Ricordo l'occasione che menzioni nell'intervista a Radio Rebelde ed era una nostra speranza che tu ci ascoltassi e la speranza si è fatta realtà. Comprendo per ovvie ragioni l'energia che si riceve quando un compagno di lotta c'invia un messaggio e lo ascoltiamo nella cella. Sto sorridendo e mi immagino in una cella ascoltando un fratello alla radio, mentre mi invia un messaggio. Non devo sforzare molto l'immaginazione per sapere com’è la cosa. Sai che ho vissuto la stessa tua situazione e riuscii ad ascoltare Radio Habana. Quello per me fu come ricaricare la batteria. Caro fratello, non hanno il potere di piegarci perché le nostre radici sono più forti di tutto il loro arsenale. Mi ha fatto moltissimo piacere il comunicato della buona amica Alicia.

Mi sono preso un paio di giorni per rispondere perché volevo essere tranquillo mentre scrivevo. Qui la Patria si muove e ieri era il giorno glorioso del 26 luglio. Sono grandi gli uomini e le donne capaci di fare un 26 luglio, che ha portato a una Rivoluzione vittoriosa e ferma. Cuba è la porta dalla quale  passano le nostre speranze. La vostra forza rafforza tutti i nostri popoli. Dopo tutto, abbiamo una  Patria grande.

Davvero, Gerardo, sono rimasto muto dall'emozione quando mi hanno dato l'Ordine José Martí. Tutto il mondo lo sapeva, meno io. Era ed è un riconoscimento per la lotta del popolo portoricano che ancora, dopo un secolo di regime coloniale (e quello che questo comporta) continua a dare battaglia, o come mi piace dire: Non abbiamo potuto buttarli fuori, ma non ci hanno sconfitto. Finché c'è la lotta, arriverà il momento in cui sì, li butteremo fuori dalla nostra nazione portoricana. Grazie per la parte che ti tocca dell'Ordine José Martí.