Il passato 16 ottobre
al pomeriggio, in un affollato atto realizzato nel Memorial José Martí
della città de L'Avana, si consegnò ai Cinque Eroi la
distinzione 30˚ Anniversario del Crimine
dell'Aeroplano delle Barbados, concesso dal Consiglio di Stato in merito
alla loro lotta contro il terrorismo che il governo degli USA ed i suoi
mercenari stanno facendo contro il paese cubano dallo stesso trionfo della
Rivoluzione.
A nome dei Cinque
eroi assenti, riceverono l'onorificenza Holmes Labañino, padre di Ramon;
Magaly Llort, madre di Fernando Gonzalez; Olga Salanueva, moglie di René
Gonzalez; Adriana Perez, moglie di Gerardo Nordelo; e Maria Eugenia
Guerrero, sorella di Antonio.
La cerimonia fu
presieduta da Ricardo Alarcon de Quesada, Presidente dell'Assemblea
Nazionale del Potere Popolare; il Dr. Armando Hart Davalos, direttore del
Programma Martiano; Fernando Estenoz, a nome del Comitato Centrale del
PCC; rappresentanti del Segretariato dell'OSPAAAL, il Comitato dei
Familiari delle Vittime delle Barbados, il Comitato Internazionale
Giustizia e Libertà per i Cinque e familiari degli Eroi.
Con la presenza di
delegazioni diplomatiche straniere ed un'importante quantità di invitati,
aprì l'atto il rappresentante dell'Organizzazione di Solidarietà coi Paesi
dell'Asia, Africa ed America Latina (OSPAAAL) che insieme al Comitato
Internazionale Giustizia e Libertà per i Cinque furono quelli che
convocarono alla celebrazione.
Di seguito intervenne Margarita Morales, a
nome del Comitato dei Familiari delle Vittime dell'Aeroplano delle
Barbados. Qui riproduciamo le sue parole:
“Compagno Ricardo
Alarcon de Quesada, membro dell'Ufficio Politico e Presidente
dell'Assemblea Nazionale del Potere Popolare;
Compagno Fernando
Remirez di Estenoz, membro del Segretariato del Comitato Centrale del
Partito Comunista di Cuba;
Familiari dei nostri
Cinque Eroi, lottatori antiterroristi, incarcerati ingiustamente nelle
carceri dell'Impero;
Distinti Invitati:
Oggi sono esattamente
30 anni ed un giorno da quando partì da questo memorabile luogo il corteo
funebre coi resti mortali di solo 8 dei 57 cubani assassinati nel
sabotaggio di un aeroplano della linea aerea Cubana di Aviazione di fronte
alle coste delle Barbados, il 6 ottobre 1976.
Più di un milione di
cubani c'accompagnarono quel giorno luttuoso, più di un milione di cubani
vibrarono di emozione ed indignazione ascoltando il memorabile discorso di
denuncia che pronunciò il nostro Comandante in Capo.
Non sappiamo in che
luogo della nostra immensa e grandiosa Piazza della Rivoluzione stavano
quel giorno, 15 ottobre, Antonio, René, Fernando, Gerardo e Ramon, ma
quello che sì sappiamo, è che quell'orrendo fatto, segnò un'orma
indelebile nella volontà e nello spirito dei nostri Cinque Eroi lottatori
antiterroristi.
Il Consiglio di
Stato, il passato 5 ottobre, istituì la Distinzione Commemorativa 30˚
Anniversario del Crimine dell'Aeroplano di Cubana alle Barbados. Per noi,
familiari delle vittime del perfido crimine, costituisce un onore sapere
che loro sono stati insigniti con questa onorificenza.
Nelle storiche
testimonianze pronunciate dai nostri Cinque Eroi, si recensiscono le
motivazioni che li indussero a compiere il sacro dovere di ostacolare la
realizzazione di nuovi atti di terrore contro Cuba. Mi permetta di leggere
alcuni frammenti di queste testimonianze:
GERARDO: “…sappiate,
signori fiscali, che l'unico sangue che ci potrebbe essere su queste mani
è quello dei miei fratelli caduti o assassinati vigliaccamente, dalle
innumerevoli aggressioni ed atti terroristici perpetrati contro il mio
paese da persone che oggi camminano tranquillamente per le strade di
questa città. Sangue, quello per cui un giorno ho giurato che sarei
disposto a sacrificare la mia stessa vita, se con questo atto avrei potuto
proteggere il mio paese da crimini simili”.
