"Questa decisione non è la fine del caso" ha sottolineato l'avvocato
nordamericano Leonard Weinglass, in una conferenza stampa telefonica dagli
Stati Uniti, commentando la decisione della Corte di Atlanta di
revocare la sentenza di tre giudici,
della stessa istanza giudiziale, che riconosceva il carattere ostile di
Miami come sede dei procedimenti di questo caso, ordinava la realizzazione
di un nuovo giudizio e revocava le condanne imposte ai Cinque
antiterroristi cubani imprigionati in quel paese.
Durante la conferenza, il giurista ha indicato che ancora rimangono nove
temi addizionali pendenti davanti alla corte originale, composta dai tre
giudici.
Tuttavia, i difensori dei Cinque possono decidere di portare il caso alla
Corte Suprema degli USA "Se si fa o no, si deciderà la settimana che
viene, quando i sei avvocati che lavorano al caso avranno analizzato le
120 pagine delle motivazioni" ha spiegato il prestigioso avvocato.
"Se decidiamo di andare al Supremo avremo 90 giorni per perfezionare il
nostro sollecito di appello. Allora, il Governo (la Procura) potrà
rispondere o no. E dopo dovremo aspettare la decisione della Corte" ha
precisato.
L'opinione emessa dall'Undicesimo Circuito della Corte
Il giudice Samuel Lewis saluta affettuosamente il
"capitano Arana", José Basulto, entrambi compiaciuti al termine del
giudizio contro i Cinque Eroi |
di Appello di
Atlanta è un documento di 120 pagine, circa 69 di esse sono della
maggioranza, rappresentata dal giudice Wilson, ed il resto della
minoranza, rappresentata dal giudice Birch.
"Se decidiamo di non andare davanti alla Corte Suprema, la questione
ritornerà allora davanti alla corte dei tre giudici e dovremo aspettare
l'opinione di questa corte per sapere come dobbiamo procedere per
presentare di nuovo questi nove temi", ha affermato Weinglass e ha
aggiunto che ancora "rimane una lunga rotta da percorrere in questo caso".
Il giurista newyorkese ha confessato che gli avvocati della Difesa sono
rimasti "molto delusi dalla decisione del giudice Wilson, un antico
pubblico ministero federale della Florida".
LA MAGGIORANZA HA IGNORATO L'AMBIENTE A
MIAMI
"Abbiamo la sensazione, come l'ebbe la minoranza, che l'opinione
maggioritaria ha ignorato completamente la questione dell'ambito
coercitivo che é esistito ed esistite da anni a Miami, contro chiunque sia
collegato al Governo di Cuba. E fu quest'ambiente che ha interferito e
negato, agli accusati, un giudizio imparziale" ha insistito Weinglass.
"La Corte non ha fatto caso all'ostilità contro Cuba che regna in una
città dominata dalla mafia cubanoamericana" ha segnalato.
"La maggioranza (dei giudici) 'ignorò' la questione dell'ambiente di
Miami. Uno può leggere le pagine della motivazione e non troverà
riferimento sostanziale al pregiudizio comunitario che preesiste a Miami
contro chiunque sia associo al Governo di Cuba".
Weinglass ha sottolineato che i due giudici, Birch e Kravich, hanno
ripetuto nell'allegato la loro opinione originale, espressa un anno fa
circa, di 93 pagine , su questo caso che rappresenta "una tempesta
perfetta di pregiudizi".
Da parte sua Bruce Néstor, ex presidente della Corporazione Nazionale
degli Avvocati, ha confermato che la decisione della Corte di Atlanta non
mette fine al caso, segnalando che "molte questioni legali rimangono da
essere risolte".
Questa sentenza non solo rifiuta giustizia ai Cinque, ma ha anche
implicazioni molto profonde per qualunque persona che cerchi un giudizio
imparziale nell'attuale clima politico USA.
Il giurista ha aggiunto: "Credo che la decisione dia tremendi poteri al
Governo per creare cause motivate politicamente e dopo selezionare un
posto dove i pregiudizi e l'atteggiamento della comunità favorisca il
Governo e gli permetta di ottenere una condanna quando le evidenze non
l'ammettano".
La Coordinatrice del Comitato Nazionale per la Libertà dei Cinque in
territorio statunitense, Gloria La Riva, ha sottolineato che il 23
settembre, rappresentanti di circa 250 organizzazioni sosterranno a
Washington una marcia dal Dipartimento di Giustizia fino alla Casa Bianca,
per chiedere la liberazione di Gerardo Hernández, Ramón Labañino, Antonio
Guerriero, Fernando González e René González.