I medici cubani in Pakistan hanno portato salute e amore
Juvenal Balan Neyra – 13 gennaio 2006 -
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I medici cubani guidati dal dott. Luis Toca Smith visitano ogni giorno le più di cento famiglie discese da luoghi montagnosi per proteggersi dall’inverno nell’accampamento di rifugiati di Gonda, così come i 66 bambini resi orfani dal forte terremoto dell’8 ottobre scorso, rifugiatisi nell’accampamento Lahore House, entrambi situati a Data, nella regione settentrionale pachistana di Mansehra.
Le tende da campagna che alloggiano gli specialisti in Medicina Generale Integrale si trovano all’entrata dell’accampamento Gonda. Quando questi uomini e donne escono presto al mattino, alcuni verso il campo dei bambini orfani ed altri addentrandosi in quello di Gonda, i pachistani non smettono più di salutarli, perchè conoscono la consacrazione e l’amore con i quali lavorano i dottori cubani.
In ogni tenda da campagna è alloggiata una famiglia. Qualcuno dispone di lettini, coperte e materassini per proteggersi dalle basse temperature; altri si coprono con mantelli e utilizzano la terra (precedentemente adibita a campo di mais) come letto. Anche molti medici cubani hanno dormito in terra per molti giorni nel nord del Pachistan.
In un angolo sono affastellati alcuni mobili salvati dal disastro nel momento della partenza.
All’entrata della capanna c’è una piccola apertura protetta da un muretto di terra argillosa, per mantenere il fuoco con diversi rami secchi ed ottenere il calore sufficiente che permetta di cucinare la torta di chapati o roti, l’alimento principale della dieta pachistana, che è un pane senza lievito.
L’assistenza medica arriva quotidianamente fino a lì ed è già passata dalla cura delle ferite e dei traumi psichici prodotti dal sisma a quella delle malattie endemiche nella popolazione causate dalla povertà nella quale questa vive e si sta preparando un quadro sanitario che permetta ai medici cubani di conoscere la situazione individuale di ogni gruppo e di poter prevenire malattie attraverso l’orientamento specializzato. Nel campo di Lahore House c’è una paziente che tutti i giorni viene controllata minuziosamente. Shakila Bibí ha perduto due dei suoi piccoli a causa del terremoto a Mahmdri, nel distretto di Balakot e adesso si sta recuperando da una frattura alla clavicola con l’aiuto delle dottoresse Ismary Pumariega Masotó e Yuliet Almeida Martínez.
I 66 bambini resi orfani dalla tragedia, rifugiatisi in questo campo per avere un luogo dove vivere e alimentarsi, non solo ricevono assistenza medica specializzata, ma anche molto amore da parte dei cubani, che manca loro per imposizione della natura.
Ismary racconta che quando sono iniziate le visite una madre ha portato sua figlia, bendata alla testa e sanguinante. Una volta tolte le bende è apparsa una ferita profonda che lasciava vedere la massa encefalica. La vita della minore era in pericolo. Le ha praticato le prime cure, l’ha preparata e accompagnata fino alla strada per cercare un mezzo di trasporto che la trasportasse all’ospedale più vicino, situato a 6-7 km a Mansehra. La madre non voleva salire sul veicolo perchè non aveva i soldi per pagare il passaggio e quindi....Accanto al campo dei rifugiati di Data si trovano le tende da campo di un ospedale cubano che presta servizi di visita ambulatoriale, raggi X, ultrasuoni, laboratorio, sala chirurgica ed aree per la riabilitazione fisica e la fisioterapia. La bambina è stata curata lì da specialisti.
Le giornate iniziano sempre più fredde e quando le piogge che accompagnano le basse temperature si impossessano del luogo, il terreno si trasforma in un acquitrino dove a volte è difficile camminare e mantenersi in equilibrio ma, nonostante ciò, Luis, Ismary, Yudelkis, Wilfredo, Abel e Luis Alberto continuano a prestare la loro bella opera.
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