RAMON: “Sig. fiscali,
vi piaccia o no, Cuba è un paese indipendente e sovrano, ha il suo proprio
governo legittimo, il suo proprio Presidente, i suoi martiri ed eroi, e le
sue proprie convinzioni. Cuba è come gli Stati Uniti. Cuba, signori,
bisogna rispettarla!
Se per evitare la
morte di esseri umani innocenti, se per difendere i nostri due paesi dal
terrorismo, ed evitare un'invasione inutile a Cuba, se è per questo che mi
state condannando oggi, beh, benvenuto sia!”.
RENÉ: “…io credo che
né in Cuba, né qui negli Stati Uniti né in nessun altro posto, devono
morire persone innocenti… Ed io farei quello che feci e affronterei i
rischi che ho accettato per qualunque paese nel mondo, includendo gli
Stati Uniti, al di sopra delle considerazioni politiche”.
FERNANDO: “Il mio
paese ed il mio popolo furono obbligati più di quaranta anni fa a
svegliarsi davanti al pericolo e a correre per difendere la loro libertà.
Io mi sento orgoglioso di essere stato uno di quelli che ha protetto il
mio paese da questi pericoli.
Quello che feci è
stato motivato dall'amore per la mia patria e per la convinzione che la
storia dimostra che è l'unica opzione che rimane al popolo cubano per
evitare la morte di persone innocenti e la distruzione che provocano gli
attentati terroristici che si commettono contro il mio paese”.
ANTONIO: “…Prevenire
un conflitto che può seminare il dolore nei nostri popoli, è stato
l'oggetto dei miei atti e la ragione del mio dovere, come lo è stato per i
miei compagni.
Arriverà il giorno in
cui potremo vivere senza l'inquietudine della paura e della morte, ed in
quel giorno della storia, si vedrà la giustizia reale della nostra
causa”.
Deplorevolmente, quel
giorno che reclama Antonio non è ancora arrivato, sono trascorsi 30 anni
dall'orrendo crimine e prevale l'impunità.
Gli autori
intellettuali del sabotaggio dell'aeroplano di Cubana, Orlando Bosch e
Luis Posada Carriles, seguono senza pagare per il crimine commesso, e con
sfacciataggine e ostentazione dichiarano ai mezzi di stampa che non si
pentono del loro curriculum di terrorismo e manifestano la loro
disposizione per commettere altri atti di morte contro questo eroico
paese.
Paradossalmente, il
Governo degli Stati Uniti mantiene imprigionati i Cinque lottatori
antiterroristi. È ora già che cessi l'ipocrisia, è ora già che il Governo
degli Stati Uniti assuma un atteggiamento responsabile contro i terroristi
che protegge nel sud della Florida.
Libertà per i Cinque
Eroi lottatori antiterroristi, è il giusto appello che facciamo a nome
delle vittime del Crimine delle Barbados.
Carcere per i
responsabili intellettuali dell'esplosione dell'aeroplano cubano delle
Barbados.
Non desisteremo dai
nostri impegni affinché prevalga la giustizia, e finché non si imponga,
questo popolo energico e virile, farà tremare l'ingiustizia.
Hasta la victoria
sempre!
Comitato dei
Familiari delle Vittime dell'Aeroplano Cubano alle Barbados.
Intervenne di seguito
Elizebeth Palmeiro, moglie di Ramon Labañino Salazar, che ringraziò per
l'omaggio a nome dei Cinque e trasmise un messaggio di suo marito:
Compagni della
Presidenza,
Cari parenti delle
vittime del criminale atto terroristico del 6 ottobre 1976,
Compagni e compagne
invitati:
Io ero una bambina di
undici anni quel 6 ottobre e mi trovavo insieme a centinaia di pionieri
godendo delle installazioni dell'accampamento pionerile di Tararà.
Molto dolore e
lacrime intorno a me, questi sono i miei ricordi di quel giorno.
C'inondava l'intrigo infantile perché non riuscivamo a capire quello che
era successo. Ricordo come tutti rimanemmo immobili e muti davanti al
televisore, ascoltando il discorso di addio e di dolore del nostro
Comandante Fidel, dove realizzò già precoci denunce sugli autori del
crimine.
Già adulta, ho
conosciuto personalmente il dolore che ha colpito quelle famiglie, che non
hanno potuto rimettersi dalle fatali perdite dei loro cari, in tutto
questo tempo.
I parenti delle
vittime delle Barbados comprendono molto bene la sofferenza e il trauma
che provoca la mancanza di un padre, di un figlio o del marito.
