Gli USA si preoccupano più per la loro
sicurezza in America Latina che per lo sviluppo della regione. È il principio
di patio posteriore. Dalla Rivoluzione Cubana, le considerazioni strategiche
tanto militari come economiche hanno aumentato, e passo a passo si trasformano
in piani, norme e cifre.
Dentro una politica di annessionismo commerciale che ingloba i trattati di
libero commercio (TLCAN, TLC, ALCA), si profilano controlli militari crescenti
in aree specifiche della regione.
Il Plan Puebla Panamá nacque dall'iniziativa di grandi imprese multinazionali
(Nestlé, Shell, Protexa, Minsa, Maseca, Serfin), col proposito di integrare il
sud del Messico ed America Centrale all'economia degli USA mediante
investimenti privati in infrastrutture stradali, energia elettrica, petrolio,
telecomunicazioni, turismo e sviluppo forestale.
Il piano copre dallo Stato di Puebla fino alla Repubblica di Panama e fu
lanciato in una relazione finanziata per la Banca mondiale col titolo
-plagiato dal poeta Benedetti-: “Anche Il sud esiste”.
I presidenti dei paesi implicati si riunirono con Bush a Monterrey ed
accordarono i principi generali ed alcune caparre di 4.000 milioni di dollari
apportati per il BID. Bisogna ricordare che l’85% della popolazione esclusa
del Messico ed il 75% degli indigeni messicani vivono nel sud del paese.
Il piano sarebbe di semplice crescita economica se non fosse per il progetto
di “ordinamento territoriale” che si propone di “creare una rete di centri di
integrazione rurale” per concentrare su essi la popolazione. L'argomento:
aumentare la copertura di servizi pubblici, privilegiare il rendimento degli
investimenti e garantire la sicurezza locale.
Il componente ricorda la dottrina dei Villaggi Strategici usati dagli USA in
Vietnam: concentrare la popolazione per controllarla. Bisogna ricordare che
negli stati Chiapas, Guerrero ed Oaxaca ci sono gruppi armati insorti e che
l’America Centrale non tutta è guarita. Aggiuntivamente, la concentrazione di
popolazione faciliterà lo smantellamento delle tradizionali “aree collettive”,
unica conquista sostantiva della Rivoluzione Messicana che mette intoppi alla
libertà di investimenti privati e stranieri.
Il presidente Uribe ha dichiarato varie volte che il Plan Puebla Panamá deve
avere un'altra P, Putumayo. Cioè, pareggiare col Piano Colombia. Col permesso
di poeti ed economisti che non poterono essere né una né l’altra cosa, tale
piano, oltre la tiritera formale e di funzioni minori, ha un obiettivo
centrale: appoggiare la presenza degli USA in un'area geostrategica
determinante, la regione andino-amazzonica.
Le coltivazioni di coca e la guerra in Colombia sembrano essere i cavalli di
Troia per mettersi per primo nelle frontiere, e dopo, senza i conflitti che
questi interventi creano, andare più dentro. Ecuador, Venezuela e Panama, lo
temono. Brasile, lo sa.
La sicurezza è requisito di investimenti stranieri ed alto rendimento in un
mondo tanto competitivo. E con la Cina crescendo. I TLC dell'USA con Perù,
Ecuador e Colombia, complementari a quello firmato con Cile ed America
Centrale, faranno effettiva l'annessione commerciale dei nostri paesi al
vicino.
Più ancora, lo sfruttamento delle risorse naturali, idrocarburi, ferro,
nichel, oro, stagno, legno e, soprattutto, acqua, ha bisogno di sicurezza
armata. Il Piano Colombia è il germe di progetti militari più ambiziosi.
La terza fibbia di questa rigida cintura sono gli accordi militari degli USA
col Paraguay, un paese anche piegato. Il fondamento degli accordi è la
presenza permanente di truppe degli USA nella base Ammiraglio Estigarribia,
situata nel cuore dell'acquifero Guaranì che fa da frontiera tra Paraguay,
Argentina e Brasile, ma che sta a tiro di cannone dal Cile, Perù e Bolivia.
In settembre dell'anno scorso sbarcarono in Assuncion diretti alle basi
americane 500 militari del Comando Meridionale che godono di impunità totale
per realizzare i loro operativi. Le risorse naturali dell'acquifero e zone
confinanti sono enormi.
Il fiume Paraná alimenta le dighe di sbarramento di Itaipú - la più grande del
mondo - e di Yacyretá - che genera all'Argentina 25.000 MW all'anno. L'acquifero Guaranì ha un giacimento sotterraneo di acqua dolce di due milioni di ettari
che potrebbe soddisfare una domanda di 360 milioni di abitanti.
Oltre all'acqua dolce, ci sono il petrolio di Moscon, il gas di Tarija, il
rame, oro e tungsteno della cordigliera cileno-argentina. Richard Barnett,
stratega del Comando Meridionale, considera questa zona insostituibile per
sviluppare una politica di “sicurezza sostenuta” nella triple frontiera.
Vista dall'angolo geostrategico, non c'è dubbio che la presenza militare
crescente degli USA in America Latina è l'altra faccia dei trattati di libero
commercio ed un avamposto di protezione contro i venti di sinistra che corrono
nel continente.
Alfredo Molano Bravo-preso da Indymedia Colombia
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