Eroi: la causa

 

di un popolo

 

 

26 ottobre 2006 - A.Boada*www.prensalatina.it

 

 

 

 

 

 

Considerati eroi per coloro che furono salvati dalla morte in attentati e sabotaggi organizzati contro Cuba, i cinque antiterroristi cubani incarcerati ingiustamente negli Stati Uniti otto anni fa, rappresentano tutto un popolo.

Per i cubani, la causa dei cinque lottatori antiterroristi sostenta il diritto che hanno di difendersi dai molteplici attacchi terroristi organizzati dagli Stati Uniti contro il loro paese.

Dal trionfo rivoluzionario del 1959, Washington promosse tutti i tipi di attività per abbattere la Rivoluzione cubana. Invasioni, blocco economico, finanziario e commerciale, sabotaggi, incendi, assassini, guerra chimica e batteriologica ed isolamento diplomatico.

Per organizzare la sua difesa, Cuba ebbe bisogno di conoscere i piani dei suoi nemici ed anticipare i propositi aggressivi contro di lei. I Cinque, come sono conosciuti dalla campagna internazionale che reclama la loro liberazione - Fernando González, René González, Antonio Guerrero, Ramón Labañino e Gerardo Hernández - furono condannati in un giudizio truccato, celebrato nella città di Miami.

Erano stati catturati dalle autorità nordamericane il 12 settembre 1998 perché infiltrarono ed annullarono azioni terroristiche dei controrivoluzionari di origine cubana, che vivono a Miami, che causarono, in 47 anni, la morte di più di 3000 persone .

Gli antiterroristi cubani furono sanzionati duramente in un processo illegittimo e carente di obiettività e garanzie, in un luogo dove è impossibile selezionare una giuria imparziale per qualunque caso vincolato col popolo di Cuba.

Hernández ha ricevuto due ergastoli, Guerrero e Labañino un ergastolo ognuno, mentre Fernando e René Gonzalez furono condannati a 19 e 15 anni, rispettivamente. Sui Cinque fu versato tutto l'odio irrazionale della controrivoluzione cubano-americana di Miami e del Governo degli Stati Uniti contro Cuba.

Furono separati e posizionati in carceri di alta sicurezza. A due di loro è negata la visita delle mogli, in detrimento delle leggi nordamericane e delle norme internazionali. Nelle carceri nordamericane, i Cinque hanno sofferto condizioni carcerarie inumane, perfino certi tipi di celle di punizione, che violavano gli accordi internazionali.

Loro rimangono imprigionati negli Stati Uniti, nonostante il 9 agosto 2005 un trio di magistrati della Corte di Appello dell'Undicesimo Circuito di Atlanta decise all'unanimità di revocare le condanne. Nella sua decisione, la Corte ammise le prove presentate dalla difesa, rispetto ad azioni terroriste realizzate contro l'Isola.

Questi fatti si sommarono ad una dichiarazione previa del Gruppo di Lavoro sulle Detenzioni Arbitrarie della Commissione dei diritti umani dell'ONU, che fustigò l'illegale incarceramento ed ha esatto la liberazione immediata.

In virtù di tali pronunciamenti, le autorità cubane sostengono che i Cinque antiterroristi rimangono sequestrati da Washington, che prolunga un processo giudiziale assurdo. La Casa Bianca, discorde con la disposizione iniziale della Corte di Appello, sollecitò la riconsiderazione di questa sentenza unanime per il plenum di 12 magistrati di quell'istanza.

Giusto ad un anno della decisione unanime che annullò il giudizio e revocò le condanne imposte ai Cinque, la Corte di Atlanta riconsiderò la sentenza emessa il 9 agosto 2005, in una decisione considerata dagli esperti della giurisprudenza come infame ed insolita.

Il caso dei cinque cubani incarcerati ingiustamente negli Stati Uniti per combattere il terrorismo contro Cuba ed altri paesi continua come un tema di taglio politico per l'amministrazione nordamericana.
 


*L’autore è giornalista di Prensa Latina