Oggi quelle denunce
del nostro Comandante sono appoggiate dagli stessi documenti resi pubblici
dalla CIA e dall’FBI. E tuttavia i terroristi come Luis Posada Carriles ed
Orlando Bosch non hanno pagato per i loro crimini.
Posada Carriles è ora
detenuto, per entrata illegale negli Stati Uniti. Non è accusato dei
sanguinanti atti terroristici che commise ed organizzò contro Cuba ed
altri popoli.
Inoltre, il governo
si rifiuta di estradarlo in Venezuela per essere giudicato come quello che
è realmente: un terrorista.
Il governo
nordamericano si arroga il diritto di dire chi è un terrorista su questo
pianeta.
Quelli che per più di
45 anni hanno realizzato azioni contro Cuba e perfino si sono vantati di
averle commesse, non sono qualificati come tali. Invece ha incarcerato in
prigioni orrende di questo paese cinque cubani degni di onore per fare
quello che loro, per complicità e tolleranza, non fecero: evitare atti
terroristici contro Cuba.
René, Fernando,
Antonio, Gerardo e Ramon, dopo più di 20 anni dal crimine delle Barbados,
erano infiltrati nelle organizzazioni terroristiche che ancora radicano
nel sud della Florida. Loro erano la nostra fonte di informazione per
evitare altri spargimenti di sangue, morti e dolore al nostro popolo.
Ramon ed i suoi
compagni mettevano a rischio le loro vite per salvare quella di migliaia
di persone in Cuba e negli stessi Stati Uniti. Loro si allontanarono dalle
loro case e posticiparono i sogni più importanti per amore e
patriottismo.
Fernando e Gerardo
compivano missioni direttamente relazionate con il lavoro sanguinario di
Orlando Bosch, ed inoltre si realizzavano anche missioni di ricerca di
informazione dei piani di José Basulto, Rodolfo Frometa, i fratelli Novo
Sampol, Ramon Saul Sanchez ed altri della stessa risma.
Loro dovevano evitare
che atti terroristici come quello delle Barbados si ripetessero contro il
nostro paese, intristendo la famiglia cubana.
Attualmente Posada
Carriles è detenuto a El Paso, in Texas, e da quella carcere dorata nella
quale si trova, dice lui che non gli manca niente, che non gli fanno
mancare niente, ha tutti i privilegi di un carcerato diverso. Così il
governo degli Stati Uniti tratta il Bin Laden delle Americhe.
I nostri cinque
famigliari, che non hanno danneggiato nessuno ed il cui amore all'Umanità
motivò le loro azioni, sono stati maltrattati, gli hanno fatto pressioni
di tutti i tipi, ricattati, violando ogni tipo di diritti umani e
costituzionali.
Il più elementare, il
diritto ad un giusto processo, non fu mai presente, ed è per questo motivo
che oggi sono in carcere.
Loro compiono le loro
spietate condanne di perfino due ergastoli in carceri di massima
sicurezza, separati in cinque stati molto lontani tra loro e circondati da
criminali che ci fanno temere per la loro integrità fisica ogni minuto.
Il loro diritto a
ricevere le visite dei loro cari, compresi i figli piccoli, è regolarmente
ostacolato, ritardato e perfino negato.
Si sa bene che sono
lunghi i mesi che rimasero isolati nel “buco” del FDC di Miami ed in altre
opportunità, senza un motivo giustificato. Ora sono frequenti le punizioni
generalizzate dove rimangono rinchiusi nelle loro celle per settimane,
cosa che ostacola le visite e le comunicazioni, ritarda le corrispondenze
e proibisce perfino il bagno giornaliero.
Tutto questo aggiunge
ancora più dolore e sofferenza alla già crudele separazione e dimostra che
non si è smesso di insistere nell'impegno di piegare i loro principi e le
loro convinzioni rivoluzionarie.
Tuttavia, dopo la
sentenza del plenum dei giudici di Atlanta lo scorso 9 agosto, dove
respingono la decisione anteriore, confermando così le condanne e negando
la realizzazione di un nuovo giudizio, i Cinque mostrarono un'altra volta
il loro compromesso indistruttibile con la vera lotta contro il
terrorismo, le loro espressioni immediatamente dopo avere conosciuto la
decisione, misero in risalto una volta di più la loro dignità davanti alla
canagliata giuridica e tutti confermarono la loro convinzione di seguire
in questa lotta per la verità, per la giustizia e per la ragione, ancora
con più forza.
