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Considerati eroi per coloro
che furono salvati
dalla morte in attentati e sabotaggi organizzati contro Cuba, i cinque
antiterroristi cubani incarcerati ingiustamente
negli Stati Uniti otto anni fa, rappresentano tutto un popolo.
Per i cubani, la causa dei cinque lottatori antiterroristi sostenta il diritto
che hanno di difendersi dai molteplici attacchi terroristi organizzati dagli
Stati Uniti contro il loro paese.
Dal trionfo rivoluzionario del 1959, Washington promosse tutti i tipi di
attività per abbattere la Rivoluzione cubana. Invasioni, blocco economico,
finanziario e commerciale, sabotaggi, incendi, assassini, guerra chimica e
batteriologica ed isolamento diplomatico.
Per organizzare la sua difesa, Cuba ebbe bisogno di conoscere i piani dei suoi
nemici ed anticipare i propositi aggressivi contro di lei. I Cinque, come sono
conosciuti dalla campagna internazionale che reclama la loro liberazione -
Fernando González, René González, Antonio Guerrero, Ramón Labañino e Gerardo
Hernández - furono condannati in un giudizio truccato, celebrato nella città di
Miami.
Erano
stati catturati dalle autorità nordamericane il 12 settembre 1998 perché
infiltrarono ed annullarono azioni terroristiche dei controrivoluzionari di
origine cubana, che vivono a Miami, che causarono, in 47 anni, la morte di più
di 3000 persone .
Gli antiterroristi cubani furono sanzionati duramente in un processo illegittimo
e carente di obiettività e garanzie, in un luogo dove è impossibile selezionare
una giuria imparziale per qualunque caso vincolato col popolo di Cuba.
Hernández ha ricevuto due ergastoli, Guerrero e Labañino un ergastolo ognuno,
mentre Fernando e René Gonzalez furono condannati a 19 e 15 anni,
rispettivamente. Sui Cinque fu versato tutto l'odio irrazionale della
controrivoluzione cubano-americana di Miami e del Governo degli Stati Uniti
contro Cuba.
Furono separati e posizionati in carceri di alta sicurezza. A due di loro è
negata la visita delle mogli, in detrimento delle leggi nordamericane e delle
norme internazionali. Nelle carceri nordamericane, i Cinque hanno sofferto
condizioni carcerarie inumane, perfino certi tipi di celle di punizione, che
violavano gli accordi internazionali.
Loro rimangono imprigionati negli Stati Uniti, nonostante il 9 agosto 2005 un
trio di magistrati della Corte di Appello dell'Undicesimo Circuito di Atlanta
decise all'unanimità di revocare le condanne. Nella sua decisione, la Corte
ammise le prove presentate dalla difesa, rispetto ad azioni terroriste
realizzate contro l'Isola.
Questi fatti si sommarono ad una dichiarazione previa del Gruppo di Lavoro sulle
Detenzioni Arbitrarie della Commissione dei diritti umani dell'ONU, che fustigò
l'illegale incarceramento ed ha esatto la liberazione immediata.
In virtù di tali pronunciamenti, le autorità cubane sostengono che i Cinque
antiterroristi rimangono sequestrati da Washington, che prolunga un processo
giudiziale assurdo. La Casa Bianca, discorde con la disposizione iniziale della
Corte di Appello, sollecitò la riconsiderazione di questa sentenza unanime per
il plenum di 12 magistrati di quell'istanza.
Giusto ad un anno della decisione unanime che annullò il giudizio e revocò le
condanne imposte ai Cinque, la Corte di Atlanta riconsiderò la sentenza emessa
il 9 agosto 2005, in una decisione considerata dagli esperti della
giurisprudenza come infame ed insolita.
Il caso dei cinque cubani incarcerati ingiustamente negli Stati Uniti per
combattere il terrorismo contro Cuba ed altri paesi continua come un tema di
taglio politico per l'amministrazione nordamericana.
*L’autore è giornalista di Prensa Latina
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