservizio e dell’igiene. Poi i dieci minuti di esercizi per "stimolare i muscoli".
Al momento giusto lascia la parte amministrativa e assume le sue funzioni di chirurga in sala operatoria. Con la stessa decisione e sicurezza con la quale dirige i 55 medici cubani, adesso prende il bisturi nelle sue mani.
Bárbara è specialista di primo grado in chirurgia dal 1998 e ha già partecipato a una missione internazionalista nella Guyana. Adesso ha di fronte a sè una grande sfida: dirigere questo ospedale da campo che dispone di ambulatori d’emergenza, servizi di laboratorio, raggi X, ultrasuono e sala chirurgica. "Le 32 compagne e i 23 uomini che lavorano in questo ospedale sono convinti che per ottenere il trionfo dev’esserci unità, perciò diciamo come i moschettieri: ‘tutti per uno e uno per tutti’", ha segnalato Bárbara.
"Siamo arrivati nella regione di Data" – ha segnalato – "il 12 novembre, abbiamo preparato il terreno, che era un campo di granoturco, abbiamo alzato le tende da campo e abbiamo creato le condizioni per lavorare. Nove giorni dopo già erano iniziate le visite del corpo di guardia e il 3 dicembre la sala operatoria ha cominciato a funzionare. Finora abbiamo compiuto sei interventi chirurgici. Il primo è stato di appendicite acuta".
"Quando mi hanno incaricato di assumere la direzione, mi sono detta: Non devi dire di no. Accetta la sfida! Ho immaginato mia madre 65enne che ha a suo carico la mia piccola Beltsy di 5. Allora ho accettato, ho pensato all’educazione che mi ha dato, al suo carattere forte e tenero, alla sua fiducia, al suo amore".
"La missione in Guyana" – ha argomentato la dottoressa Haliberto Armenteros – "è stata un punto chiave nella mia maturità professionale, sul piano personale e spirituale. Mi ha preparata alla vita e adesso quell’esperienza mi serve molto".
"La mia giornata lavorativa non include soltanto i compiti medici e amministrativi. Bisogna anche parlare con i subordinati, conoscere le loro inquietudini, farli partecipare, sapere se sono riusciti a mettersi in contatto con la loro famiglia per via telefonica o Internet".
Barbara condivide questa missione d’emergenza in Pakistan con suo marito, il dott. Juan Carlos Mirabal, specialista in medicina generale integrale e diplomato in riabilitazione e in fisiatria. La logistica dell’accampamento è a suo carico.
L’ospedale da campagna a Data sta continuando ad aumentare i suoi servizi. Le aree di medicina fisica e riabilitazione si sono impegnate a disporre di liste da qui a pochi giorni. L’ambiente è accogliente e sempre pulito, ci sono murali nelle diverse tende da campo, organizzazione.
Insomma: un’opera costante che richiede lo sforzo di tutti.
Oggi è un giorno di grande allegria, perchè ognuno dei cooperanti ha ricevuto una cartolina di auguri di Fine Anno firmata dal Presidente Fidel Castro e una foto scattata prima di partire per il Pakistan.
Gudelia, Lisbet, Vilma, Lázara, Fanny, Silvia, Yaquelín, Ida, Osana, Milagro, Pastora, Beatríz ed una lista di 55 lavoratori della Salute con le loro mansioni quotidiane ci confermano che, assieme a Barbara, sapranno fare dell’accampamento un baluardo dell’aiuto solidale al Pakistan.
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