Recentemente si
celebrò una Giornata Mondiale di Solidarietà con la causa dei Cinque che
facilitò una maggiore conoscenza delle giuste ragioni della loro lotta,
mentre smaschera l'imbrogliato giudizio a cui furono sottoposti. Il popolo
nordamericano, la cui mobilitazione in questa lotta è vitale, ogni giorno
si compromette di più, come si dimostrò nelle azioni realizzate durante
questa Giornata Internazionale.
Sono passati 30 anni
dal crimine delle Barbados. I parenti che erano molto giovani in quel
momento o bambini, sono già uomini e donne, cresciuti in mezzo alla
sofferenza ed al trauma per la brutale perdita, ed ancora chiedono
giustizia.
Le nostre cause sono
intrinsecamente unite, integrati nel Comitato dei Famigliari Vittime del
Terrorismo, per chiedere giustizia per i loro morti ed esigere la libertà
dei nostri cinque familiari incarcerati.
Sono di incalcolabile
valore le loro testimonianze, per smascherare la doppia morale del governo
degli Stati Uniti, specialmente nei momenti difficili nei quali, davanti
ad auditorium differenti, alla ricerca della solidarietà necessaria,
dobbiamo parlare di quello che tanto ci fa male e ferisce.
Oggi si è consegnata
la distinzione per il 30˚Anniversario del Crimine delle Barbados ai nostri
Cinque Eroi,
A nome delle madri,
genitori, figli e mogli che amiamo infinitamente e sentiamo la mancanza
del ritorno a casa di questi valorosi uomini, molte grazie per farci
custodi di queste distinzioni.
Di seguito darò
lettura al messaggio di gratitudine che a nome dei suoi quattro fratelli,
Ramon inviò dopo aver saputo di questo alto riconoscimento.
Cari fratelli e sorelle:
Riceviamo oggi come un alto onore, insieme
ad orgoglio e molta responsabilità, questa distinzione commemorativa del
30˚Anniversario del criminale sabotaggio all'aeroplano di Cubana di
Aviazione alle Barbados.
Portiamo nel cuore
la memoria eterna di tutti gli esseri umani innocenti che sono stati
assassinati vigliaccamente in atti di terrorismo e la certezza che
porteremo davanti alla giustizia finale tutti i criminali che hanno
eseguito tali atrocità.
Non abbiamo il minimo dubbio, che non ci
fermeremo mai davanti a questa battaglia, per fare giustizia dei
terroristi, per i loro atti.
Non cederemo mai, né un momento nella difesa di
Cuba, della nostra Rivoluzione e del nostro Socialismo.
Non smetteremo mai di lottare per un mondo migliore,
di cui l'umanità ha bisogno.
Non smetteremo mai di sognare, dato che sono i sogni
le mete dei rivoluzionario.
La memoria di tutti i
nostri cari caduti lo esige da noi.
Grazie di tutto cuore, per questo riconoscimento che
sapremo onorare con le nostre stesse vite.
Presto ci vedremo a Cuba, per continuare insieme le
nostre lotte per la giustizia e la verità.
Ricevano cinque abbracci rivoluzionari, a nome dei
miei quattro fratelli e da me.
Hasta la Victoria Siempre!
Ramón Labañino Salazar
14 ottobre 2006
USP Beaumont, Texas
Per ultimo, prese la
parola Ricardo Alarcon de Quesada. Con la sua riconosciuta semplicità e la
sua chiarezza di parole, unite da una profonda conoscenza e da poderose
ragioni, quelle dei Cinque, quelle del popolo cubano che affronta da
quaranta sette anni le aggressioni costanti dell'imperialismo yankee, il
Presidente dell'Assemblea Nazionale del Potere Popolare segnalò che il
popolo cubano continuerà lottando fino a che I Cinque ritornino alla loro
Patria ed il peso della giustizia cada sui confessi assassini Luis Posada
Carriles ed Orlando Bosch, che godono della totale impunità che concede
loro la Casa Bianca.
Alarcon enfatizzò che la giornata di
solidarietà mondiale a beneficio dei Cinque non è finita né finirà, fino a
che tutti i Cinque non siano di ritorno a Cuba, e che questa Giornata avrà
un momento speciale il 27 dicembre, quando si realizzeranno cinque anni da
aver dettato le sentenze e che loro pronunciassero le loro testimonianze
trascendentali, unica opportunità che hanno avuto per difendersi, benché
in condizioni eccessivamente difficili. |